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“Rapporto Italiani nel Mondo” 2010 (D.Licata)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/11


Più di 50 capitoli, 60 autori, oltre 500 pagine: sono questi i numeri del V Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo. Partendo dai dati ufficiali dell’Anagrafe degli Italiani all’Estero (AIRE), completati da quelli di diverse altre fonti, viene presentata la situazione dei cittadini italiani che vivono all’estero.
Il Rapporto si articola in 5 sezioni: flussi e presenze tra storia e attualità; aspetti socio-culturali; aspetti religiosi-pastorali; aspetti socio-economici; approfondimenti tematici.
Chiude il volume una ricca appendice statistica con schede regionali e provinciali alle quali si uniscono diverse tabelle riassuntive che racchiudono le principali disaggregazioni disponibili.
Sono ormai passati 5 anni dalla prima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo da quando cioè la Fondazione Migrantes ha scelto di affrontare la sfida di riportare in auge lo studio sistematico di quella che è la situazione dell’emigrazione italiana oggi sfatando 3 pregiudizi presenti nel nostro Paese: l’Italia non è più un paese di emigrazione; non è possibile parlare di emigrazione italiana senza ricorrere a immagini in bianco e in nero e a valige di cartone; l’interesse per l’emigrazione è stato completamente sopraffatto da quello relativo all’immigrazione.
Il superamento di questi tre preconcetti è la linea guida che accompagna questo progetto editoriale dal 2006.
La comunità italiana residente all’estero nel 2010
All’8 aprile 2010 i cittadini italiani iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero erano 4.028.370, il 6,7% degli oltre 60 milioni di residenti in Italia, un numero quasi pari a quello degli stranieri residenti nel paese. Dal 2006 al 2010 c’è stato un aumento di residenti italiani all’estero di poco meno di 1 milione (ovvero oltre il 30%).
Lo scenario che emerge è il seguente: l’emigrazione italiana è soprattutto euro-americana; l’Argentina e la Germania ovvero l’Europa e l’America Latina sono i territori che hanno polarizzato maggiori arrivi nella storia dell’emigrazione italiana e continuano ad esercitare una imponente attrazione, l’Argentina con le richieste di cittadinanza e quindi con le generazioni successive alla prima e soprattutto gli oriundi che continuano a mantenere e rendere vivi i loro contatti con l’Italia e la Germania come territorio più in prossimità dell’arco alpino, una terra facilmente raggiungibile e che permette più frequentemente rientri nella propria regione. L’emigrazione italiana è prettamente meridionale.
A quanto detto si aggiunge il protagonismo sempre più marcato delle donne, mentre sono sempre meno gli anziani sempre più “sostituiti” da giovani adulti. Aumentano i celibi e le nubili e se 1,5 milioni di coloro che sono iscritti all’Aire sono nati all’estero, il 26% è fuori dall’Italia da 5 anni o meno mentre il 36,2% da più di 15 anni.
Ma ogni anno quanti italiani lasciano l’Italia? Secondo i dati raccolti nel Rapporto Migrantes 2010 sono 400 mila ovvero 1 ogni 150 residenti considerando che, annualmente, sono circa 50 mila le partenze dall’Italia verso l’estero, 120 mila gli spostamenti dal sud della Penisola al centro-nord, 136 mila i pendolari di lungo raggio, circa 12 mila i pendolari di lungo raggio e 45 mila i frontalieri.
Imprenditori italiani all’estero: il gelato in Germania e il fish&chips in Irlanda
Nel clima generale di forte crisi economica a livello nazionale e internazionale si deve registrare un imponente calo del 20,7% in un anno del fatturato delle imprese italiane all’estero. Tra il 2008 e il 2009, infatti, questo si è fermato a soli 290 miliardi di euro.
Il caso più positivo che si riscontra nel 2009 è quello della Cina, la quale, in un generale clima negativo, è cresciuta seppure del solo 3,5%. Dall’analisi dettagliata si deduce la presenza di 2 mila aziende e 1.642 lavoratori nel territorio del Sol Levante. La Cina guarda all’Italia soprattutto per la moda e il design, ma vi sono altre realtà molto interessanti che fondano le origini nella storia dell’emigrazione italiana.
Sono stati approfonditi, in questa edizione del Rapporto Migrantes, due diverse forme di imprenditoria legate a due diversi prodotti tipicamente italiani e alla industriosità dei nostri connazionali: il gelato in Germania e il fish&chips in Irlanda.
