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Una croce-icona nei Circhi e nei Luna Park


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/01


-di Piergiorgio SaviolaI circensi e i lunaparchisti, chiusa il 6 gennaio la Porta Santa, hanno accolto il mandato dal Santo Padre di prolungare nel quotidiano le esperienze vissute e i messaggi percepiti nel corso di un anno straordinario qual è stato lŽAnno del Giubileo: anzitutto si sentono mandati a seminare speranza. Alcuni degli impegni assunti diventano per loro comuni e prioritari e sono quelli ricordati appunto dal Santo Padre allŽAngelus della domenica 17 dicembre, a conclusione della solenne cerimonia giubilare per il mondo dello spettacolo in Piazza S. Pietro: "Il vostro andare si è fatto oggi pellegrinaggio e ricorda a tutti che la Chiesa è un popolo sempre in cammino, senza una stabile dimora in questo mondo. Siate voi stessi comunità cristiana, portando dappertutto, insieme con un sano divertimento, i valori della fede, della famiglia e della solidarietà".Concluso lŽanno giubilare, quindi, il cammino da percorrere per i circensi e i lunaparchisti è soprattutto quello spirituale che deve accompagnare il loro continuo pellegrinare di città in città, di paese in paese, per portare con il loro spettacolo, a grandi e piccoli, gioia e festa.Ed è una croce che farà loro da guida!"La grande Croce-icona qui presente, che accompagnerà durante il 2001 la missione giubilare nei Circhi e Luna Park dŽEuropa e dŽAmerica, vi illumini sempre e vi conforti negli inevitabili momenti di difficoltà".Questa grande Croce-icona di cui parla il Santo Padre è la stessa innalzata allŽaltare papale il giorno del Giubileo dello spettacolo e che da Piazza S. Pietro è poi partita, seguita dagli artisti presenti, per raggiungere i Circhi e Luna Park dŽEuropa e dŽAmerica.è quindi la Croce giubilare, come si è voluta chiamare, ad accompagnare la grande missione che ha visto come prima tappa Firenze, dove era in sosta in occasione delle feste natalizie il Circo Embell-Riva dei fratelli Bellucci.Sotto lo chapiteau del Circo, il 4 gennaio, si è celebrato il Giubileo dei popoli. Numerosi i partecipanti (sacerdoti, fedeli, circensi, lunaparchisti, immigrati) alla manifestazione che si è conclusa con la solenne concelebrazione presieduta dal card. Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze.Da Firenze la Croce-icona è partita alla volta di Montecarlo-Francia, dove si è svolto, dal 18 al 25 gennaio 2001, il Festival mondiale del Circo e da qui è ritornata a Roma per continuare la missione presso il Circo Americano della famiglia Togni, per toccare poi altri Circhi e Luna Park dŽItalia e poi dŽEuropa e raggiungere nei mesi prossimi gli Stati Uniti dŽAmerica.La Croce-icona giubilare è una copia del Cristo di S. Damiano, davanti al quale Francesco dŽAssisi, ancora giovane, pregava e udì una voce che veniva dal Crocefisso e gli diceva: "Francesco, vaŽ e ripara la mia casa che, come vedi, cade in rovina" (2 Cel 10). Era la grande Chiesa di Gesù, che occorreva riparare con una proclamazione del Vangelo tutta rinnovata.Ed è dal Vangelo che è partito il nuovo cammino dei circensi e dei lunaparchisti per i prossimi anni.Il Cristo di S. Damiano, icona dipinta nel XII secolo da un monaco siriano, è chiamato "Icona del Cristo Glorioso", infatti vi è dispiegata tutta la gloria del mistero di Cristo e della Chiesa.Ed è da questa contemplazione del Cristo glorioso, preludio della festa eterna, che i circensi e lunaparchisti attingeranno gioia e festa da offrire col loro spettacolo.Questa icona è una insospettata ricchezza di insegnamento e a proposito è stata scelta, perché davanti ad essa i nostri circensi e lunaparchisti si soffermino a guardarla e più che guardarla vi leggano e scoprano il messaggio sublime della loro salvezza e venga loro rivelato il mistero profondo dellŽessere.Possa la Croce, secondo lŽaugurio del Santo Padre, "illuminare" il cammino-pellegrinaggio della nostra gente dello spettacolo negli anni del nuovo Millennio, aiutarli ad adempiere il mandato ricevuto di offrire gioia e festa, e di far entrare nel loro cammino le persone che incontrano senza