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“Lo riconobbero nello spezzare il pane" (G.Perego)
Per un cammino educativo nella carità

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/10


Premesse
1. Questa riflessione parte dalla consapevolezza che la carità è al centro anche della pastorale dei migranti (Erga migrantes caritas Christi). La Chiesa Italiana ci invita nel prossimo decennio a coniugare la carità con l’educazione, di cui si vuole sottolineare il valore ‘esperienziale’: come formazione, accompagnamento, cambiamento.
2. La riflessione, in attesa dell’approvazione degli Orientamenti pastorali 2010-2020, valorizza la ‘Sfida educativa’, presentata nel Rapporto-proposta del Comitato per il progetto culturale della CEI - pubblicato da pochi mesi (Bari, 2009) - che offre già una serie di indicazioni e spunti che saranno approfonditi nel corso di tutto il prossimo decennio dedicato nella Chiesa Italiana all’educazione.
3. La riflessione si collega anche alla lettera di Benedetto XVI alla diocesi e città di Roma (2008) e all’ultima Enciclica del Papa, la Caritas in Veritate, che - pur non essendo un testo educativo in senso stretto - presenta interessanti proposte educative, a partire dalla “cose nuove” di oggi.
1. La Parola di Dio che educa
Pur consapevole delle differenti letture (sapienziale, antropologica, dialettica, morale...) della teologia biblica dell’educazione - recensite da don Cesare Bissoli negli studi degli anni ’801 - distinguerò semplicemente nella lettura educativa del testo sacro due momenti ed esperienze bibliche educative - quella del Padre e del Figlio - connesse al tema della vicinanza/ prossimità, che richiama anche la continuità dell’azione educativa nello Spirito Santo nella Chiesa. è un modo di leggere nella famiglia di Dio, nelle relazioni trinitarie, il modello educativo cristiano, naturalmente relazionale.
1.1 Il Dio dell’Antico Testamento educa
Dio è vicino: “Non c’è nessuna nazione che abbia un Dio così vicino, come il nostro Signore” - ricorda il Deuteronomio (4,7), il libro dell’Antico Testamento che poi descrive anche i tratti di questa vicinanza ‘educativa’:
Egli lo trovò in terra deserta,
in una landa di ululati solitari.
Lo circondò, lo allevò,
lo custodì come pupilla del suo occhio.
Come un’aquila che veglia la sua nidiata,
che vola sopra i suoi nati,
egli spiegò le ali e lo prese,
lo sollevò sulle sue ali,
Il Signore lo guidò da solo,
non c’era con lui alcun dio straniero.
(Deut. 32,10-12)
La vicinanza di Dio al suo popolo, “fa essere/esserci” (Javhè); non è inoltre una vicinanza esclusiva, ma inclusiva, partendo dal presupposto - indicato nei primi racconti della creazione della Genesi - che l’uomo è stato creato “a immagine e somiglianza di Dio”. Geremia, tra i profeti, sarà il profeta che sottolineerà ‘il legame di Dio’. Il sabato è il giorno che ricorda questa vicinanza (Deut. 5,15).
1.2 Gesù educatore
In Gesù la vicinanza di Dio, la sua compagnia si fa ancora più concreta, con le diverse persone e situazioni. L’incarnazione è la storia nuova della compagnia di Dio con l’uomo.
Oggetto della vicinanza educativa di Gesù e far conoscere/incontrare Dio Padre, e da questo incontro inaugurare un’esperienza nuova di vita fraterna, anticipata nel discepolato. Gesù è la via, la verità e la vita: la relazione con lui aiuta ogni persona a scoprire il senso della propria vita e della storia, abbandonando un modello diffuso (“non conformatevi alla mentalità di questo mondo”), sempre nella libertà (il giovane ricco, come tanti).
Il metodo:
1. Le parole e le parabole: il valore del senso (un metodo rabbinico)
2. I gesti e gli incontri: il valore del segno e della relazione (l’originalità).
1.3 Emmaus: icona educativa (Lc 24,13-35)
L’icona di Emmaus è come un percorso educativo fondato sulla relazione, che ha vari passaggi:
- Disagio, paura, sconforto
- Camminare, accompagnare
- Ascoltare
- Ricordare, le ragioni
- Stare insieme, rimanere
- Un gesto che apre gli occhi
- Prendere le distanze: prima e dopo.
L’Eucarestia è il luogo della vicinanza di Gesù all’uomo di ogni tempo, compresa nell’amore dello Spirito. La Domenica è il tempo di questa vicinanza.
2. La Chiesa che educa
Anche la Chiesa degli Atti, dopo la Pentecoste – un nuovo momento educativo di Dio - è vicina alle persone: non si emargina, ne esclude (non c’è più giudeo o greco, schiavo libero), anche se la tentazione esiste (Concilio di Gerusalemme). Dal modello apostolico nasce una comunità cristiana che educa a riconoscere il valore della persona e della città come socialità (la nuova Gerusalemme), che ispirerà sempre - come vedremo - molte esperienze successive. Nel corso della storia della Chiesa riconosciamo vari passaggi di una tradizione educativa che nasce dalla carità, dal servizio, dalla scelta preferenziale per i poveri e dall’attenzione ai giovani. Li ricordo brevemente:
1. Nella prima comunità cristiana vediamo immediatamente e la connessione e il passaggio dell’ascolto della parola al gesto: coerenza (diaconato) e incoerenza (Anania e Zaffira) nella carità.
2. Il catecumenato dei primi secoli, come cammino di crescita nell’amore, nel servizio, nella fedeltà, nella non violenza. L’iniziazione cristiana è costruita sull’amore/carità, sulla agape.
3. Il monastero: è luogo di educazione integrale cristiana (ora et labora), ma anche di educazione al senso della socialità e dell’ospitalità (foresteria).
4. L’imitazione di Cristo medioevale, come scelta della povertà, ma anche della fraternità, che indica l’amore e il servizio e non il potere feudale la strada della salvezza. La scuola e l’università delle professioni hanno al centro la necessità non solo del profitto, ma della condivisione: unire ragione e cuore. I nuovi ordini religiosi - francescani e domenicani fanno dell’itineranza un ‘carisma’, un segno di un Dio che cammina con gli uomini.
5. La confraternita nel ‘500 si presenta come luogo, compagnia per educare al servizio e al dono, dentro le molte fragilità, ma anche per fare scuola in maniera originale. Gli Ordini religiosi che uniscono educazione e carità strettamente: Gesuiti, Barnabiti, Scolopi, Vincenziani…
