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Rom e Sinti


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/01


-Il 2000 è senzŽaltro "in primis" lŽanno del Giubileo, per chi lŽha voluto e per chi lŽha contestato, per chi lŽha celebrato in modo tradizionale, come per chi ha cercato forme alternative.Si apre per lŽUNPReS con lŽinvio ai direttori regionali Migrantes, da parte del direttore mons. Luigi Petris, della Lettera dellŽUNPReS alle comunità cristiane: "Ci sarà dato un segno". In occasione del Giubileo, tempo di restituzione per eccellenza, ogni comunità cristiana è invitata a restituire "attenzione" a questo popolo, attenzione alla storia, quella con la S maiuscola, come si suol dire: dal coinvolgimento nella Shoà o allŽesclusione dallo status di profugo dei rumeni o dei kosovari fuggitivi; attenzione alla vita quotidiana, dalla drammatica difficoltà a reperire luoghi di sosta, alla emarginazione fino alla utilizzazione dei mass media per coltivare immagini negative e diffondere pregiudizi. Le cronache offrono ben presto due esempi di quanto si sta dicendo.* LŽ11 gennaio il quotidiano "Il Giornale" - e la notizia viene ripresa il 12 dal SIR e poi anche dagli altri quotidiani - riporta lŽintervista a un parroco del bergamasco che ha chiuso lŽoratorio perché regolarmente frequentato da adolescenti e giovani nomadi arroganti e prepotenti. LŽUNPReS diffonde una "Nota sul caso della Parrocchia di Celadina (BG)" nella quale, apprezzando il fatto che in questo caso la Parrocchia non avesse considerato estranei gli "zingari" presenti sul territorio, ma li avesse anzi in un primo momento accolti, sottolinea che i mezzi adoperati per il contenzioso non sono utilizzabili "alla pari". ŽAver usato la stampa, mezzo che i rom non potranno mai utilizzare per difendersi, concedere interviste con certi toni in una società dove è facile avere ragione, porta in sé una sproporzione troppo grande... In questo modo una situazione territoriale ha assunto una valenza nazionale ed ha condotto, anche se involontariamente, ad un attacco violento a tutti i gruppi che compongono il variegato mondo dei rom e dei sintiŽ. I vocaboli usati, la foto del cartello diffusa dai quotidiani nel quale si definisce come causa della chiusura "lŽaccoglienza dei nomadi", alimenta la sfiducia in tutta lŽopinione pubblica. è auspicabile piuttosto un confronto quotidiano, da persona a persona, alla pari.* Un secondo episodio riguarda la città di Rimini. Un comunicato stampa poco chiaro ha dato luogo a non pochi malintesi. Il Comune di Rimini, con il sostegno della Comunità Giovanni XXIII, nellŽaprile 2000 ha proposto ai Rom residenti in città un contributo di 20 milioni per ogni capofamiglia che acquistasse un terreno, in previsione dello smantellamento del campo. La proposta sembrava contenere la condizione che lŽacquisto avvenisse fuori dellŽarea comunale e quindi veniva letta così: ŽSe ve ne andate vi paghiamoŽ; qualche quotidiano, in riferimento a quanto successo per le auto, titolava il fatto: "Nomadi da rottamare". Non è stato così. Alcuni rom si sono effettivamente spostati nel rovigotto dove avevano parenti e dove i prezzi erano più bassi, ma è stato proprio lŽIstituto del Sostentamento Clero di Rimini a mettere a disposizione piccoli appezzamenti a prezzo politico.Questi due episodi, collocati tutti e due nella prima parte dellŽanno, mettono in evidenza le problematiche principali: il reperimento dei luoghi di sosta, la relazione zingari- non zingari, il potere, spesso nefasto, della stampa.La celebrazione del "Giubileo dei Migranti e degli Itineranti" a Roma lŽ1 e 2 giugno ha coinvolto lŽUNPReS soprattutto riguardo allŽospitalità dei gruppi provenienti dagli altri paesi dŽEuropa al Camping e alla catechesi in Santa Maria in Vallicella affidata a Don Mario Riboldi.Il Consiglio Pastorale, previsto dal regolamento, è in realtà entrato in vigore nel Ž98. Si prevedeva una rappresentatività per regione, appartenenza etnica (rom o gage), stato e tipo di esperienza.Riunioni nellŽanno:* 8-9 gennaio 2000, Roma. In questa sessione si conviene, nonostante le difficoltà dei partecipanti, di proseguire nellŽimpegno fino al convegno nazionale. Si approva lo schema del seminario, il luogo del convegno e si decide di stampare la lettera alle comunità cristiane per il giubileo, il cui testo era stato elaborato da Cristina Simonelli che aveva raccolto le istanze del gruppo.Ci si aggiorna sulla situazione del Giubileo organizzato dal Pontificio Consiglio per il 2 giugno.