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Associazionismo italiano in Australia (L. Papais)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/08


L’associazionismo italiano, anche di natura religiosa, è molto diffuso in Australia e si attende dalla GMG del 2008 stimoli di profondo rinnovamento.

Come in tutte le parti del mondo, anche in Australia operano numerose associazioni di emigranti, che costituiscono un fertile tessuto sociale, utile per mantenere vivo il rapporto tra gli italiani che vivono nel Nuovo Continente e tra questi e l’Italia. Anche in Australia perciò gli italiani sono ben organizzati e possono contare su una serie di associazioni di connazionali, di corregionali e anche del mondo giovanile, oltre ad una catena di mezzi di informazione, che comprende radio, giornali e agenzie d’informazione di lingua italiana. Assieme alle realtà sopra ricordate esiste, pure in Oceania, come nelle maggiori realtà geografiche dove sussiste l’emigrazione italiana, una rete di associazioni d’ispirazione cristiana, coordinate a livello centrale dall’UCEMI (Unione Cristiana Enti Migranti Italiani), che fa capo alla Fondazione Migrantes. Si tratta di una realtà laicale, che è sorta e vive soprattutto per merito delle Missioni Cattoliche Italiane e dei valenti sacerdoti che hanno avuto ed hanno tuttora la cura pastorale degli italiani nel mondo. In Australia opera da diversi decenni la Federazione Cattolica Italiana, animata in primis dai Padri Scalabriniani,  religiosi dediti, in tutto il mondo, alla pastorale delle migrazioni. Un’annotazione va fatta anche per le numerose associazioni devozionali, diffusissime in ogni latitudine, sorte allo scopo di mantenere viva la devozione ai Santi patroni e alla Madonna, venerata con diversi titoli nelle varie comunità di provenienza degli emigranti.  Tutti questi sodalizi sono nati dallo spontaneismo, dalla necessità di tenere collegate persone che avevano qualcosa da condividere, per lo più con uno spirito di mutualità e di assistenza, cose  necessarie quando non esistevano altre forme di rappresentanza.  Nel futuro poi, dove la presenza di un sacerdote di lingua italiana non sarà più possibile, a causa della mancanza di vocazioni,  i laici italiani all’estero, pur frequentando le parrocchie locali potrebbero sviluppare altre  associazioni per il mantenimento dell’italianità partendo dal dato della cristianità, supportati da Ucemi, Migrantes e dalle autorità ecclesiastiche del luogo. Un modo più che valido per non disperdere la stessa italianità in terra australiana, conservando i connotati della cristianità e mettendo in rete le chiese di partenza con quelle di arrivo. In altre parole, una vera comunione ecclesiale, senza confini.

Forme associative e rappresentative organizzate

Ora, rispetto a un tempo, gli emigranti possono far affidamento nei Comites, in altre parole i Comitati Consolari di natura elettiva;  poi ci sono i parlamentari eletti all’estero; infine ci sono le iniziative che le Regioni d’Italia vanno sostenendo attraverso i propri consultori residenti all’estero. Nei primi anni di emigrazione tutto ruotava invece attorno alle associazioni e ai missionari cattolici italiani, che hanno aiutato gli emigranti a costituirle e le hanno poi seguite spiritualmente e non solo.  Capillare è anche la presenza, in terra australiana, dei sindacati e in particolare dei patronati, che pur occupandosi di aspetti previdenziali, rappresentano sempre una parte d’italianità. I Coasit, invece, prestano assistenza ai bisognosi dell’Australia, che nel corso degli anni si sono notevolmente ridotti di numero; la loro attività attuale perciò si è riqualificata con iniziative di carattere soprattutto culturale, sociale e ricreativo.

In Australia, nel corso delle visite effettuate da Ucemi e Migrantes  sono emerse, anche in quel contesto, le varie difficoltà che attraversano  nella vita dei sodalizi italiani all’estero,  peraltro abbastanza comuni in ogni parte del mondo. Le attività delle associazioni, a loro volta, sono seguitissime da parte delle persone anziane, ma piuttosto a corto di presenze giovanili, presupposto invece fondamentale per la loro continuità futura. Resta perciò la necessità del coinvolgimento dei giovani nel mondo associativo, che va realizzata però con forme nuove e adatte ai tempi che viviamo. Ai giovani si devono fare proposte concrete e vanno lasciati loro degli spazi adeguati e perfino autonomi affinché diventino protagonisti di un nuovo modo di fare l’associazionismo, che solo in parte può essere uguale a quello del passato.

Parlamentari italiani all’estero e associazioni

Dopo le elezioni politiche del 2006, nelle quali si è votato per la prima volta all’estero, ci sono anche 18 parlamentari che, in rappresentanza degli emigranti,  siedono nel Parlamento italiano. Due di essi sono stati eletti proprio in Australia. L’esperienza dei parlamentari italiani eletti all’estero è stata ora interrotta a causa delle elezioni anticipate,  ma va detto che nei confronti di questa realtà continua a esserci una grande attenzione da parte del mondo politico. La presenza dei parlamentari eletti all’estero non deve poi essere concepita come una diminuzione della rappresentanza delle associazioni. I parlamentari rappresentano interessi generali e non particolari e hanno perciò bisogno della rete associativa.

