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Una giornata delle e per le Chiese locali

Fondazione Migrantes

-UNA GIORNATA DELLE E PER LE CHIESE LOCALI

di Eugenio Ravignani

Non vi è alcun dubbio che il fenomeno della mobilità umana caratterizzi questo nostro tempo e che il nostro Paese ne sia interessato e coinvolto. Migranti ed immigrati, uomini e donne vengono a cercare lavoro che altrove non trovano; studenti esteri vengono a frequentare le nostre università per accedere ad una più alta qualificazione culturale e scientifica. E vi sono profughi ed esuli ed anche clandestini che fuggono dai loro Paesi e dalla devastazione delle guerre locali e chiedono asilo politico e umana solidarietà. La loro consistente presenza rappresenta un serio problema per la comunità civile ed interroga le nostre comunità ecclesiali. Lingue e culture diverse si incontrano e vi è il rischio che si chiudano l´una all´altra e si oppongano in una reciproca estraneità. E la diversità di religione potrebbe rivelarsi ragione di preoccupata difesa e di mancata accoglienza.
è doveroso che le istituzioni civili non soltanto si confrontino con la rilevanza del fenomeno ma vi diano anche risposta con opportune e coraggiose scelte di politica sociale. Da parte mia vorrei far riflettere le nostre comunità cristiane sulla loro responsabilità. Il tema della Giornata Nazionale delle Migrazioni "Dov´è tuo fratello?" ce ne dà ispirazione e motivo.
Ricordo una strada polverosa ed accidentata nel Nord-Est del Brasile. Ci precedeva un autocarro che, come altri, portava sul paraurti posteriore una scritta. Vi si leggeva: Se Dio è mio padre tu sei mio fratello. Mi colpì molto. Forse non ci avevo pensato prima. Ora scoprivo perché ogni uomo è mio fratello. Non può essere altrimenti perché abbiamo un solo Padre, che sta nei cieli. Ed è quindi un atto di fede nell´universale paternità di Dio che mi fa a lui fratello.
Spontaneo mi veniva un altro pensiero. Leggo nel libro della Genesi che la terra è di Dio e che egli ne ha fatto dono agli uomini (cf Genesi 9,1). Non a me solo, ma a tutti perché tutti di lui sono figli. Allora capisco che questa terra non è mia e chiunque chieda di vivervi accanto a me non è mai un estraneo: è un fratello che viene nella casa che è anche sua.
La Giornata Nazionale delle Migrazioni quest´anno sarà celebrata nella Regione Pastorale Triveneta: una terra che ha conosciuto i disagi e le difficoltà della prima emigrazione verso i Paesi europei e quelli d´oltreoceano. Oggi è divenuta approdo di tanti immigrati dai Paesi extracomunitari o da quelli dei Balcani provati dalla tragedia di tremendi e inumani conflitti.
Chi ricorda le antiche storie dell´emigrazione veneta non può ignorare la sofferenza di chi allora si sentiva straniero ed avvertiva di non essere accolto e, non di rado, neppure rispettato nella sua dignità, mentre la diversità di lingua, di tradizioni e di culture lo poneva ai margini di una società a cui pur dava il prezioso apporto del proprio lavoro, contribuendo così al suo progresso economico e alla sua prosperità. Metteva in pratica, forse senza saperlo, l´esortazione del profeta Geremia al popolo d´Israele quando viveva in una terra non sua, nell´esilio in Babilonia: "Cercate il benessere del paese in cui vivete. Pregate il Signore per esso, perché dal suo benessere dipende anche il vostro" (Geremia 29,7).
La Chiesa italiana fu allora vicina agli emigrati - e lo è ancora agli italiani nel mondo - attraverso l´opera intelligente e generosa delle Missioni Cattoliche. Oggi essa si apre a quanti vengono nel nostro Paese. A loro intende offrire, e di fatto offre, un´accoglienza che sia rispettosa della loro identità culturale e non la mortifichi ed umilii fino a farla scomparire in una improbabile e ingiusta assimilazione, anzi, considera la diversità - o, come si dice oggi la multiculturalità e la multietnicità - una ricchezza condivisa. E alle loro necessità viene incontro allargando gli spazi della solidarietà. è andata sempre più crescendo nelle comunità cristiane della nostra Regione, specie nelle zone in cui sorgono la grande e la media industria, l´attenzione alle necessità personali e ai problemi familiari dei lavoratori immigrati ai quali è stata assicurata adeguata assistenza e a tanti la disponibilità di una casa. Per gli immigrati cattolici si è intensificata nelle diocesi la cura pastorale, inserendoli nella vita delle parrocchie o costituendo per le diverse etnie parrocchie particolari; con i non cattolici è stato aperto ed è vivo il dialogo interreligioso.
Non vorrei dimenticare gli altri settori della mobilità umana che chiedono attenzione e considerazione e domandano scelte pastorali coerenti. Le nostre comunità cristiane non possono chiudersi alla realtà dei Rom e dei Sinti che le interpella dalle periferie delle nostre città; non possono ignorare i problemi dei fieranti e dei circensi, anche se il loro passaggio è occasionale e breve la loro permanenza; e, se vivono in città di mare o in zona aeroportuale, debbono conoscere la sacrificata vita dei marittimi che lunghi periodi di navigazione tengono lontani da casa e di chi è continuamente al servizio di chi viaggia. Nel Triveneto si vuol dare risposta a queste esigenze e a queste attese con iniziative già operanti e con altre progettate. Tuttavia non sembri inopportuno un invito ad avere una mentalità sempre più aperta, a superare qualche resistenza, a dare segni di sempre più larga e cordiale accoglienza e di solidale carità.
"Dov´è tuo fratello?" Vorremmo rispondere: "è qui, Signore. L´ho riconosciuto con gioia e l´ho accolto con affetto; con lui ho conosciuto una diversa cultura che mi ha arricchito; con lui ho condiviso l´esperienza di fede e di carità nella nostra comunità ecclesiale; con lui, che ha una religione diversa dalla mia, ho intessuto un dialogo leale e rispettoso. Sì, mio fratello è qui, accanto a me".