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Sempre ricominciare


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/01


di Luciano Manicardi"La croce è sempre inizio, è sempre origine delle coordinate del mondo. Così come di là inizia il computo cristiano del tempo, anche la fede prende sempre nuovo slancio da quel punto. Il cristiano è in eterno uomo che comincia. Questa è lŽeterna giovinezza del cristianesimo"1. Nella scansione settimanale del tempo i cristiani trovano nella domenica il sacramento e la festa dellŽinizio e del continuo re-inizio. Al cuore della fede cristiana vi è infatti lŽevento pasquale, ovvero la testimonianza che una storia che sembrava finita per sempre, chiusa nel mutismo eterno della morte, ricomincia improvvisamente, con eloquenza impensabile. La morte e resurrezione del Signore Gesù Cristo fanno del cristiano un uomo che crede al sempre possibile re-inizio anche nella propria vita e nella storia: non vi è cielo chiuso o futuro interdetto per chi crede alla resurrezione. La vita che, nella Pasqua, sgorga dalla morte diviene la vita donata a chi si trova nella morte del peccato grazie al perdono. E il perdono è il sacramento più eloquente della vita cristiana come inizio sempre possibile. Non cŽè nulla nel passato di un uomo, neppure il male commesso o subìto, che lo tenga imprigionato per sempre, che lo condizioni e lo determini così da impedirgli di protendersi verso il futuro. Il perdono è lì a ricordarci che la relazione fra due persone, per quanto traversata dal male e da offese, può sempre ricominciare. Il male non ha lŽultima parola! La fede pasquale crede e opera tutto questo.è significativo svolgere queste considerazioni sulla fede cristiana allŽinizio di un nuovo anno, anzi di un nuovo millennio. La vita umana è infatti un cammino non solo nello spazio, ma anche nel tempo. E come ogni viaggiatore ha bisogno di soste, di scali, di fermate, di oasi, di stationes per poi riprendere il cammino, così il passare del tempo chiede allŽuomo di sapersi fermare, di sostare, per poi ricominciare, con coscienza più lucida sul senso e sulla direzione del suo cammino esistenziale. Una svolta temporale come quella dellŽinizio del terzo millennio non può che essere assunta come momento di sosta, come pausa di silenzio e riflessione per poi iniziare di nuovo.Ma che significa ricominciare? Anzitutto ricomincia solo chi sa fermarsi, chi sa prendere del tempo per pensare e per riflettere. Ricominciare implica dunque la vita interiore, lŽarte del pensare, dellŽinterrogarsi. Inoltre, ricomincia chi sa ricordare: occorre raccogliere il proprio passato, le esperienze, elaborarle nella memoria per far tesoro del vissuto e orientarsi nella vita con maggiore lucidità. Infine, ricomincia chi ha motivi di speranza nel futuro, chi sa attendere nutrendo una speranza. Alla luce di queste tre istanze (vita interiore, memoria, attesa), ricominciare diviene una sfida e una responsabilità per il cristiano. Di fronte ai ritmi velocizzati e puramente quantitativi della cultura tecnologica che non concedono spazi di interiorità, che rendono lŽuomo immemore sprofondandolo nella "cultura dellŽamnesia" (Johann Baptist Metz) e che lo privano di quella facoltà così essenziale dellŽattesa facendogli vivere il tempo come un eterno presente, come immediato, come continuum ininterrotto il cui contenuto è dato solo dalla produttività e dallŽefficienza, il credente impara dalla sua fede, e confessa nella settimanale statio eucaristica nel giorno domenicale, lŽessenzialità della memoria e dellŽattesa per la sua identità umana e cristiana.Sì, per ricominciare veramente abbiamo bisogno di una cultura del ricordo. Il cristiano, la cui identità è forgiata sulla memoria passionis et resurrectionis Jesu Christi, ha il compito di indicare anche agli altri uomini un punto da cui ricominciare. Si ricomincia se si pone al cuore del proprio riflettere e del proprio ricordo la sofferenza degli uomini. La memoria della sofferenza degli altri è, per ogni uomo, il ricordo essenziale. Ricordare la passione dei poveri, delle vittime delle guerre, della fame, dei conflitti etnici, dei genocidi, della Shoah, che hanno traversato il secolo appena terminato è essenziale per il nascere di unŽautentica etica della responsabilità.Quando la sofferenza dellŽuomo diviene il centro della riflessione e ciò che orienta la memoria, allora è possibile che sorga una speranza autentica per gli uomini. Solo allora il ricominciare può essere un rinnovamento e non una mera ripetizione.