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Anno europeo del dialogo interculturale (B. Mioli)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/08


LŽidea di fare del 2008 lŽanno europeo dedicato al dialogo interculturale è stata lanciata lo scorso anno da Jean Figel, Commissario europeo per lŽIstruzione, la Formazione, la Cultura e il Multiculturalismo, in attuazione della decisione n. 1983/2006/CE del Parlamento Europeo e Consiglio dell’UE del 18 dicembre 2006 (cfr. G.U.E serie L 412 del 30/12/06). Il motivo è duplice.

Perché un anno dedicato al dialogo

In primo luogo perché nel 2007 si è celebrato il 50° del Trattato di Roma, istitutivo di quella Comunità Europea dei sei Paesi dellŽEuropa Occidentale che si sarebbe progressivamente espansa fino a trasformarsi in Unione Europea, comprensiva di ventisette Paesi diversi dei quali appartenenti anche allŽEuropa Centrale e Orientale; e non si è ancora al traguardo di definitiva espansione. Tale imprevedibile sviluppo e complessità pone ovviamente problemi, prima ancora che sul piano economico e politico, su quello culturale, da cui dipende fondamentalmente lŽobiettivo di una armoniosa e pacifica convivenza, senza la quale tornano minacciosi gli antichi spettri, primo dei quali la guerra. E ragionevole pertanto concludere un cinquantesimo e aprirne un altro allŽinsegna di un anno di dialogo, il quale - nella misura che sia autentico - comporta rispetto, scambio, intesa fra le parti in causa.

Secondo motivo: affossata la Convenzione Europea a causa dellŽesito negativo del referendum popolare in due Paesi dellŽUnione (Olanda e Francia), nel 2007 si è giunti a superare in qualche modo la crisi col lŽapprovazione del Trattato di Lisbona, che proprio in questo 2008 attende la ratifica dei 27 Paesi; una ratifica che (eccetto per lŽIrlanda) avviene non per referendum ma per approvazione da parte dei parlamenti e si prospetta di conseguenza meno rischiosa. Impegnare questŽanno nel dialogo è visto come la premessa più efficace perché detto Trattato abbia un consenso non semplicemente legale e poco più che formale, ma convinto e profondo da parte della base.

Nel suo messaggio inaugurale il Presidente del Parlamento Europeo si è così espresso: "Grazie allŽimpegno di molti, lŽEuropa sembra aver lasciato alle proprie spalle un momento difficile. Avviando la ratifica del Trattato, che dovrebbe completarsi entro il 2008, i 27 Stati membri dellŽUE hanno infatti deciso di continuare la loro marcia insieme, nel rispetto delle diversità culturali che li caratterizzano e che rappresentano unŽautentica ricchezza; ma anche in nome di un comune sentire che è maturato attraverso i secoli, grazie anche alle varie espressioni della cultura". Ma il Trattato di Lisbona segnerà effettivamente una svolta? "Dipenderà molto - risponde il Presidente - dal modo in cui questo testo, insieme alla carta dei diritti fondamentali, sarà applicato nei prossimi anni per rendere stabile e irreversibile il cammino dellŽEuropa". Realisticamente il Presidente del Parlamento prende atto che negli anni passati cŽè stata una caduta di tono nel senso di appartenenza allŽUE, di spinta a rinchiudersi nei particolarismi nazionalistici: "In effetti, la disaffezione verso lŽEuropa è parte di un più generale senso di smarrimento nei confronti della globalizzazione, in un momento in cui crescono incertezza e motivi di preoccupazione. In questo quadro di incertezza i cittadini ora guardano con rinnovato interesse a valori di riferimento come le conquiste sociali acquisite, le tradizioni del territorio di appartenenza, le proprie radici". Si spera soltanto che queste radici siano quelle che pescano veramente nel profondo, nel cuore stesso dellŽEuropa e degli Europei.

