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Decessi (F.Dotolo)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/08


 

 – Il 27 gennaio nel policlinico Gemelli di Roma ove era stato ricoverato per disturbi polmonari e cardiovascolari Don Emidio Di Pasquale, 75 anni, parroco di Fontecchio (AQ) chiudeva la sua generosa ed infaticabile esperienza terrena. Sacerdote della Chiesa de L’Aquila dal 1953 parroco a Fontecchio (AQ) dal 1960, assistente ecclesiastico ACLI dai primi anni di sacerdozio, figlio di padre emigrato in USA, delegato diocesano prima e poi anche regionale UCEI (ora Migrantes) negli anni ‘70–’80, membro della Consulta Regionale Emigrazione della Regione Abruzzo–Molise negli anni ‘70. Nel 1963 fonda il mensile “I 50 rintocchi”; per provvedere poi ai genitori anziani che rimanevano soli nel paese costruisce la “Casa Serena”(1965) ed ancora, particolarmente per dare speranza e sbocchi lavorativi ai giovani, fonda il “Centro di formazione professionale” (1966). Si preoccupa in seguito degli anziani in genere e sacerdoti in particolare e mette mano alla “Residenza Sanitaria Assistita” (1995), donata successivamente (1999) alla Università Cattolica del S.Cuore. Ed ora stava ultimando la “Degenza Sanitaria Assistita”, un Hospice per cure palliative ed aggiornamento dei servizi di ospitalità. I funerali e la tumulazione hanno avuto luogo il 29 gennaio nella Chiesa e cimitero di Grotte di Stiffe presso Fontecchio come da sua volontà.

 – P. Raffaele De Lorenzo, scalabriniano, passato in poche settimane dal pieno di una frenetica attività all’immobilità di un letto nella “Casa Sollievo della Sofferenza” di Padre Pio a S. Giovanni Rotondo, dove attorniato da papà e mamma e dai confratelli di Siponto in pochi giorni si è spento; sulle labbra aveva ancora il sorriso che l’ha caratterizzato per tutta la sua breve vita di missionario. A qualificarlo come missionario, oltre alla sua appartenenza alla Congregazione Scalabriniana per gli emigranti era una profonda dimensione interiore, la passione per l’incontro con il diverso, ed in particolare con gli immigrati, la sua capacità comunicativa soprattutto con i giovani che attraeva con una specie di fascino irresistibile. Già nei primi mesi di sacerdozio era stato inviato in Portogallo e poi in Sud Africa per immettersi in un campo ancora inesplorato ma promettente di pastorale giovanile; un ottimo rodaggio anche linguistico per tuffarsi poi, rientrato in Italia, in quel medesimo campo sempre rivolto ai giovani, sia italiani che immigrati, prima a Bassano del Grappa, poi dal 2005 a Siponto di Manfredonia, dove il Vescovo l’ha subito nominato Direttore diocesano della pastorale migratoria.

 – All’età di 68 anni ha reso la sua generosa anima a Dio mons. William Varvaro, già responsabile del coordinamento per la pastorale etnica italiana, da ultimo segretario della NIAC (National Italian Apostolate Conference). Ordinato nella diocesi di Brooklyn nel 1963 era stato da prima Vicario nella parrocchia di San Giuseppe e infine dal 1993 parroco di Santa Margherita. Data la sua preparazione e competenza in Diritto Canonico – e si laureerà poi in questa materia negli studi svolti a Roma dal 1968 al 1971 presso l’Università Gregoriana – era stato chiamato a collaborare nella Curia Vescovile della sua diocesi dal 1967. E stato assistente Cancelliere (1971–1976), Vice Cancelliere (1976–1981) e Vicario Giudiziale diocesano (1981–1993), nonché Promotore di giustizia.

 – Dopo tanti anni al servizio dei nostri emigranti in Svizzera p. Pietro Dal Doss è tornato alla casa del Padre lo scorso 24 febbraio. Nato nel 1928 p. Dal Doss era arrivato in Svizzera nel 1968. Prima destinazione Uster. Dopo alcuni mesi è alla Missione Cattolica Italiana di Reinach dove svolse il suo lavoro pastorale fino al 1998, anno del suo pensionamento. In questa cittadina dell’Argovia è rimasto fino all’autunno scorso, tempo in cui decise di ritirarsi definitivamente in Italia, scegliendo come sua dimora la Casa del Clero di Peio suo paese di origine. Ai funerali del sacerdote, ha partecipato anche una delegazione della MCI di  Reinach guidata  da don Bruno Danelon insieme ad una rappresentanza delle Spigolatrici, religiose in servizio pastorale in loco, e della comunità di Reinach e Lenzburg.

