» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Il progetto culturale della chiesa italiana e la mobilità umana (E.Diaco)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/10


Nato nella seconda metà degli anni Novanta su impulso del pontificato di Giovanni Paolo II, il “progetto culturale orientato in senso cristiano” promosso dalla Chiesa italiana trova nel magistero di Benedetto XVI temi e indicazioni particolarmente pregnanti, compresa una definizione sintetica e stimolante. Così, infatti, egli ne parlava nel giugno di due anni fa: “questa espressione, ‘progetto culturale’, più in generale e radicalmente richiama il modo di porsi della Chiesa nella società: il desiderio cioè della Comunità cristiana - rispondente alla missione del suo Signore - di essere presente in mezzo agli uomini e alla storia con un progetto di uomo, di famiglia, di relazioni sociali ispirato alla Parola di Dio e declinato in dialogo con la cultura del tempo”1.
L’uomo, la famiglia e la società sono realtà sottoposte oggi a profonde trasformazioni, spesso messe in discussione o provocate da nuove sfide e interrogativi. La “questione antropologica” divenuta ormai il cuore della “questione sociale” è uno dei cardini dell’enciclica sociale di Benedetto XVI Caritas in veritate2. In questo contesto si pone anche il fenomeno migratorio, che porta con sé forti ricadute sulle mentalità, sui modi di vivere e sull’organizzazione sociale. E un fattore di generazione e modificazione della cultura diffusa, così che il progetto culturale della Chiesa italiana, se vuole rispondere al compito di far dialogare il Vangelo di sempre con i fenomeni che innervano l’attualità, non può trascurare la complessa realtà delle migrazioni. D’altronde, la prima operazione culturale da compiere riguarda proprio il tipo di approccio al fatto della mobilità dei popoli: uno sguardo realistico, consapevole, sapienziale, lungimirante. Si tratta di un modo di affrontare la questione che non la riduce ai soli aspetti storici, sociologici e politici, né a quelli esclusivamente teologici e pastorali, ma punta a promuovere una coscienza e una prassi di incontro, confronto, proposta. Questo, infatti, è il metodo del progetto culturale: discernimento e dinamismo di risposta.
Cultura e migrazioni
Nel muovere i suoi primi passi, il Servizio nazionale della CEI per il progetto culturale mise a tema anche il rapporto tra cultura e migrazioni, attraverso una riflessione condotta insieme alla Fondazione Migrantes, che portò a un simposio ricco di approfondimenti e prospettive meritevoli di non essere dimenticati3. In quell’occasione si chiamava in causa “la nostra capacità di coniugare termini come carità e giustizia, dialogo e identità” e “far crescere la qualità della testimonianza in rapporto alla sua duplice fedeltà, a Dio e all’uomo”4. Il rapporto tra migrazioni e cultura - concludeva mons. Luigi Petris, il compianto Direttore generale della Fondazione Migrantes - “costituisce per la Chiesa un autentico banco di prova. L’evangelizzazione fallirà se non riuscirà a proporre e ad attuare delle esperienze comunitarie, quindi anche culturali, di fraternità con i culturalmente diversi che vivranno in mezzo a noi in un numero sempre maggiore”5.
Non hanno perso di attualità anche le riflessioni proposte in un Convegno del 1998 dal teologo Antonio Staglianò: “La sfida posta dalle migrazioni alla pastorale delle comunità incrocia le istanze tipiche del progetto culturale della Chiesa italiana, nella misura in cui esso richiede di intervenire su tutte le forme della pastorale ordinaria, dall’annuncio del kerigma alla catechesi, dalla prassi liturgica alla testimonianza della carità, provocandone un rinnovamento sulla base delle esigenze (teo)logiche dell’esperienza credente”6. Si tratta del criterio di fondo riproposto dal quarto Convegno ecclesiale nazionale, celebrato a Verona nel 2006: il dispiegamento dell’opera ecclesiale intorno alla centralità della persona e alle sue dimensioni fondamentali. Il messaggio cristiano - notava ancora Staglianò - “umanizza la vita reale delle persone e pertanto non può essere relegato a uno spazio privato, sentimentale, di cuore, intimo, ma pretende una mediazione culturale”7. Una mediazione che chiede di superare l’estrinsecismo tra fede e cultura e quindi spinge a far sì che quanti operano pastoralmente conoscano la cultura delle persone che incontrano, sapendone interpretare e orientare le dinamiche. La capacità di inventare sempre nuove forme di annuncio e di dialogo, di penetrare in profondità nel vissuto, di coniugare identità e apertura fa parte di questa prospettiva ed è il primo contributo che il progetto culturale può immettere nel vissuto ecclesiale odierno.
Immigrazione e identità
Un secondo aspetto, strettamente legato alla conversione ad una pastorale più consapevole e motivata, riguarda la capacità di operare - per usare le parole del Card. Ruini nel Consiglio Permanente del settembre 1997 - “perché quel segno del nostro tempo che è la realtà dell’immigrazione possa essere liberato dalle insidie che lo accompagnano ed esprimere tutte le sue potenzialità positive, sia per chi accoglie sia per chi viene”. Un’abitudine a leggere la realtà nello spirito del discernimento e della proposta evangelica, infatti, non può che favorire una lettura dell’immigrazione ben diversa da quella di una necessità ineluttabile cui rassegnarsi o di un’emergenza sociale. L’accento che il progetto culturale invita a mettere sulla valenza culturale dell’esperienza religiosa, inoltre, può aprire a diversi apporti, alla conoscenza e alla valorizzazione delle espressioni legate alla fede di cui sono portatori quanti giungono nelle nostre Chiese.