Anche l’attività delle Regioni, molto apprezzata perché consente ai sodalizi di poter sopravvivere almeno dal punto di vista finanziario, ha bisogno di un concreto coordinamento. La sede ideale dovrebbe essere quella della Conferenza Stato-Regioni, che dovrebbe realizzare dei progetti comuni, che abbiano cioè un percorso e delle risorse ben definite, onde evitare doppioni e sovrapposizioni.

La necessità di investire sui giovani

Resta altresì la necessità di sostenere un grosso sforzo d’investimento nei confronti dei giovani. Questo è un discorso che si sente fare sia nelle associazioni che hanno sede in Italia sia in quelle che si trovano all’estero. Esso rappresenta però l’unica via d’uscita per evitare la dispersione di un notevole patrimonio umano, che ha contribuito e contribuisce tuttora a fare dell’Italia un grande Paese. Ciò in buona parte è dovuto proprio al ruolo che hanno avuto e stanno avendo i fenomeni migratori che, in buona sostanza,  hanno dato un notevole impulso allo sviluppo italiano. E un tema molto avvertito  anche in Australia, perché l’emigrazione degli italiani è piuttosto recente, essendo avvenuta nel secondo dopoguerra del secolo scorso, per cui il legame con la madre patria è abbastanza forte. L’Italia ha quindi il dovere di sostenere l’azione del mondo associativo degli emigranti all’estero.

Agli incontri che Ucemi e Migrantes hanno organizzato in più riprese a Sydney, Melbourne, Adelaide, Brisbane abbiamo incontrato pochi giovani. Non si comprende come mai sia così difficile incontrare i pur numerosi giovani che vengono ogni anno in Italia per fare degli scambi culturali finanziati dalle Regioni, i quali dovrebbero diventare dei rappresentanti delle nostre associazioni, favorendo così il tanto auspicato rinnovamento generazionale. Viene da chiedersi cosa mai vengano a fare in Italia se poi al loro rientro non sono in grado di vivere una vita associativa assieme ai loro corregionali.

Il volontariato civile anche in emigrazione

Un altro strumento possibile, per rivitalizzare le associazioni, è quello di organizzare  progetti di volontariato civile, attraverso i quali inviare all’estero dei giovani italiani, che vivendo nelle famiglie, possano contribuire nel corso dell’anno in cui si svolge il loro servizio, a far ritrovare le ragioni per continuare la vita associativa. Forse loro stessi, con la vitalità propria della loro giovane età, potranno dialogare con i coetanei  all’estero e con essi preparare dei progetti che diano loro le risposte che tutti attendiamo in fatto di riscoperta delle radici dell’italianità. L’Ucemi e Migrantes sono convinte che se ogni anno cento giovani italiani andassero in Australia e cento giovani italo australiani venissero in Italia, nel giro di pochi anni l’associazionismo potrebbe disporre di almeno un migliaio di nuovi operatori culturali a disposizione dei nostri emigranti. Proprio per questo quattro giovani italiane incaricate dalla Migrantes stanno vivendo la loro esperienza di volontariato a Brisbane, collaborando con la Federazione Cattolica Italiana, nell’ambito di un progetto finalizzato proprio al mantenimento dei rapporti tra gli italo-australiani e la terra dalla quale loro o i propri genitori  sono emigrati.

L’Ucemi si pone, nei confronti dell’associazionismo in Australia, a partire da quello d’ispirazione cristiana, come uno strumento di collegamento e coordinamento e di promozione sociale finalizzata al raggiungimento del bene comune. Vogliamo rappresentare un punto di riferimento che aiuti le associazioni a volare alto, alla ricerca di contenuti e di stimoli di riflessione che, pur nel mantenimento delle proprie specificità e delle proprie relazioni, contribuiscano a creare un valore aggiunto sia per l’Australia sia per l’Italia.

Conclusione

In occasione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, le associazioni italiane daranno il loro meglio ai numerosi giovani italiani che arriveranno in Australia. La Chiesa cattolica, guida sicura ed efficace anche in tema di migrazioni, metterà a contatto i nostri giovani con i loro coetanei italo-australiani e con le nostre associazioni. Grazie alla fase preparatoria e a quella propria dell’evento, la CEI ha dato e sta dando un contributo anche alla conoscenza e ai contatti tra gli emigranti che, lo vogliamo sperare,  giovi alla vita delle associazioni. Abbiamo fiducia che i giovani italiani scuotano dall’indifferenza i loro coetanei australiani e sappiano anche imprimere nuova vitalità alle nostre associazioni, quantomeno per il prossimo decennio.