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Sussidio liturgico
Giornata Mondiale Migrazioni 2009

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/08


  SAN PAOLO MIGRANTE, APOSTOLO DELLE GENTI
“Non più stranieri né ospiti, ma della famiglia di Dio” (cfr. Ef 2,19)
18 gennaio 2009 – II domenica del Tempo ordinario

  La giornata di quest’anno dal tema “San Paolo migrante, Apostolo delle genti” ci offre, nelle letture della seconda domenica durante l’anno, uno spunto interessante per poterla rendere attuale e concreta.

Come per Paolo l’incontro con Gesù è divenuto il senso della sua vita e il battito del suo cuore, il ritmo che ha segnato il suo camminare, così gli incontri con il Signore, ieri come oggi, diventano occasione per decidere di giocare la nostra vita per quel Dio che non fa distinzione fra greco e giudeo, libero e schiavo... e che guarda con simpatia ogni essere umano senza distinzioni, discriminazioni, nella convinzione che è nostro prossimo chiunque ha bisogno di noi, chiunque incontriamo, chiunque intreccia i suoi passi con i nostri.

 INTRODUZIONE ALLE LETTURE

 Prima Lettura  (1Sam 3,3b–10.19 )

“Parla, perché il tuo servo ti ascolta”: l’esperienza di Samuele ci indica che Dio continua a chiamare, nei momenti imprevedibili, impensabili, non ufficiali, persone non tenute in considerazione, per coinvolgerle nel suo disegno di salvezza.

 Seconda Lettura  (1Cor 6,13c–15a.17–20)

San Paolo ci dice che l’iniziativa che viene da Dio porta con sé un processo di interiorizzazione e di scoperta progressiva delle esigenze spirituali e morali della propria vocazione.

 Vangelo  (Gv 1,35–42)

L’invito “Vieni e seguimi” risuona oggi come venti secoli fa. L’incontro personale con Gesù suscita l’incontro comunitario con tutti coloro che hanno fatto la sua stessa esperienza.

 SPUNTI PER L’OMELIA

 “Che cosa volete? Che cosa cercate?” (cfr. Gv 1,38).

Noi che cosa cerchiamo? Che cosa ci fa alzare la mattina, cosa ci spinge ad entrare in relazione con gli altri, cosa ci fa lavorare, riflettere, pregare?

L’incontro e il rapporto con il Signore cambia, modifica le persone come Samuele, Paolo, Andrea, Pietro Giacomo...

Essere e diventare donne e uomini, discepoli del Signore nella storia, significa essere coinvolti dalla sua Persona, dal suo Vangelo, nelle dimensioni del vivere, amare, impegnarsi, soffrire, morire, sperare... e questo non solo in una realtà strettamente personale, ma anche in quella dei rapporti, della comunità locale e insieme di tutta la famiglia umana a cui apparteniamo, quindi in tutto quanto riguarda la pace, la giustizia, la salvaguardia dei diritti umani di tutti i popoli.

Nel Messaggio di questa Giornata Benedetto XVI dice: “Leggendo gli Atti degli Apostoli e le Lettere che Paolo rivolge ai vari destinatari, si coglie un modello di Chiesa non esclusiva, bensì aperta a tutti, formata da credenti senza distinzioni di culture e di razza: ogni battezzato è, in effetti, membro vivo dell’unico Corpo di Cristo. In tale ottica, la solidarietà fraterna, che si traduce in gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine gioiosa verso gli altri, acquista un rilievo singolare”.

La vocazione di Samuele si colloca in un periodo buio della storia del popolo di Israele, in un periodo in cui Dio non parla, fa silenzio; in un momento in cui la comunità è in crisi, in disfacimento.

Nonostante tutto però il versetto precedente il brano letto oggi ci dice che “la lampada non si era ancora spenta nel tempio” (1Sam 3,3).

Il tempio è vuoto, i sacerdoti sono infedeli, ne è rimasto uno solo, un vecchio, che ha semplicemente la funzione di accendere quella lampada, quasi un sacrestano.

Tutte le sere, con una costanza e perseveranza da poveri, accendeva la lampada del tempio.

