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I singoli settori della Migrantes


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/10


Emigrati italiani
Che l’emigrazione dall’Italia sia una realtà ancora viva risulta, come già detto, anche dall’ultimo Rapporto Italiani nel mondo. Una memoria viva di oltre un secolo di emigrazione la si incontra ora al “Museo Nazionale Emigrazione Italiana” inaugurato il 24 ottobre presso il “Complesso monumentale del Vittoriano/Gipsoteca”, a cura del Ministero degli Esteri in collaborazione col Ministero dei Beni e Attività culturali. L’emigrazione però non è solo un fatto storico. Infatti continua ancora, benché per vie spesso informali, l’esodo dal Sud per i tradizionali motivi di lavoro e si affermano sempre più le nuove forme di mobilità umana, costituita da professionisti, stagisti e studenti. Uno spaccato interessante di questa realtà italiana all’estero lo si è avuto alla fine dello scorso anno, dal 9 al 12 dicembre, nella “Prima Conferenza mondiale dei Giovani Italiani”, che ha radunato a Roma diverse migliaia di giovani emigrati o discendenti di emigrati italiani.
Attualmente per i circa 2.200.000 italiani in Europa sono attive 288 missioni o punti di assistenza pastorale con circa 350 missionari, la sui età media però è notevolmente alta. Queste missioni e in genere l’impostazione globale della pastorale migratoria sono in profonda revisione, anche a causa dell’invecchiamento del personale addetto, delle scarse previsioni per un qualche ricambio e del progressivo passaggio dalla prima alle successive generazioni che, sotto l’aspetto civile, sono più integrate o pienamente integrate nell’ambiente (l’integrazione civile tuttavia non è segno e misura dell’integrazione ecclesiale). A causa soprattutto di una crescente sensibilità e convinzione, ecclesiologicamente motivata, sia da parte delle Chiese locali che dei missionari italiani, urgono i tempi per una pastorale d’insieme o di comunione che, scongiurando il costituirsi di chiese quasi parallele, renda sempre più stretto il legame e la collaborazione fra le due realtà, a mente della Erga migrantes caritas Christi (n. 89ss). Tale sempre più stretta collaborazione - che può giungere anche al superamento della tradizionale “missione con cura d’anime” per un maggior protagonismo alle parrocchie territoriali, queste stesse destinate ad assumere sempre più una configurazione interetnica - non svilisce e tanto meno rende superfluo il servizio specifico dei missionari italiani, ma li rende preziosi strumenti, nella Chiesa locale, perché questa assuma anche nel suo volto esterno un’immagine sempre più unitaria e cattolica. E un percorso che impegna in pari misura sia le Chiese locali, in particolare le parrocchie territoriali, sia i missionari, e che, specialmente per questi ultimi, un percorso che per loro può essere difficile e anche sofferto, ma che in realtà è un percorso di rinnovamento della loro attività pastorale, sostenuto sia dalla Chiesa locale che dalla Chiesa italiana. Sarebbe invece mortificante se fossero indotti a pensare di andare verso il declino di un servizio missionario per il quale hanno già dedicato tanta parte della loro vita.