I gelatai italiani in Germania, associati nell’Uniteis, hanno accreditato in terra tedesca un nuovo modello di consumo basato su un prodotto mediterraneo fortemente simbolico, legato ai paesaggi assolati, sicuramente rielaborato sul posto ma con una certa purezza artigianale (a differenza dei pizzaioli, maggiormente portati al sincretismo per rispondere ai gusti dei tedeschi). Lo sforzo di questi pionieri veneti, originari del bellunese e del cadorino, ha avuto un ritorno positivo sull’Italia per quanto riguarda la fornitura di macchine, arredamento e basi per il prodotto. Attualmente, però, sono notevoli le difficoltà di ricambio generazionale, perché i figli - cresciuti in patria dai parenti - sono stati meno coinvolti e sempre più i nuovi dipendenti non sono italiani. A ciò occorre aggiungere che, per far fronte alla crisi economica viene modificata l’impostazione originaria e alla vendita del gelato si affianca anche quella di altri prodotti di caffetteria e di pasticceria.
In Irlanda, invece, gli italiani - tra i quali molti provenienti da Sora, Cassino e altri paesini ciociari, da cui deriva il cosiddetto “inglese-ciociaro” - negli anni ‘50 si sono distinti nell’organizzare e diffondere un prodotto assolutamente non mediterraneo, il fish&chips, costituendo la National Fish Fryers Association e assicurandosi ottimi guadagni.
L’attualità di uno strumento socio-pastorale dedicato all’emigrazione italiana
In principio la Chiesa, come la società civile e politica di fine Ottocento, stentò a capire la rilevanza del fenomeno migratorio, sotto l’influenza di una visione emergenziale, e come prima risposta si preoccupò della assistenza religiosa e spirituale agli immigrati. Poi il fenomeno migratorio è stato inquadrato come parte integrante della questione operaia ed è stato profuso un notevole impegno per favorire la sua promozione e la sua tutela, oltre che per superare una concezione restrittiva delle frontiere a beneficio della coabitazione tra i popoli.
Nel passato si arrivò ad equiparare la manifestazione della fede dei nostri emigranti alla mera superstizione, tant’è che negli Stati Uniti agli italiani inizialmente fu consentito di celebrare la messa in italiano solo nei seminterrati delle chiese. La conservazione della fede, in un contesto profondamente cambiato che rischia di diventare del tutto a-religioso se non ateo, esige attualmente una profonda maturazione. Il Rapporto Migrantes analizza queste implicazioni quando riporta delle manifestazioni religiose organizzate nei Comuni d’origine, per assistere alle quali gli emigrati ritornano.
Una delle peculiarità del Rapporto Migrantes certamente ormai acquisita dopo 5 anni di lavoro, è che parlare di mobilità umana significa parlare di una dimensione prettamente umana. Occorre partire dalla persona per capire le dinamiche sociali ed economiche della mobilità. Da ciò non sfugge l’emigrazione italiana anzi.
Interessante è, ai fini della sensibilizzazione, la collaborazione realizzata per il terzo anno consecutivo con TV2000 per la realizzazione di un breve filmato descrittivo dei punti più salienti del Rapporto Migrantes. Questa edizione del filmato è arrivata tra i finalisti del VII Concorso Video Memorie Migranti del Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti di Gualdo Tadino. L’ausilio di un audiovisivo è particolarmente apprezzato in ambienti quali le scuole e le università per carpire l’attenzione delle giovani generazioni attraverso invitanti immagini e accattivanti musiche nonché un parlato spigliato e coinvolgente.
Nei primi mesi del 2011, i redattori del Rapporto Migrantes hanno incontrato le comunità del Belgio (Bruxelles, Charleroi e Genk), della Svizzera (Zurigo e Berna), della Francia (Parigi) e della Romania (Baia Mare Maramures) per soffermarsi con loro sui temi trattati nella pubblicazione. A questi convegni va unita una serie numerosa di altri appuntamenti organizzati per tutta Italia. Si tratta di una vera e propria “strategia di sensibilizzazione” perseguita dalla Fondazione Migrantes - attraverso l’ausilio di questo strumento socio-pastorale sin dalla sua prima edizione - finalizzata a creare momenti di sensibilizzazione per poter approfondire il tema della mobilità umana in Italia partendo dalle riflessioni sul passato emigratorio per poi conoscere l’attuale mobilità vissuta dagli italiani e riflettere sulla fase immigratoria che sta vivendo la Penisola.