» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Regione Toscana, spettacolo viaggiante e scolarizzazione (S.Vatteroni/I.Tonarelli)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/08


La Fondazione Migrantes settore Circhi e Luna Park della Regione Toscana sta lavorando da tre anni ad un progetto per agevolare l’inserimento e il successo scolastico dei bambini dello spettacolo viaggiante, e per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica.

Il progetto prende forma con la sottoscrizione di una convenzione tra la Fondazione, la Regione Toscana e l’ufficio scolastico del Ministero per l’Istruzione nel 2004, che costituiscono il comitato tecnico e scientifico del progetto, a cui nel 2005 ha aderito anche l’IRRE Toscana, Istituto di ricerca per l’istruzione del Ministero.

Il protocollo si proponeva di realizzare una rete di scuole della regione frequentate dai bambini del Circo e del Luna Park.

A seguito della costituzione della rete venne realizzato un pieghevole di informazione rivolto alle scuole e soprattutto alle famiglie.

Durante l’anno 2005 e parte del 2006 in collaborazione con le scuole della rete sono stati realizzati degli incontri informativi e di approfondimento per permettere agli insegnanti di conoscere la realtà dello spettacolo viaggiante ed analizzare le difficoltà che incontrano le scuole nell’inserimento e nell’accoglienza dei bambini e nel raggiungimento dei fondamentali obiettivi formativi della scuola primaria e secondaria. Nell’ambito di questa attività formativa è stato realizzato un foglio notizie che insieme ad una cartellina di raccolta di documenti è stata stampata dalla Regione Toscana

Da settembre 2006 il foglio notizie è stato distribuito a tutte le scuole della rete che al momento dell’iscrizione viene consegnato alle famiglie dello spettacolo viaggiante sostituendo l’ormai desueto “quadernino”.

Il progetto ha riscosso grande interesse sia dalle famiglie che hanno potuto apprezzare una maggiore attenzione da parte delle scuole sia nella fase di accoglienza che nella cura delle attività didattiche, sia da parte delle scuole che hanno superato il senso di solitudine e di inadeguatezza.

Le scuole e i docenti che hanno avuto studenti dello spettacolo viaggiante si sono resi conto di quanto sia difficile recuperare il filo dei saperi posseduti dall’alunno, limitando l’integrazione di questo ad una superficiale accoglienza in classe e alla somministrazione di qualche esercizio. Notevoli problemi caratterizzano anche l’aspetto amministrativo della gestione dei dati degli allievi migranti, in quanto il quaderno d’accompagnamento risultava spesse volte frammentario e poco organizzato e che non tenesse conto degli obiettivi formativi non cognitivi: socializzazione e comportamento.

La focalizzazione su tali questioni permette l’allargamento della riflessione anche al tema dell’integrazione degli alunni stranieri poiché per vari aspetti i due problemi hanno caratteristiche simili e simili ipotesi di soluzione.

La Fondazione ha realizzato un attività formativa che ha permesso di focalizzare l’attenzione sugli stereotipi e i pregiudizi che colpiscono la categoria: scarso valore nell’istruzione scolastica, disinteresse nel raggiungimento degli obiettivi formativi e del successo scolastico dei propri figli fino a giungere a sfatare l’immagine di una categoria spesso associata a furti o ad altre attività illecite, elementi che pregiudicano l’inserimento dei bambini nell’ambito scolastico.

Non a caso è stato riservato un modulo formativo specifico per definire le modalità di accoglienza, che coinvolga il personale docente ma anche quello tecnico amministrativo che per primi spesso incontrano/scontrano con la famiglia, tale attività ha portato a definire un protocollo di accoglienza che permetta di creare delle sinergie tra le scuole della rete e i territori coinvolti.

Infine negli ultimi due anni ci siamo concentrati sugli aspetti della didattica.

La didattica rivolta agli alunni dello spettacolo viaggiante si propone di ricomporre gli elementi della loro esperienza conoscitiva che, per definizione, è frammentaria ed episodica. Tale ricomposizione è possibile lavorando sulla memoria e adottando il principio dell’essenzialità dei saperi.

La metodologia migliore è quella della didattica laboratoriale, che motiva i ragazzi alla frequenza della scuola - dato che la motivazione esterna è carente. Gli insegnanti devono quindi lavorare sulla motivazione interna, ossia sull’autostima, proponendo all’alunno alcuni obiettivi essenziali che non debbono intendersi minimali: si tratta di fornire agli alunni migranti quegli strumenti che rendano loro possibile l’approfondimento autonomo dei contenuti.

La didattica laboratoriale attiva fa sì che il ragazzo costruisca il sapere attraverso una serie di passaggi, che verranno ricostruiti dal singolo discente nel momento stesso del farsi. La finalità ultima è quella che mette l’alunno in ricerca (osservativa, esplorativa, documentaria, riflessiva), partendo dal suo mondo e presentandolo agli altri. In quest’ottica, l’esercizio proposto non è strutturato dall’insegnante perché l’allievo migrante impari, ma perché applichi ciò che lui stesso ha scoperto, integrando la riflessione sul proprio mondo e quello degli altri alunni e rendendo possibile l’apprendimento nel contesto.

La negoziazione dei significati è un altro punto fondamentale della didattica laboratoriale attiva: i ragazzi in classe discutono, osservano, elaborano, descrivono, ricostruiscono gli oggetti culturali che sono stati indicati dagli insegnanti e reperiti dai ragazzi riuscendo, in tal modo, ad applicare quelle operazioni cognitive che finalmente vengono capite e non subite. Da questa comprensione profonda scaturisce la metacognizione, poiché i ragazzi assumono atteggiamenti e ripetono azioni cui loro stessi hanno partecipato.

La dinamica di apprendimento della didattica laboratoriale attiva è fondata dunque sulla cooperazione e sulla operatività, ossia sul fare riflessivo. Si tratta in questo modo di andare al di là di una semplice manipolazione, coinvolgendo non solo le mani e il corpo ma il pensiero. Ad esempio, in italiano, il lavoro sul testo non sarà limitato alla scheda proposta dal libro ma si realizzerà mentre si legge, effettuando anticipazioni, previsioni, interferenze: il testo sarà espanso, contratto, articolato o ridotto, variato e modulato secondo varie finalità (dal testo regolativo all’argomentativo ecc.).

L’esperienza fatta dalla Fondazione, che nel prossimo anno ripartirà con nuovo slancio e obiettivi contenuti in un nuovo protocollo di intesa in fase di elaborazione, è stata inserita all’interno di un indagine conoscitiva realizzata dall’Unione Europea e a cui rinviamo per ulteriori approfondimenti.