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La “Dante Alighieri” tra passato e presente nel contesto migratorio (C. Menzinger)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/11


La storia e le attività passate e presenti della Società Dante Alighieri rispecchiano, talvolta molto da vicino, le vicende della storia italiana e in modo particolare quella parte di storia che riguarda i flussi migratori in entrata e in uscita dall’Italia.
Come molti sanno, la “Dante Alighieri” nasce nel 1889 da un’idea di un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci ponendosi l’obiettivo primario di “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, tenendo ovunque alto il sentimento di italianità, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana” (Articolo 1 dello Statuto). Fin dagli esordi, quindi, ravvisiamo negli intenti della Società un’attenzione rivolta alla diffusione e al rafforzamento dei sentimenti di italianità tanto presso gli italiani emigrati all’estero, tanto presso gli stranieri che entrano in contatto con la lingua e la cultura italiana.

Presenza presso le collettività italiane all’estero
Dal momento della fondazione della Società fino a buona parte del secolo scorso, l’Italia è stata prevalentemente un paese di emigrazione. La “Dante Alighieri”, nei primi anni di attività, fonda i propri Comitati esteri proprio nei luoghi dove gli italiani vanno in cerca di fortuna: in Svizzera, a Ginevra e a Zurigo, in Belgio, a Liegi, e in Francia, a Marsiglia. In quegli stessi anni, aprono dei Comitati anche in Grecia e in Turchia, a Salonicco, a Smirne e a Costantinopoli. Negli anni successivi, la Società si estende fondando nuovi Comitati in altri paesi del Mediterraneo e del Nord Africa, dell’Europa settentrionale e orientale, delle Americhe (soprattutto quella del Sud) e dell’Australia.
Un caso interessante del capovolgimento della situazione italiana è rappresentato dai flussi migratori tra Italia e Tunisia: nello scorso numero della nostra rivista1, si è messo in luce il drastico ridimensionamento della collettività italiana a Tunisi, che passa dalla presenza di 90.000 italiani all’inizio del Novecento ai 1.200 di oggi. In compenso, già prima dei drammatici sviluppi della situazione dei paesi del Nord-Africa di questi giorni, il flusso ininterrotto di persone dalla Tunisia verso l’Italia ha portato la comunità tunisina in Italia a contare, al primo gennaio 2010, 103.678 residenti2. Il Comitato di Tunisi è testimone di questo processo inverso: nato quando gli italiani erano fortemente rappresentati nella città, ha partecipato recentemente ai progetti di formazione linguistica di tunisini intenzionati a trasferirsi in Italia per motivi di lavoro.

Motivazioni dell’interesse per l’Italia
Oggi la Società Dante Alighieri è presente in ogni parte del mondo, con più di 500 Comitati, che organizzano corsi di lingua e cultura, si fanno promotori di manifestazioni culturali, mettono a disposizione biblioteche e spazi per convegni internazionali. Guardando alla storia della “Dante Alighieri” e alla sua continua vitalità ed espansione, viene da chiedersi quali siano le motivazioni che spingono tante persone ad accostarsi alla lingua e alla cultura italiana oggi. Un recente sondaggio promosso dalla Sede Centrale mette in luce alcune delle motivazioni principali. In primo luogo, troviamo l’amore per la cultura italiana: per la letteratura, la musica, l’arte e il cinema. Basti pensare che in diversi paesi asiatici, come la Corea del Sud e il Giappone, l’opera italiana è molto conosciuta e studiata e un numero considerevole di studenti proveniente da queste aree geografiche, dopo avere frequentato corsi specifici nei paesi di origine, fa domanda per entrare nei conservatori italiani e per intraprendere la carriera operistica, talvolta affermandosi nelle nostre produzioni. Anche i settori del made in Italy di più recente affermazione, come la moda, il design e la gastronomia godono di un alto prestigio al di là dei nostri confini e attraggono diverse persone a studiare l’italiano o quanto meno a incuriosirsi all’Italia.
Un altro potente fattore di interesse per la nostra lingua e cultura è da ricollegarsi alla storia migratoria del nostro paese, cui si accennava prima. Il numero di oriundi italiani nel mondo pareggia il numero dei cittadini in Italia e il proliferare di Comitati Dante Alighieri in Argentina ne è una testimonianza: da Buenos Aires alla Patagonia, migliaia di persone discendenti da emigrati italiani di terza e quarta generazione frequentano corsi di italiano per mantenere vivo il legame affettivo con le proprie radici e per riscoprirne il valore e il significato.

