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Parte I. Itinerario Liturgico-pastorale

Ufficio Liturgico Nazionale

12 marzo 2000

I domenica di Quaresima
"Io stabilisco la mia alleanza con voi"

Letture bibliche
(Anno B)

Gn 9,8-15
Sal 24
1 Pt 3,18-22
Mc 1, 12-15



In ascolto della Parola

Prima lettura

Dopo il racconto della creazione e del peccato dell´uomo, lo scritto di Genesi affronta il progressivo decadimento dell´uomo, nello smarrimento del senso. Il crescendo del peccato non riguarda i rapporti interpersonali, come mostra chiaramente Gn 6,13: "E venuta la fine per ogni uomo, perché la terra per causa loro è piena d´ogni violenza (hamas)".
Questo però non induce lo scrittore biblico al pessimismo, perché egli è certo che, nonostante il male dell´uomo, Dio persiste nella sua volontà di bene, nella sua decisione di salvare l´uomo. Ecco allora qui una delle tappe nelle quali Dio si rivela progressivamente come il Dio che vuol essere con l´uomo, che vuol essere alleato dell´uomo.
Il patto che Dio stringe con Noè è stretto con tutta l´umanità e con ogni vivente. E il suo segno è l´arcobaleno. E un´alleanza che si esprime mediante un segnale della natura, inteso come positivo per l´uomo. L´arcobaleno indica forse Dio, il guerriero, che depone il suo arco e non intende colpire l´uomo con le sue frecce mortali. Per altri esegeti l´espressione "dare il mio arco" potrebbe però anche significare un segno di combattimento, in questo caso, verso la potenza che minaccia la vita; sarebbe allora la forza di Dio contro la forza del caos di morte. L´arcobaleno ricorda all´uomo questa potente regalità di Dio sull´uomo. Ebbene questa regalità e dominio di Dio rinnovano mediante l´Alleanza la benedizione sull´umanità, dopo il caos prodotto dal peccato umano. Ci sarà quindi ancora il peccato e le sue conseguenze che destabilizzeranno la creazione, come sembrerebbe indicare la dieta carnivora, che viene qui legittimata e che indica un mondo segnato dalla violenza. In questo peccato però vincerà la misericordia salvante di Dio.
Il mondo e l´umanità stanno sotto


questa incondizionata volontà di salvezza.
Ecco allora che l´Alleanza con Noè è detta "eterna". Tale eternità è fondata sulla Parola di Dio, che è indefettibile ed efficace. E questa "parola" la vera protagonista del brano.
Ogni alleanza ha anche il dispositivo di una legge. Ebbene, qui la legge è il comandamento fondamentale del rispetto della vita. La vita, è per questa cultura arcaica, significata nel "sangue"; il divieto di prender cibo con del sangue, non è il senso vero del comandamento, ma un rito che indica il significato profondo del comandamento: Dio si impegna con l´uomo e custodisce la vita dell´uomo, così l´uomo dovrà essere il "custode della vita di suo fratello", dell´altro uomo.
E importante notare il significato profondo di questo episodio, che segue il racconto del diluvio. Di fronte al timore del degrado del vivere sociale e delle catastrofi naturali, l´uomo viene invitato e rassicurato a non temere, perché àncora di speranza è la parola di Dio, che si è impegnato verso la vita di ogni vivente, e dell´umanità intera.
E questo impegno di Dio a determinare ultimamente il cammino della storia, e non il peccato dell´uomo che Dio ha messo in conto: "non maledirò più il suolo a causa dell´uomo, perché l´istinto del cuore umano è incline al male, fin dall´adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto" (Gn 8,21).


Seconda lettura

Il brano di 1 Pt che oggi la liturgia ci propone contiene due temi strettamente collegati tra loro, quello cristologico e quello battesimale.
Tutta la lettera viene da molti ritenuta un documento legato al contesto battesimale, o perché può essere derivata da una omelia battesimale o almeno perché riflette la catechesi battesimale della Chiesa primitiva.
Non ci si stupisce perciò di trovare nel nostro brano lo schema di una primitiva confessione di fede.
Ci soffermiamo qui soltanto sul tema battesimale.
Dall´immagine del diluvio, immagine di per sé drammatica e evocatrice di morte, il discor
so
s
i sposta sul battesimo, attraverso una lettura tipologica del tema dell´acqua. Il simbolismo dell´acqua, estremamente ricco, richiama la figura della potenza divina che attraverso l´acqua può operare la condanna o la salvezza, come avvenne al Mar Rosso. Le acque del diluvio "piombarono su un mondo di empi" e lo sommersero (2 Pt 2,5; 3,6); ma da quella medesima acqua si salvò il piccolo seme della nuova umanità rigenerata, gli otto membri della famiglia di Noè. Anche la strana menzione del numero otto può alludere alla salvezza ottenuta grazie alla risurrezione di Gesù nel giorno ottavo e al Battesimo che veniva celebrato nel giorno della risurrezione.
Ne risulta comunque una breve, ma efficacissima catechesi battesimale. Nel contesto della storia della salvezza, che Pietro evoca a partire da Noè fino a Gesù, si colloca anche la vicenda di ogni cristiano che con il battesimo ottiene la grazia di Cristo. Il Battesimo non opera una trasformazione esteriore, bensì la rinascita interiore dell´uomo in Cristo.
Nella descrizione degli effetti del Battesimo non si fa menzione della formula tradizionale ("Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"), ma lo si definisce come invocazione rivolta a Dio. Nel Battesimo il nome di Dio Trinità viene invocato sul neofita e il neofita stesso invoca questo nome, aprendosi ai doni della grazia.
Ora ciò che la traduzione italiana rende con "invocazione rivolta a Dio da parte di una buona coscienza", potrebbe altrettanto bene, e forse meglio, essere inteso così: il Battesimo è richiesta fatta a Dio perché ci doni una buona coscienza. La buona coscienza in tal caso non è pensata come una realtà che l´uomo peccatore possiede da sé, ma è il battesimo stesso che ce la dona. Dio ci dona un profondo cambiamento interiore che rende realmente possibile anche una condotta integra, secondo una coscienza retta.


