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Saluto ai convegnisti


Ufficio Catechistico Nazionale - Notiziario UCN


Saluto ai Convegnisti



Mons. TOMMASO STENICO,
della Congregazione per il Clero


Un saluto di cuore dal Prefetto della Congregazione per il Clero, il Cardinale Castrillon, dal Segretario e da tutti gli officiali. La Congregazione ha guardato e guarda con particolare affetto e simpatia il lavoro duro, silenzioso, di molti operatori della catechesi in Italia e constata il risultato di qualità e anche di quantità che non ci lascia indifferenti.
Un dato: dopo la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, l’Italia è l’unica nazione al mondo che ha compiuto la pubblicazione dei catechismi nazionali. Questo impegno è stato apprezzato molto dalla Congregazione.
Ora la chiesa italiana si interroga su un tema di straordinaria importanza e significato: la formazione dei catechisti. Non entro nel merito della questione, ma riferisco ciò che stiamo costatando dal punto di osservazione della Congregazione e, in particolare, quali siano i punti da privilegiare per una proficua formazione dei catechisti. Si tratta pertanto di alcune suggestioni in vista della riflessione di questi giorni; altri meglio di me entreranno nel vivo della questione e sapranno offrire considerazioni più opportune per la riflessione e la prassi.
Certamente la formazione dei catechisti merita una attenzione particolarissima. Alla luce del Direttorio generale per la catechesi, mi pare che possano emergere queste considerazioni. Una formazione per catechisti suppone la formazione della comunità (cf. DGC n. 246ss.). La comunicazione della fede è propria della Chiesa. La Chiesa vive della Parola - direbbe Evangelii nuntiandi -, essa esiste per evangelizzare e l’evangelizzazione necessita di evangelizzatori preparati. Occorre pertanto prima di tutto formare la comunità perché essa sia persuasa che deve alimentare costantemente la vocazione ecclesiale dei catechisti, tenendo viva in essi la coscienza di essere mandati dalla propria Chiesa (cf. DGC n. 247). Se i catechisti non nascono da
lla comunità è difficile che poi si inseriscano in essa e che la comunità ne comprenda la valenza ed il valore. E’ nella comunità che il catechista fa esperienza della Chiesa e della propria fede, ne prende coscienza, si confronta con il dato rivelato e riprogetta quanto maturato.
Il Direttorio afferma ancora che la maturazione della fede dei propri catechisti viene attraverso la via ordinaria con cui la comunità cristiana educa nella fede i propri operatori pastorali e i laici più impegnati. In questo contesto una importanza straordinaria assume la formazione dei presbiteri. Non c’è né formazione della comunità né tanto meno formazione di catechisti se non abbiamo preti convinti e formati. Nel compito di assicurare la progressiva maturazione dei catechisti come credenti e testimoni la figura del sacerdote è fondamentale (DGC n. 246). Questo suppone davvero l’assunzione di responsabilità in ordine al concetto di catechesi. Fare catechesi non è solo fare catechismo e la catechesi non è la "cenerentola" delle discipline teologiche: essa è l’arte del dire la fede. Occorre che i presbiteri siano consapevoli di tutto ciò, nutrano amore e sollecitudine per la catechesi e si aggiornino permanentemente. E’ auspicabile che nei corsi base, nei corsi istituzionali, sia dei seminari che delle facoltà, ci sia il corso di catechetica fondamentale. Attualmente ciò non si verifica sempre, come nel caso dei corsi istituzionali delle facoltà di Roma. Dice il Papa in Catechesi Tradendae, «mantengano nella propria chiesa un’autentica passione per la catechesi, una passione che si incarni in una organizzazione adeguata ed efficace, che metta in opera le persone, i mezzi, gli strumenti come pure tutte le risorse economiche necessarie» (n. 63). Ancora in Catechesi Tradendae Giovanni Paolo II dice: «Voi ministri di Gesù Cristo ve ne supplico con tutte le mie forze, non permettete mai che per mancanza di zelo o in conseguenza di qualche malaugurata idea preconcetta, i fedeli restino pr
ivi della catechesi» (n. 64). Io aggiungo, anche a causa di catechisti insufficientemente preparati. Il Direttorio illustra nei numeri 224 e 225 l’opera del presbitero in questo settore che è di una ricchezza incomparabile.
Ma il prete non può fare tutto e accanto al presbitero, in vista della formazione dei catechisti, occorre pensare seriamente a una formazione di formatori. E’ vero che l’anima della formazione dei catechisti è il presbitero, tuttavia egli ha bisogno di essere sostenuto dalla collaborazione fattiva di una équipe di formatori che lo coadiuvino in quanto la formazione del catechista suppone una scuola, un itinerario articolato, complesso e complessivo.
Per quanto riguarda la formazione dei catechisti, il direttorio parla di scuole parrocchiali, di scuole di base ecc. Cosa si fa, come si fa, qual è il modello? Voi comprendete che evidentemente questo discorso ha bisogno di un approfondimento costante, di un approfondimento sollecito.
Chiudo con un sogno: come per il rinnovamento della Chiesa e per la formazione dei preti il Concilio di Trento ha inventato i seminari quale frutto dello Spirito, così, come frutto e prodotto del Concilio Ecumenico Vaticano II nasca ancora qualcosa, penso ad esempio a una rivisitazione degli Istituti di Scienze Religiose, una specie di "seminario" per la formazione degli operatori della pastorale e in specie per i catechisti.