Interesse per gli immigrati e per l’estero
La “Dante Alighieri”, di pari passo con i mutamenti sociali in corso in Italia, è chiamata oggi ad affrontare ulteriori sfide poste dall’incremento notevole dei flussi migratori e dalla questione centrale dell’apprendimento della lingua italiana nel processo di integrazione dei migranti. Negli ultimi venti anni la Società ha profuso impegno per favorire questo processo, mettendo a disposizione delle istituzioni italiane la propria rete italiana ed estera. In particolare, nel 2002, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha stipulato una convenzione con la Sede Centrale della Società Dante Alighieri, incaricandola di realizzare percorsi formativi di lingua italiana per migranti da concludersi con la certificazione delle competenze acquisite. Grazie a questa convenzione, dal 2004 ad oggi, il Ministero ha affidato alla “Dante” progetti concernenti la “Programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori extra-comunitari nel territorio dello Stato” previsti dalla legge n.189/2002. In base a quanto stabilito da questa legge, ogni anno vengono determinate quote per i flussi di ingresso dei lavoratori stranieri in Italia, ripartite a seconda delle necessità nei diversi settori di impiego e per i diversi paesi di provenienza. La legge prevede anche un diritto di preferenza, nella selezione dei candidati intenzionati a partire per l’Italia, a quei lavoratori stranieri che hanno frequentato un corso di lingua italiana o di formazione professionale prima della partenza per l’Italia.
Tra 2004 e 2011 i corsi di lingua italiana organizzati in loco hanno coinvolto paesi piuttosto differenti tra di loro come la Tunisia, lo Sri Lanka, la Moldavia, l’Ucraina e l’Argentina. Altri progetti analoghi, seppure non in diretta convenzione con il Ministero del Lavoro, sono stati realizzati in Bulgaria, in Egitto, in Marocco, in Albania, in Bosnia Erzegovina, in Senegal e in Perù. Destinatari dei corsi sono stati più di mille cittadini stranieri, selezionati da agenzie del lavoro dei vari paesi coinvolti o internazionali come l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). I settori lavorativi maggiormente coinvolti sono stati quello edile, quello dell’assistenza alla persona, quello del personale sanitario e quello della ristorazione collettiva. I corsi, tutti di tipo intensivo e di durata variabile dalle 80 alle 150 ore, sono stati programmati con l’obiettivo di dare agli studenti i primi elementi di lingua italiana e di impostarne l’apprendimento in modo corretto. Al termine di tutti i corsi i partecipanti hanno sostenuto l’esame di certificazione PLIDA.
Grazie a progetti di questo tipo, l’impatto con la lingua italiana, offerto in una situazione rassicurante (nel Paese di origine, in una classe composta esclusivamente da corsisti che condividono la stessa lingua madre, spesso con la presenza di mediatori culturali), è diventato meno ostile e ha consentito una migliore disposizione all’apprendimento della lingua nel contesto italiano, rendendo complessivamente più facile la prospettiva di integrazione linguistica e culturale. Non a caso i corsisti coinvolti in tutti i progetti hanno dimostrato una notevole motivazione allo studio, orientata al desiderio di un inserimento in Italia che fosse positivo sia dal punto di vista sociale, sia da quello lavorativo. Un bilancio di questi progetti e di queste esperienze, corredato da commenti di autorevoli linguisti, sociologi e antropologi si trova nel volume Formare nei Paesi d’origine per integrare in Italia. Le nuove sfide della Dante Alighieri, a cura di Massimo Arcangeli e Alessandro Masi, con la collaborazione di chi scrive, pubblicato dalla Società Dante Alighieri nel 2006.
L’attività di formazione e certificazione della competenza in lingua italiana di immigrati non ha riguardato soltanto i progetti realizzati nei Paesi di partenza, ma anche quelli svolti in Italia; in particolare, tra il 2006 e il 2011 la “Dante Alighieri” ha collaborato a progetti congiunti con la Regione Lombardia, la Regione Calabria e la Regione Liguria per la certificazione di immigrati regolarmente residenti sul territorio italiano.

Progetto integrazione
Un progetto del tutto particolare si è concluso l’anno scorso nella Sede Centrale della Società Dante Alighieri a Roma, in Palazzo Firenze. Si tratta del progetto Knowledge Network Estero, realizzato con il contributo del Fondo Europeo per l’Integrazione di Cittadini di Paesi Terzi che fa capo alla Commissione Europea ed è gestito dal Ministero dell’Interno (Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, Direzione Centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo). Il progetto, co-finanziato dalla Camera di Commercio di Roma, attraverso la sua azienda speciale IRFI (Istituto Romano per la Formazione Imprenditoriale), si è posto l’obiettivo di garantire e migliorare i processi d’integrazione e inclusione sociale dei cittadini extracomunitari di recente ingresso in Italia. L’impianto complessivo del progetto, che ha visto la partecipazione, oltre che delle istituzioni sopra menzionate, dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e di diverse associazioni di categoria del Lazio, ha incluso l’organizzazione di percorsi di formazione di lingua italiana, di orientamento civico e di addestramento professionale.