 – E stato testimone di una delle tragedie che hanno visto coinvolti i nostri italiani all’estero. Stiamo parlando di mons. Giovanni Bono Rota, da tutti conosciuto come don Fermo, recentemente scomparso. La tragedia è quella di Marcinelle in Belgio, dove morirono 261 minatori, fra cui 137 italiani. “Ho assistito – raccontava don Fermo al quotidiano bergamasco “L’Eco di Bergamo” – alla rimozione dei cadaveri, ho visto pianti, strazio e sofferenze di tante famiglie, ho consolato tante persone. Poi mi ritiravo in un angolo a pregare”. Nato a Poscante (Bg) nel 1913 don Fermo è stato cappellano fra gli emigranti italiani in Svizzera e in Belgio dove ha lasciato un buon ricordo. Dopo l’esperienza con gli emigrati italiani – dal 1947 al 1971 – Mons. Rota era tornato a Bergamo come Vicario episcopale. E stato prevosto ad Alzano Maggiore e a Fuipiano al Brembo.

 – Si è spento nella sua casa di Mortegliano, in provincia di Udine, don Giovanni Battista Fasso, molto noto come “pre Tite”. Nato il 29 ottobre 1914 e ordinato sacerdote nel 1939 don Fasso fu impegnato prima a Ragogna e poi a Santa Margherita del Gruagno. Ma la sua attività di sacerdote fu soprattutto all’estero. Per 40 anni dedicò infatti le sue energie a favore dei tanti italiani che si trovavano in Svizzera a Neuchâtel e in Germania per motivi di lavoro. La cerimonia funebre, celebrata da Mons. Giuseppe Faidutti, si è tenuta giovedì 15 aprile, nel duomo di Mortegliano, con la partecipazione commossa di tanti che hanno voluto accompagnare il “prete degli emigrati” nell’ultimo viaggio terreno.

 – “Per diversi anni ha prestato con dedizione e competenza un prezioso servizio nella Fondazione Migrantes, quale Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti”. Sono parole estratte dal necrologio con cui la Migrantes ha annunciato la morte, avvenuta il 26 aprile, dell’avv. Antonio Vianello, figura di autentico cristiano e di rigoroso professionista, altamente apprezzato e valorizzato anche presso il Vaticano e il Vicariato di Roma.

 – “Sacerdote coerente” e “missionario dinamico”. Così don Pio Visentin, Delegato nazionale delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania, ha voluto ricordare don Amedeo Parisato, morto a Verona e per anni missionario a Lippstadt, Hannover e a Frankfurt/Höchst in Germania. Don Visentin, nel corso dei funerali nel duomo di Verona, presieduti dal Vescovo diocesano Mons. Giuseppe Zenti, ha sottolineato due momenti della vita del missionario. Il primo è relativo al periodo di Lippstadt, dove don Amedeo giunse negli anni ‘70, pieno di entusiasmo e deciso a “dare vita e fisionomia a quella incipiente comunità italiana. Promosse una tale serie di attività sociali, religiose e persino ecumeniche, da essere soprannominato dalla gente e dal clero locale ‘il Vulcano’. Un tempo pastorale intenso, con un ministero più incisivo e profondo, fu quello di Frankfurt/Hoechst, dal 1977 al 1987” quando rientrò a Verona. A quest’ultimo periodo è riferito la seconda testimonianza: nella comunità di Francoforte don Amedeo “investì tutte le sue energie di pastore nella formazione, soprattutto attraverso la catechesi dei ragazzi e degli adulti, senza tralasciare la formazione culturale (organizzò molti corsi serali di scuola media per lavoratori) e sociale, scomodando anche noti uomini politici, fatti venire espressamente dall’Italia, e riunendo fino ad un migliaio di persone per serata.

 – “Dio ha chiamato a sé uno dei suoi grandi servitori nella persona del compianto padre gesuita Paul Louis Rafanomezantsoa, mentre si trovava a Reggio Emilia”. Così dà il triste annuncio nel suo sito la comunità del Madagascar presente a Roma. É scomparso il 1° settembre nella città emiliana mentre stava guidando un corso di esercizi spirituali di religiose malgasce. La Migrantes si sente in lutto con questa comunità africana e con la famiglia religiosa dei Gesuiti, in particolare con il Collegio S. Roberto Bellarmino in Via del Seminario, dove da qualche tempo svolgeva il ruolo di Direttore spirituale. Esperto in comunicazioni sociali, da Roma continuava a svolgere preziosi servizi anche per la sua Chiesa di origine. Sono stati appunto i Vescovi del Madagascar a chiedere al Presidente della CEI la sua nomina a Coordinatore Nazionale della pastorale per i cattolici malgasci in Italia, nomina che gli è stata conferita il 21 settembre 2006.

