» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Gruppi di studio
Rassegna stampa

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/07


Riportiamo qui alcuni stralci da quotidiani ed agenzie che hanno seguito i lavori del Convegno.

Per la verità l’informazione al riguardo è più ricca di quanto qui riportato, ma ragioni di spazio e redazionali hanno consigliato questa scelta.

Va dato atto soprattutto al SIR (Servizio Informazione Religiosa) di aver relazionato sul Convegno con assiduità nel servizio quotidiano alle agenzie Inform, 9 Colonne, Korazym e News Italia Press, che ringraziamo.

Anche l’agenzia settimanale Migranti-press ha steso regolari servizi (cfr. N. 40-41 del 22/9 - 5/10/2007 e N. 46 del 3-9/11/2007).

La Redazione

 

Montesilvano (Pescara), Piergiorgio Grieco - I migranti, testimoni del sì di Dio all’uomo - Sono la “voce” di chi non ha voce, di chi oggi è davanti ai nostri occhi e domani sarà forse solo un ricordo, di chi è costretto a lasciare la sua terra per lavorare, vivere, sperare. Sono la voce delle tante “pietre” scartate dai costruttori, persone con una propria storia, unica e irripetibile e, per questo, sacra. Da lunedì fino a domani, i direttori regionali e gli incaricati diocesani della “Fondazione Migrantes”, l’organismo della Cei che si occupa della pastorale per i senza fissa dimora, si sono dati appuntamento a Montesilvano (Pescara), per il consueto “Convegno nazionale”, intitolato quest’anno “La persona: una storia sacra”. Un momento di riflessione, confronto e testimonianza, a partire dal Prologo di Giovanni: “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Parole che, come ha spiegato in apertura monsignor Piergiorgio Saviola, direttore generale di “Migrantes”, “hanno sempre la freschezza e l’attualità dell’oggi in cui viviamo”.

Ai 174 convegnisti provenienti da tutta Italia, hanno inviato il loro saluto monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, che ha ricordato che “obiettivo ultimo della vostra fatica apostolica è che i migranti stessi si presentino e siano riconosciuti tra di noi come testimoni del grande sì di Dio all’uomo”, e il cardinal Raffaele Martino e monsignor Agostino Marchetto, presidente e segretario del “Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti”, per i quali gli immigrati sono “tra noi innanzitutto come persone e membri di famiglie, se ce l’hanno, e poi come lavoratori e manovalanza o professionisti”.

Dopo la relazione biblica sul prologo di Giovanni, a cura di don Giuseppe Bellia, della “Pontificia facoltà di Sicilia”, e la riflessione pastorale di Cristina Simonelli, della “Facoltà teologica dell’Italia settentrionale”, che ha invitato i presenti a non considerare i migranti come “semplici destinatari di cura religiosa” ma persone che possono svolgere “un ruolo completo e attivo nella vita della Chiesa e della società”, ieri è stata la volta di monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e segretario della “Conferenza episcopale per le migrazioni”, intervenuto sulla figura del direttore diocesano, “voce di chi non ha voce”.

Riprendendo il “Convegno ecclesiale” di Verona, Sigalini ha ricordato che in un mondo dove la mobilità è sempre più la regola “la pastorale della mobilità deve rimettere sempre al centro la dignità dell’uomo, la sua irripetibilità. Ogni uomo è un pensiero di Dio è un palpito del cuore di Dio, diceva Giovanni Paolo II”. Ragion per cui “siamo tutti migranti e pellegrini ma non randagi, il che vuol dire che abbiamo ancora delle mete precise, ma che non ci siamo mai accomodati definitivamente”. In questo contesto, la figura del direttore della “Migrantes” ricopre un ruolo essenziale per tutta la Chiesa: egli, infatti, “aiuta l’evoluzione delle nostre pastorali verso una nuova impostazione della parrocchia, della diocesi, dei seminari, dell’attenzione al mondo giovanile, della stessa “Caritas”, della pastorale sociale”. Nei confronti dei migranti, invece, se da un lato l’incaricato diocesano deve interessarsi ai vari ambiti della mobilità, senza concentrarsi su quelli numericamente più significativi, dall’altro deve essere guidato da una sola preoccupazione: curare “l’annuncio del Vangelo” perché “è l’annuncio che provoca sempre la conversione radicale a Cristo, che determina nella persona un nuovo modo di impostare radicalmente la vita, lo fa orientare globalmente verso il Signore della vita, non lo tiene con il piede in tutte le scarpe possibili, ma dà alla sua vita il suo vero centro”. Parole vive e pungenti, che richiamano ad una nuova responsabilità l’intera comunità ecclesiale.

