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Integrazione ecclesiale nell'ottica educativa (F.V. Anthony)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/11


Integrazione evoca subito il mondo precario degli immigranti con una serie di domande: Che cosa significa integrazione? A cosa serve l’integrazione? E un obiettivo da raggiungere oppure un processo da promuovere? Comporta forse la perdita della propria identità, eredità e storia oppure l’imposizione della propria identità, eredità e storia sugli altri? Cosa c’entra la Chiesa in tutto questo? Che ruolo può giocare l’educazione in questa vicenda?… Questi interrogativi servono come sottofondo per la nostra riflessione teologico-pastorale sulla migrazione. In questo tentativo ci lasciamo ispirare dagli orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020: Educare alla vita buona del Vangelo (EdV), soprattutto il Capitolo 1 (Educare in un mondo che cambia) e il Capitolo 4 (La Chiesa, comunità educante).
            Il fenomeno dell’immigrazione, su cui c’imbattiamo costantemente, ci lascia spesso confusi e destabilizzati, ci fa sentire stranieri nel nostro stesso paese. In altre parole, l’immigrazione dei popoli obbliga i nativi a un confronto, ponendoli di fronte al fatto che il loro territorio non è orami più legato solamente alla propria tradizione linguistica, culturale, religiosa ... La presenza degli «stranieri» (cioè di persone di altre etnie, lingue, culture, religioni, …) crea, per i nativi, un mondo estraneo nel proprio paese. D’altra parte, è la presenza dello straniero che improvvisamente risveglia l’identità culturale, religiosa e nazionale degli autoctoni. E la presa di coscienza della propria identità di fronte all’alterità dello straniero, che pone la questione dell’integrazione. 

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