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Parola di Dio,orizzonte e forza per la vita del cristiano

Servizio Nazionale per la pastorale giovanile

che l´uomo v
iva" e opera perché questo giudizio di salvezza sia efficace e cioè conduca effettivamente l´uomo verso un´esistenza non effimera e non inferma, un´esistenza che vinca la sfida contro il tempo e contro la debolezza. Si può dire che Dio progetta la partecipazione dell´uomo a quella pienezza di vita che Dio stesso possiede.
4.1.1 Tutto il significato dell´AT è la narrazione di come Dio è venuto in cerca dell´uomo spinto dal desiderio di comunicare all´uomo la sua stessa vita. Gn 1-11 presenta un mosaico della condizione umana descritta sotto la maledizione del peccato e della morte e Gn 12ss dice come Dio ha immaginato e attuato un cammino che partendo da questa condizione dell´uomo, lo conduca fino alla pienezza della vita: Gn 12,1-4. Centrale in questo testo è il termine ´benedizione´ che esprime la pienezza della vita. Dio promette la benedizione e cioè promette ad Abramo la pienezza della vita; la condizione è che Abramo lasci la sua terra (cioè la condizione di vita in cui si trova) per andare verso la terra che Lui, Dio, gli mostrerà; si tratta di passare da un progetto autocostruito di vita a un´esistenza ricevuta da Dio in dono e da Lui guidata. Inizia allora un cammino che condurrà l´uomo a partecipare alla vita di Dio. Non è cammino facile perché Dio sta al di sopra dell´uomo e con difficoltà l´uomo accetta di lasciarsi condurre da Dio verso Dio; vorrebbe piuttosto, l´uomo, farsi Dio da sé secondo i propri progetti. Sarebbe stupendo cercare di vedere concretamente, nella storia biblica, come il cammino dell´uomo, guidato e corretto da Dio, si svolge nel tempo. Come, per esempio, Abramo cerchi invano le sue strade per realizzare la promessa di Dio e venga pian piano condotto da Dio ad abbracciare, invece, la volontà di Lui.

La bibbia offre i parametri per valutare l´esperienza umana...
4.1.2 Tutta la storia d´Israele manifesta l´aspetto drammatico di questa avventura. All´origine sta la ´liberazione´ dall´Egitto, cioè l´intervento fondatore di Dio che
gratuitamente fa di Israele un popolo libero. Non sono i meriti d´Israele che gli guadagnano la sua uscita dall´Egitto, ma solo la sovrana e benevola volontà libera di Dio. Al popolo liberato Dio offre una relazione speciale di amicizia in quella che viene chiamata l´alleanza e che costituisce un elemento tipico della visione biblica dell´uomo. In realtà vivere all´altezza dell´alleanza pare impossibile all´uomo. I profeti se ne sono accorti e lo hanno denunciato più volte (Osea, ad esempio, o Geremia). Sembra che Dio debba essere, allora, non solo uno dei partner dell´alleanza, ma anche il sostegno dell´altro partner. Dio fa la sua parte con la promessa e la fedeltà; ma sembra che Dio debba fare anche la parte d´Israele, perlomeno donando a Israele il suo Spirito perché Israele possa rispondere a Dio con fedeltà (Os 2). Si tratta, infatti, di guarire l´infedeltà del popolo, un´infedeltà così radicata da apparire una pelle, da potere essere fatta risalire al concepimento stesso dell´uomo. Possiamo riassumere questa percezione nel testo decisivo di Ez 36. Si capisce, allora, il senso dell´Incarnazione. Da una parte nel Verbo di Dio che si fa carne viene portata a perfezione la rivelazione dell´amore di Dio; dall´altra nella carne umana del Verbo viene offerta a Dio una risposta pienamente umana che risponde correttamente all´amore di Dio. Nel complesso la Bibbia offre così una serie di parametri a partire dai quali leggere e valutare il senso dell´esistenza umana: creazione, elezione, alleanza, peccato, perdono, liberazione, redenzione, riconciliazione, giustificazione sono tanti concetti che insieme esprimono la base su cui Dio ha liberamente collocato l´esistenza dell´uomo e da cui l´uomo può e deve partire per il suo cammino verso la pienezza della vita.

