» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Progetto culturale e orientamenti pastorali della Chiesa italiana nel decennio 2010-2020 (E. Diaco)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/11


Gli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020 intendono offrire alcune linee di fondo per una crescita concorde delle Chiese in Italia nell’arte delicata e sublime dell’educazione. Bastano poche parole al cardinale Angelo Bagnasco, nell’introduzione del testo, per spiegare il senso del recente documento Educare alla vita buona del Vangelo, con cui l’episcopato italiano apre un nuovo decennio di impegno pastorale. Nell’educazione, prosegue il presidente della Cei, “noi Vescovi riconosciamo una sfida culturale e un segno dei tempi, ma prima ancora una dimensione costitutiva e permanente della nostra missione di rendere Dio presente in questo mondo e di far sì che ogni uomo possa incontrarlo, scoprendo la forza trasformante del suo amore e della sua verità, in una vita nuova caratterizzata da tutto ciò che è bello, buono e vero”. E importante – affermava il precedente Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia – “che venga annunciato loro il Vangelo della vita buona, bella e beata che i cristiani possono vivere sulle tracce del Signore Gesù”.
Con la scelta dell’educazione, dunque, la Chiesa italiana non si allontana dal filo rosso che attraversa i suoi piani pastorali dagli anni Settanta ad oggi: l’evangelizzazione resta la ragione di fondo della presenza e dell’opera ecclesiale in ogni momento e in ogni contesto. Ad essa, però – sembrano dire i Vescovi – vogliamo dare sempre più il volto di un cammino condiviso, di un paziente e ragionato accompagnamento di ogni persona, nell’ascolto delle sue attese e nel dialogo con le sue esperienze, nell’indicazione di ragioni credibili di vita e di speranza. L’educazione, d’altra parte, è la via che meglio manifesta l’essenza della Chiesa, che è allo stesso tempo discepola del Maestro, madre dei credenti, che genera alla fede mediante i sacramenti, e maestra essa stessa ovvero testimone della verità che ha ricevuto in dono. Così, la comunità ecclesiale si rivolge al suo interno ma anche al di fuori dei propri confini. L’educazione non è solo “istruzione religiosa” o approfondimento del proprio credere: è un percorso verso la fede non meno che dentro la fede; soprattutto, è un’attenzione integrale alla persona umana, in tutte le sue dimensioni, consapevoli che le virtù umane e quelle cristiane non appartengono ad ambiti separati. “Gli atteggiamenti virtuosi della vita – afferma il documento al n. 15 – crescono insieme, contribuiscono a far maturare la persona e a svilupparne la libertà, determinano la sua capacità di abitare la terra, di lavorare, gioire e amare, ne assecondano l’anelito a raggiungere la somiglianza con il sommo bene, che è Dio Amore”.
Verifica e caratteristiche
Alle caratteristiche dell’educazione, e al recupero del suo significato più autentico, i vescovi dedicano diverse pagine. Il loro, però, non vuole essere un trattato di pedagogia, né la definizione di un tracciato completo e chiuso in sé. E piuttosto uno sguardo gettato con fiducia sulla stessa comunità ecclesiale e sulla società italiana. Linee per un’azione concorde ancorché plurale e differenziata. Altri momenti e approfondimenti seguiranno nel decennio; quello che fin da ora si chiede alle comunità cristiane è di procedere alla verifica degli itinerari formativi esistenti e al consolidamento delle buone pratiche in atto. In campo educativo non si parte certo da zero, ma a nessuno sfugge l’urgenza di nuovi investimenti di pensiero, opere, persone.
Tra gli obiettivi principali, offerti alla progettazione educativa e pastorale delle Chiese locali, spicca il processo di rinnovamento degli itinerari formativi e in particolare dell’iniziazione cristiana. Avviato negli anni scorsi, mediante una serie di sperimentazioni, chiede oggi di essere verificato e condiviso, così da individuare elementi preziosi e prassi positive da diffondere. Anche la formazione permanente degli adulti e delle famiglie – su cui non mancano inviti ed esperienze, specialmente nelle associazioni e nei movimenti – resta una direzione privilegiata da percorrere, senza per questo affievolire la cura della crescita dei giovani, a cui il documento riserva un lungo e appassionato paragrafo.
