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"Dov'è tuo fratello?": una lettura biblica

Fondazione Migrantes

-"DOV´E TUO FRATELLO?" (Gn 4,9)

UNA RIFLESSIONE BIBLICA SUL TEMA DELLA GIORNATA

di Luigi Petris

La fraternità fra gli uomini discende, come sempre ogni altra fraternità, da una comune paternità. Non si scelgono i fratelli. Si trovano. Dio è Padre di tutti: ogni uomo è perciò fratello. Per un credente questa è una deduzione lineare, semplicissima, persino ovvia. E tuttavia è troppo frequentemente dimenticata. Riconoscere che Dio è Padre di tutti gli uomini significa riconoscere il suo primato. Rinnegarlo, o anche semplicemente svuotarlo di effettivo contenuto, significa non riconoscere il primato di Dio. E perciò una palese controtestimonianza che nessun´altra eventuale forma di riconoscimento di Dio potrà compensare.
Per ritenere che ogni uomo è un fratello occorre un ri-orientamento globale, un modo nuovo di pensare Dio, se stessi e gli altri. Una vera conversione che va alla radice non si arresta al piano morale: più generosità, più onestà, più pratica religiosa. E una conversione profonda che raggiunge le relazioni, non soltanto le prestazioni. Passare dall´egoismo alla generosità è certamente un cammino di conversione, sempre importante, sempre necessario, mai concluso. Tuttavia non è ancora l´essenza della conversione evangelica. Né basta aumentare la generosità perché lo diventi. Occorre cambiare le relazioni. Si può dare, anche molto, ma sempre in un´ottica vecchia, al di qua della novità evangelica.
Personalmente ci pare di vedere nel mondo cristiano molta generosità nell´aiutare, ma molto meno coraggio nel cambiare le relazioni. Questi cristiani sono pronti a dare molto, ma io sono il padrone e tu no, io sono cittadino e tu no! Per cambiare le relazioni non basta la bontà. Occorre una rigenerazione profonda della propria mentalità. Occorre una conversione teologica.
La Parola di Dio non permette di pensare diversamente, né offre scappatoie. Più volte si legge nella Scrittura: "Perché anche voi foste stranieri in tempo d´Egitto". E una vera motivazione teologica. Non si tratta, infatti, di un semplice ricordo della propria schiavitù in terra d´Egitto. Come dire: hai provato che cosa significa vivere da straniero senza diritti, hai visto come si sta male, ricordatene. E molto di più: un rinvio a ciò che Dio ha fatto e Israele ha sperimentato. Eri straniero e Dio si è accorto di te, è intervenuto e ti ha liberato! Hai dunque visto come Dio si comporta con gli stranieri: fai altrettanto. E così, e solo così che il popolo di Dio diventa veramente di Dio: un popolo, cioè, che ridisegna una convivenza in cui Dio può mostrare il suo volto. "Il Signore nostro Dio non usa parzialità, ama il forestiero e gli dà pane e vestito: amate dunque il forestiero" (Deut 10,17-19).
Che Dio sia il creatore di ogni cosa - e dunque il creatore di ogni uomo e l´unico padrone del mondo - è una verità che va presa molto seriamente. La Scrittura annota che "immagine di Dio" è "adam", cioè l´uomo, tutti gli uomini. E dunque a ogni uomo è data la stessa dignità, lo stesso diritto di godere delle cose del mondo e - perché no - lo stesso potere di governarle. Il governo del mondo non è dato ad alcuni uomini sì e ad altri no. E questa un´idea che va fortemente ribadita, non sempre penetrata nel tessuto della vita cristiana. E ancora facile pensare che il mondo sia diviso in due: mezzo mondo che aiuta l´altro mezzo mondo, l´uno che governa e l´altro che è governato (per il suo bene!). I diritti dell´uomo sono radicati nel suo essere uomo: diritti di creazione, diritti che discendono da Dio, non salgono dall´uomo.
E l´essere uomo, creato e amato da Dio, che fonda i diritti, non la cittadinanza o qualsiasi altra appartenenza.
Ancora più esplicito, se possibile, è il discorso evangelico, il cui centro è di raccontarci come Dio si pone davanti all´uomo. Se il Vangelo avesse detto semplicemente come l´uomo debba porsi davanti a Dio, avrebbe lasciato ancora posto per le differenze. Avendo invece capovolto lo sguardo, le differenze scompaiono. Gesù sa come Dio guarda l´uomo e come le altre cose per Lui scompaiano: se appartiene a una razza o a un´altra, a una cultura o a un´altra, persino se è giusto o peccatore. Gesù vede l´uomo come Dio guarda l´uomo e questo è uno sguardo che scende nelle profondità dell´uomo, cogliendovi quella dignità che appartiene a ogni uomo, chiunque esso sia.
La società del tempo, sia civile che religiosa, si è ribellata a questo sguardo di Gesù, perché la società ha sempre bisogno di catalogare gli uomini, dividendoli e separandoli. Ma se si osserva l´uomo come Dio lo guarda, allora non c´è più motivo per accettare differenze, gerarchie e privilegi. Questo sguardo è appunto la lieta notizia del Regno.