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Dall’U.C.E.I. alla Migrantes (S.Ridolfi)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/12


Le vicende dell’UCEI - Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana - (1° gennaio 1965) e della Migrantes (16 ottobre 1987) sono l’espressione dell’attenzione della Chiesa italiana per le problematiche delle sue migrazioni.
L’UCEI infatti segna l’inizio operativo di responsabilità diretta della Chiesa italiana per le proprie migrazioni (allora quasi esclusivamente emigrazione italiana e migrazioni interne, oltre poi alla assistenza ai rifugiati) sotto la direzione della neo costituita Commissione Episcopale per l’Emigrazione. E questo per decisione della Santa Sede, S. Congregazione Concistoriale (oggi Congregazione per i Vescovi) già titolare dell’assistenza alla emigrazione italiana dal secolo precedente.
Questo del resto comunicava il Presidente dell’appena promosso UCE (Ufficio Centrale per l’Emigrazione)1, S.E. Mons. Albino Mensa, Vescovo di Ivrea2, nell’Assemblea dei Vescovi italiani il 22 ottobre 1964.3 Si pervenne con questa nuova struttura alla unificazione operativa dei molti organismi che stavano interessandosi all’emigrazione italiana (ACLI, ACI, POA-ONARMO, CIF, ANFE, OASNI… e soprattutto G.C.I.E., ossia “Giunta Cattolica Italiana per l’Emigrazione”, 1950 - ma già nel 1946 era nata come “Comitato Cattolico Nazionale per l’Emigrazione”, nella quale per altro la maggior parte degli organismi citati era rappresentata) appunto con il coordinamento o la direzione - a seconda della natura degli organismi - dell’UCEI. La cui definizione era “strumento tecnico-esecutivo della CEI” od anche “organismo operativo della CEI” per i problemi delle migrazioni.
La responsabilità ecclesiale ed il rapporto con la CEI dipendevano ed erano assicurati dalla appositamente formata “Commissione Episcopale per l’Emigrazione” (1960).4
Riordino ed organizzazione della “cura pastorale” ai migranti italiani
L’UCEI si è trovato primariamente nella necessità di organizzare il proprio Ufficio in modo da fare tesoro di esperienze già attive: soprattutto il patrimonio storico-ecclesiale della, nel frattempo chiusa, “Opera Bonomelli” (1928) e l’attività della fiorente Congregazione Scalabriniana (1887), ma anche i contributi di vari organismi ed associazione interessate (e ricordate sopra).
Allo scopo è stata preziosa la precisione ed esperienza di p. Francesco Milini cs5, nominato dalla S. Sede “Direttore per le Opere delle Migrazioni” (DNOE) per l’Italia nel 1953 secondo le disposizioni della Costituzione Apostolica “Exsul Familia” di Pio XII (1952)6. P. Milini, divenuto anche Direttore UCEI (1966), si mette ad ordinare un archivio delle persone, soprattutto missionari di emigrazione, nelle varie aree geografiche (Europa; oltreoceano, particolarmente America del Nord ed America Latina) e secondo i settori (emigrazione - migrazione interna - apostolato del mare e cappellani bordo - nomadi e circensi) e poi a fare un inventario dei beni immobili (case e centri, sedi di missione, in parte ereditate dall’Opera Bonomelli, ecc.) legati all’attività per l’assistenza ai migranti.
Il compito più delicato ed importante era ovviamente la ricerca, il reclutamento, la formazione e l’assistenza dei sacerdoti missionari di emigrazione, diocesani e religiosi, nei tre momenti: accettazione e “missione” (con il Rescritto di “missionario di emigrazione” rilasciato allora dalla S. Congregazione Concistoriale); destinazione ed accompagnamento durante l’attività; rientro in diocesi o nella Congregazione religiosa.
Seguono quindi lo Statuto UCEI (1965) ed immediatamente dopo le altre attuazioni normative: Disposizioni per aspiranti missionari di emigrazione (1966), Regolamento dei missionari di emigrazione (1966), Direttorio di pastorale per le migrazioni (1966), Convenzione tra Ordinario a quo e CEI tramite UCEI per i sacerdoti diocesani (1966), Convenzione tra il Provinciale a quo e CEI tramite UCEI per i sacerdoti religiosi (1982).
