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Presentazione della Giornata (B.Schettino)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/09


PRESENTAZIONE DELLA GIORNATA
 
Bruno Schettino
 
Il tema della Giornata Mondiale delle Migrazioni, che si svolgerà il giorno 17 gennaio 2010, è “Il minore migrante e rifugiato, una speranza per il futuro”, così come è stato modificato con sottotitolo per l’Italia. La Regione scelta, che ospiterà la manifestazione nazionale, è la Campania.
Dico subito che il tema non è tra i più facili da analizzare, perché la realtà dei minori è tema delicato e complesso ed implica una attenta analisi del problema globale. L’immigrazione degli adulti è più studiata, più analizzata sia dal punto di vista di fenomeno in sé, che di legislazione, sia dal punto di vista di accoglienza, che di integrazione. Tutta una letteratura, tutta una casistica giuridica, anche attraverso l’uso dell’analogia, come della legislazione in sé hanno molto parlato dell’immigrazione degli adulti, meno dei minori.
Il minore è persona umana, giuridica piena di rispetto e di valore in sé. La sua tenera età minore ed adolescenziale implica maggiore valore e considerazione per i risvolti che interagiscono tra famiglia, educazione, ruolo dei genitori, progetto culturale, crescita umana e sociale, ambiente di provenienza, luogo di accoglienza. Inoltre occorre considerare il minore nei rapporti con la scuola, con la sanità, con il gruppo e l’amicizia. Occorre considerare i ragazzi soli, senza genitori, quelli che sono in case famiglia, quelli che sono adottati, quelli che sono in affido. Quelli che sono mandati per la triste piaga dell’accattonaggio, per lavori minorili, quelli che non frequentano la scuola, quelli mandati per compiere piccoli furti, quelli che vivono nei tuguri, dediti anche alla droga dei poveri, con l’uso di sostanze tossiche e collanti.
Occorre considerare quei minori, di cui non si sa niente, smarriti, forse venduti, espiantati e violentati nella loro identità umana. E tutto un mondo di realtà complessa e difficile da conoscere adeguatamente e da comunicare.
Il tema dei minori è contemplato nella Convenzione ONU del 1989 sui Diritti del fanciullo, accolta e resa esecutiva con la legge n. 176 del 1992 in Italia. L’Unicef opera adeguatamente in campo nazionale ed internazionale per la tutela dell’infanzia e tra le associazione del terzo settore risulta molto attiva l’Associazione “Save the Children”.
Il Testo Unico 286/98 sull’immigrazione, al titolo quarto sul “Diritto all’Unità Familiare e tutela dei minori” recita che “in tutti i procedimenti amministrativi e giurisdizionali finalizzati a dare attuazione al diritto all’unità familiare e riguardanti i minori, deve essere preso in considerazione con carattere di priorità il superiore interesse del fanciullo” (art. 28/3).
La legge formula da questo principio generale alcune disposizioni pratiche per i minori stranieri:
- Il minore straniero non può essere espulso se non in caso di rimpatrio nell’interesse del minore.
- Il diritto allo studio e l’obbligo scolastico, a prescindere dalla loro condizione per quanto riguarda il permesso di soggiorno.
- Il diritto alla salute fin dalla nascita.
- Il diritto all’unità familiare.
- L’attribuzione al minore dopo i 14 anni di un proprio permesso di soggiorno per motivi familiari e la condivisione della posizione giuridica del genitore che si trova nella condizione più favorevole.
- Per motivi di studio, lavoro subordinato o autonomo o, per necessità sanitaria è rilasciato il permesso di soggiorno al raggiungimento della maggiore età.
- La possibilità di concedere per il bene del minore, speciali autorizzazioni all’ingresso o al soggiorno di familiari comunque presenti sul territorio italiano.
- La facoltà di optare, compiuti i 18 anni, per l’attribuzione della cittadinanza italiana.
Diritto di cittadinanza
Intorno a questo tema, della cittadinanza italiana, si è molto parlato, per cui l’argomento è nel vivo del dibattito anche politico. In forza del principio dello Ius sanguinis occorre attendere la maggiore età per dichiarare la propria volontà di acquisire la cittadinanza italiana.
Questa attesa spinge molti giovani, figli di genitori stranieri, a vivere una sofferta ambivalenza. Da una parte si sentono italiani a tutti gli effetti a motivo degli studi intrapresi, per il processo di inculturazione e nello stesso momento sono cittadini stranieri. E questa una sorta di sperequazione nei confronti dei giovani che hanno ascendenti italiani, che hanno possibilità di optare per la cittadinanza italiana. E anche per il numero considerevole in cui si trovano giovani studenti, senza cittadinanza italiana, che il problema reclama una forte riflessione e una determinazione a livello di legislazione che riconosca il problema. Questo rivela il limite del principio dello Ius sanguinis, anche se è molto valido nella ordinarietà del problema.