tralasciare il loro "essere Chiesa" nei momenti quotidiani del vivere nella famiglia, nel lavoro, nella professione, nella stessa vita culturale e civile.GIUBILEO DEL MONDODELLO SPETTACOLOdi Roger EtchegarayRiportiamo come documentazione le parole rivolte dal card. Roger Etchegaray in occasione del Giubileo dello spettacolo. Ci pare infatti che esse contengano un valido messaggio sia per i circensi e lunaparchisti come per la comunità cristiana.Ecco lŽultimo appuntamento di categoria del calendario giubilare. è dedicato a quello che viene definito il "mondo dello spettacolo". è veramente un "mondo", un mondo variegato in cui si muovono gli artisti degli spettacoli, antichi e moderni, dalla danza al teatro, dalla musica al cinema, dai teatrini della fiera ai tendoni del circo. Tutti hanno in comune la vocazione di mostrare, di mostrarsi, sia per "convertire" come portatori di un messaggio, sia per "divertire" come artigiani della gioia.In ogni caso, si tratta per noi di prendere sul serio ciò che non sempre è preso sul serio. Sono uomini e donne prima di essere artisti che si danno allo spettacolo. Hanno i loro problemi interiori, personali, familiari, professionali. Vi sono quelli esposti alla luce dei riflettori, vedette o anonimi, sospinti dalle onde degli applausi. Vi sono quelli nascosti tra le quinte, assorbiti dagli impegni tecnici dei montaggi. Ma per gli uni e per gli altri il lavoro è una rude scuola: quante prove ostinate da parte della ballerina o del trapezista che sono poi ammirati nella grazia della loro arte!Per il fatto di avere frequentato, da giovane prete, gente di teatro fin nei camerini e gente del circo fin dentro alle carovane, posso testimoniare che il rovescio di questo mondo dello spettacolo presenta spesso un volto marcato da ricerche religiose. Coloro che, domenica, cederanno il posto della loro virtuosità artistica ad un serio cammino giubilare aspettano da noi una solidarietà spirituale che squarci tutte le maschere, tutti i trucchi, tutte le magie e li raggiunga nella nudità della loro condizione umana. Un motociclista acrobata del "muro della morte" del luna-park, che avevo un tempo preparato alla prima comunione, mi ha scritto di recente: "Che la Chiesa non ci dimentichi, non siamo solo commercianti di divertimenti".Tuttavia, distinguendolo dal Giubileo degli Artisti, già celebrato il 18 febbraio scorso, la Chiesa ha tenuto, questa volta, a mettere in rilievo il valore festante dellŽarte soprattutto popolare, sottolineando così che la festa è unŽesigenza della qualità della vita. In questo senso, tutto il Giubileo ha voluto essere, nello scorrere dei mesi, come una continua festa. è vero che nessuno potrà mai misurare la gioia intima di ogni pellegrino, al tempo stesso beneficiario e dispensatore del perdono, ma la parabola del figliol prodigo che ritorna dal Padre ci invita, tuttavia, allo spettacolo della gioia collettiva. Questa gioia del tutto semplice è espolosa dapprima nelle nostre celebrazioni liturgiche e da lì si è poi diffusa nelle piazze, nelle strade romane e fin nei cinquanta e più concerti che hanno costellato ciascuna domenica dellŽAnno Santo.è incredibile come il cristiano ami la festa, la vera festa che prelude, secondo il tempo dellŽAvvento, ad una festa che non sarà più uno spettacolo occasionale ma la vita ordinaria di ogni istante e di ogni popolo.Penso al teologo Harvey Cox e al suo libro "La festa dei folli". Penso al pittore Georges Rouault e al suo Cristo vestito da Arlecchino. Penso a Madeleine Delbrêl e al "Ballo dellŽobbedienza" nel suo libro "Noi altri, gente di strada", scritto quarantŽanni fa, che commenta le parole di Gesù "Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato" (Lc 7,32):"Signore, venite ad invitarci. Fateci vivere la nostra vita, Non come una partita a scacchi in cui tutto è calcolato, Non come un match in cui tutto è difficile, Non come un teorema che ci rompe la testa, Ma come una festa senza fine in cui il vostro incontro si rinnova, Come un ballo, Come una danza, Tra le braccia di vostra grazia, Nella musica universale dellŽamore".Con Dio, è la festa senza fine... è il Giubileo senza fine.Cardinale Roger Etchegaray