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Eucaristia e Mistero della Trinità

Ufficio Liturgico Nazionale

Gesù di Nazaret, la Parola di Dio che si è fatta uomo, è il Figlio del Padre generato prima di tutti i secoli. In Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, il Dio trinitario fa esperienza della carne fino alla morte di croce e la carne conosce in se stessa e manifesta oltre se stessa il Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Crocifisso siede alla destra del Padre, e il Risorto mangia con i suoi. Nell´Eucaristia la grazia di Dio che scende sull´uomo e il grazie dell´uomo che sale a Dio assumono una evidenza che è tanto profonda da assumere i simboli più originari della vita dell´uomo, come il mangiare, l´amare e il morire, per viverli fino in fondo e farne perciò l´espressione definitiva di una esperienza trinitaria.
L´eucaristia è perciò l´esperienza più profonda e l´espressione più alta della fede cristiana, culmine e fonte di tutte le forme di presenza e di relazione con il mistero della Trinità. E azione di grazie e di lode al Padre, memoriale del sacrificio del Cristo e del suo Corpo, la Chiesa, presenza del Cristo operata dalla potenza della Parola e dello Spirito Santo.


A te, Dio Padre

Per la prima volta dopo il Battesimo e la Confermazione e poi per sempre nella sua vita storica, il cristiano nell´Eucaristia può rivolgere pienamente a Dio Padre il suo grazie e la sua lode. E si rivolge al Padre "per Cristo nello Spirito". L´spressione di questo grazie, nella Parola, intorno ai doni, nella comunione è una esperienza indimenticabile, che risponde però ad una "abitudine alla preghiera": l´Eucaristia raccoglie tutte le forme di preghiera cristiana, le acutizza, le purifica, le orienta, le essenzializza, ma non le può sostituire. Questo rapporto con la Trinità è dunque espresso in pienezza dalla Eucaristia, ma in modo tale da riassumere, riprendere e portare a compimento tutti quei frammenti di vita trinitaria di cui l´esistenza feriale è scrigno e immagine, specchio e crogiuolo. Una vita che sappia effettivamente lasciarsi interrompere e intercettare dall´atto



del pregare si dispone così alla soglia eucaristica come sulla porta della dimora stabile del Dio uno e trino, del Padre del nostro Signore Gesù Cristo che ci ha donato il suo Spirito. Questo Dio abita il ringraziamento della cena, nel quale la morte del Corpo spezzato e offerto diviene simbolo efficace dell´"amore fino alla fine", ossia di una vita d´amore.


Per Cristo, nostro Signore

Venendo dal Padre e tornando al Padre, attraverso la carne, il Signore Gesù mostra e realizza il cammino di ogni uomo e di ogni donna, i quali possono dire grazie al Padre solo "per Cristo, con Cristo e in Cristo": per la sua mediazione che salva, essi possono fondarsi sulla sua compagnia che è fedele per sempre e realizzare la loro identificazione con lui: "Io in voi e voi in me". Il pregare cristiano nella Eucaristia è segnato da una compagnia che è autorevolezza, presenza, garanzia, dono, rappresentanza. Per questo il grazie che il cristiano rivolge al Padre può essere detto soltanto "nel suo Figlio": la vita del Figlio, che si è spinta fino alla morte di croce, è questo "fare la volontà del Padre" che è divenuta simbolica e rituale nella cena, sua ultima, e poi nelle prime cene della comunità. In esse il gesto di "quella notte" diviene il passaggio dalla preghiera (che rimane centrale al loro interno) alla offerta della vita stessa, alla vita come preghiera. L´Eucaristia è perciò la soglia delicata - per questo strutturata mediante "ritus et preces" - che getta un ponte sottile, ma solido e resistente, tra preghiera e vita, affinché ciò che Cristo ha realizzato in lui per noi, possa "per Cristo" accadere qui ed ora di noi, e così renderci disponibili ad "essere ciò che vediamo e a diventare ciò che siamo" (Agostino).


Nello Spirito Santo

Il Dio creatore di tutte le cose, Gesù di Nazaret, Figlio e Parola di Dio, e i cristiani qui ed ora radunati in assemblea: questi tre soggetti rimarrebbero ancora troppo distanti tra loro, anche nella stessa Eucaristia, se non
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sse lo Spirito che il Padre invia sul Figlio, che il Figlio dona alla sua Chiesa e che nella messa scende sulle offerte e sulla comunità radunata in preghiera. Quello Spirito, già presente ed operante nella ispirazione delle parole della Scrittura, e nella ispirazione delle vite dei battezzati, è il rapporto tra Padre e Figlio, l´amore del Padre per il Figlio e del Figlio per la Chiesa, che è personalmente presente proprio in quanto Spirito, per sancire la definitività e la universalità di ciò che è accaduto una volta per tutte in Gesù di Nazaret: lo Spirito Santo è questo "una volta per tutte" della vittoria della vita sulla morte, dell´amore sull´odio, della comunione sulla divisione, che la cena annuncia ritualmente, rinviando alla Croce e che la Croce realizza storicamente, ma lasciandosi interpretare appieno solo dalla cena. E "nello Spirito" che possiamo dire Abbà, è solo per mezzo del Cristo che ci ha donato il suo Spirito che possiamo rivolgerci a Dio come Padre, per il nostro grazie e a sua lode e gloria.


"In Lui le nostre voci e le Sue voci in noi"

Nell´Eucaristia la preghiera della Chiesa si fa ascolto e parola, promessa del dono e sua recezione, attesa e compimento, supplica e lode, già e non ancora. La tensione è allentata dalla azione, dal fatto che la preghiera non è solo parola, ma parola-azione, azione rituale che avviene "per ritus et preces". L´amare, il mangiare, il morire divengono i confini attraverso i quali Dio incontra l´uomo e l´uomo si lascia sorprendere da Dio. Tali confini sono già stati varcati da Gesù e in lui definitivamente liberati persino dalle sentinelle di guardia. Sulla bocca di Gesù sentiamo perciò risuonare tutte le nostre parole, ed è lui che celebra la nostra Eucaristia e in molti modi la sua presenza è attestata e sperimentata al suo interno. Sulla sua bocca la parola definitiva di Dio Padre ci raggiunge nello Spirito. Ma anche sulla nostra bocca sentiamo risuonare le sue parole, nel nostro mangiare in
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amo il suo e nostro morire per tutti, nel nostro amare scopriamo il suo e nostro vivere per Dio e per il prossimo: ossia un modo di vivere che è nello stesso tempo in vista e in grazia di Dio, in vista e in grazia del prossimo. Il Pane di vita e il Calice della salvezza realizzano sempre questo incontro, tra la sua parola che promette e la nostra voce che chiede, tra la sua parola di gloria e la nostra voce di lode. Ciò che l´Eucaristia mette in luce in modo più esplicito di ogni altra preghiera è quindi il fatto che questo rapporto, tra noi e Dio, è sempre rapporto "a tre" o "a quattro", e mai semplicemente rapporto "a due".