Il requisito principale per potere presentare la domanda era quello di essere cittadini di un Paese non membro dell’Unione Europea, di età compresa tra i 18 e i 40 anni e di essere privi di regolare occupazione dal primo gennaio 2010. Una volta raccolte le domande si è proceduto alla fase di selezione che ha individuato i 335 migranti destinatari dei corsi. La selezione è avvenuta sulla base di criteri di diversa natura, come la conoscenza della lingua, il grado di scolarizzazione e l’esperienza già maturata nel settore professionale di riferimento.
I corsi di lingua italiana, tutti a carattere intensivo e della durata di 80 ore, sono stati organizzati dal 22 febbraio al 19 marzo 2010 parallelamente ai corsi di orientamento civico curati dall’OIM. In base alla conoscenza della lingua italiana, sono stati organizzati tredici gruppi per 335 studenti complessivi, il cui livello di competenza linguistica di partenza variava dal livello base (A1-A2) al livello avanzato (C1). I partecipanti presentavano una forte varietà riguardo alla provenienza geografica; all’interno del gruppo sono state rappresentate ben 41 nazionalità e una distribuzione così composta su quattro continenti: il 44% dei corsisti dall’Asia (con una preponderante presenza del Bangladesh, che copriva da solo il 90% di questo gruppo), il 26% dall’America Latina (di cui più del 50% dal Perù), il 23% dall’Africa (quasi il 50% dal Maghreb) e il 6,5% dall’Europa (di cui il 50% dal Ucraina). Per quanto riguarda le nazionalità dei corsisti, si può osservare incidentalmente che tre delle grandi collettività presenti sul territorio romano (quella peruviana, quella ucraina e quella bengalese) sono state rappresentate all’interno del progetto. La presenza di tante culture, lingue e nazionalità differenti ha presentato in molti casi un elemento di ricchezza del progetto, anche se non sempre tale elemento è stato di facile gestione da parte degli insegnanti. Un altro elemento di forte eterogeneità è stato determinato dal periodo di permanenza in Italia: il 20% dei partecipanti era in Italia da meno di un anno, il 30% da uno a due anni, il 25% da 2 a 3 anni, il 25% da più di 3 anni. E interessante notare come il maggior tempo trascorso in Italia non corrisponda sistematicamente a una maggiore conoscenza della lingua italiana o a una migliore integrazione nella realtà circostante. In moltissimi casi, infatti, persone da lungo tempo presenti sul territorio romano hanno dimostrato una competenza minima in lingua italiana. 
Accanto alle forti diversità determinate dal Paese di provenienza e dal periodo di permanenza in Italia, si possono tuttavia ravvisare alcune problematiche comuni a tutti i corsisti. Tranne qualche rara eccezione, i migranti che hanno preso parte al progetto si trovavano per la prima volta in un contesto formale di apprendimento della lingua italiana: la loro acquisizione pregressa era stata infatti per lo più di tipo spontaneo e casuale. Molti dei partecipanti presentavano all’inizio del corso un forte dislivello tra competenze orali e scritte: se comprendere e produrre messaggi orali non presentava particolari difficoltà, la lingua scritta e, in modo particolare, la produzione di messaggi corretti, coerenti, coesi e adeguati sul piano del registro era molto meno scontata. Nei livelli inferiori, i corsisti presentavano quasi tutti tratti interlinguistici fossilizzati nell’apprendimento linguistico, come ad esempio una morfologia verbale ridotta al minimo con l’uso dell’infinito per la descrizione delle azioni al presente e l’uso del participio passato senza ausiliare per esprimere azioni passate. Nei livelli più alti, benché una maggiore conoscenza della lingua permettesse una comunicazione più fluida, si sono riscontrati allo stesso modo tratti tipici dell’acquisizione linguistica di tipo spontaneo fortemente influenzata da un input di natura prevalentemente orale, come ad esempio influssi dialettali e difficoltà con gli elementi linguistici di bassa salienza fonica, come le preposizioni, i pronomi e gli articoli. L’azione dei docenti si è quindi concentrata nella modificazione di alcuni comportamenti linguistici errati nel caso degli apprendenti con un livello di competenza inferiore e nella sistematizzazione e strutturazione delle conoscenze già acquisite nel caso degli studenti di livello più alto. In entrambi i casi, è stato necessario approfondire alcune regole comunicative e pragmatiche oltre che linguistiche: quando usare forme proprie di un registro piuttosto che di un altro (per esempio, gli allocutivi naturali e quelli di cortesia), quando e come esprimere alcune sfumature relative all’intenzione del parlante (come l’uso del condizionale di cortesia), e così via. Il principio dominante nell’azione didattica è stato quindi quello di articolare il programma del corso sulla base delle esigenze di volta in volta presentate dagli studenti, senza seguire un percorso rigidamente predefinito. 
