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LA COSTRUZIONE DEL PATTO EDUCATIVO IN LOMBARDIA: L'ATTUAZIONE DELLA L. 285/97 E IL PROTOCOLLO D'INTESA REGIONE/DIOCESI"

Servizio Nazionale per la pastorale giovanile

o abbiamo imparato da questo percorso e da questo confronto e ritorna proprio al centro del protocollo d´intesa. Dopo questo percorso i tempi erano maturi per realizzare un patto educativo anche tra regione e diocesi. Il protocollo presenta degli elementi innovativi quali: la regione Lombardia riconosce per la prima volta, ufficialmente con un atto formale, la funzione educativa e sociale svolta dalla parrocchia mediante l´oratorio e lo identifica come uno dei soggetti sociali ed educativi della comunità locale. Proprio in relazione a questo suo ruolo, si riconosce alla parrocchia e all´oratorio la facoltà di contribuire alla programmazione e alla realizzazione di interventi e di azioni nelle aree minori. La regione riconosce la titolarità della diocesi ad essere consultata nella fase in cui si elaborano le linee di programmazione regionale degli interventi nell´area dei minori, degli adolescenti e dei giovani e a far parte di commissioni consultive e organismi regionali quali l´osservatorio regionale per l´infanzia mediante i rappresentanti delle diocesi lombarde. La regione riconosce, o meglio ribadisce, la titolarità della parrocchia ad essere ente e gestore di unità di offerte previste dalla normativa regionale nel campo minorile. Nel dettaglio penso che ognuno di voi abbia il testo del protocollo per cui può vederlo direttamente.

5. La titolarità delle parrocchie
L´ultimo punto del protocollo diceva "la regione si impegna a definire con successivi atti, modalità e azioni a sostegno del presente accordo". Rispetto a quest´ultimo punto si sta lavorando a un progetto di legge regionale che è da concordare con le diocesi per dare piena attuazione al protocollo. Qualcuno prima mi diceva "ma la regione XY ha già fatto una legge per cui ha già superato la Lombardia, eccetera". Mi sembra che ci sia già una legge sugli oratori, però ricordiamoci una cosa, proprio per non dimenticarci la schizofrenia tra l´enunciato e il realizzato: una legge ha significato se è veramente un´espressione di quello che nasce in quel contesto territoriale. Se io vado in un´altra regione e prendo un qualunque argomento e lo appiccico da un´altra parte, forse ci sono un po´ di problemi. Mi sembra doveroso sottolineare che in regione Lombardia si sta cercando, con umiltà, con grandi difficoltà, di addivenire a una programmazione partecipata rispetto agli altri. Allora anche rispetto al progetto di legge, la scelta fatta è stata "ci lavoriamo assieme con le diocesi stesse, concordiamo con loro il testo della legge". Proprio perché è una legge che deve esprimere appieno un accordo, deve diventare patrimonio comune, non un atto proprio di una parte rispetto all´altra.

6. In attesa del progetto di legge
Nel frattempo, in attesa del progetto di legge, sul territorio lombardo ci si sta progressivamente accorgendo che il protocollo già firmato allora, può aprire nuove strade alla collaborazione tra ente locale e parrocchia che implica una progettualità specifica e relativi finanziamenti. I parroci cominciano a capire che c´è la possibilità di un rapporto diverso con l´ente pubblico a seguito del protocollo e il comune incomincia a ricordarsi che forse deve anche tener conto di questa indicazione regionale. Nella stessa linea di pensiero si colloca anche la programmazione regionale in attuazione della 285. Chi interverrà dopo di me, esemplificherà meglio cosa ha significato per la regione Lombardia la 285. Voglio solo ricordare che per ciascuna provincia si è istituito il gruppo tecnico territoriale che è composto da vari soggetti pubblici privati come comuni, asl, centro giustizia minorile, ufficio scolastico, studio del privato e sociale, eccetera. Questo gruppo tecnico, realizzato in ogni ambito territoriale, deputato all´attuazione della legge, ha un importante compito che è quello della pianificazione. All´interno di questo gruppo tecnico che ha il compito di pianificare l´attuazione della legge, la programmazione regionale ha previsto specificatamente la presenza delle diocesi. Possiamo dire che su undici province e il comune di Milano, solo una provincia non ha valorizzato appieno l´apporto della diocesi nella programmazione degli interventi. Inoltre, sempre in funzione della 285, la parrocchia è stata indicata tra i soggetti deputati ad attivarsi per la realizzazione dei progetti con i comuni partner degli accordi di programma. La regione ha invitato una serie di soggetti ad attivarsi, tra cui anche la parrocchia. Possiamo dire che nel primo anno di attuazione della legge, non si è avuto un grande interesse da parte delle parrocchie. Solo una ventina di progetti su oltre trecento realizzati in Lombardia che si sono poi articolati in ottocento sottoprogetti sono gestiti direttamente da parrocchie. Tuttavia si nota una certa attività diversa per il secondo triennio. Anche tra gli obiettivi regionali indicati nell´attuazione della 285 si era posta una particolare attenzione introducendo un obiettivo specifico che prevedeva il potenziamento e l´incremento quali-quantitavo dell´esperienze aggregative tenendo presente le realtà radicate quali ad esempio gli oratori.

Conclusione
A conclusione vorrei tentare un´ultima riflessione su alcuni elementi di debolezza e di forza del percorso di programmazione partecipata fin qui svolto.
Elementi di debolezza: insufficiente informazione tra i comuni e le parrocchie della potenzialità del protocollo di intesa e della 285. L´aumento dell´energie richieste da parte di queste nuove modalità che spesso si assomma ad altri onerosi impegni rispetto ai quali, soprattutto la parrocchia, fa fatica a far fronte. L´ancora insufficiente preparazione a lavorare insieme tra enti e operatori diversi.
Gli elementi di forza: la nascita di una nuova cultura, di nuove modalità di relazionarsi tra soggetti sociali, l´aumento di interesse verso i minori, lo sviluppo di sperimentazioni progettuali e di competenze professionali innovative, la voglia di rimettersi in discussione, di superare le fasi di born-out, di blocco dovute a insuccessi e delusioni, il verificare che è possibile lavorare in modo sinergico e condiviso non è utopia, faticosamente ma non è utopia.
Non siamo ancora in grado oggi di verificare i risultati e l´impatto degli interventi sui ragazzi e sul loro contesto, questo sarà un obiettivo ancora da raggiungere, ma sono sicura che già da oggi possiamo affermare che si è realizzato un cambio di rotta. Oggi, all´inizio di questo nuovo millennio, possiamo davvero rispondere insieme all´invito di andare al largo, a favore delle nuove generazioni. Grazie.