* 1° aprile 2000, Bologna. Si tirano le conclusioni sui primi due anni di funzionamento del consiglio pastorale che si concludono con lo scioglimento.Tutti sono dŽaccordo sulla sua utilità e ne espongono i motivi: visione dŽinsieme, più punti di vista, maggior rapidità e concretezza nelle decisioni operative, buon collegamento con la base, attenzione al linguaggio e alla concretezza imposte dalla presenza dei rom. Le difficoltà incontrate sono sorte per le diversità dei consiglieri nel linguaggio, nella cultura, nella formazione teologica; per i mutamenti via via verificatisi nel gruppo che costituiva "la base" soprattutto al centro e al sud.Si propone per il futuro di modificare la formula: non scegliere più una rappresentatività territoriale, costituire gruppi di lavoro su temi specifici i cui risultati siano resi ufficiali dal Direttore che li proporrà a livello nazionale.Le riflessioni emerse dallŽultimo Consiglio Pastorale sono portate a conoscenza della base da una lettera del Direttore nazionale.Erano unŽottantina le persone (laici, parecchi con famiglia, religiose e religiosi, sacerdoti diocesani) che si sono radunate a LŽAquila, nel convento dei cappuccini di San Giuliano, dal 30 agosto al 3 settembre, per lŽincontro che tradizionalmente si svolge ogni due anni. Presenti anche mons. Hamao, presidente del Pontificio Consiglio, mons. Chirayath responsabile per i nomadi, mons Petris, direttore della Migrantes.La formula trovata, intermedia fra i convegni di studio e la "Festa UNPReS" del Ž98, ha raccolto molti consensi. Temi, gli stessi enunciati allŽinizio dellŽanno giubilare: la memoria, la vigilanza, la terra e il celebrare. I linguaggi sono stati diversi: le immagini (mostre fotografiche), le relazioni durante il seminario, i gruppi di studio, il teatro. Le voci provenivano da altri contesti, quella di Marcello Palagi, per uno sguardo storico sul nostro secolo, il secolo breve: "Memorie al pozzo di Recobot"e quello della pastora valdese Letizia Tomassone sul tema: "Lasciate riposare la terra". Marco Campedelli ed Elisa Zampini hanno risvegliato la nostra partecipazione emotiva con i burattini ed il gruppo del teatro.I temi, che toccavano lŽargomento zingari solo marginalmente, e le voci esterne (parzialmente quella di Palagi) hanno mantenuto questi giorni in un clima "sabbatico". Le liturgie sono state preparate da ciascuno dei gruppi partecipanti.Sabato due settembre è stato celebrato il Battesimo di Naim, figlio di Pamela e di Lazhar e la giornata è trascorsa nella festa.Gli operatori del Nord continuano ad incontrarsi il fine settimana che si conclude con la terza domenica dei mesi dispari a Villafranca (VR).A turno il gruppo di una città o una comunità si sono occupati sia della preghiera sia del tema da trattare. Nei mesi pari hanno avuto luogo incontri fra operatori al Centro e al Sud. Anche questŽanno la grande alternanza dei partecipanti ha reso faticoso un discorso continuativo.I rom ed i sinti continuano a partecipare ai tradizionali pellegrinaggi, spesso affiancati dagli operatori locali.A Riace, durante una celebrazione giubilare, lŽimmagine del Pelé, dipinta da unŽartista locale, portata in processione dai rom ed accolta dal Vescovo è stata intronizzata nel Santuario.Le altre attività: catechesi, momenti di preghiera, giornate di ritiro cambiano secondo la personalità degli operatori, il loro status, il tempo che dedicano a questa pastorale.Singolare, rispetto ad altri ambiti, è la funzione del funerale. LŽabitudine a venire numerosi, fa sì che le medesime persone partecipino in un anno a parecchie messe di funerale; lŽoccasione induce a riflettere su quello che è il nucleo vitale della nostra fede: la venuta, la morte e la resurrezione di Gesù. La celebrazione di queste messe, come di quelle ai Cimiteri per gli anniversari, rende possibile una catechesi da non trascurare.Un altro momento importante è sempre la preparazione al Battesimo, momento irrinunciabile per il quale rom e sinti sono sempre disponibili a dare del tempo. Purtroppo capita che chi si accosta saltuariamente a queste persone non se ne renda conto e lŽoccasione va perduta.LŽincontro si è svolto a Barcellona dal 17 al 2O marzo. è stato posto sotto un triplice segno: il 25° DEL C.C.I.T., lŽanno giubilare, il