Oggi più che mai occorre ridare slancio e vita all’accoglienza cristianamente intesa e praticata. Il generale clima di ostilità contro gli immigrati investe ormai anche gran parte dei cattolici. Si impone quindi una riflessione su tale aspetto fondamentale del nostro credere, nella speranza che non solo gli organismi ecclesiali a ciò deputati, ma anche le nostre parrocchie possano vivere la meravigliosa e benevola avventura dell’accoglienza dello straniero nello stile di Gesù, nostro fratello, e di Maria, nostra mamma. Dobbiamo reimparare l’antico e sempre attuale mestiere di “custodire e coltivare”. Siamo nel mondo per custodirlo ma anche per trasformarlo e renderlo sempre più bello e buono. Dobbiamo sempre aprire spazi secondo traiettorie di pace e di bontà per realizzare già ora il Regno di Dio, nostro padre. La riflessione attuale, individuando quel filo rosso che permette di comprendere come l’accoglienza, da nobile prassi etica sia diventata segno e luogo rivelatori della misteriosa vita trinitaria, vuole affermare che le migrazioni rappresentano una chance per vivere la cattolicità. Esse sono un’opportunità piuttosto che un problema.

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