L’anno europeo in Italia

Nei primi due mesi del 2008 nelle diverse città europee si sono svolte le cerimonie di apertura dellŽanno del dialogo interculturale. Il 12 febbraio è toccato allŽItalia. In un suo messaggio il Commissario Figel ha ricordato che il dialogo è condizione indispensabile e caratteristica dellŽintegrazione europea. "Abbiamo bisogno - egli ha precisato - di imparare a vivere assieme. Ciò significa vivere appieno la propria identità, nel rispetto del prossimo, arricchendoci a vicenda. Arriveremo così oltre la tolleranza e verso una mescolanza di culture". Nei vari interventi, più espressione della base che dellŽalta politica, è stato posto lŽaccento su punti di notevole interesse: si registra in Europa "una crescente paura dellŽaltro" anche a conseguenza dellŽ11 settembre, perciò "abbiamo bisogno di conoscerci, di realizzare veri scambi tra le culture e i popoli e quindi di rispettarci"; viene pure posto un dubbio se veramente si è disposti al dialogo col diverso, infatti "a livello teorica tutti ci diciamo disponibili e pronti al dialogo con le altre culture, a incontrare le diversità, ma ciò avviene fintanto che le altre culture sono anche fisicamente distanti da noi", colte come esotiche; "quando invece, mediante soprattutto lŽimmigrazione, le altre culture ci arrivano in casa, ci colgono impreparati e creano problemi"; "abbiamo bisogno in questŽepoca di cose vere, di ideali, di scambi tra le culture; anche perché spesso le culture, la poesia, lŽarte sono più avanti della politica".

Iniziative specifiche

LŽUnione Europea non soltanto stimola ad attivarsi nel 2008 con iniziative specifiche intese a promuovere il dialogo, ma mette a disposizione un fondo particolare per avviarle e sostenerle, secondo le seguenti principali tipologie:

- manifestazioni e iniziative di portata europea, che coinvolgano o comunque raggiungano in altro modo il maggior numero possibile di persone, associazioni, paesi;

- manifestazioni e iniziative a livello nazionale e regionale, particolarmente con riferimento allŽeducazione civica e in sede scolastica;

- campagne dŽinformazione e di promozione, particolarmente in cooperazione con massa media e organizzazioni della società civile per diffondere messaggi relativi agli obiettivi dellŽanno europeo e al riconoscimento delle migliori prassi, soprattutto tra i giovani e i minori;

- indagini e studi su scala nazionale ed europea e consultazioni con reti transnazionali per gettare le basi di ulteriori sviluppi delle iniziative a lungo termine.

Ogni Stato membro designa un organismo nazionale di coordinamento, incaricandolo di tenersi a contatto con le varie parti interessate a queste iniziative di dialogo interculturale.

In ambito ecclesiale si è già all’opera

La COMECE (Commissione Episcopati della Comunità Europea) ha già provveduto a stimolare le Chiese "a prendere iniziative concrete e creative, mirate a rafforzare i confronti e gli scambi interculturali e transculturali nelle nostre società. Le comunità cristiane locali, da molto tempo attive in questo settore, potrebbero mettere a punto iniziative nuove al fine di promuovere un dialogo interreligioso attorno a questioni di politica pubblica che hanno ripercussioni sulle comunità locali. Tra queste iniziative, secondo la COMECE, figura "la ricerca di una politica più integrata nel settore dellŽimmigrazione, dei visti e dellŽasilo".

Che anche in Italia si sia già allŽopera, lo attesta una serie innumerevoli di iniziative che col 2008 possono rafforzarsi e avventurarsi anche per strade nuove e originali, con la nota creatività che contraddistingue associazioni, gruppi e movimenti più o meno informali o strutturati (si pensi ai gruppi scout), ma che hanno alle spalle una già lunga esperienza di dialogo e di contatti interculturali. Segnaliamo alcune iniziative, scelte quasi a caso. A Roma il "Forum per lŽintercultura", facente capo alla Caritas Romana, che da una quindicina dŽanni gestisce molteplici corsi di formazione e di aggiornamento per centinaia di docenti di ogni ordine e grado; ed è ben nota lŽattività di carattere anche internazionale, della Comunità di S. Egidio sempre a Roma e quella dei Focolarini, in particolare nella loro sede di Castalgandolfo. A Milano si distingue il prestigioso "Centro Come" in collegamento con la Caritas Ambrosiana e lŽAmministrazione comunale, particolarmente per il dialogo interculturale in sede scolastica. A Torino da molti anni è attivo lŽASAI (Associazione Salesiana Animazione Interculturale) impegnato nellŽanno corrente particolarmente con "Generazioni 2", strettamente connesso con lŽUfficio diocesano di pastorale migratoria e con il Comune, che dal 1996 gestisce un proprio Centro Interculturale, promotore anno per anno di un densissimo programma esposto in dettaglio nellŽopuscolo "Le attività del Centro Interculturale della Città di Torino" per il 2006-2007, dove sono illustrate 23 distinte iniziative. Non è da mettere in secondo ordine il Sud, dove - ad esempio - a Catanzaro lo scorso 23 novembre si è svolto a cura della Migrantes diocesana il convegno di "Migrazioni e dialogo interreligioso" o a Lecce che da tre anni si avvale di un Centro Interculturale gestito sempre a cura della Migrantes locale, o nella Capitanata, sempre in Puglia, dove lŽAssociazione Interetnica Migranti, attiva nella "capitale del pomodoro" da quasi ventŽanni, si sta ora arricchendo di nuove iniziative di dialogo interculturale.

