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Perchè non in ogni porto "una casa lontano da casa?"


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/01


-PERCHÉ NON IN OGNI PORTO "UNA CASA LONTANO DA CASA?"di Costantino StefanettiCosa evoca una nave?LŽidea di nave, se per caso affiora nei pensieri o in qualche discorso, si identifica per lo più con lo stereotipo della mitizzata nave da crociera, il "lussuoso albergo galleggiante per vacanze da sogno" della pubblicità, e relativo alone di sfarzo, divertimento, avventura o, nelle rare occasioni di naufragi, in quello della classica "carretta" in avaria, sullo sfondo di immani disastri ecologici - quasi che il carico di una petroliera potesse provocare lŽinquinamento cosmico - e con lŽimmancabile cormorano dalle ali incatramate in primo piano.Mai o difficilmente che si vada oltre arrivando al cuore della realtà, a considerare, ad esempio, la nave come mezzo di trasporto inserito in un sistema imponente anche se quasi impercettibile e di grande valenza socio-economica, dato che è con le navi che si muovono più di due terzi delle merci, che circolano nel mondo: materie prime, derrate alimentari, carburante…Marittimi: lavoratori perenni migrantiE ancora meno si arriva a pensare alla nave come luogo dove lavorano e vivono nello stesso tempo esseri umani, per la maggior parte della loro vita. E se ad essi si pensa, solitamente si pensa a degli avventurieri giramondo. Mentre in realtà i naviganti sono normali lavoratori, portati da circostanze della vita ed esigenze del pane quotidiano a scegliere un lavoro particolarmente disagiato, in condizioni innaturali, che ne fa dei perenni migranti, stranieri in ogni porto, esseri terrestri condannati a vivere sul mare, membri di una famiglia sempre lontana, di una parrocchia che non possono frequentare. Possono essere un migliaio, accatastati, quasi invisibili, nei bassifondi delle grandi navi da crociera, oppure nemmeno in venti, dispersi nella spettrale solitudine delle gigantesche petroliere o portacontainer, dove neppure hanno modo di vedersi.Chiesa e mondo marittimoLa Chiesa, "maestra in umanità", come la definiva Paolo VI, ha sempre avuto presente e a cuore questo risvolto umano del mondo marittimo e in questo mondo è fattivamente presente con un notevole specifico impegno pastorale, purtroppo spesso sconosciuto o poco noto alla stessa comunità ecclesiale.La Giornata Nazionale delle Migrazioni dovrebbe essere quindi occasione innanzitutto per creare consapevolezza su questa realtà, per promuovere nella Chiesa sensibilità e impegno verso il settore marittimo inteso come segmento del vasto fronte della missionarietà.LŽimpegno pastorale della Chiesa nellŽambito marittimo si estende a tutti i Paesi del mondo bagnati dal mare ed è universalmente noto come Apostolato del Mare. Esso esprime lŽattenzione della Chiesa per quella porzione di umanità e, in particolare, di fedeli che, abitualmente dispersi sul mare, non possono usufruire del suo ministero ordinario.LŽApostolato del mare e le Stelle MarisAd essi lŽApostolato del Mare porta un segno di questa attenzione e la testimonianza viva dellŽamore cristiano attraverso la visita a bordo dei suoi aderenti, che si rendono disponibili per ciò di cui può avere maggiore necessità il navigante nella solitamente breve sosta in porto: qualcuno con cui poter conversare e condividere i problemi, telefonare alla famiglia, farsi accompagnare nella città ignota per una commissione urgente, trovare della stampa nella propria lingua, partecipare a una celebrazione eucaristica… Tutto questo ha la sua realizzazione ottimale nei centri "Stella Maris", così denominati in omaggio alla Madonna Stella del Mare, di cui la gente di mare è particolarmente devota. Questi centri di accoglienza e assistenza socio-pastorale ai marittimi amano definirsi "una casa lontano da casa" perché, pur senza presunzione, cercano di supplire a ciò che più manca al navigante: la famiglia e la parrocchia. E alla Stella Maris il navigante trova persone amiche in un ambiente accogliente, la cappella, il sacerdote, per una pausa che ricrei nel corpo e nello spirito.Quanto sopra delineato trova confortante riscontro, sia pure in misura diversa, in varie località portuali italiane: Savona, Genova, La Spezia, Cagliari, Palermo, Augusta, Ravenna, Venezia. Ma i porti italiani sono molto di più, alcuni di primaria importanza, di quelli elencati.La prossima Giornata Nazionale delle Migrazioni avrà nel Triveneto una particolare sottolineatura per il settore marittimo con la riapertura della Stella Maris e la ripresa dellŽattività di Apostolato del Mare a Trieste. Confidiamo che lŽiniziativa sia di stimolo alle comunità ecclesiali di tutte le località marittime e portuali dŽItalia per una verifica e conseguente concreto impegno pastorale nel settore.Perché mai il flusso annuale di decine e a volte centinaia di migliaia di giovani marittimi nei porti della Penisola, che non manca di suscitare lŽinteresse e lŽintervento solerte di Testimoni di Geova ed Evangelisti, non deve interpellare pastoralmente anche la comunità cattolica locale?I cappellani di bordoLŽApostolato del Mare in Italia vanta unŽaltra singolare forma di presenza pastorale nel mondo marittimo, prerogativa della Chiesa italiana: quella dei cosiddetti Cappellani di bordo. Nati a inizio secolo, negli anni cruciali dellŽemigrazione di massa dallŽItalia, per lŽassistenza agli emigrati durante il viaggio in mare, hanno mantenuto faticosamente la loro posizione a bordo accentuando col tempo il loro impegno pastorale a favore del personale di bordo. Ora imbarcano sulle moderne navi da crociera ovviamente non per la supposta "bella vita" di bordo, ma per la consistenza di tali "parrocchie", che contano ogni crociera migliaia di turisti in aggiunta ai 500/1.000 parrocchiani stabili dellŽequipaggio. Di costoro il cappellano condivide la vita imbarcandosi come membro dellŽequipaggio, responsabile del "welfare", cioè della promozione umana e del benessere dello stesso: ruolo impegnativo ma che lo pone al servizio di tutti e lo rende ben accetto a tutti, anche a chi di diversa appartenenza religiosa.Da tempo la presenza dei cappellani a bordo delle navi è in fase calante, prima per la diminuzione delle navi a seguito della cessazione dei viaggi di linea transoceanici, poi per la diminuita richiesta da parte delle nuove Compagnie di navigazione, più secolarizzate. Ultimamente, si può dire in questi giorni, per la prima volta una nave è rimasta senza cappellano perché lŽApostolato del Mare in Italia non è stato in grado di provvedere al rimpiazzo di quello uscente. UnŽinadempienza questa apparentemente insignificante, ma che può significare la fine di unŽesperienza; unŽincrinatura forse rimediabile ma che potrebbe anche preludere a uno sgretolamento totale.In cifre si tratterebbe "solo" di 5.000 giovani - per limitarci allŽequipaggio - abbandonati a se stessi; idealmente di una bandiera ammainata. E una prospettiva che si può accettare così, a cuor leggero? NellŽaffrontare il problema non si può certo prescindere dallŽattuale situazione di crisi di vocazioni e quindi di sacerdoti, ma si tratta solo di questo o non anche, forse, di poca considerazione per il settore, per le sue esigenze e possibilità pastorali, di scarso supporto ecclesiale?Interrogativi che lasciamo alla riflessione della Giornata delle Migrazioni, sperando che ne vengano risposte e soluzioni.