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Noi e l'Islam (G.Battaglia)
Dossier/Inserto

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/11


Secondo studi recenti, la popolazione di religione musulmana nel mondo cresce a una velocità doppia rispetto al resto della popolazione. Pertanto i musulmani nel 2030 saranno il 26,4 per cento della popolazione mondiale (2,2 miliardi). Oggi sono il 23,4 per cento (1,6 miliardi). Tuttavia anche il loro ritmo di crescita si va riducendo. In quella data in Europa saranno più di 58 milioni (l’8 per cento della popolazione). Oggi sono il 6 per cento.
Il dialogo con l’Islam ha risentito nel passato recente del clima seguito all’11 settembre: il decennio appena passato è stato segnato da una logica di conflitto che ha finito per coinvolgere anche i rapporti interreligiosi nel nostro Paese. L’Islam è ritenuto da alcuni intrinsecamente violento, ovvero inconciliabile con la democrazia e/o con la modernità. Spesso c’è nel dibattito italiano (e non solo italiano) un cortocircuito per cui si associa immigrazione, clandestinità, terrorismo, crimine… Direi che l’Islam resta sostanzialmente sconosciuto e oggetto di pregiudizio: pesa su di esso sospetto e diffidenza. Non sono mancate tuttavia iniziative di un qualche rilievo per avvicinare cristiani e musulmani, momenti significativi di incontro, portati avanti da realtà locali o da movimenti ecclesiali. Complessivamente, mi pare però che siamo in una fase ancora acerba di questa riflessione. Nonostante questo, c’è da dire che alcune Chiese locali o Conferenze episcopali regionali (penso a quella siciliana, solo per fare un esempio) hanno tentato una riflessione più organica e approfondita, per un “discernimento cristiano” dell’Islam.
Il problema principale è legato alle caratteristiche stesse dell’Islam in Italia, un Islam plurale, di diversa origine, frammentato addirittura, per quel che riguarda l’origine dei fedeli e la molteplicità delle associazioni, talvolta in concorrenza tra loro. È un mondo in cerca di una rappresentatività, che per il momento però sembra difficile per via di questa frammentazione. Dunque esistono diversi interlocutori, ma non direi che ci sono luoghi strutturati di dialogo. Non ancora, almeno. Credo che, in questa fase, il dialogo si possa sviluppare soprattutto a livello locale, nelle Diocesi per esempio.

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