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Immigrati, messe abbondante per le nostre parrocchie


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/01


-IMMIGRATI, MESSE ABBONDANTE PER LE NOSTRE PARROCCHIEdi Bruno MioliIn occasione dellŽAnno Giubilare la Migrantes ha distribuito con profusione il dépliant: Accoglienza degli stranieri nelle parrocchie: dieci proposte per lŽanno 2000. In questo 2001 e chissà per quanti anni ancora quelle proposte rimarranno di piena attualità; tuttavia il sempre nuovo volto che assume lŽimmigrazione suggerisce di riprendere in considerazione quelle proposte per meglio attualizzarle e completarle in base alle nuove situazioni ed esperienze. Ne risulterà una nuova serie di impegni da assumere, quasi un nuovo decalogo, che solo in parte si sovrappone al precedente: le prime cinque sono indicazioni di principio, di orientamento generale; le altre scendono sul piano operativo, della prassi pastorale.Proposte orientative1. Si fa sempre più ampio il campo dellŽazione pastorale verso i migranti: crescono non solo numericamente gli immigrati, grazie ai nuovi ingressi per motivi di lavoro, ai ricongiungimenti familiari, allŽaffacciarsi della seconda generazione; fra questi è prevista una sempre maggiore percentuale di cristiani provenienti dallŽEst europeo e di cattolici dallŽAmerica Latina e una relativa riduzione della presenza delle altre religioni. Perciò lŽazione pastorale delle parrocchie dovrà farsi sempre più attenta e impegnativa verso i cristiani immigrati in genere e i cattolici in specie.2. Ringraziando Dio, cŽè già un bel fermento di propositi e di iniziative. A fine giugno il COP ha tenuto a S. Marino la 51a settimana di aggiornamento pastorale sul tema: Immigrati interpellano la comunità cristiana. E significativo che sia stata questa "struttura di base" della vita pastorale in Italia ad affrontare il problema e a ribadire quanto è ormai acquisizione comune: i parroci, i primi responsabili di tutti i fedeli che sono nellŽambito del loro territorio, in forza di questa responsabilità devono rendersi conto che "da soli non ce la fanno" con un tipo di fedeli così diversi dai comuni parrocchiani. Perciò si deve lasciare spazio agli operatori pastorali etnici e rispettive comunità che svolgono unŽattività fatta su misura delle esigenze linguistiche, culturali e spirituali. Ne emerge insomma la convinzione che comunità parrocchiale e comunità pastorale etnica, lontane dal contrapporsi e farsi concorrenza, si integrano tra di loro e possono trovare la via per procedere armonicamente e costruttivamente assieme.3. In Italia in questo campo la messe è abbondante e gli operai non sono pochi. E uscita da qualche mese lŽIstruzione della S. Congregazione per la cooperazione missionaria tra le Chiese che segnala con preoccupazione i molti, i troppi sacerdoti inseriti nelle nostre diocesi occidentali, provenienti da varie parti del mondo, particolarmente dalle giovani Chiese di missione, vera emorragia che rischia di compromettere lŽopera di evangelizzazione iniziata dai nostri missionari. La Migrantes non vuole entrare in merito di questa emorragia e si limita a segnalare che sembra doveroso per questi sacerdoti stranieri inseriti nelle nostre diocesi dedicare unŽattenzione prioritaria agli immigrati cattolici della medesima nazione, etnia e lingua presenti sul territorio. E un accalorato appello alle comunità parrocchiali e diocesane interessate.4. Queste comunità ecclesiali devono essere sale, luce e lievito per la società civile nella quale si trovano immerse, mentre è forte il pericolo che assorbano acriticamente modi di pensare e di giudicare, di sentire e di agire che non sono in sintonia con i dettami del Vangelo; spesso attorno a noi cŽè aria pesante e infetta, terreno molto fertile per chiusure egoistiche e posizioni razzistiche striscianti. Si tenga conto inoltre che le politiche migratorie diventeranno