Educazione e fenomeno migratorio
Altrettanto spazio trova nel testo il rapporto tra educazione e fenomeno migratorio, da cui emergono opportunità e problemi, ma “per la Chiesa e per il Paese si tratta senza dubbio di una delle più grandi sfide educative” (n. 14). L’educazione, infatti, è vista come la chiave “che spalanca la porta a un futuro ricco di risorse e spiritualmente fecondo”. La via per passare dal pregiudizio all’incontro, dall’estraneità reciproca allo scambio dei doni. E un passaggio che andrà approfondito lungo il decennio, in tutte le direzioni: quella della crescita dei sempre più numerosi minori nati in Italia e figli di stranieri, così come quella delle stesse comunità cristiane, chiamate anch’esse a “tener conto di questa situazione e aiutare a superare paure, pregiudizi e diffidenze, promuovendo la mutua conoscenza, il dialogo e la collaborazione”. Quali siano i principali obiettivi educativi è rapidamente elencato: occorre formare a uno spirito critico e all’apertura al dialogo, a una maggiore consapevolezza della propria identità storica, culturale e religiosa, e alla capacità di testimoniarla. La comunità cristiana – concludono i Vescovi – “educa a riconoscere in ogni straniero una persona dotata di dignità inviolabile, portatrice di una propria spiritualità e di un’umanità fatta di sogni, speranze e progetti”. Molti di coloro che giungono da lontano, inoltre, “sono fratelli nella stessa fede”.
Istanze ecclesiali e società civile
Troviamo in filigrana anche qui l’atteggiamento di fondo che attraversa trasversalmente l’intero documento: la consapevolezza della necessità di “alleanze” tra le diverse realtà ecclesiali e i soggetti della società civile. L’emergenza educativa si affronta solo con la logica della rete tra famiglia, scuola, comunità cristiana, istituzioni e tessuto associativo, mondo dei media, del tempo libero e del volontariato. Necessaria però è la sintonia di fondo sulle finalità profonde dell’educare, sull’ampiezza degli orizzonti della razionalità, specie in riferimento alla realtà dell’uomo, sul no a ogni forma di relativismo e scetticismo, che mina in radice ogni possibilità di educare al senso del vero, del giusto, del bene. E mortifica la stessa libertà, scambiandola con una autonomia assoluta destinata ben presto a dissolversi nel disorientamento e nel narcisismo.
Un’altra prospettiva, maturata nel decennio scorso, è ripresa e rilanciata con forza dai Vescovi: la proposta emersa in occasione del Convegno ecclesiale di Verona (2006) di articolare la testimonianza cristiana nel mondo secondo gli ambiti fondamentali dell’esperienza umana: la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità, la tradizione e la cittadinanza. In chiave educativa, essi diventano “percorsi di vita buona”, perché ogni aspetto del vissuto umano è interpellato dalla sfida dell’educazione. La centralità della persona e l’unità della sua coscienza restano così riferimenti essenziali per l’esperienza cristiana, così come per un’azione volta a rendere l’intera società un luogo favorevole alla crescita di ogni persona. Questo approccio consente ai Vescovi anche di qualificare l’educatore come un testimone e di allargare lo spettro delle figure educative ben oltre a quelle tradizionali. Se al n. 50 si richiede “il coinvolgimento non solo dei genitori e degli insegnanti, ma anche degli uomini politici, degli imprenditori, degli artisti, degli sportivi, degli esperti della comunicazione e dello spettacolo”, al n. 54 il documento invoca una diffusa responsabilità del laicato, perché germini la sensibilità ad assumere compiti educativi nella Chiesa e nella società: “In relazione ad ambiti pastorali specifici – esemplifica il testo – dovranno svilupparsi figure quali laici missionari che portino il primo annuncio del Vangelo nelle case e tra gli immigrati; accompagnatori dei genitori che chiedono per i figli il battesimo o i sacramenti dell’iniziazione; catechisti per il catecumenato dei giovani e degli adulti; formatori degli educatori e dei docenti; evangelizzatori di strada, nel mondo della devianza, del carcere e delle varie forme di povertà”. Non c’è nulla nella vita della Chiesa che non abbia una forte valenza educativa.
