» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Ripartire con la Parola:conclusioni pastorali

Servizio Nazionale per la pastorale giovanile

Ripartire con la Parola: conclusioni pastorali
d. Domenico Sigalini


Ripartire con, è stato sottolineato questo con, come compagnia, come punto di riferimento, come qualcosa che non sta da solo, ma che deve essere assieme. Assieme alla vita, assieme al quotidiano, assieme ai sogni dei giovani, assieme ai loro modi di guardare al futuro. La Parola è legata alla nostra storia.

E´ decisione comune di tutti gli incaricati di pastorale giovanile che bisogna rimettere al centro la Parola, perché occorre fare scelte di verità nell´educazione dei giovani alla fede e noi sappiamo che è attraverso la Parola che andiamo al cuore del messaggio e della storia di salvezza.
Nella esperienza del lavoro pastorale ordinario, la proposta più continuata e progettuale sono state le scuole della Parola, in genere proposte dal vescovo, concentrate nel cuore della diocesi e poi decentrate nelle zone pastorali. Queste hanno dato vita al moltiplicarsi della lectio divina, che pure è diventata per molti spazio di accostamento diretto della Parola. Era importante avere esegeti ma soprattutto testimoni. Siamo però anche incorsi in alcuni rischi che oggi nel "ripartire con" vorremmo evitare.

I rischi da evitare:

Occorre andare oltre alcuni limiti che si sperimentano e superare le difficoltà.

1. La deriva moralistica:
E´ prendere lo spunto dalla Parola per offrire insegnamenti senza speranza, preoccupati solo di contenere la vita entro schemi non sempre fedeli alla Parola e spesso tentati di tradurre la Parola in un comodo galateo. In questo rischio vanno tante nostre lectio che partono da un brano di vangelo e appiccicano ad ogni frase una attualizzazione che non tiene conto sia del contesto biblico della Parola, sia di un minimo di esegesi, sia di una lettura che nella Chiesa è stata fatta di tali testi. La Parola è una occasione per dire le nostre preoccupazioni e non un ascolto vero per la conversione.

2. Il pericolo nell´estetica
Spesso si è più preoccupati di far
emergere una modalità esegetica che dice tutto della Parola, ma non aiuta a lasciarsi affascinare dalla Parola. E´ uno studio anche serio, ma incapace di interrogare la vita.

3. Il distacco quasi autorizzato della comunità.
I giovani che ritornano da Emmaus a Gerusalemme spesso non vi trovano nessuno, oppure non tornano nemmeno a Gerusalemme e si isolano nel loro pur vero incontro con la salvezza. Questo avviene perché nel far incontrare la Parola non la si presenta come il messaggio che può essere vivo solo in una comunità credente. Da qui deriva che nascono anche gruppi biblici che conoscono bene la Parola, ma non inocntrano Gesù nell´esperienza sacramentale, nella vita concreta di una comunità cristiana.

4. Lo scollamento della vita.
E´ il rischio più paventato, è il problema nodale di ogni educazione alla fede dei giovani; è la scelta di comodo che crea circuiti elitari, autocompiacimento, incapacità di ascolto, specializzazione per gli addetti ai lavori e abbandono della maggioranza dei giovani. Questo è spesso dovuto all´impreparazione di molti educatori sia laici animatori, sia gli stessi presbiteri che o non sono stati minimamente aiutati ad appassionarsi alla Parola o non sono stati preparati a comunicare le conoscenze acquisite a scuola.


Alcune convinzioni per iniziare

Intanto però si cammina. Ripartire con la Parola è una scelta assolutamente necessaria e val la pena di affrontare i rischi che ogni scelta comporta; con alcune grandi convinzioni.

1. La Parola è Gesù. E´ una strada maestra. Non siamo incantati da approcci strutturalisti o da capacità di sviscerare le parole. A noi interessa giungere alla Parola. E´ una persona viva che parla, che ama, che sente, che interpella, che scomoda, che sta dalla parte della vita con sapore, che si fa incontrare sempre dalla Genesi all´Apocalisse. Questa centralità di Gesù, che è una conquista del lavoro di questi anni di pastorale giovanile, che è il cuore del catechismo dei giovani, deve essere
sempre evidente.

2. La Parola e la vita si devono assolutamente sempre richiamare, interrogarsi vicendevolmente, essere carne e spirito in un corpo solo.
La Parola non è una fuga dal giovane concreto dalla sua realtà, dai suoi problemi, dalle sue ricchezze, dai suoi sogni, dalle sue relazioni, dalle sue molteplici ambiguità.
Vita-parola-vita (dalla vita amata, apprezzata, affrontata con decisione, alla Parola accolta, apprezzata, interrogata, ascoltata, di nuovo alla vita trasformata) oppure parola-vita-parola (cioè ascolto della Parola, spesso tanto desiderata a partire da una vita vuota, illuminazione della vita e conversione e ritorno alla Parola che si fa preghiera, e non pretesto) sono le sequenze obbligatorie che dobbiamo attivare altrimenti rischiamo di lasciare tanti giovani senza il dono vero della vita che è Gesù.
Questo circolo ermeneutico va riattivato. Abbiamo forse superato il pericolo di lasciarci incantare da una vita autosufficiente, chiusa nella sua povertà. I giovani chiedono di aprire gli orizzonti della loro vita a una proposta esigente.

3. Fare uno sforzo progettuale di comunicazione.
Proprio perché è la Parola, va comunicata, messa a disposizione, offerta con abbondanza. La comunicazione ha sempre le sue leggi, esige intersezione di vita, decisione di spingersi fuori, stabilire una relazione, ritenersi tutti attivi.
La comunicazione della fede, parte e si attua nella comunicazione che la Parola di Dio innesca nella vita dei giovani.
Il progetto deve prevedere una preparazione più definita e esperienze più coinvolgenti: settimane di studio, semplici corsi di primo approccio, pellegrinaggi in Terra Santa…

4. Sostenere scelte consistenti di servizio alla Parola attraverso strumenti efficaci: sussidi, stage, scuole per operatori mettendo in rete ciò che già esiste.

5. Attuare esperienze esplicite di dialogo con la Parola. Cfr. Nota su la catechesi e il catechismo dei giovani.

6. Se ci si può esprimere con uno slogan: Paro
la per tutti e sacramenti per qualcuno (per chi li richiede e ne è preparato) anziché sacramenti per tutti (solo per tradizione o socializzazione religiosa) e Parola per qualcuno. La Parola di Dio deve entrare nel mondo dei giovani come fatto costitutivo del loro essere credenti.




Don Domenico Sigalini