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Localismi e universalismo (S. Ridolfi)


Fondazione Migrantes - ervizio Migranti 4/11


La grande e globale crisi economico-finanziaria, che mette alcuni Paesi in ginocchio e tutti a forte prova, sta generando incerte, quando non contraddittorie e confuse, manovre di salvataggio che rivelano la preoccupazione e l’animo dei governanti e dei governati.
Appare chiaro che il richiamo e la necessità di ritrovare un più sobrio stile di vita rivela che si è vissuto negli ultimi tempi al di sopra delle proprie possibilità. La continua sollecitazione ad un benessere ad ogni costo, creduto indefinito, ha creato una mentalità consumistica e materialistica da porre al centro degli interessi dell’uomo della strada quello di avere di più invece di essere diversi. E gli egoismi personali e di gruppo si sono scontrati, facendo prevalere, come sempre, i poteri forti sulle classi più deboli. I politici, contrariamente alle loro vocazione naturale, che è il bene comune, si sono preoccupati di fare leggi e di programmare interventi che ottengano consensi politici e favoriscano il proprio particolare. I localismi prevalgono sull’universale, i favoriti non vengono toccati e gli impotenti sono ancora più colpiti.
La Dottrina Sociale della Chiesa che viene citata e non di rado elogiata non viene però seguita nei fatti. Un gran parlare di bene comune, un richiamo alla sussidiarietà, l’accettazione della solidarietà sono smentiti dalle decisioni che vengono prese. La Chiesa italiana da anni ricorda che giustizia e rinnovamento ci saranno, se si parte dagli ultimi. Un documento del 1981 (“Chiesa italiana e prospettive del Paese”) indicava criteri ancora validi: primato dell’uomo sul lavoro; primato del lavoro sul capitale; priorità della destinazione universale dei beni sulla proprietà privata.
La Chiesa e l’esperienza insegnano che i veri riformatori sono quelli che cominciano da se stessi. Ed invece la politica si mostra incapace - meglio sarebbe dire remittente - a riformare se stessa. E i calciatori non sono da meno. Lo stesso dicasi per i partiti e i sindacati. Tutti hanno qualcosa o qualcuno da difendere per prolungare spesso una propria attuale posizione privilegiata. L’interesse verso gli altri è motivato dall’interesse verso se stessi.
Il concetto evangelico del comando, che è servizio; il precetto evangelico di condivisione dei beni materiali, intellettuali e spirituali; il concetto e la prassi di avere per essere e non di essere per avere sono ancora lontani dal rappresentare il quadro e le modalità dell’agire politico e sociale.
Noi crediamo che le migrazioni siano una cartina tornasole per un allargamento degli orizzonti mentali e comportamentali verso sempre più ampie alleanze e convinzioni di complementarietà fino al traguardo finale di una unica famiglia dell’umanità, ricca delle sue differenze, convinta di destini comuni.
E un cambiamento epocale di carattere culturale in cui le religioni, di loro natura universali, hanno un grande ruolo di accompagnamento e di fondamento.




RETTIFICA
Su richiesta dell’Autore: le pagine 229-238 della Relazione annuale 2010 pubblicata nel numero 3/2011 di Servizio Migranti, che trattano dei “Fieranti e circensi”, seppur con alcune varianti, hanno come autore e non semplice collaboratore - come specificato alla pag. 180 - Luciano Cantini. Ci scusiamo con l’Autore e con i lettori per l’involontaria imprecisione.
Il Direttore Responsabile
Mons. Silvano Ridolfi