Offre una prospettiva aperta sul futuro
4.2.0 Dall´altro lato, la Bibbia offre una prospettiva aperta sul futuro dell´uomo, sulla sua speranza. L´uomo non può vivere senza speranze se non rinunciando a pens
are, a progettare, a integrare la dimensione del futuro nei suoi pensieri e nei suoi desideri. L´uomo non è mai semplicemente quello che è ma anche quello che ´si fa´ secondo una dinamica di desiderio e di realtà. D´altra parte le promesse di Dio superano, per definizione, tutte le realizzazioni intramondane.

Verso i cieli nuovi e la terra nuova
4.2.1 Quando Dio ha promesso ad Abramo la benedizione, gli ha promesso cose molto concrete: una discendenza, dei greggi, una vita lunga… e tuttavia queste realizzazioni non esauriscono la promessa di Dio; sono, sì, delle benedizioni, ma non ´la´ benedizione. Una volta che Abramo ha raggiunto la terra, deve ancora camminare alla ricerca della città dalle solide fondamenta di cui architetto e costruttore è Dio stesso (Ebr 11, ); una volta che Abramo ha avuto un figlio, deve ancora offrirlo e riceverlo non solo come frutto della potenza umana ma come dono della grazia di Dio; e così via. Per questo il cammino dell´uomo non ha fine. La promessa di Dio è un comando dato alla storia perché la storia benedica l´uomo. E tuttavia la storia non riesce mai ad esaurire la promessa di Dio. Per questo ogni volta si riparte daccapo; verso dove? Verso la terra promessa; verso Dio, bisogna arrivare a dire. Verso i cieli nuovi e la terra nuova, dice l´Apocalisse (Apc 21,1-5). Dove il termine più importante è proprio quel ´nuovo´ che dice la qualità escatologica, ultima del dono di Dio. L´ordine mondano può bene riformarsi e diventare nuovo; ma lo rimane per qualche tempo, poi ogni novità esaltante diventa assuefazione stanca e dev´essere, a sua volta, superata. Ma quello che Dio compie rimane nuovo per sempre così come Lui, l´antico di giorni, è e rimane sempre nuovo. Di fatto, al centro di questo progetto divino sta il compimento del sogno dell´alleanza: "Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il ´Dio-con-loro´." Da questo legame scaturiscono tutti gli altri effetti meravigliosi che culminano nell´eliminazio
ne della morte. La pienezza dell´alleanza - della comunione con Dio - comporta la partecipazione dell´uomo alla vita stessa di Dio. Si capisce che questo è nello stesso tempo l´intento, lo scopo dell´incarnazione: Dio si è fatto partecipe della natura dell´uomo perché l´uomo potesse diventare partecipe della natura di Dio: Gal 4,4.
Il progetto di Dio: introdurre la debolezza della condizione umana dentro la perfezione della natura divina
4.2.2 Il significato di questo progetto è espresso magnificamente nella prima lettera ai Corinzi dove san Paolo affronta la difficoltà dei Corinzi a proposito della resurrezione dei morti. Trattando il tema del corpo con cui i morti risorgono l´apostolo scrive: 1Cor 15,35ss. Così commenta un teologo: L. Sartori, Credere Oggi, 45/56-58. Si tratta del compimento di un processo che attraverso la fede inizia già ora. 2Cor 3,18. E´ importante renderci conto che non si tratta di prolungare la durata della vita umana, ma di introdurre questa stessa vita in una dimensione nuova e diversa: quella della vita di Dio. Non per nulla san Pietro scrive, con un´espressione sorprendente che Dio "ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza." (2Pt 1,4) Mi fermo un attimo su tutto questo: il progetto di Dio appare dunque essere quello di introdurre la debolezza della condizione umana dentro la perfezione della natura divina. E´ quello che è avvenuto nella morte e resurrezione di Gesù. Gesù è partecipe della natura umana; la sua vita è fatta degli stessi nostri elementi chimici (carbonio e idrogeno, ossigeno e zolfo e azoto), delle stesse nostre esperienze psicologiche (sentimenti ed emozioni, immagini e paure e desideri), della stessa condizione umana (nascita, crescita, lavoro, amore, sofferenza e morte). Ebbene, tutto questo materiale pienamente umano è stato introdotto, con la resu
rrezione, nel mistero di Dio, è diventato eterno. Questo è il sorprendente contenuto dell´annuncio pasquale. Non tutto, del nostro mondo, è destinato alla morte. Qualcosa ha sciolto le catene della morte: "il laccio si è spezzato e noi siamo scampati." Ora, quanto è avvenuto in Gesù sta davanti a noi come promessa e garanzia: anche a noi è possibile entrare nella gloria della resurrezione. Anzi, è proprio questo il progetto di Dio su di noi: "a questo siete stati chiamati, per ricevere in eredità la vita eterna."