6. Le Congregazioni ottocentesche (Canossiane, Maria Bambina, Salesiani, Scalabriniani…): scelgono l’educazione degli ultimi (orfani, donne, schiave, emigranti…) come scelta di vita, con asili, scuole ai poveri, scuole alle donne, valorizzando anche la professione (scuole professionali di don Bosco). In questo tempo avviene la scoperta della scuola come supporto all’educazione familiare, tra varie polemiche (ricordiamo la polemica degli asili).
7. L’educazione sociale: un magistero nuovo che arricchisce l’educazione di un profondo sguardo alla città che cambia, al lavoro, alla famiglia. Nascono le scuole sociali e le scuole di servizio sociale, legate anche al cammino educativo dell’Azione Cattolica (Nosengo, Chittolini, Lazzati….) e della S. Vincenzo, attenta anche al mondo dei porti e dei marittimi.
8. Nuovi modelli educativi: don Milani (Esperienze pastorali e la scuola in parrocchia; Lettera a una professoressa e la distinzione tra la scuola di servizio sociale e la scuola dell’io); Capitini (La scuola di liberazione e l’educazione alla nonviolenza); Freire (la pedagogia degli oppressi: educarsi con i poveri, accanto, ispirato anche ai Piccoli fratelli di Charles de Foucault); Lubich, don Zeno e Abbè Pierre, don Torregiani: la fraternità educativa nel servizio. Questi modelli guidano il ’68 ecclesiale sociale (Gruppo Abele, Capodarco, S. Egidio, Emmaus Italia, Mani tese, Loppiano, la Papa Giovanni XXIII…)
9. L’educazione globale: che guarda a tutto l’uomo e al mondo (Gaudium et spes, Populorum progressio, Deus caritas est, Caritas in veritate), al dialogo interculturale. è interessante il concetto di cultura della Gaudium et spes (nn. 53-62), che apriva anche al discorso dellea pluralità delle culture. Intercultura come via formativa ordinaria (nascono in Italia 70 centri di educazione interculturale, tra cui quello promosso da don Luigi di Liegro a Roma e una significativa riflessione – Duccio Demetrio e Graziella Favaro), sviluppo (l’educazione allo sviluppo connessa con il consumo, la finanza etica, il commercio equo e solidale), cooperazione (sociale e internazionale), relazione e dialogo, responsabilità sono parole che oggi hanno una valenza educativa, alla base di una nuova ‘paideia’ cristiana.
10. L’educazione alla legalità: la scuola di don Puglisi e dei Gesuiti di Palermo, don Calabrò a Reggio Calabria.
3. Il Concilio e l’educazione
Il decreto Gravissimum educationis è il testo conciliare dedicato all’educazione, ispirandosi al personalismo (Mounier, Trattato sul carattere; Maritain, L’educazione al bivio). Il testo presenta una novità assoluta rispetto ai documenti prima del Concilio: l’educazione non viene presentata e incentrata sulla scuola cattolica, ma diventa un tema della comunità cristiana, dell’agire pastorale della Chiesa, in dialogo con le altre scienze. Si passa dall’attenzione alla scuola all’attenzione per l’insegnante, per chi educa più che per dove si educa. Questa attenzione nuova si coniuga anche con l’attenzione educativa ai ‘segni dei tempi’: al pluralismo e alle diversità, ai vicini e ai lontani. Famiglia, scuola, Chiesa diventano tre luoghi importanti di accompagnamento educativo.
4. L’esperienza ecclesiale come luogo educativo
La comunità è il primo soggetto educativo e chiede più relazione e comunione accanto all’organizzazione. Significativo è l’invito del Papa nell’enciclica Caritas in veritate a ‘pensare la relazione’ (n. 54), come problema educativo del nostro tempo (chiaro il collegamento al nuovo personalismo di Ricoeur, Levinas, Arendt): un tempo che vive - come scrive Luigi Zoia - “l’inflazione della distanza”, “la morte del prossimo”.
5. La scelta della ‘pedagogia dei fatti’ alla luce del ‘Rapporto sull’educazione’ CEI
Nella comunità dove contano più le relazioni che i servizi acquista un significato rinnovato la cosiddetta ‘pedagogia dei fatti”. Una scelta di grande attualità contro due rischi, ricordati anche dal ‘Rapporto sull’educazione” della CEI: il rischio della separazione tra educazione e formazione, che porta a dare più valore alla programmazione che alla relazione; il rischio della spontaneità (creatività, auto-aiuto), cioè della perdita del valore dell’accompagnamento educativo e formativo (pp. 9-10). Nell’educazione di oggi la ‘pedagogia dei fatti’ significa non solo affermare i valori, ma farne esperienza. La capacità di fare esperienza ha bisogno di un maestro, di un padre. Solo l’esperienza suscita esperienze, solo il testimone, suscita testimoni (Paolo VI, Evangelii Nutiandi). La pedagogia dei fatti richiama al bisogno di accompagnare le persone, di una relazione accogliente. Senza relazione non si educa; senza legami non si educa, perché non si può comprendere la fedeltà alla tradizione e al tempo stesso la responsabilità del cambiamento. La formazione operativa (conoscenza, competenza, abilità oppure sapere, saper fare, fare) è una componente essenziale, ma non è il cuore dell’educazione neppure per la caritas. Il cuore dell’educazione è la relazione accogliente, che suscita interesse, passione, condivisione, fino alla vocazione. Nella relazione accogliente c’è sempre il rispetto per la libertà della persona, di ogni persona, primo soggetto dell’educazione.
Il rispetto dell’identità-differenza della persona non significa indifferenza, ma significa eliminare l’estraneità. Nella relazione accogliente c’è più gratuità che interesse. Nella relazione accogliente c’è il valore del gesto educativo, del luogo, dei fatti. Nella relazione accogliente si guarda a tutto l’uomo: salute e malattia, anima e corpo, affetti e sentimenti, età e storia. Nella relazione accogliente c’è il futuro, c’è speranza di un domani alternativo.
Dalla pedagogia dei fatti, che mette al centro la relazione nascono i diversi progetti educativi della caritas, che ricordano il monito del filosofo Deleuze: “Non impariamo niente da chi ci dice: ‘Fa come me’. I nostri unici maestri sono coloro che ci dicono ‘fallo con me’ e invece di proporci gesti da riprodurre, sanno proporre segni che si possono distinguere nell’eterogeneo”.
 
