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Gesù morto e risorto:omelia conclusiva

Servizio Nazionale per la pastorale giovanile


Riportiamo di seguito l´omelia della messa conclusiva del pellegrinaggio, celebrata nella Basilica della Risurrezione, come sintesi del cammino spirituale fatto


GESU´ MORTO E RISORTO Omelia della messa conclusiva del pellegrinaggio


Si conclude e inizia qui il Pellegrinaggio e la vita piena.

1. La conclusione: il senso della disfatta.
Una storia di secoli finita su una croce: non è proprio servito a niente uscire dall´Egitto, affrontare il deserto, conquistare la terra promessa. E´ stato soltanto una normale migrazione di popoli, come tante ce ne sono state e tante ce ne saranno. Una epopea iniziata con persone coraggiose e spenta su un patibolo!
La fame, la sete, le tenebre, la paura della morte sono fenomeni destinati a riprodursi in un ciclo perverso? O c´è un elemento di rottura?
Il calvario sembra dire che non c´è niente di nuovo sotto il sole. Fotografa gli ultimi illusi del momento in attesa di altri ancora che li seguiranno.
Così va la vita dell´uomo. La croce riporta tutto allo stesso punto di prima. Un altro popolo Dio si deve scegliere, un altro deserto gli deve far passare. E´ il ciclo di una infinita pazienza, molto educativa, ma che porta sempre al fallimento degli esami.
Ci vorrà un nuovo Abramo, un nuovo Mosè, altri profeti. Niente di nuovo, questa morte ci ha anche presi, ci ha commossi, quel Gesù non è male, ci era pure simpatico. Uno così ogni tanto ci vuole per dare grinta ai giovani.
Dice Luca, dopo aver descritto la tragedia, dopo aver descritto il finale per niente americano del personaggio: "le donne osservarono il riposo, il giorno di sabato, secondo il comandamento". La legge si riprende la rivincita, dopo che se l´era presa la morte".
E continua questa normalizzazione con:
le incombenze pratiche di un funerale che in genere ti illudono di lenire il dolore,
la modesta gita fuori porta, per dirsi tra amici la delusione,
il gesto nobile di Giuseppe d´Arimatea di rendere un minimo di onore a un uomo tutt
o sommato giusto, anche se ingenuo,
la formalità dei permessi: Pilato viene continuamente disturbato. Non ha mai avuto tanto da fare con un delinquente: prima la moglie che non riesce a dormire, poi non va bene la scritta, poi la morte troppo veloce e la necessità di un certificato di morte, poi vogliono custodire la tomba…
il giorno e la notte che si susseguono. Non c´è mai stato un sabato così tranquillo anche se insipido e da intontiti.

2. L´inizio
Ma la domenica, l´alba di quel giorno dopo il sabato si porta una novità esplosiva.
Lui là non c´è più: scoppia la sua presenza ovunque. La Santa Sion, quella che abbiamo visitato, con epicentro al Cenacolo, è in subbuglio: tutti smettono di guardare le partecipazioni sui giornali, di scrivere i bigliettini di ringraziamento per il funerale.
C´è un incrocio di voci, di esperienze sorprendenti.
E infine c´è Lui.
Palpatemi, toccatemi, abbracciatemi, parlatemi, mangiate con me, guardatemi negli occhi, metti la tua mano in questi buchi di luce, in questo squarcio di vita.
E´ Lui.
Non è un morto ritornato in vita.
Non è la forza del ricordo.
Non è una sorta di fantasma, una presenza da Xfile.
Lazzaro ci ha sorpreso, non ha spostato solo la data della morte.
Lui c´è ed è in vita, una vita nuova, piena: quella di prima, tutta in pelle, carne, ossa, sentimenti, inscritta però in una esplosiva novità.
E´ Lui il modello nuovo di vivente, l´apice cui doveva giungere la vita da quando Dio l´aveva creata.
E come Lui siamo destinati ad essere anche noi.
Va a capire questa vita!
Non c´è più bisogno di un nuovo deserto: quel deserto che abbiamo attraversato per salire sul Sinai è solo il ricordo di un passaggio, una prima esperienza di intimità con Dio, ora il deserto è Lui, la vita è Lui; il nuovo Adamo è Lui, Lui è Mosè, Davide, i profeti, il Battista, l´unico sacerdote, basta preti mediatori, siamo un popolo sacerdotale, tutti diventiamo un nuovo modello di vivente.
E quest
o gratis.

don Domenico Sigalini


Don Domenico Sigalini