Come avviene che la nostra condizione mondana possa divenire partecipe della condizione divina?
4.3.0 Rimane l´ultima riflessione: come avviene che la nostra condizione mondana possa divenire partecipe della condizione divina? Quale tipo di trasformazione siamo chiamati a vivere? Attraverso quale strada si può giungere a un tale traguardo? Non c´è dubbio: la strada può essere solo quella della grazia; il traguardo può solo essere donato da Dio alla creatura. E tuttavia c´è una via, un itinerario che conduce da questo mondo a Dio.

1. La via dell´obbedienza
Ne trovo una prima indicazione nella lettera agli Ebrei dove si legge (Ebr 5,6-8). La via è dunque quella dell´obbedienza. Anche Adamo aveva cercato una via per uscire dalla condizione di miseria dell´uomo e aveva pensato di poterla trovare nell´autosufficienza. In realtà la via dell´autoaffermazione ha condotto Adamo non vicino a Dio ma lontano; lo ha chiuso ermeticamente dentro alla sua condizione di debolezza. Gesù ha scelto una via diversa: ha ´imparato l´obbedienza´ e ha condotto la sua obbedienza fino a ´diventare perfetto´, cioè fino a fare della sua stessa vita una scelta di obbedienza. In questo modo egli "è diventato causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono": coloro che obbediscono a Gesù, e cioè vivono in modo da piacere a lui, obbediscono, attraverso di Lui, a Dio stesso e quindi entrano nella comunione di vita con Dio. Risuscitando Gesù dai morti, il Padre ha es
audito Gesù che gli aveva chiesto esattamente questo; ora, egli risusciterà con Gesù anche coloro che a Gesù obbediscono; cfr Fil 2,6-11.

2. Il cammino dell´amore
Una seconda indicazione preziosa la troviamo nel vangelo di Giovanni dove, all´inizio della narrazione della passione, Giovanni scrive: Gv 13,1. Si tratta esattamente di ´passare da questo mondo al Padre´; e qual è la via? "Avendo amato… amò fino alla fine." Vorrei si comprendesse bene. Il mistero di Dio quale risulta dalla rivelazione biblica è essenzialmente il mistero di un amore creativo, redentore, illuminante che trasfigura il mondo e l´uomo; è il mistero di un amore oblativo che non si ripiega sui se stesso alla ricerca della propria affermazione ma che esiste nell´atto stesso del donarsi. Per questo il cammino verso Dio non è altro che il cammino dell´amore; ma non di un amore creato dall´uomo in se stesso (qualcosa che tenderebbe a farlo autosufficiente); piuttosto di un amore donato e che suscita il dono. Per questo secondo san Paolo l´amore è l´unica realtà che resterà anche al di là della morte quando tutto quanto è mondano viene proclamato nella sua radicale insufficienza e quindi lascia posto a Dio scomparendo (così è detto della scienza, del dono delle lingue, della profezia); per lo stesso motivo san Giovanni scrive che, a motivo della rivelazione dell´amore "le tenebre stanno diradandosi e la luce vera già risplende"(1Gv 2,8); se perciò amiamo i fratelli "siamo passati dalla morte alla vita" (1Gv 3,14), siamo cioè passati da un´esistenza segnata irrimediabilmente dalla morte a un´esistenza trasformata pienamente dalla vita di Dio.

