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Le migrazioni sono speranza


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/01


LE MIGRAZIONI SONO SPERANZAdi Silvano RidolfiSe cŽè una molla - cristianamente diremmo una virtù - connaturale alla mobilità umana, drammaticamente più evidente in quella coatta, questa è proprio la speranza.Chi rischierebbe - tanto per fare un esempio - vita e futuro, propri e della famiglia, o chi accetterebbe rischi e sacrifici drastici se non fosse sostenuto da una forte tensione interiore di uscire da una situazione umana impossibile o non più sopportabile e di raggiungere una vita umanamente vivibile? Ed umanamente ne sono un emblema quei gommoni potenti e quelle carrette del mare che portano una umanità disperata che appena approda fa il gesto della vittoria.Ecclesialmente poi non appare azzardato dire che le migrazioni sono un luogo teologico della speranza cristiana. Perché comŽè vero che non ci sarebbero migrazioni se non ci fosse speranza, è altrettanto vero che nelle migrazioni si esprime lŽattesa prepotente di vivere dignitosamente e di raggiungere la giustizia.Tocca ai credenti scoprire e rendere evidente ogni germe di speranza che conduca a Cristo, in cui ogni attesa ha il pieno compimento, quei "fili invisibili della vita, per cui nulla si perde nella storia e ogni cosa può essere riscattata e acquisire senso" (come si esprime programmaticamente nel suo esordio il recente documento CEI sugli "Orientamenti pastorali dellŽepiscopato italiano per il primo decennio degli anni 2000").Questo numero della nostra rivista vuole essere al tempo stesso un invito ed una scoperta della speranza che anima le migrazioni rendendole capaci di esprimere - imperfettamente sì, ma veramente - lŽattesa di "cieli nuovi e terra nuova in cui avrà stabile dimora la giustizia" (2 Pt 3,13) e che attendono quindi di essere purificate e di maturare nellŽannuncio della Parola e nella conoscenza di Dio (Col 1,5.10), rendendo "forti e pazienti" (ivi).Storicamente la Provvidenza ci offre oggi una straordinaria, forse unica, opportunità di evangelizzazione che parte dalla verifica e dal radicamento della propria fede per divenire servizio alle attese e alla gioia di ogni uomo (cfr. citato documento CEI, n. 1). è una nuova evangelizzazione dellŽEuropa allargata e in divenire con la ricchezza dei suoi popoli e nella varietà delle sue etnie sia per la fede cristiana da ravvivare sia per un nuovo annuncio da fare.A questo ultimo proposito, liberandoci da facili e fugaci luoghi comuni, è urgente e promettente puntare intelligentemente sul giovane popolo albanese. Anche la nostra storia italiana parla a questo favore.LŽesperienza cinquantenaria di una felice intuizione dellŽimmediato dopoguerra patrocinata dallŽallora Sostituto di Segreteria Mons. G.B. Montini, per un organismo a favore dei profughi - la Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni, ICMC - conferma che seguire lŽinvito di Cristo "ero profugo e mi avete assistito" vuol dire costruire la famiglia dellŽumanità tenendo viva lŽattenzione agli ultimi, anzi alle vittime dello strapotere economico e/o dellŽoppressione politica, promuovendone lŽegualitario inserimento nella società per quellŽequilibrio nellŽordine e nella giustizia che è la pace.