Ritengo che il cambiamento che si è prodotto nell’atteggiamento dei partecipanti al corso nei confronti dell’apprendimento della lingua da un lato e nei confronti dell’interazione con il modello culturale italiano dall’altro sia il risultato più significativo del progetto. Il corso di lingua italiana ha rappresentato, a detta dei corsisti, il cui grado di soddisfazione è stato rilevato attraverso un questionario di valutazione distribuito alla fine del corso, un’occasione molto importante di accostamento alla lingua e alla cultura italiana. I risultati del questionario mettono anche in evidenza l’importanza attribuita dai partecipanti all’apprendimento della lingua italiana per un pieno inserimento professionale e sociale nella realtà italiana.  La conoscenza della lingua come elemento fondante nel processo di integrazione dei migranti è un fenomeno largamente riconosciuto da molti studiosi del settore e viene posta come requisito dai Governi di molti Paesi europei per entrare, soggiornare o richiedere la cittadinanza nei rispettivi territori3. In Italia, le ultime disposizioni del Ministero dell’Interno (DM 4 giugno 2010) prevedono che tutti i cittadini dei Paesi Terzi richiedenti il permesso di soggiorno di lungo-soggiornanti devono dimostrare una conoscenza della lingua italiana pari almeno al livello A2 del Quadro Comune Europeo di Riferimento4. Per soddisfare questo requisito si può esibire un certificato A2 rilasciato da uno dei quattro enti certificatori autorizzati dal Decreto (Società Dante Alighieri, Università per Stranieri di Roma Tre, Università per Stranieri di Perugia e Università per Stranieri di Siena), oppure affrontare il test di conoscenza della lingua italiana predisposto dalle Prefetture d’intesa con gli Uffici Scolastici Regionali. La Società Dante Alighieri, insieme agli altri tre enti certificatori, è stata chiamata dal Ministero dell’Interno a predisporre le linee guida per la redazione di questi test e per la loro valutazione. Con il contributo del FEI (Fondo Europeo Investimenti) della Commissione Europea, attraverso il mandato del Ministero dell’Interno, i quattro enti hanno realizzato 4 Sillabi di riferimento nei quali vengono illustrati in dettaglio i contenuti corrispondenti ai livelli A1, A2, B1 e B2 che dovrebbero essere oggetto dei test di conoscenza della lingua italiana. 
In conclusione, con il passare del tempo, lo scopo della “Dante Alighieri” ha assunto contorni e sfumature sempre differenti, rinnovandosi continuamente e adattandosi ai nuovi, spesso imprevedibili scenari del mondo contemporaneo: se ravvivare i legami degli italiani emigrati all’estero con la madrepatria ne ha costituito la missione di partenza, l’incremento dei flussi migratori ha portato naturalmente la Società a favorire l’integrazione degli stranieri in Italia, consapevole del ruolo fondamentale e determinante che la conoscenza della lingua gioca nel porre le basi per una reciproca comprensione e per la conoscenza e possibile condivisione delle regole e dei valori che stanno alla base del vivere civile. 

1 “Africa-Italia. Scenari migratori” in Servizio migranti (gennaio-febbraio 2011, n.1), Fondazione Migrantes. (www.migrantes.it) 2 Il dato è preso da Dossier Statistico Immigrazione, Dossier 1991-2010: per una cultura dell’altro, Caritas/Migrantes, IDOS, Roma, 2010.3 Si veda a questo proposito, il contributo di chi scrive alla rivista Limes: “Italiano per principianti” in Lingua è potere. I Quaderni speciali di Limes. Rivista italiana di geopolitica, in collaborazione con la Società Dante Alighieri, Gruppo Editoriale L’Espresso, Anno 2 n.3. 4 Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento insegnamento valutazione, Consiglio d’Europa, Milano, La Nuova Italia-Oxford, 2002.