 
 
1 C. BISSOLI, Bibbia e educazione. Contributo storico-critico ad una teologia dell’educazione, Roma, Las, 1982. Per un aggiornamento cfr. la relazione recente di don Bissoli Gesù educatore (19 febbraio 2010), in www.chiesacattolica.it.
 
Bibliografia
Comitato per il Progetto culturale della CEI, La sfida educativa, Bari, Laterza, 2009 ( in particolare cfr. le pp. 3-24 - Per un’idea di educazione - e le pp. 72-87 - la comunità cristiana).
BENEDETTO XVI, Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, Roma, LEV, 2008.
D. DEMETRIO, L’educazione non è finita, Milano, Cortina, 2009.
G. DELEUZE, Differenza e ripetizione, Milano, Cortina, 1997.
A. SAVAGNONE, La pedagogia dei fatti: per un cammino educativo alla carità; in: Caritas Italiana, La Chiesa della carità, a cura di G. Perego, Bologna, EDB, 2009, pp. 275-299.
P. BIGNARDI, La gratuità: per una spiritualità laicale; in: La Chiesa della carità, cit., pp. 151-176.
AA.VV., Carità globale. Commento alla Caritas in veritate, Roma, LEV-AVE, 2009.
P. TRIANI - N. VALENTINI, L’arte di educare nella fede: le sfide culturali del presente, Padova, Edizioni Messaggero, 2008.