Il contesto sociale è profondamente cambiato, per cui occorre ripensare di adottare anche il principio dello Ius soli, che riconosca il dato di fatto, che il contesto migratorio ha cambiato l’assetto demografico. Ai vecchi flussi in uscita dall’Italia si sono sostituiti i nuovi flussi di immigrati. Questo principio può essere applicato, mettendo anche alcune condizioni quali la conoscenza della lingua e delle tradizioni culturali italiane, la conoscenza dei principi costituzionali, una condotta di vita corretta. Chiede anche una sorta di merito, che se viene meno per gravi motivi può essere anche sospesa. Non so se questo giuridicamente è fattibile. La via dello Ius soli è stata già sperimentata in Gran Bretagna e in Germania, per cui non è un’idea peregrina.
Diritto alla formazione scolastica
Intorno al problema scolastico occorre riprendere il tema della intercultura sia sul piano della didattica rivolta agli alunni, sia su quello della formazione del personale docente. La scuola è un grande laboratorio di integrazione. Dalla riuscita del progetto culturale o dal suo fallimento dipende tutta la validità del lavoro da riservare ai ragazzi nell’età evolutiva. C’è bisogno di creare un nuovo umanesimo, con elementi che vengono dalla tradizione italiana e da nuovi apporti della cultura, di cui sono portatori gli immigrati. Non si tratta di rinunciare alla propria chiara identità culturale occidentale, ma cogliere quegli elementi della filosofia perenne, centrata sui temi resi dinamici e relazionali: la persona, come soggetto dei diritti e dei doveri, la validità del principio del bene comune, la dignità dell’uomo in quanto tale, l’etica della responsabilità soggettiva e sociale, il principio della solidarietà, della sussidiarietà. Anche se sono stati mediati dalla cultura greca e cristiana, sono principi sempre attuali, che possono entrare nel vivo della cultura perenne, perché sono principi posti sull’essere dell’uomo, del suo rapporto con gli altri. I minori stranieri, sono sempre più presenti nelle scuole italiane.
Anche se debbono, in alcuni casi, essere aiutati nelle difficoltà concrete scolastiche, è necessario che per realizzare l’integrazione gli immigrati debbono svolgere le lezioni insieme a studenti italiani. Occorre superare ogni pregiudizio e chiusura. Molte difficoltà sono a monte, legate all’ambiente familiare, alle condizioni economiche, alle difficoltà della famiglia ad inserirsi nel sistema sociale occidentale, determinati da fattori occasionali quali il malessere fisico, psicologico, di linguaggio e di integrazione.
Molti altri disagi derivano dalle differenze: culture diverse, tradizioni consolidate diverse, orientamenti verso la vita diversi. Occorrono tempi, disponibilità, accoglienza e il gusto del saper attendere la maturazione di eventi. L’integrazione scolastica è più semplice per la fascia di età minore, che per gli adolescenti. Triste è il fenomeno della evasione scolastica e dell’accattonaggio che tante volte si compie sulle strade. L’evasione scolastica chiede una sinergia di operazioni, di recupero di presenza dei minori a scuola. L’apprendimento scolastico, la conoscenza della lingua scritta e parlata, la socializzazione, lo sport, gli esercizi ludici, sono fattori, che aiutano a far crescere nella conoscenza, nella formazione, nella socializzazione. La integrazione è un processo culturale di vita e di impegno, che chiede tempi e sacrifici. La scuola ha il compito di rendere possibile anche questo aspetto.
Problema educativo
Sul piano educativo particolarmente complessa è la posizione della madre sola, al limite dello stress, chiamata a conservare le tradizioni culturali, abituarsi ai nuovi usi e costumi, usare la propria lingua con i figli per non recidere le radici con il paese di origine e usarne un’altra nei rapporti extradomestici. Quando la famiglia, che costituisce l’ambiente più rassicurante, è basata su un modello estraneo alla società ospitante, è facile il rischio di essere emarginati dalla società locale e il processo identitario del minore entra in crisi, lacerato tra due culture spesso tutt’altro che complementari: per questo, per gli immigrati di seconda generazione, si è parlato non a torto di “malattie dell’identità”. L’apprendimento di una nuova lingua al limite può essere visto come una minaccia, in quanto la lingua nativa è anche uno strumento simbolico che esprime un’ appartenenza. Perciò non bisogna qualificare negativamente la lingua e la cultura dei nuovi venuti, onde evitare la demoralizzazione del minore relativamente alla specificità di cui è portatore.