beato Ceferino, martire spagnolo. Tema dellŽincontro: "Il pellegrinaggio presso gli zingari" svolto dalla presentazione di quattro esperienze. A margine, la riflessione ha toccato anche lŽattualità, in particolare anche la questione del Kosovo.LŽecumenismo che si sperimenta al C.C.I.T. con la partecipazione di operatori appartenenti alle diverse chiese cristiane, si può sperimentare nella pastorale ordinaria nei confronti, fra gli altri, dei rom ortodossi. Il 5 marzo 2000 è stata battezzata a Verona nella chiesa cattolica Esmeralda, una bimba di tre mesi, rumena ortodossa. Finalmente non si tratta di un funerale, ma di un fatto lieto Non cŽè da parte della chiesa cattolica lŽobiettivo di far rientrare questi fratelli nelle proprie file, ma in un paese dove è maggioranza, si rende disponibile quando non si può fare altrimenti. Questi rom sanno di essere ortodossi, sanno che questa non è la loro chiesa, ma conoscono anche le affinità fra le due e, non percependo troppe distinzioni formali, sanno che in caso di necessità lŽuna può venire in aiuto allŽaltra.Quanto era stato annunciato come tolleranza zero trova conferma nella politica dellŽanno. Tacere e passare inosservati è la parola dŽordine.A Verona in giugno le baracche del campo dei rom (e la chiesetta) sono colpite da un ordine di demolizione perché abusive. Precedentemente erano state elogiate e giudicate dignitose ed utili. In realtà lŽordine non è diventato esecutivo, forse per lŽintervento di benefattori. Un poŽ ovunque continuano le ordinanze di sgombero, le pene carcerarie sono sempre fra le più elevate rispetto al reato, il giudizio della gente è pesante e lŽostilità che si respira viene cordialmente contraccambiata.Un flash su Milano, Roma, Torino.A Milano è entrato in funzione il grande campo sosta a sud della città, con piazzole assegnate dal Comune, attraverso lŽufficio nel quale lavora un rom, Giorgio Bezzecchi. Per esprimere unŽopinione, è opportuno dare tempo al tempo. A Torino sono in elaborazione bozze di regolamento capestro per campi ancora da allestire, o meglio per il campo sosta che dovrebbe sostituire, con minori dimensioni perché la politica è inserire i rom che lo accettano nelle case popolari, il campo di strada Arrivore.A Roma è stato smantellato, come previsto, il campo Casilino 700.Purtroppo, come ogni anno, la storia dei rom e dei sinti è costellata, oltre che di rifiuti, di morti tragiche. Due sono i tipi di "incidenti" che si ripetono: bambini morti in incendi o per la situazione precaria, giovani "giustiziati" durante la fuga.LŽultimo ucciso il 6-12-2000 è stato Basko, un rom kosovaro residente a Pisa. Fuggendo dopo un furto, inseguito dalla polizia, decideva insieme ai due compagni di abbandonare il furgone sul ponte della superstrada Firenze-Pisa in prossimità di Pisa. I compagni si buttarono dal ponte con un salto di 15 metri rimanendo feriti, lui alzò le mani e venne ucciso con un colpo dŽarma da fuoco alla schiena. Era disarmato. è con grande pena che ascoltiamo i commenti della gente: "Ma lui rubava..." come se stesse a noi comminare a qualcuno la pena di morte.In aprile, a Bologna unŽaltra tragica morte. A causa di un cortocircuito sono bruciati vivi in una roulotte due bimbi di 13 e 18 mesi. Si trattava di due piccoli Kosovari: è stato impossibile salvarli.Nel 2000 sono stati pubblicati tre libri che per diversi motivi attirano la nostra attenzione. Due sono stati scritti da rom, il terzo riguarda la Chiesa Cattolica.La lente focale di Otto Rosenberg, sinto berlinese, sopravvissuto ad Auschwitz, edito da Marsilio e recensito da Avvenire il 22 gennaio, tocca un tema perfettamente in linea con quello giubilare della memoria.I Kanjarija. Storia vissuta dei Rom Dasikhané in Italia, di Ratko Dragutinovic, scritto mentre lŽautore era in carcere, porta un contributo di Marco Brazzoduro, docente della Sapienza, dal quale emerge che non è facile la vita per gli appartenenti a questo popolo.La Chiesa cattolica e gli zingari, AA.VV., esprime una ricerca che è stata condotta proprio in vista di questo tempo della purificazione della memoria. Il libro è un ibrido: ci dà la calorosa testimonianza del Cardinale Etchegaray, la sollecitazione alla Chiesa dellŽArcivescovo, il contributo di tre storici: De Rosa, Moroso e Cassasse, la ricapitolazione di informazioni già pubblicate di conoscitori di questo popolo come la Karpati e Mons. Nicolini.