Vangelo

Nel commento di questo brano ci limitiamo alla lettura dei versetti riguardanti le tentazioni di Gesù
. I
vang
eli sinottici concordano nel segnalare un periodo di prova particolare, alla quale Gesù fu sottoposto, per volere di Dio, dopo il suo battesimo.
Certamente la tentazione, la prova a cui Gesù fu sottoposto, non riguardò solo il periodo iniziale della sua vita, ma lo accompagnerà anche in tutti gli anni della sua vita pubblica, sotto la forma delle "suggestioni" di un messianismo facile, politico. Questa tentazione-prova diventerà poi violenta, parossistica, negli ultimi giorni, quando Gesù dovrà incamminarsi nell´accettazione della volontà del Padre, sulla via della croce. Mai però Gesù abbandonerà la fedeltà al Padre, e ne uscirà vittorioso.
Nel leggere il nostro testo bisogna poi evitare di lasciarsi condizionare eccessivamente dai paralleli sinottici (Mt 4,1-11; Lc 4,1-13), ma si deve innanzitutto interpretare il testo di Marco nella sua originalità.
L´esperienza del battesimo di Gesù fu, a quanto fa capire Marco, un evento determinante per la sua vita perché ivi esperimentò la sua vocazione, la sua missione da parte di Dio verso il popolo, perché viene per così dire "afferrato dallo Spirito". Il fatto che Gesù - secondo il racconto di Marco - sia straordinariamente passivo e che vi sia tanto mondo "extra-umano" ci suggerisce come siamo di fronte a un´esperienza di profondità abissale, che ci rimane in gran parte inaccessibile. Ci è invece accessibile la seguente constatazione: da questo momento inizia una tappa assolutamente nuova nella vita di Gesù, che prima della sua entrata in scena è per Marco, per così dire, "forestiero". Ogni vocazione implica anche una accettazione della missione ad essa collegata, e questo ci sembra essere il senso di questo misterioso episodio.
Il racconto di Marco è mirabile per la sua concisione e per il collegamento immediato di tante entità contrarie. Il racconto di Marco non fa una parola sul contenuto della tentazione. Dobbiamo osservare come il linguaggio del racconto non è affatto descrittivo e che le varie ´azi
oni´ d
escrit
te non sono successive, ma ´contemporanee´. Questo deve sottrarre il lettore alla tentazione di ´cosificare´ il messaggio del brano.
Anzitutto, dall´analisi del testo, si vede come è lo Spirito che spinge Gesù nel deserto. E lo stesso Spirito che viene manifestato su Gesù nel battesimo e che ora mette in moto l´azione, quasi a dirci che la prova (= tentazione) non si sottrae al sovrano piano di Dio. Lo Spirito spinge Gesù nel deserto, che nella mentalità dell´epoca era la sede dei demoni. Il deserto fornisce lo scenario per la lotta ingaggiata da Gesù contro le forze del male, ma per il mondo biblico è anche il luogo della vicinanza di Dio (cfr Os. 2,16).
I profeti Amos e Osea (Am 5,25; Os 2,16 e 12,10) avevano parlato del deserto come il luogo della tentazione, ma anche del dolcissimo fidanzamento con Dio del popolo Israele. Il deserto è anche un tempo, simboleggiato dalla cifra teologica dei 40 giorni, e precisamente il tempo della prova della fede, ma anche della consolazione. Ora, Gesù viene provato, come il popolo d´Israele e come ogni credente, ma contrariamente ad Israele ne esce vincitore, senza avere messo alla prova Dio. Nella prova di Gesù c´è un implicito riferimento al popolo nel deserto e si ribadisce così la portata per il popolo della missione di Gesù.
Nella seconda parte del v. 13 leggiamo che "stava con le fiere e gli angeli lo servivano". Lo stare con le fiere e il venire servito dagli angeli potrebbero apparire due realtà antitetiche, una esprimente paura e disperazione e l´altra invece gioia e speranza. Ma è possibile anche un´altra lettura; confrontando questo passo con Gn 2 e Is 11,6-9 oltre che con alcuni testi giudaici, si potrebbe pensare che Marco presenti Gesù come Adamo che nel paradiso terrestre sta in compagnia e armonia con gli animali. Lo "stare con le fiere" risulta perciò complementare al servizio angelico: ritorna il paradiso, incomincia il tempo messianico della salvezza.