Grazie all’attenzione di quel povero e a quella perseveranza Dio si rivolge a un bambino, a Samuele.

Un bambino entra nell’esperienza di Dio, entra nella preghiera, in un momento in cui il popolo di Israele non è più capace di pregare.

Questo ci dice che l’esperienza di Dio si fa nella storia, negli eventi, Dio si incontra nella concretezza  delle relazioni umane.

C’è un incontro storico con Cristo che è l’incontro con il fratello, ed è un preliminare assoluto per la preghiera: senza di esso la preghiera diventa un vuoto formalismo.

Sempre Benedetto XVI nel suo Messaggio dice riferendosi a San Paolo: “La sua vita e la sua predicazione furono interamente orientate a far conoscere e amare Gesù da tutti, perchè in Lui tutti i popoli sono chiamati a diventare un solo popolo. Questa è, anche al presente, nell’era della globalizzazione, la missione della Chiesa e di ogni battezzato; missione che con attenta sollecitudine pastorale si dirige pure al variegato universo dei migranti... Anche oggi va proposto il messaggio della salvezza con lo stesso atteggiamento dell’Apostolo delle genti, tenendo conto delle diverse situazioni sociali e culturali, e delle particolari difficoltà di ciascuno in conseguenza della condizione di migrante e di itinerante”.

Ciascuno di noi vive la propria vocazione mettendo i suoi piedi nel quotidiano, in una società concreta, in questa nostra umanità.

Con quale atteggiamento?

Le parole di Enzo Bianchi, Priore di Bose, possono darci una luce: “Al cristiano è chiesto non tanto di convertire, quanto di testimoniare nella carità la speranza che abita in lui grazie alla fede...”.

La nostra missione consiste nel trasmettere il dono ricevuto senza mercificarlo, cioè senza misurarlo in base al successo che ottiene: l’evangelo non deve percorrere la traiettoria dei prodotti comprati e venduti, né essere pesato quantitativamente in base all’audiance che riesce a suscitare.

Lo stile dell’evangelizzazione non può essere dominato dalla logica dell’apparire, dall’efficacia, del consenso, o dalla volontà di creare condizioni in cui la Chiesa conti e condizioni il cammino della società.

 PER LA PREGHIERA DEI FEDELI

 Celebrante: O Dio, tu lungo la storia della salvezza hai chiamato uomini e donne a collaborare con te per un disegno di salvezza e vuoi che questo disegno sia sperimentabile anche oggi. Per questo ti preghiamo dicendo:

Facci annunciatori del tuo Vangelo.

 Lettore:

– Mentre Paolo pregava nel tempio, ricevette dal Signore il comando: “Va´, perché io ti manderò lontano, tra i pagani”:

Fa´ che le nostre comunità si mettano in movimento verso i fratelli e le sorelle che vivono la mobilità umana.

Noi ti preghiamo:

 

– Paolo si fece “debole con i deboli...tutto a tutti”:

Il suo esempio sia per noi di stimolo a farci solidali con i nostri fratelli e a promuovere, in ogni parte del mondo e con ogni mezzo, la pacifica convivenza fra etnie, culture e religioni diverse.

Noi ti preghiamo:

 – Dalle lettere di Paolo si coglie un modello di Chiesa aperta a tutti, formata da credenti senza distinzione di cultura e di razza:

Fa´, o Signore che gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e sollecitudine gioiosa verso gli altri siano espressione di una Chiesa vicina a questa nostra umanità.

Noi ti preghiamo:

 – Dice Paolo ai Galati: “Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Dio”:

Fa´, o Signore, che seguendo le tue orme ci facciamo servi dell’umanità dedicandoci al servizio vicendevole, condividendo le gioie e i dolori, le attese e le speranze di tutti gli uomini.

Noi ti preghiamo:

 Celebrante: Signore Dio, Tu hai fatto del tuo Figlio amatissimo un servo fedele all’ascolto della tua voce: concedi anche a noi di saper ascoltare ogni giorno la tua parola diventando i tuoi servi obbedienti nei quali hai posto il tuo compiacimento. Per Cristo nostro Signore.

Amen