(Avvenire, 26/9/2007)

*  *  *  *  *

SIR 66, 28.09.2007, Raffaele Iaria - Migranti: un altro sguardo - Si è concluso il 26 settembre a Montesilvano (Pescara) il convegno dei direttori diocesani che si occupano di pastorale migratoria, che ha avuto per tema "La persona: una storia sacra". "Avete volato ad alta quota e non siete scesi a quota più bassa nemmeno quando vi siete fermati a riflettere sulla vostra identità di direttori diocesani, voce di chi non ha voce, operatori nella Chiesa locale di una pastorale d´insieme". Lo ha detto mons. Bortolo Lino Belotti, presidente della Cemi (Commissione episcopale per le migrazioni), rivolgendosi ai direttori e collaboratori diocesani di Migrantes, alla conclusione del convegno.

No ai pregiudizi. "Occorre un cambio di mentalità, maggiore disponibilità all´ascolto delle ragioni degli altri" e "investire in un´educazione al dialogo che produca rinnovati fermenti negli stili di vita: sobrietà, carità, accoglienza, mitezza". Lo ha dichiarato, rileggendo la Nota conclusiva del convegno ecclesiale di Verona in chiave migratoria, don Michele Morando, direttore Migrantes della diocesi scaligera. Per il sacerdote, i racconti degli immigrati sono "una memoria passionis che ci deve muovere alla compassione e alla conversione. Partendo dal riconoscimento primario del dolore altrui dobbiamo arrivare all´assunzione di stili di vita rinnovati, in vista di un´identità cristiana aperta, disponibile a confrontarsi con il mosaico delle fedi e delle culture". "Il mondo cambia, ma restano i pregiudizi nei confronti di chi è povero ed emarginato e vive ai margini della nostra società. I casi di questi ultimi mesi, come la morte dei quattro bambini rom a Livorno o la questione dei lavavetri a Firenze, ne sono un esempio". E il parere di Marcello Palagi, volontario a fianco di rom e sinti a Carrara, per il quale a chi vive una situazione di marginalità "non è riconosciuta nemmeno la possibilità di avere dei sentimenti". Il messaggio che viene da fatti come quello dei lavavetri di Firenze ha "due aspetti: rassicurare la società e mettere sull´avviso chi è emarginato con un´azione di controllo". Per capire un popolo, ha concluso, "non servono analisi e ricerche sociologiche, ma occorre mettersi dal loro punto di vista per vedere il mondo con un´altra ottica".

Fenomeno strutturale. Per mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale di Migrantes, "non deve mai sfuggire che il fenomeno della mobilità umana in Italia si fa sempre più stabile e strutturale, occupa spazi sempre più vasti, è destinato a penetrare sempre più profondamente in tutte le pieghe della vita sociale". "Sarebbe assurdo - ha osservato - che tale fenomeno non diventasse, come espressamente indicava Giovani Paolo II, una delle ´priorità pastorali´ e non interpellasse ogni aspetto della vita ecclesiale". Il fenomeno migratorio, ha aggiunto, "non è per nulla ripetitivo", ma "in rapidissima evoluzione". Le migrazioni vengono poste nel contesto "più alto e autentico per il cristiano, quello dell´evangelizzazione in vista del Regno. Ci si colloca perciò primariamente a un livello che non è sociologico, culturale e tanto meno politico, ma a un livello di fede, con la ferma fiducia e disponibilità nei confronti di un provvidenziale disegno di Dio".

