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Don Agostino Gonella: la passione per gli emigrati (G.Perego)
Seminario su:“Salute e migrazioni: quale cura per la mobilità?”

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/12


Ci ha lasciato anche don Agostino Gonella, missionario tra gli italiani a Enfield dal 1975, per quasi quarant’anni, dopo un primo decennio tra gli emigranti italiani a Canberra in Australia e a Bristol. Se ne è andato dopo il fratello don Giorgio, più giovane di lui, ma che con lui ha condiviso una storia sacerdotale tra e per gli emigranti italiani. Ha chiuso gli occhi serenamente: quegli occhi sempre vivaci, che tradivano passione, interesse, simpatia per l’uomo e amore alla Chiesa.
Era nato il 4 dicembre 1927 a Torre Bormida in provincia di Cuneo, ma diocesi di Alba, dove sessant’anni fa venne ordinato sacerdote. Dopo un primo decennio in parrocchia ad Alba, nel 1962 inizia in Australia, a Canberra ‘la bella avventura’ pastorale tra gli emigranti italiani. Nel gennaio 1971 passa in Inghilterra, nella missione di Swindon-Bristol e, nel 1975, in compagnia del grande amico don Carlo Sorenti, viene incaricato dall’UCEI di iniziare il Centro cattolico per gli italiani di Enfield, a Londra. “Anni meravigliosi” - scriverà in un’intervista il 9 marzo 2006 e mi ripeterà in una lettera recente - nei quali, pur con i mutamenti vertiginosi del mondo e con gli aggiornamenti della Chiesa del dopo Concilio, abbiamo sempre visto una numerosa frequenza degli italiani alle nostre iniziative, favoriti in questo dal contatto operativo con gli ‘amici’ di Roma, con i quali si esaminavano insieme i problemi e insieme si individuavano i possibili rimedi”. E aggiungeva con amarezza: “Purtroppo sembra che oggi i giovani italiani trovino molto tempo per il lavoro, la discoteca, il divertimento, ma non riescano a trovare il tempo per un po’ di vita religiosa, per un rapporto con Dio: sembra non riescano a trovare la strada verso la Chiesa”. E concludeva: “Bisognerebbe fare un esame di coscienza, perché forse presentiamo ai giovani di oggi un’immagine di Chiesa di 50 anni fa; forse dedichiamo troppo poco tempo all’ascolto e a ricercare i lontani”.
In una lettera del 14 dicembre del 2009 mi scriveva: “Ho vissuto, nel mio servizio missionario, tutti i cambiamenti nella gestione della pastorale migratoria: dalla direzione della Concistoriale, alla UCEI, alla Migrantes. Sono passato dal tempo in cui c’era l’abbondanza di missionari e pochi dirigenti, a un tempo in cui ci sono pochi missionari e molti dirigenti”.
Don Agostino ha amato un tassello importante della Chiesa quale sono gli emigranti. Anche la sua morte, il 13 gennaio, ormai alla vigilia della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2012, è un segno provvidenziale di questo amore, fermo anche nelle sofferenze, che ha accompagnato sempre la sua missione apostolica.
Con Don Agostino, la Migrantes perde una figura di sacerdote intelligente, originale, ironico e garbato, che ha saputo regalare soprattutto alle migliaia di lavoratori italiani e alle loro famiglie emigrate in Inghilterra una testimonianza di fede carica di umanità.