Diritto alla salute
Un altro settore di vitale importanza che coinvolge tutti, quindi anche i minori immigrati, è quello della sanità pubblica e privata. Nelle necessità, nei momenti di maggiore difficoltà la sanità offre i suoi servizi di assistenza e di cura per i pazienti, in difficoltà fisica o affetti da patologie. L’accoglienza, la medicina umana, il ricreare l’ambiente familiare gioioso rendono un valido servizio per la cura e la guarigione. Il bambino si trova a subire oltre la malattia anche un trauma per l’ambiente diverso, non conosciuto prima, con difficoltà derivanti dalla estraneità del luogo. L’attenzione al minore immigrato malato è attenzione ai genitori, alla mamma che accudisce il minore. Occorre superare la difficoltà dell’impatto e creare un clima di serenità e di accoglienza. La sanità non può discriminare il minore immigrato dagli altri, né il figlio di irregolari e clandestini, da quelli di famiglie regolari.
Diritto alla domanda religiosa
Possiamo porci la domanda. Qual è il rapporto del minore immigrato con la Chiesa, con la Comunità religiosa? Occorre chiarire i termini della questione. Se il minore immigrato viene da una famiglia cristiana, occorre dare tutto il contributo dell’esperienza cristiana, perché essa continui e diventi testimonianza e vita vissuta. I sacramenti della iniziazione cristiana sono stati offerti? Molte volte diamo tanto e dimentichiamo prima noi il motivo fondamentale per cui diamo tanto. E Gesù Cristo l’unico vero motivo e certezza della nostra fede, speranza e carità. L’accoglienza della persona umana gratuita, liberamente dà il senso di grande respiro di umanità. Si cresce nella libertà e nella responsabilità. C’è il gusto del dare e dell’avere: una vera osmosi di sentimenti di vera umanità. C’è chi è senza fede, oppure con fede naturalistica, allora c’è la proposta cristiana nella libertà del dare e del ricevere. Senza costringere nessuno, senza violentare la coscienza personale. Lasciando nel vuoto della coscienza etica, significa non motivare la sua vita, renderla indifferente e quindi senza alcuna speranza e motivazione.
La formazione della coscienza religiosa e morale del minore immigrato è lenta ed occorre rispettare la libertà di coscienza, i suoi ritmi le sue domande interiori. C’è il minore che viene da una famiglia religiosa, non cristiana, bisogna rispettare e dialogare con quel dialogo interiore intriso di spiritualità, di interesse umano alla sua vita, al suo credere. Occorre dialogare con le persone. Il dialogo non è tra le cose astratte, con i sistemi culturali, ma con le persone, dando tutta l’attenzione e il dovuto rispetto alla fede e alla vita vissuta. Anche attraverso l’esperienza religiosa vissuta, amata, rispettata, vi è il continuo processo di integrazione. Anche per una visione di vita motivata da una fede, può essere valido motivo di consolidare anche umanamente e socialmente la propria vita insieme con gli altri.
Conclusioni
Sono queste riflessioni ai margini del problema immigrazione e in particolare riguardo ai minori immigrati. Molto altro c’è da dire e da affermare. Quello che ancora desidero aggiungere è che il fenomeno immigrazione ha cominciato il suo decorso e diventa esso inarrestabile. E la nuova coscienza etica e la formazione di un tipo di società che ormai si rivelano e tendono a creare un modello nuovo, non facile oggi a definirlo completamente. Stiamo ancora ai primordi di un mondo nuovo, sempre più complesso e sempre più diverso. Non occorre avere paura, esorcizzando gli eventi, dando colpa allo straniero, pensando che è tutta colpa della diversità, per cui esiste la instabilità, è tutta colpa di chi ha disturbato la quiete, per cui le cose sono cambiate e tutto diventa alogico e incomprensibile. Occorre avere fiducia e credere che esiste la Provvidenza che ricuce i filoni della storia, che diventa sempre più unitaria, nel linguaggio, nel travaglio delle diverse esperienze umane, nel soffio dello Spirito, che pervade e conduce verso nuovi approdi di Grazia e di Salvezza. E la fede nella Paternità di Dio che genera una nuova vita, che lentamente avanza verso i nuovi sentieri, non più interrotti, della speranza che non muore.