sempre più competenza delle regioni e degli altri enti locali, ambito in cui le Chiese particolari hanno possibilità e dovere di dire la loro parola e dare il loro contributo in forme anche estremamente concrete: ad esempio, promovendo lŽassociazionismo etnico e misto, la partecipazione ai Consigli territoriali già istituiti per legge in tutte le province, la rappresentanza degli stranieri nel consiglio comunale con la figura del "consigliere aggiunto". Sono campi aperti di intervento e sarebbe penoso se ci specializzassimo nello stare inerti, in attesa che altri facciano o limitandoci a lamentare dalla finestra di casa nostra che in piazza le cose vanno male. 5. "Dialogo fra le culture per una civiltà dellŽamore e della pace" è il messaggio, veramente magistrale di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della pace 2001: egli mette opportunamente in risalto che le migrazioni sono il contesto quotidiano e privilegiato dove sviluppare questo dialogo. Non possiamo pensare che il Santo Padre, che a Gerusalemme si china in preghiera sul muro del pianto ed a Damasco entra a piedi scalzi nella moschea reciti una parte suggerita da ingenuità od opportunismo diplomatico. E allora? Allora "va e fa anche tu lo stesso" non nel grande scenario del mondo, ma in quello più modesto ma più concreto della tua parrocchia.Suggerimenti concretiSchematicamente presentiamo alcuni suggerimenti concreti in campo parrocchiale o diocesano:1. Sono duecentomila ormai gli alunni stranieri nelle scuole italiane o forse di più se vi aggiungiamo i minori in adozione e figli di matrimoni misti, di nazionalità italiana. In diverse scuole superano il 10%. Non affrontiamo il complesso dibattito sulla scuola di religione, diciamo soltanto che è urgente lŽaggiornamento dei catechisti ed insegnanti alla situazione nuova, tenuto conto, ad esempio, degli alunni non cattolici che si avvalgono dellŽinsegnamento della religione cattolica. Non è problema da esperti questo, ma da parroci.2. Oratori parrocchiali: la diocesi di Milano ha fatto sulla presenza dei minori stranieri negli oratori una ricerca sistematica: questa presenza cŽè, potrebbe essere maggiormente promossa e valorizzata, a beneficio non soltanto degli interessati, ma dellŽoratorio stesso. Un oratorio di Torino grazie a questi nuovi utenti è risorto dalle sue ceneri.3. "Evangelizzazione del mondo del lavoro in immigrazione": al tema la Migrantes assieme ad altri organismi ecclesiali ha dedicato due seminari di studio. Ora con i medesimi organismi si sta cercando di costituire piccoli gruppi di lavoratori stranieri o misti di italiani e stranieri attenti alla pastorale del lavoro o, più espressamente, allŽevangelizzazione dellŽambiente di lavoro. Viene spontaneo suggerire che venga istituito un simile gruppo anche in sede parrocchiale o interparrocchiale.4. Associazioni familiari: si è per ora arenata lŽidea di costituire dei forum di famiglie cattoliche immigrate; più praticabile è certamente lŽattenzione che nei forum o gruppi di famiglie della parrocchia e della diocesi ci sia una rappresentanza di famiglie cattoliche immigrate. In questŽottica è stata inviata, a firma congiunta del direttore nazionale della Migrantes e della Pastorale familiare una lettera alle diocesi perché allŽincontro nazionale delle famiglie di ottobre ci sia una rappresentanza anche di famiglie straniere. Lo stesso discorso si può ripetere per i gruppi giovanili.5. Cammino di catecumenato. Le migrazioni continuano ad essere areopago di evangelizzazione, via di Emmaus sulla quale si incontra Cristo: in tante cattedrali è ormai abituale nella veglia pasquale che al fonte battesimale si accostino solo stranieri o molti stranieri mescolati a italiani. In Italia per lŽevangelizzazione potrebbe aprirsi una nuova primavera, purché anche a livello parrocchiale si faccia attenzione missionaria alle migrazioni e non si trascuri questo "dono di Dio".