» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Sussidio liturgico
17 gennaio 2010, II domenica del tempo Ordinario C

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/09


I temi della giustizia, dell’azione che è finalizzata al bene comune, della gioia partecipata e condivisa, sono il filo conduttore della Parola di Dio di questa domenica, 17 gennaio, seconda del tempo ordinario, in cui la Chiesa celebra la Giornata Mondiale delle Migrazioni.
 
 
LITURGIA DELLA PAROLA
 
Prima Lettura (Is 62,1-5)
Dal libro del profeta Isaia
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.
Parola di Dio.
 
 
Salmo Responsoriale   Dal Salmo 95
Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
 
Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
 
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
 
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.
 
Seconda Lettura  (1Cor 12,4-11)
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno, infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell´unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l´interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l´unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
Parola di Dio.
Canto al Vangelo   (2Ts 2,14)
 
Alleluia, alleluia.
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo,
per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.
 
 
Vangelo (Gv 2,1-12)
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c´era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d´acqua le anfore»; e le riempirono fino all´orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l´acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva di dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l´acqua - chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù: egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Parola del Signore.
 
 
SPUNTI DI RIFLESSIONE PER L’OMELIA
 
Nella prima lettura, tratta dal libro del Profeta Isaia, il Signore è impaziente di veder sorgere la giustizia nella città di Gerusalemme, immagine di tutte le città e dei luoghi abitati dagli uomini. La sua impazienza è operosa e carica d’amore, e viene indicata a tutti come atteggiamento fondamentale per imprimere un orientamento nuovo e positivo. Di fatto la profezia mostra che da una città abbandonata e da una terra devastata si passa ad una città e ad un territorio in cui regna la giustizia e si è ritrovata la felicità. Si tratta anzitutto di un messaggio di speranza per coloro che sentono la difficoltà di inserirsi in una città che sembra ostile e sperimentano il peso della solitudine e dell’abbandono. Il Signore è vicino ed è in atteggiamento di attesa operosa per contemplare una città splendente di giustizia, di solidarietà e di pace. E il Signore che guida i popoli con rettitudine (cfr. Salmo responsoriale) e da qui scaturisce la fiducia nell’esito positivo della storia. Ma non senza di noi ed il nostro impegno per una società più giusta e fraterna.
 
La seconda lettura, tratta dalla prima lettera ai Corinti, invita a vedere nei diversi carismi, doni e attività, l’azione di un solo Dio e la manifestazione dello stesso Spirito, che agisce per il bene comune. Nella comunità ecclesiale non c’è spazio per la rivalità, che non sa vedere il bene, né per l’emarginazione, che è contro la comunione. Si vive la comunione e si costruisce la comunità quando c’è accoglienza reciproca e disponibilità all’ascolto, al dialogo e alla collaborazione. La comunione diviene più ricca nella misura in cui è capace di valorizzare le particolarità e le differenze proprie di tanti popoli e culture condotte a noi dalle migrazioni.
 
Nel Vangelo di Giovanni è descritto il primo miracolo di Gesù. Durante un banchetto di nozze a Cana di Galilea, viene a mancare il vino.
Due sono i simboli: le nozze e il vino.
Le nozze sono in tutta l’interpretazione, sia giudaica che cristiana, il simbolo dell’alleanza tra Dio e l’uomo.
Il vino ha qui il significato della gioia portata da Cristo e dal suo Vangelo, e la sua mancanza sta ad indicare la mancanza della gioia e dell’amore.
Quanto viene sottolineata è la novità radicale portata dal Vangelo e dalla testimonianza cristiana. Il Vangelo è anzitutto “dono interiore” che dà gioia, riempie la vita, fa gustare una pace e una calma dello spirito che niente può turbare. è il dono di quella vita libera dall’angoscia di cui parla il discorso della montagna con le espressioni: “guardate gli uccelli del cielo [...], osservate come crescono i gigli del campo [...] cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (cf Mt 6,26-30). Si apre da qui lo spazio della “vita di carità” come spinta ad amare come Gesù ha amato, con la possibilità di intessere rapporti autentici, di crescere nella comunione, nell’amicizia e nella fraternità. Allora gli orizzonti della “vita sociale” appaiono come orizzonti di un’azione per la giustizia e la solidarietà, come spazio per un servizio al bene comune.
 
Nel contesto della Giornata Mondiale delle Migrazioni, risulta significativo quanto si trova in un documento della Commissione ecclesiale “Giustizia e Pace” che risale al 1991: parlando del bene comune nel contesto interculturale, si traccia un itinerario che dalla “cultura dell’indifferenza” passa alla “cultura delle differenze”, e approda alla “convivialità delle differenze”.
La convivialità è il richiamo al banchetto, alla mensa eucaristica, alla tavola imbandita attorno alla quale si raduna la famiglia: una “famiglia di popoli”, che sa riconoscere “il bello e il buono” e sa far fronte alle difficoltà con la forza e la gioia del Vangelo.
 
 
PER LA PREGHIERA DEI FEDELI
 
Cel.: Il Signore ci dona il suo Spirito perché possiamo discernere la bontà, la ricchezza, la bellezza, l’armonia della diversità, come sorgente di comunione per il suo Regno. Abbiamo bisogno del suo aiuto perché la tristezza delle giare vuote si traduca in attesa del buon vino:
Signore, trasforma la nostra vita.
- Perché la Chiesa, seguendo l´insegnamento di Gesù, attinga il vino della Parola e dell´Eucaristia e lo offra a tutte le genti nella sua missione universale, preghiamo:
Signore, trasforma la nostra vita.
- Perché le comunità cristiane, impegnate nella costruzione di una città accogliente, sappiano vivere il fenomeno delle migrazioni come occasione di conoscenza reciproca, di dialogo e di comunione, preghiamo:
Signore, trasforma la nostra vita.
- Perché le famiglie cristiane sperimentino i valori dell´ospitalità, della solidarietà e della condivisione verso le famiglie e i minori migranti, preghiamo:
Signore, trasforma la nostra vita.
- Perché con l´impegno di tutti, si facciano leggi che sappiamo coniugare legalità e sicurezza con solidarietà e accoglienza, preghiamo:
Signore, trasforma la nostra vita.
- Perché i rapporti fra le nazioni siano guidati dalla ricerca del bene comune e di uno sviluppo integrale dell´uomo, per dare forma di unità e di pace alla città dell´uomo come segno che anticipa la città di Dio, preghiamo:
Signore, trasforma la nostra vita.
 
Cel.: I segni del tuo amore, Signore, scandiscono i nostri giorni. Donaci occhi nuovi perché sappiamo riconoscerli presenti nella quotidianità e nel dono della diversità. Perché le comunità cristiane vivano con gioia l’attesa dell’«ora» in cui manifesterai la pienezza della tua gloria e la scoprano nell’oggi della vita. Per Cristo nostro Signore.
Amen