Dall´autosufficienza alla fede che opera attraverso la carità
4.3.3 Possiamo descrivere questo cammino in vari modi: dall´autosufficienza alla fede che opera attraverso la carità. L´autosufficienza è l´atteggiamento di chi pone la sua vita come bastante a se stessa, non bisognosa di fondamento. Credere, al contrario, significa cercare il proprio fondam
ento, la propria base nel dono che ci è fatto da Dio. Credere è appoggiare la propria vita sulla volontà di Dio che noi viviamo: "vattene dalla tua terra verso la terra che io ti mostrerò." In questo spostamento di origine è implicito uno spostamento di qualità: il passaggio da un´esistenza vissuta per se stessi a un´esistenza donata per gli altri. E´ sempre san Giovanni che scrive: "Da questo abbiamo conosciuto l´amore: Egli ha dato la sua vita per noi [e s´intende: se egli ha dato la sua vita per noi vuol dire che la nostra vita dipende dal suo dono]; quindi noi dobbiamo dare la vita per i fratelli." (1Gv 3,16) La vita che ci troviamo a vivere è essenzialmente una vita che abbiamo ricevuto in dono; non possiamo farla nostra in modo assoluto senza deformarla e senza distruggerne la qualità. Solo quando doniamo quanto abbiamo ricevuto quello che abbiamo ricevuto viene confermato nella sua qualità di esistenza donata e viene, in questo modo, fatto realmente nostro. Insomma: la vita che Dio ci dona diventa realmente nostra solo quando noi la doniamo. In questo sta il cammino decisivo della nostra esistenza sulla terra, la vocazione più profonda e radicale che ha in Gesù la sua realizzazione e il suo motivo.

Che cosa possiamo e dobbiamo cercare nella Bibbia?
5.0 Ciò detto, possiamo rispondere alla domanda: che cosa possiamo e dobbiamo cercare nella Bibbia? Diciamo subito: non un manuale che risponda tecnicamente alle diverse richieste che ci si presentano. Certo, la Bibbia contiene affermazioni e indicazioni che possono illuminare e dirigere la nostra vita. Ma non è un manuale da consultare per trovare il suggerimento utile in ogni circostanza. Nemmeno la Bibbia è una raccolta di buoni esempi. Molte cose, nella Bibbia, non sono ´esemplari´, non sono cioè da imitare. C´è, nella Bibbia, quello che costituisce il materiale concreto dell´esperienza umana; per questo ci sono cose belle e cose brutte, gesti ammirevoli per generosità e gesti esecrabili per egoismo. Il pr
oblema non è tenere i primi e cancellare i secondi; ma è cercare di vedere come l´esperienza umana, che contiene gli uni e gli altri, possa essere diretta verso la comunione con Dio. Nemmeno nella Bibbia si debbono cercare le verità della fede espresse con chiarezza e coerenza. Certo, la Bibbia è il fondamento di tutto quello che la Chiesa crede; e tuttavia il testo biblico conserva le tracce di quel lungo e faticoso e tortuoso cammino che la coscienza d´Israele e della Chiesa hanno dovuto percorrere per giungere alla chiarezza delle professioni di fede.

un´interpretazione dell´esistenza del mondo e dell´uomo
5.1 Quello che dobbiamo cercare nella Bibbia è altra cosa. E´, anzitutto, un´interpretazione dell´esistenza del mondo e dell´uomo che ci permetta di leggere ogni avvenimento entro un contesto di relazione globale; insomma la Bibbia ci fornisce un orizzonte che permetta all´uomo di orientarsi nelle decisioni fondamentali della sua vita. L´orizzonte è una linea che l´uomo non raggiunge mai, ma che gli permette in ogni momento di definire la posizione sua e delle cose attorno a lui. Senza orizzonte la percezione dei luoghi diventa frammentaria e diventa difficile prendere una direzione coerente e costante; capita facilmente di ritornare su se stessi, di perdersi in labirinti senza fine, di trasformare un pellegrinaggio in un vagabondare senza meta. La conoscenza delle Scritture è, da questo punto di vista, illuminante. Quando Gesù, nel contesto della festa delle capanne, proclama: "Io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8,12) risponde in questo modo al bisogno di luce che accompagna da sempre l´esistenza dell´uomo. Si pensi alle grande domande: "chi sono? Da dove vengo? Che senso ha la vita? e la sofferenza? E la morte? Cosa debbo pensare degli altri? E come rapportarmi con loro?" Domande che le scienze metodologicamente escludono dalla loro ricerca e che la filosofia affronta oggi solo a malincuor
e per arrivare

Mons.Luciano Monari,vescovo di Piacenza