La Fondazione Migrantes

La Chiesa italiana e specificatamente con il suo ufficio per le migrazioni dal suo primo inizio e particolarmente nei tempi recenti con la Fondazione Migrantes ha cercato di promuovere, con tutti gli strumenti a sua disposizione il dialogo interculturale; la stessa pastorale migratoria, col suo insistere sulla armonizzazione dellŽidentità propria delle singole etnie e la comunione con le Chiese locali, è grande occasione e strumento di rapporti interculturali. Altro strumento singolarmente efficace sono le Feste dei Popoli, festoso appuntamento ormai annuale in tantissime città dŽItalia, grazie al quale le più diverse etnie di migranti, in disinvolta amicizia con gli italiani, vivono un intenso dialogo della vita, che dura per una giornata ma non manca di avere il suo benefico strascico per il resto dellŽanno. Inoltre la stampa periodica della Migrantes dà regolare informazione di quanto merita segnalazione quanto a iniziative di dialogo su tutto il territorio nazionale.

QuestŽanno il tema diventa centrale come non mai, a partire del Convegno annuale dei Direttori regionali della Migrantes, celebrato a Matera il 18-21 febbraio e concentrato sul tema: "Dialogo interculturale. LŽEuropa di quali popoli?". Non entriamo qui in argomento, perché se ne fa parola in altra sede. Qui ci si limita a riportare le parole di mons. Piergiorgio Saviola, Direttore Generale della Migrantes, allŽinizio dei lavori: "Il tema del dialogo non può essere accantonato e se ci fosse qualche tentativo di metterlo a tacere o a ridimensionarne la portata, ci sarebbe un motivo in più da parte nostra per sentirci sentinelle del mattino".

Indicazioni illuminanti

Come cristiani si è sulla buona strada, su una strada sicura. Già Paolo VI, fin dagli inizi del suo pontificato (1963) ci aveva fatto dono della Lettera Enciclica Ecclesiam suam, detta giustamente "lŽenciclica del dialogo", che fa quasi da introduzione a quanto il Concilio Vaticano II consegnerà poi alla Chiesa Universale su questo tema, in particolare nella Costituzione Pastorale "Gaudium et spes" (1965). Così i Pontefici successivi, in particolare Giovanni Paolo II, con i suoi splendidi messaggi, fra i quali lascerà una traccia nella storia quello per la Giornata Mondiale della Pace del 2001, tutto dedicato al tema: "Dialogo tra le differenti culture e tradizioni per una civiltà dellŽamore e della pace". Pochi però avvertono che lŽanno successivo, nel messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni, egli riprenderà il medesimo tema, tutto in chiave migratoria: "Migrazioni e dialogo inter-religioso".

LŽattuale Pontefice sappiamo bene con quanto chiarezza e puntualità sia tornato sullŽargomento, anche a costo di incomprensioni e malevoli insinuazioni. Ma la storia, anche quella storia che si svolge nel corso non di secoli ma di pochissimi anni, sembra dargli ragione e portare anche i più ostinati a più miti consigli. Ed è sorprendente che 138 alti esponenti della cultura e religione islamica alla fine del 2007 gli abbiano indirizzato la Lettera Aperta "A Common Word" in cui, in nome dellŽislam, si dicono disposti al dialogo una lettera cui non è mancata dal parte del S. Padre una rapida risposta che esprime gratitudine e disponibilità allŽincontro. Il 4 e 5 marzo si è già incontrata a Roma una delegazione di cinque firmatari della lettera e cinque rappresentanti del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. I partecipanti hanno concordato sulla creazione di un "Forum cattolico-musulmano" e sullŽorganizzazione di un primo seminario da celebrarsi, ancora a Roma, il 4-6 novembre prossimi, con la partecipazione di 24 responsabili religiosi e studiosi di entrambe le religioni.

E certamente di buon auspicio che questo storico evento cada nel cuore dellŽanno europeo del dialogo interculturale e già dia a questo dialogo una dimensione di universalità.