Le buone prassi. Per mons. Bortolo Lino Belotti "non è cosa da poco" il ruolo del direttore diocesano Migrantes, "anche per il fatto che spesso c´è da affrontare la dura tentazione dell´indifferenza e della scarsa collaborazione nei vostri confronti e nei confronti del campo di lavoro che vi è affidato", ha detto rivolto ai presenti. "Sul piano della fede - ha poi aggiunto - diventa allora esaltante e prezioso il vostro servizio nella Chiesa locale: aiutarla ad essere coerente con il Vangelo, assumere quel fondamentale atteggiamento di accoglienza che per il cristiano è imperativo categorico". Mons. Belotti ha quindi raccomandato di diffondere le "buone prassi": "Credo che ovunque noi incontriamo tanto di positivo ed incoraggiante anche nel nostro campo specifico. Non lasciamoci prendere da atteggiamenti troppo o solo lamentosi, che potrebbero compromettere la carica di energia che c´è dentro di noi. Non solo il male, ma anche il bene - ha concluso - soprattutto il bene è contagioso. Lasciamoci contagiare, cerchiamo di contagiare anche gli altri".

Per non dimenticare. Intanto, il 25 settembre i convegnisti si sono recati in pellegrinaggio a Bucchianico, terra natale di san Camillo De Lellis, dove hanno ascoltato una meditazione di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto. A Manoppello si è svolto anche un momento di preghiera davanti al cimitero dove sono sepolti 23 minatori che hanno perso la vita nella tragedia di Marcinelle. "Di fronte alle grandi tragedie - ha ricordato mons. Belotti - soprattutto a distanza di anni, spesso non rimane che il gesto umile ma significativo del ricordo e della preghiera".

(Chiesa di Milano - Il Portale della Comunità Ambrosiana)

 

*  *  *  *  *

(AGI) - Montesilvano, 27 settembre 2007 - Immigrati: Fondazione CEI, rivivono passione di Cristo - "I racconti degli immigrati sono una ´Memoria Passionis´ che ci deve muovere alla compassione e alla conversione. Partendo dal riconoscimento primario del dolore altrui dobbiamo arrivare all´assunzione di stile di vita rinnovati, in vista di una identita´ cristiana aperta, disponibile a confrontarsi con il mosaico delle fedi e delle culture". Lo afferma il comunicato conclusivo del convegno nazionale della Fondazione Migrantes, che si e´ svolto a Montesilvano in provincia di Pescara.

Ai lavori sono intervenuti i vescovi Lino Belotti, ausiliare di Bergamo e presidente della Fondazione promossa dalla Cei, e Domenico Segalini, ordinario di Palestrina, ed entrambi hanno sottolineato la necessita´ di inserire l´azione di Migrantes in "una pastorale d´insieme". "La pastorale della mobilita´ - ha spiegato Sigalini - deve rimettere sempre al centro la dignita´ dell´uomo, la sua irripetibilita´: non ci accontentiamo - ha detto - della giornata mondiale delle Migrazioni, ne´ di avere la delega in bianco per i casi pietosi o le urgenze degli sbarchi o degli insediamenti dei rom, vogliamo che sia tutta la comunita´ impegnata, anche se vediamo la necessita´ di una cura informata e intelligente, fatta da gente che se ne intende, non persone di nicchia, ma protagonisti dell´evoluzione delle nostre pastorali verso una nuova impostazione della parrocchia, della diocesi, dei seminari, della attenzione al mondo giovanile".