Sulla scia del Convegno di Verona, e del cammino precedente, i Vescovi sottolineano anche l’importanza della dimensione culturale. “Impegnandosi nell’educazione – scrivono al n. 15 del testo – la Chiesa si pone in fecondo rapporto con la cultura e le scienze, suscitando responsabilità e passione e valorizzando tutto ciò che incontra di buono e di vero. La fede, infatti, è radice di pienezza umana, amica della libertà, dell’intelligenza e dell’amore. Caratterizzata dalla fiducia nella ragione, l’educazione cristiana contribuisce alla crescita del corpo sociale e si offre come patrimonio per tutti, finalizzato al perseguimento del bene comune”. Lo stesso progetto culturale orientato in senso cristiano, avviato da quasi un quindicennio, trova nuova linfa dalla prospettiva educativa. Ad esso, infatti, si chiede di stimolare in ciascun battezzato e in ogni comunità “l’approfondimento di una fede consapevole, che abbia piena cittadinanza nel nostro tempo, così da contribuire anche alla crescita della società” (n. 41). L’orizzonte è quello dell’incontro con proposte culturali e religiose diverse e della ricerca di “nuovi linguaggi, non autoreferenziali e arricchiti dalle acquisizioni di quanti operano nell’ambito della comunicazione, della cultura e dell’arte”. Il contributo che il progetto culturale può dare, però, è ancora più alto e attiene allo stesso profilo della comunità cristiana come comunità educante, “accogliente e dialogante”, capace di “trovare le vie per instaurare rapporti di amicizia e offrire risposte alla sete di Dio che è presente nel cuore di ogni uomo”. Non a caso, di progetto culturale si parla all’inizio dell’ampia sezione dedicata alla parrocchia, vista come crocevia delle istanze educative.
Fede e cultura
L’attenzione degli Orientamenti pastorali al progetto culturale è mostrata anche dai diffusi rimandi a “La sfida educativa” (ed. Laterza), il rapporto-proposta pubblicato dal Comitato per il progetto culturale, presieduto dal cardinale Camillo Ruini, come contributo alla riflessione e all’elaborazione delle comunità cristiane. In particolare, i riferimenti riguardano la forza e la fragilità della famiglia, i compiti della scuola, la diffusione di modelli che riducono l’educazione a espressione della propria spontaneità o a socializzazione entro i parametri della cultura diffusa.
L’incontro tra la fede e la cultura, dunque, resta il fulcro anche dell’impegno educativo. Si tratta infatti di far crescere persone credenti che sappiano essere contemporanee del loro tempo, versate nell’arte di interpretare in modo sensibile e competente, e non di meno in prospettiva evangelica, la vita di tutti i giorni e i grandi problemi di oggi. Tutto ciò in un Occidente in cui non è raro veder sorgere ostilità e pregiudizi contro i cristiani “per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo” (Benedetto XVI). E ancora il pontefice, nel recente discorso alla Curia romana, a indicare quello che può ritenersi un obiettivo essenziale per il decennio educativo: il saper contrastare quell’ “accecamento della ragione” che non riesce più a vedere l’essenziale, Dio e l’uomo, ciò che è buono e ciò che è vero, presupposto essenziale di ogni intervento educativo. E su questo, spiega il papa, che “è in gioco il futuro”.
Nella stessa scia si è collocato di recente il Forum del progetto culturale, celebrato in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. “La Chiesa educa per il bene dell’Italia”, ricordava in quell’occasione il cardinale Bagnasco: perché non si smarrisca l’identità personale e sociale. Di qui la scelta del Servizio nazionale per il progetto culturale di un più forte investimento nella formazione dei giovani sui temi antropologici, giuridici e scientifici, insieme ai due appuntamenti messi in cantiere dall’apposito Comitato: un secondo rapporto-proposta, dedicato alla questione demografica, atteso per l’autunno, e un evento internazionale sulla figura di Gesù nella cultura contemporanea, all’inizio del 2012. Intanto, prosegue l’impegno per un radicamento capillare del progetto culturale nella pastorale ordinaria delle diverse comunità, convinti che – come afferma il documento al n. 13 – “una vera relazione educativa richiede l’armonia e la reciproca fecondazione tra sfera razionale e mondo affettivo, intelligenza e sensibilità, mente, cuore e spirito. La persona viene così orientata verso il senso globale di se stessa e della realtà, nonché verso l’esperienza liberante della continua ricerca della verità, dell’adesione al bene e della contemplazione della bellezza”. E questa la finalità del progetto culturale: non una struttura in più, ma un orizzonte diverso in cui vivere e testimoniare la fede nel mondo di oggi.