 – Ad occupare le prime file del Pala Congressi di Rimini, durante i funerali di Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità “Papa Giovanni XXIII”, c’erano disabili, zingari, senza fissa dimora, stranieri, ex prostitute che lui aveva portato via dalla strada e dalle mani dei loro sfruttatori. Un enorme folla – circa 10mila persone – ha partecipato ai suoi funerali e molti coloro che lo hanno voluto salutare nella camera ardente allestita nella parrocchia “La Resurrezione” della città. La sua comunità, voluta nel 1968, conta oggi 200 case famiglia, 32 comunità terapeutiche, 6 case di preghiera e, ancora, 7 case di fraternità e 15 cooperative sociali diffuse in tutto il mondo dalla Tanzania al Brasile, dalla Russia alla Sierra Leone.

Un “infaticabile apostolo della carità a favore degli ultimi e degli indifesi”, capace di farsi carico “di tanti gravi problemi sociali che affliggono il mondo contemporaneo”, ha detto di lui Benedetto XVI. A fermare l’intensa attività apostolica e sociale di Don Benzi a favore dei poveri e dei più emarginati, è stato un attacco cardiaco che non gli ha lasciato scampo. Da 35 anni in prima linea per assistere i disagiati di tutto il mondo, con 200 case–famiglia e oltre 30 comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti.. Don Benzi citava, infatti, alcuni poliziotti rumeni secondo i quali “i lupi siete voi italiani che sbranate più di 30mila ragazze rumene, di cui in partenza il 50% sono bambine”. Occasione ancora una volta per il sacerdote di chiedere la punizione dei clienti delle prostitute e l’abolizione della prostituzione stessa. La battaglia di Don Benzi era contro la tratta delle schiave del sesso. Una battaglia iniziata circa vent’anni fa dopo un incontro con una prostituta alla stazione di Rimini dove la sera – come in molti altri luoghi del nostro Paese – le strade si popolavano di ragazze straniere sotto lo sguardo indifferente di tutti.

 – “Affido di cuore alla misericordia di Dio – ha scritto Papa Benedetto XVI in un messaggio ai familiari e al Vescovo di Yokohama, Mons. Rafael Masahiro Umemura – l’anima di questo figlio, orgoglio del popolo giapponese”. Il Cardinale Stephen Fumio Hamao era stato uno degli uomini di Chiesa che più avevano dato prova di un’attenzione particolare per i temi sociali e per la difesa dei più deboli, soprattutto dei migranti. Nella sua veste di Presidente del Pontifico Consiglio per i Migranti e Itineranti era stato protagonista, tra l’altro, di un memorabile “mea culpa” della Chiesa cattolica per gli errori commessi verso i migranti e zingari. Nel corso della Messa del perdono, celebrata in Pazza San Pietro il 12 marzo 2000 in occasione del Grande Giubileo, alla presenza di Papa Wojtyla, invitò a pregare affinché “i cristiani sappiano pentirsi delle parole e dei comportamenti che a volte sono stati loro suggeriti dall’orgoglio, dall’odio, dalla volontà di dominio sugli altri, dall’inimicizia verso gli aderenti ad altre religioni e verso gruppi sociali più deboli, come quelli degli immigrati e degli zingari”. Sotto la sua presidenza il Pontificio Consiglio emanò nel 2004 l’Istruzione “Erga migrantes caritas Christi” e nel 2005 gli “Orientamenti per una pastorale degli zingari”, con indicazioni per una spiritualità di comunione ispirata ai valori dell’accoglienza e dell’integrazione e al superamento di pregiudizi, diffidenze, atteggiamenti di rifiuto nei confronti dei nomadi. Il Cardinale Hamao era nato a Tokyo (Giappone) il 9 marzo 1930. Aveva studiato al Collegio Urbano a Roma (1951–1958) e si era laureato in Diritto Canonico alla Pontificia Università Gregoriana (1962). Ordinato sacerdote nel 1957, fu cappellano degli studenti cattolici universitari nell’Arcidiocesi di Tokyo (1967–1970), prima di essere eletto alla Sede titolare di Oreto e nominato Vescovo ausiliare di Tokyo nel 1970. Ricevuta l’Ordinazione Episcopale svolse l’ufficio di Ausiliare fino al 1979, quando venne nominato Vescovo di Yokohama. Durante il suo Episcopato egli svolse varie missioni e ricoprì diversi altri incarichi in seno alla Chiesa giapponese e ad organismi ecclesiali dell’Estremo Oriente e della Santa Sede. Il 15 giugno 1998 Giovanni Paolo II lo nominò Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti elevandolo alla dignità Arcivescovile. Rinunciò alla Presidenza nel marzo 2006 per raggiunti limiti di età. Qualche mese fa fu ricoverato al Policlinico Gemelli, dove gli fu riscontrato un tumore polmonare. Fu sua volontà di ritornare, nonostante le precarie condizioni di salute, in Giappone per qualche tempo, con la previsione di rientrare poi a Roma. Nella sua città episcopale lo ha colto la morte a 77 anni. I funerali del porporato si sono svolti lunedì 12 novembre a Yokohama.