*  *  *  *  *

Città del Vaticano - Con una solenne liturgia presieduta da Monsignor Lino Belotti (nella foto), presidente della Commissione Cei per le Migrazioni, si è concluso il convegno nazionale dei direttori diocesani della Fondazione Migrantes, svoltosi a Montesilvano. Monsignor Belotti ha parlato dei direttori diocesani Migrantes come "voce di chi non ha voce", operatori nella Chiesa locale di "una pastorale d´insieme". Tra gli interventi al convegno quello di Monsignor Domenico Segalini, vescovo di Palestrina, secondo il quale la pastorale della mobilità deve "rimettere sempre al centro la dignità dell´uomo, la sua irripetibilità". Cristina Simonelli della facoltà teologica dell´Italia Settentrionale si è detta "angosciata dall´emergere sempre più vasto e insistito di posizioni apertamente razziste e xenofobe. Don Michele Morando si è invece soffermato su una rilettura, in chiave migratoria, della Nota conclusiva del convegno ecclesiale della Chiesa Italiana di Verona. Per Morando questa nota "mette in luce un´immagine significativa ed esemplare della Chiesa del Risorto: un popolo in cammino nella storia, posto al servizio della speranza dell´umanità intera. L´intero convegno si è ispirato al Prologo del Vangelo di Giovanni che "ci ha aiutato a vedere tutto il nostro lavoro alla luce di questa Parola, che non è mai ripetitiva, ha sempre la freschezza e l´attualità dell´oggi in cui viviamo, capace di riversare su di noi, assieme alla luce per vedere la strada da percorrere, anche l´energia e il coraggio per non interrompere o rallentare il nostro cammino", ha detto Monsignor Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes. I convegnisti si sono recati in pellegrinaggio a Bucchianico, terra natale di San Camillo De Lellis, dove hanno ascoltato una meditazione teologica sul servizio ai più poveri del fondatore dei Camilliani e sul Volto Santo di Manoppello, da parte di Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto. A Manoppello, poi, si è svolta una celebrazione eucaristica concelebrata da Monsignor Belotti e da Monsignor Domenico Angelo Scotti, delegato Abruzzo-Molise per la pastorale delle Migrazioni. A Manoppello si è svolto anche un momento di preghiera davanti al cimitero dove sono sepolti 23 minatori che hanno perso la vita nella tragedia di Marcinelle, nella quale morirono 262 uomini dei quali 136 italiani.

Papa news del 29 settembre 2007 (Agenzia on line)

*  *  *  *  *

Montesilvano (Pescara), 29.09.07 - I direttori diocesani della Migrantes si sono riuniti, dal 24 al 27 settembre, a Montesilvano, in Abruzzo, per il loro convegno nazionale sul tema “La persona: una storia sacra”.

“Avete volato ad alta quota e non siete scesi a quota più bassa nemmeno quando vi siete fermati a riflettere sulla vostra identità di direttori diocesani, voce di chi non ha voce, operatori nella Chiesa locale di una pastorale d’insieme”, ha detto loro mons. Bortolo Lino Belotti, presidente della Cemi (Commissione episcopale per le migrazioni), alla conclusione del convegno.

“Non è cosa da poco” il ruolo del direttore diocesano Migrantes - ha detto mons. Belotti - “anche per il fatto che spesso c’è da affrontare la dura tentazione dell’indifferenza e della scarsa collaborazione nei vostri confronti e nei confronti del campo di lavoro che vi è affidato”.

“Sul piano della fede - ha poi aggiunto - diventa allora esaltante e prezioso il vostro servizio nella Chiesa locale: aiutarla ad essere coerente con il Vangelo, assumere quel fondamentale atteggiamento di accoglienza che per il cristiano è imperativo categorico”. Mons. Belotti ha quindi raccomandato di diffondere le “buone prassi”: "credo che ovunque noi incontriamo tanto di positivo ed incoraggiante anche nel nostro campo specifico. Non lasciamoci prendere da atteggiamenti troppo o solo lamentosi, che potrebbero compromettere la carica di energia che c’è dentro di noi. Non solo il male, ma anche il bene - ha concluso - soprattutto il bene è contagioso. Lasciamoci contagiare, cerchiamo di contagiare anche gli altri”.

Per don Michele Morando, direttore Migrantes della diocesi di Verona direttore Migrantes della diocesi scaligera, rileggendo la Nota conclusiva del convegno ecclesiale di Verona in chiave migratoria, “occorre un cambio di mentalità, maggiore disponibilità all’ascolto delle ragioni degli altri” e “investire in un’educazione al dialogo che produca rinnovati fermenti negli stili di vita: sobrietà, carità, accoglienza, mitezza”. Per il sacerdote, i racconti degli immigrati sono “una memoria passionis che ci deve muovere alla compassione e alla conversione. Partendo dal riconoscimento primario del dolore altrui dobbiamo arrivare all’assunzione di stili di vita rinnovati, in vista di un’identità cristiana aperta, disponibile a confrontarsi con il mosaico delle fedi e delle culture”.