Non poteva mancare un raccordo ed una attenzione particolare alle religiose, molto più numerose dei sacerdoti e già attive in emigrazione in diverse opere (asili, scuole, ricoveri per anziani ecc.). La prima religiosa unita all’UCEI con il compito di coordinare questo settore è stata la cabriniana Sr. Albina Gentile (1968).7
Come si può notare dalle date la solida e precisa impostazione del lavoro UCEI avviata da p. Milini poi continuata con i suoi successori alla direzione UCEI.8
Non poteva mancare una pubblicazione di informazione e collegamento, anche in continuità con il Bollettino della Giunta Cattolica per l’Emigrazione Italiana (1951). Nasce così il mensile Bollettino dell’Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana nel 1965 (diverrà Servizio Migranti nel 1970) che verrà completato con l’Agenzia stampa settimanale Migranti-press (1979), distinguendosi le due pubblicazioni l’una come rivista di studio e di proposte per la pastorale delle migrazioni e l’altra come foglio di immediata e puntuale informazione.
E bisogna avere presente che la duplice figura di “Direttore nazionale” (DNOE) e di “Direttore UCEI” è sempre stata unita nella medesima persona, pur avendo le due cariche istituzionalmente competenze diverse. Con la creazione della Migrantes e la cessazione dell’UCEI (1987) scompare per l’Italia la figura del DNOE.
Meriti ed inadeguatezze dell’UCEI
Da quanto sopra scritto, pur non essendo tutto (si rinvia al citato Quaderno di “Servizio Migranti”, n. 55, 1987) appaiono importanza e meriti dell’ “UCEI che per operare ha avuto bisogno, aggiornandolo di mano in mano, fin dal suo inizio di un ufficio operativo con impiegati e sacerdoti per le varie sezioni, amministrative ed esecutive. Ma è stata appunto la mole del lavoro e la sua articolazione ed evoluzione (oltre 400 sacerdoti e 600 religiose, centinaia di laici… e tante sedi o case, ecc.) in un mondo in continua evoluzione a richiederne una revisione radicale. Occorreva prioritariamente dare natura giuridica ad un Ufficio che comportava anche compiti legali ed amministrativi, a cominciare dalle assunzioni di lavoro fino agli accordi nazionali ed internazionali.
Il “Servizio Profughi UCEI”9, ad esempio, con la sua ampia attività di assistenza ai profughi nei loro vari passaggi - riconoscimento dello specifico “stato di profugo”; assistenza e preparazione nei campi profughi; accompagnamento nel viaggio verso la nuova destinazione, contatti con la Nazione di accoglienza e primi interventi di sistemazione - richiedeva personale adeguato e competente oltre a mezzi finanziari crescenti. Questa attività, passata all’UCEI il 1° gennaio 1972 con la soppressione della POA-ONARMO, veniva svolta in rapporto con e alle dipendenze della “Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni” (ICMC) con sede a Ginevra (Svizzera) ove venne fondata nel 195110, la quale procurava i necessari finanziamenti ottenendoli soprattutto dagli Stati interessati ai rifugiati, oltre al competente Ufficio ONU, l’ACNUR.
è un solo esempio tra i tanti possibili a dimostrare che l’UCEI come semplice Ufficio di natura ecclesiale era inadeguato a gestire non pochi problemi di natura non strettamente ecclesiale ed a rispondere ad esigenze antiche e nuove legate alla sua attività nel campo delle migrazioni. Tanto più negli ultimi anni in cui si prospettava la problematica montante e premente dei nuovi orizzonti di una massiccia immigrazione estera in Italia.
Un nuovo organismo ecclesialmente e civilmente riconosciuto
L’allora Direttore UCEI, mons. Silvano Ridolfi, ne aveva più volte proposto l’aggiornamento nel senso indicato di un riconoscimento giuridico civile rimanendo sempre un servizio ecclesiale con finalità pastorali.
La CEI, allora, incarica S.E. Mons. Attilio Nicora, responsabile del settore giuridico CEI, di procedere e presiedere allo studio e alla proposta di una soluzione adeguata.
Il Vescovo Nicora con la nota competenza e praticità attiva il direttore mons. Ridolfi e il suo vice mons. Salvatore Ferrandu per avere una bozza innovativa e complessiva di un nuovo ente. Contemporaneamente ne indicava alcune linee direttrici: un organismo nuovo di natura ecclesiale, ma con possibile successivo riconoscimento civile per cui una “fondazione” sembrava la soluzione più appropriata; inoltre una chiara ecclesialità e con una certa libertà di azione, dato il tipo delle attività non comparabili completamente a quelle di altri uffici puramente ecclesiali; snellezza infine e chiarezza le più ampie possibili.
Ci si mise al lavoro, vedendo prima se e quanto dell’attuale Statuto UCEI poteva essere mantenuto per l’esperienza positiva fattane, ma più ancora quanto andava abbandonato come superato e soprattutto quanto andava individuato come completamento specifico ed adatto alle nuove esigenze.
