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Evangelizzazioni di frontiera: il caso dei circensi (S.Ridolfi)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/11


Può sembrare azzardato, ma nella sostanza è così. Tanto più se pensiamo al Santo Protettore dei Circensi, San Giovanni Bosco, che delle sue abilità mimetiche ed estrose ha fatto uno strumento di catechesi.
Personalmente mi rifaccio alla mia esperienza di parroco in Cesenatico (1990-2006) dove dal 1990 al 2004 si era insediata l’Accademia Nazionale d’Arte Circense. Questo voleva dire la permanenza di una quarantina di ragazzi e ragazze dalle età più piccole ai grandicelli che vivevano insieme con i loro insegnanti e dirigenti, giorno e notte frequentando la scuola di Cesenatico, secondo le età e classi, e al tempo stesso esercitandosi nell’arte circense, chi come trapezista che come clown e quant’altro un circo comporta.
Me ne aveva parlato la prima volta il defunto don Angelo Scalabrini, allora incaricato nazionale del settore presso l’UCEI (ora Migrantes) alla vigilia del mio ingresso in parrocchia: ci vedremo spesso - mi disse - perché sta per venire da voi l’Accademia Circense. Di fatto poi non ci siano visti tanto spesso, anche perché lui ebbe poi altri compiti e la morte lo colse non molto dopo, dicembre 1991. Debbo però riconoscere che nella formazione religiosa dei ragazzi mi è stato molto utile il “catechismo dei circensi” da lui curato e pubblicato in quegli anni.
I nostri incontri con i ragazzi si concentravano sostanzialmente al catechismo domenicale, di pomeriggio. Ma erano un paio d’ore davvero interessanti, anzi stimolanti, perché quei ragazzi mostravano una vivacità e capacità di apprendimento straordinaria, a parte certe svogliatezze tipiche dell’età. Tutto doveva essere fatto in velocità e facilmente quei ragazzi/e tendevano a passare oltre a scapito dell’attenzione e del profitto. D’altra parte la loro giornata era davvero piena: la mattina la scuola con i relativi compiti e il pomeriggio gli esercizi ginnici con il perfezionamento della specifica abilità circense. A volte purtroppo ne soffriva il rendimento scolastico ed a volte quello professionale. Ma bisogna anche riconoscere che molto veniva richiesto e che si puntava alla perfezione. I saggi di fine anno documentavano il buon grado di preparazione, anzi stupivano le persone invitate ad assistervi.
Ricordo anche la bella impressione nella popolazione parrocchiale quando i ragazzi/e alla Messa domenicale venivano con la loro bella divisa. E più ancora ricordo la citata sveltezza vivacità mentale e professionale. Per due volte il Vescovo di Cesena è venuto ad amministrare la Cresima: 18 cresimandi nel 1992, 17 nel 1995 e 19 nel 1997. Ecco - mi sono detto - un investimento religiosamente importante e proficuo: curare la formazione di chi poi, diventato adulto, nei luoghi più diversi e lontani in Italia e nel mondo influisce, scherzando, ridendo, strabiliando su migliaia di persone. Da catechizzati a catechizzatori nel loro ambiente, da evangelizzati ad evangelizzatori nelle piazze e sotto i tendoni. Recentemente, il 14 settembre 2011, due dei ragazzi di allora, Dell’Acqua Daiana e Niemen Kevin, hanno voluto celebrare il loro matrimonio nella Chiesa di S. Giacomo in Cesenatico, memori della gradita permanenza negli anni della loro formazione. È un segno di potenzialità ed una promessa di testimonianza.
Perchè l’Accademia, che nel 2004 è ritornata a Verona donde era partita e si trova ora a in Via Francia 21/29, resta ancora una opportunità anche di cristiana formazione a moderne forme di apostolato.