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"COME COSTRUIRE UN PROGETTO DI INTERVENTO" Dott. Luigi Regoliosi - Società Sintema

Servizio Nazionale per la pastorale giovanile

Introduzione:

Qualcuno ha definito il progetto come "un sogno con delle scadenze".
La definizione contiene la dimensione creativa, immaginativa (il sogno) e quella pragmatica, che porta a fare i conti con i vincoli della realtà (le scadenze).
Progettare significa pro-iettarsi in avanti, per immaginare qualcosa che ancora non c´è.
La progettazione è una attività di produzione di mondi possibili, di invenzione e realizzazione di artefatti materiali e simbolici (Lanzara, 1993).
Perché ci sia "progettazione" é necessario che i materiali vengano trasformati e composti in un artefatto (un sistema, un programma, un modello) concepito come un interfaccia tra vincoli e requisiti funzionali, tra sistema e ambiente.
Ad esempio, per progettare un ponte si tracciano dei disegni, si costruisce un modellino utilizzando gli stessi materiali che verranno impiegati nella realtà (legno, ferro o cemento). In tal modo è possibile sperimentare e mettere alla prova soluzioni tecniche che poi verranno applicate alla costruzione vera e propria.
Possiamo intendere dunque la progettazione come una attività esplorativa e costruttiva volta alla ricerca e alla definizione di problemi .

Che cosa accade però quando ci spostiamo dall´area della produzione di oggetti inanimati (ponti, case…) all´area dei servizi alla persona (educazione, assistenza..) ?
In questo campo è più difficile proiettarsi in avanti, fare previsioni, prevedere esiti. Quando impiego materiali inanimati posso fare calcoli precisi, basati su leggi fisiche immutabili, quando ho a che fare con persone, debbo misurarmi con l´imprevedibilità delle risposte soggettive.


Dunque in aree caratterizzate da complessità e incertezza , come l´area educativa, non è possibile una progettazione "razionale" di tipo ingegneristico.
Occorre adottare un modello euristico: pensare al progetto come una "sonda" che viene lanciata per conoscere la realtà.
Concepire il progetto come un testo-base con parti scritte a penna (gli elementi irrinunciabili) e altre scritte a matita, che si possono cancellare e correggere. O come la mappa di un viaggio, con un percorso base che contempla la possibilità di variazioni, deviazioni, integrazioni in corso d´opera.

Ma chi scrive il progetto?
L´educazione non è un evento che si consuma all´interno di una relazione duale ed esclusiva tra educatore e educando. E´ una esperienza di comunità: è sempre una comunità che educa (in famiglia, a scuola, in oratorio..), l´educazione è il prodotto dell´azione congiunta di più persone.
E´ necessario perciò che anche il progetto educativo sia frutto di una elaborazione condivisa.
In molti Oratori il progetto è tutto "nella testa del curato". Questo significa che gli altri operatori pastorali non possiedono il progetto, non possono padroneggiarlo consapevolmente. Le conseguenze possibili sono due:
- operatori "dimezzati", che per ogni scelta o decisione dipendono totalmente dal curato;
- operatori "a briglia sciolta", che esprimono ciascuno un proprio personale progetto, a volte contraddittorio rispetto alle linee generali.
Dunque il Progetto è indispensabile per condividere un impegno educativo.

Ma occuparsi di giovani oggi comporta una visione più ampia della progettazione: dobbiamo imparare a progettare insieme con altri enti e soggetti sociali. Instaurando una interazione dialogico-discorsiva tra più attori: Ente locale, Asl, Scuola, associazionismo…
Occorre trovare punti di convergenza che consentano una costruzione comune.
Vi propongo uno schema che ripercorre gli elementi costitutivi di un progetto. La domanda è: quando e dove è possibile - stando alla vostra esperienza - costruire delle convergenze? E quando e dove, invece, appare più difficile?


Aree di confronto e condivisione possibile:

1. Il mandato istituzionale, le finalità, la mission
2. Le premesse, i valori, gli orientamenti ideologici e culturali
3. La lettura dei bisogni e delle risorse dei destinatari: rappresentazioni, denominazioni (utenti, ospiti, pazienti, fruitori, attori, soggetti a rischio, ecc.)
4. L´individuazione degli obiettivi
5. La strategia di intervento: su che cosa si fa leva per…
6. Il metodo di intervento: riferimento a modelli, parole chiave…
7. I contenuti dell´intervento
8. I criteri di selezione del personale
9. La modalità di gestione (funzionamento della equipe, presa di decisione, tipo di leadership)
10. I criteri di valutazione (risultati, processi…)…


Dibattito:
I problemi più grossi si pongono proprio al livello del mandato.
A volte il mandato è una delega in bianco : "occupati dei giovani", "il progetto fallo tu".
A volte è l´esito di una alleanza debole: commissioni interistituzionali che dovrebbero governare il progetto ma sono poco rappresentative.
A volte c´è ambiguità nel mandato: l´amministratore che ti dà soldi come se ti facesse un favore personale.
Spesso mancano atti ufficiali (delibere, protocolli…) che definiscano formalmente il mandato e tutelino l´accordo.
Molti problemi nascono anche dai continui cambiamenti: a livello politico (Giunte, assessori), gestionale (responsabili ASL), di personale (operatori). Alleanze faticosamente costruite, accordi e progetti rischiano costantemente di naufragare o comunque di essere rimessi in discussione, anche perché molti accordi dipendono dalla sensibilità della singola persona.
Nel confronto con le istituzioni, poi, si lamenta spesso un atteggiamento di svalutazione del lavoro pastorale: si citano casi di progetti in cui la parrocchia viene riconosciuta solo come struttura da usare, altri in cui la scuola si pone in modo arrogante, come unica depositaria di competenze educative, ecc.
In sintesi si conferma la necessità di dare più dignità ai progetti, rendendo esplicito il patrimonio di esperienza e competenza di cui siamo portatori, per andare al confronto con gli altri interlocutori senza complessi di inferiorità, valorizzando la propria specifica identità.
E´ importante dedicare tempo e attenzione alle fasi preliminari di definizione del mandato, condivisione delle premesse, lettura dei bisogni e obiettivi, per garantirsi la possibilità di lavorare su basi sicure, evitando deleghe in bianco e rapporti confusivi.
Per quanto riguarda la scelta del personale, vengono indicati i seguenti criteri:
- appartenenza alla spiritualità dell´ente (condivisione di una pedagogia)
- competenze professionali (titolo riconosciuto)
- capacità di lavorare insieme.