Una preoccupazione era preminente, la ecclesialità, ed una condizione era condivisa, la salvaguardia dei settori di diversa e convergente natura nell’unità del servizio ed infine una modalità doveva risultare evidente, la pastoralità. E su quest’ultimo aspetto va osservato che lungo il percorso dei lavori due diverse e divergenti opinioni risultarono evidenti. Mentre per il Direttore Ridolfi la nuova istituzione avrebbe dovuto limitarsi a dare sicurezza giuridica e chiarezza economico-ammistrativa con finalità pastorale per il vice Ferrandu e il Vescovo Nicora la nuova struttura doveva inglobare tutto, esigenze giuridiche, attività economico-amministrativa e coordinamento pastorale.
Parere quest’ultimo che prevalse con alcuni riscontri poi di un non facile raccordo tra operatori pastorali - i Direttori di settore in particolare - e la Fondazione, al cui interno era prevista soltanto la presenza del Direttore generale e la eventuale consultazione degli altri responsabili settoriali.
In parte, il problema emerse quando si trattò di chiarire il rapporto tra settori e il loro coordinamento: per dare importanza ed autorevolezza ai responsabili di settore, infatti, ma ancor più per sottolineare libertà e specificità dei cinque settori venne scelta la qualifica di “Direttore” sotto il coordinamento del “Direttore generale”. Ciò che poteva portare a percorsi paralleli.
Altra preoccupazione importante fu il raccordo essenziale e positivo tra responsabilità pastorale delle migrazioni (la Commissione Episcopale) e attività operative in merito (la Fondazione). Ad evitare dualismi e/o conflitti venne stabilito che il Presidente della Commissione sarebbe stato anche Presidente dell’organo esecutivo, la Fondazione.
La decisione
La nuova struttura, la Fondazione, e il suo Statuto erano moralmente prolungamento dell’attività precedente, ma giustamente rappresentavano una novità ecclesiale significativa. Infatti il nuovo organismo veniva costituito per Decreto del Presidente della CEI, secondo le leggi del Diritto canonico, can 1303, par. 1,1 e sulla base dello Statuto della CEI, art. 23, lett. h.
Anche il nome aveva, quindi, una sua importanza dovendo essere contemporaneamente indicativo ed evocativo della natura e dei compiti di competenza della Fondazione. Venne scelto il nome “Migrantes” che comprendeva l’intera problematica e ne sottolineava l’aspetto umano, la persona del migrante.
Dopo il vaglio della Commissione Episcopale competente è succeduta l’approvazione del Consiglio Permanente della CEI a firma del suo Presidente, Card. Ugo Poletti, il 16 ottobre 1987.
E con l’approvazione è stato anche definito il primo Consiglio di Amministrazione della Fondazione per un quinquennio: S.E. Mons. Antonio Cantisani, Presidente; mons. Lino Belotti, consigliere; mons. Salvatore Ferrandu, consigliere; mons. Ercole Magnani, consigliere; mons. Giuseppe Matarrese, consigliere; mons. Luigi Petris, consigliere; padre Graziano Tassello, consigliere.
Il resto è storia recente e vissuta che ha avuto puntuale documentazione in Servizio Migranti e Migranti-press ed è stata raccolta e commentata nel citato Quaderno n. 55 di “Servizio Migranti”.
 
 
 
1 Cfr. Enchiridion della Chiesa Chiesa per le Migrazioni, Fondazione Migrantes, Bologna 2001, pg. 1176 e ss. Verrà aggiornato in UCEI nel febbraio 1965, cfr. ivi, pg. 1179 (ove si pubblica il relativo Statuto).
2 Vedi profilo in Ventennale Migrantes, pg. 128 ss.
3 Cfr. Ventennale Migrantes, Quaderno di “Servizio Migranti”, n. 55, Roma 2009, pg. 22
4 Cfr. op. cit., pg 22.
5 Cfr. op. cit., pg 20 e soprattutto pgg. 131-132.
6 Cfr. tit. II, capo I, VI.
7 Seguirà nel 1983 Sr. Loretta Vitobello (Suore della Sacra Famiglia) come incaricata USMI (Unione delle Superiore Maggiori d’Italia).
8 Mons. Gaetano Bonicelli (1969-1973), Mons. Aldo Casadei (1973-1979), Mons. Silvano Ridolfi (1979-1987).
9 Cfr. op. cit. pg. 25.
10 Cfr. Exsul Familia, tit. I, n. 67.