Negli ultimi anni, in un contesto di crescente e multiforme globalizzazione, è emersa con forza la questione dell’identità. Sono molte le tensioni cui essa è sottoposta, tanto che alcuni gridano alla “fine dell’identità” o la vedono estinguersi in un patchwork in cui le differenze hanno il sopravvento sull’unità. Fin dall’inizio del suo investimento nella ricerca scientifica, il progetto culturale ha individuato nel rapporto tra l’identità cristiana, l’identità nazionale e quelle locali un filone da approfondire ed esplorare con particolare attenzione. Soffermarsi con lucida consapevolezza sulla presenza e l’apporto del cattolicesimo nella nazione italiana esprime la necessità di assumere la memoria storica a fondamento dell’impegno di oggi, a favore della ripresa di un’identità collettiva che il messaggio cristiano aiuti ad aprirsi in senso universalistico e a fuggire il degrado sia delle assolutizzazioni nazionalistiche che delle riduzioni localistiche. In questo quadro, il riconoscimento della condizione di inedito e crescente pluralismo di presenze non è un elemento marginale. A partire da qui, infatti, è possibile tentare la costruzione di una nuova identità nell’apertura. Si tratta di un’operazione che non può essere guidata dall’emozione, né pilotata dagli istinti, e che porta con sé un compito davvero epocale: quello di affermare il pluralismo senza cedere al relativismo. In tale direzione si muove il decimo Forum del progetto culturale, che si terrà a Roma nel dicembre 2010. Prendendo spunto dal 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, esso cercherà di offrire uno sguardo prospettico sul Paese, nell’orizzonte espresso di recente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Cardinale Angelo Bagnasco: “la volontà di coniugare fede e ragione, riconoscimento della dimensione pubblica e sociale e del fatto religioso e piena accettazione del valore del metodo democratico in uno spirito di autentica e positiva laicità”.
Educazione e pluralismo culturale
Un altro ambito di impegno condiviso è quello relativo all’educazione, che la Chiesa italiana ha scelto come tema portante del suo impegno pastorale in questo secondo decennio del duemila. In tal senso, la riflessione è già iniziata. Un riferimento importante al rapporto tra educazione e immigrazione si trova infatti nel volume “La sfida educativa” (Ed. Laterza, Bari 2009), che il Comitato per il progetto culturale ha inteso come un “rapporto-proposta” sullo stato attuale dell’educazione nel nostro Paese. Rilevando la particolare incidenza nel momento scolastico da parte di famiglie e ragazzi di prima e seconda immigrazione, gli autori spiegano che la cultura si presenta oggi come un processo collettivo, una creazione di significati che realizza “dinamicamente e storicamente le potenzialità presenti nel corredo genetico di ogni individuo; in questo senso, la diversità creata dalle vicende storiche, da incroci, viaggi, migrazioni, commerci e conflitti mette in luce la pluralità culturale che appare oggi non più come un rischio, ma come una ricchezza, attraverso cui valorizzare le differenti espressioni dell’unica umanità”8. Condizione perché ciò accada, tuttavia, è non rinchiudere il concetto di cultura in una visione statica e immutabile, ma si abbia ben ferma la sua dinamicità e storicità, come attitudine alla trasformazione mediante l’incontro. Così, prosegue l’analisi del Comitato, l’educazione interculturale si presenta come un compito formativo centrale. Essa andrà condotta alla luce di una concezione di tipo personalistico - secondo cui a entrare in contatto sono le persone, non le culture in senso astratto - e senza rinunciare, in nome del pluralismo, a educare, ossia a dare ai più giovani dei punti di riferimento capaci di orientare la vita personale e sociale.
Un segno ulteriore di attenzione è il posto che sarà riservato al fenomeno migratorio all’interno del prossimo “rapporto-proposta” del progetto culturale, dedicato alla questione demografica e atteso per l’autunno del 2011. In attesa anche del secondo evento internazionale, dopo quello su “Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto” proposto dal Comitato per il progetto culturale nel dicembre 2009, la “questione di Dio” è un luogo assai prezioso da perlustrare nella prospettiva della società multietnica e multiculturale. In quali termini il movimento dei popoli contribuisca a porre l’esperienza credente nelle società di oggi è un aspetto di primaria rilevanza da molti punti di vista - religioso, culturale, educativo, sociale, politico - su cui non potrà mancare una riflessione e un’azione concorde.
 
 
 
1 Benedetto XVI, Agli officiali del Vicariato di Roma per il congedo dell’Em.mo Card. Camillo Ruini, 27 giugno 2008.
2 Cfr Benedetto XVI, lett. enc. Caritas in veritate, nn. 75-77.
3 Servizio nazionale per il progetto culturale - Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, Atti del Simposio “Migrazioni e progetto culturale” (Roma, 27-28 settembre 1999), in Quaderno di “Servizio Migranti” n. 29.
4 Ivi, p. 16.
5 Ivi, p. 100.
6 Ivi, p. 145.
7 Ivi, p. 146.
8 Comitato per il Progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana, La sfida educativa, Laterza, Bari 2009, p. 67.