Per mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale di Migrantes, “non deve mai sfuggire che il fenomeno della mobilità umana in Italia si fa sempre più stabile e strutturale, occupa spazi sempre più vasti, è destinato a penetrare sempre più profondamente in tutte le pieghe della vita sociale”. "Sarebbe assurdo - ha osservato - che tale fenomeno non diventasse, come espressamente indicava Giovani Paolo II, una delle ’priorità pastorali’ e non interpellasse ogni aspetto della vita ecclesiale”. Il fenomeno migratorio, ha aggiunto poi, “non è per nulla ripetitivo”, ma “in rapidissima evoluzione”. Le migrazioni vengono poste nel contesto “più alto e autentico per il cristiano, quello dell’evangelizzazione in vista del Regno. Ci si colloca perciò primariamente a un livello che non è sociologico, culturale e tanto meno politico, ma a un livello di fede, con la ferma fiducia e disponibilità nei confronti di un provvidenziale disegno di Dio”.

Al convegno ha portato il suo contributo anche mons. Domenico Sigalini, segretario della Commissione Cei per le migrazioni, secondo il quale la pastorale della mobilità deve “rimettere sempre al centro la dignità dell’uomo, la sua irripetibilità”: “non ci accontentiamo della Giornata mondiale delle migrazioni, né di avere la delega in bianco per i casi pietosi o le urgenze degli sbarchi o degli insediamenti dei rom... Vogliamo che sia tutta la comunità impegnata, anche se vediamo la necessità di una cura informata e intelligente, fatta da gente che se ne intende. Vedi certi modi maldestri di interessarsi ai rom, di fare carità agli immigrati, di accogliere nelle celebrazioni le varie etnie... Siamo tutti migranti e pellegrini ma non randagi, il che vuol dire che abbiamo ancora delle mete precise, ma che non ci siamo mai accomodati definitivamente”. Migrantes nelle diocesi “non è quindi una realtà di nicchia, ma un’esperienza che aiuta l’evoluzione delle nostre pastorali verso una nuova impostazione della parrocchia, della diocesi, dei seminari, dell’attenzione al mondo giovanile”.

“Sono angosciata dall’emergere sempre più vasto di posizioni apertamente razziste e xenofobe”, ha poi affermato Cristina Simonelli della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Per Simonelli, che vive in un campo sosta a Verona, sono “senza senso le scuse, sono solo parole” perché “accanto alle parole, e forse anche in dipendenza da esse, si sono aggiunti fatti di inaudita gravità, contro i rom, bersaglio facile e visibile, e non solo da oggi”.

“La questione non riguarda solo immigrati e rom - ha affermato - ma certo incrocia in maniera particolare questi ambienti e dunque interessa questa pastorale migratoria”.

La prima relazione del convegno (e le meditazioni bibliche in apertura delle giornale) era stata tata affidata a don Giuseppe Bellia della Facoltà teologica di Sicilia che, commentando il brano del prologo di Giovanni - che ha fatto da sfondo al convegno stesso - ha affermato che si deve “anzitutto rispettare l’uomo fatto a immagine del suo Creatore” di cui il migrante “è icona e segno storico, per preparare e rendere credibile quella conformazione di Figlio che ogni essere umano ha in sé, ma che solo l’opera dell’evangelizzazione porta a compimento nella Chiesa”.

La penultima giornata del convegno è stata dedicata ad un pellegrinaggio a Bucchianico, terra natale di san Camillo De Lellis, dove i convegnisti hanno ascoltato una meditazione di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto. Successivamente si sono recati a Manoppello dove si è svolto anche un momento di preghiera davanti al cimitero dove sono sepolti 23 minatori che hanno perso la vita nella tragedia di Marcinelle. "Di fronte alle grandi tragedie - ha ricordato mons. Belotti - soprattutto a distanza di anni, spesso non rimane che il gesto umile ma significativo del ricordo e della preghiera".

 

(Calabria Ecclesia Magazine - Settimanale on line Conferenza Episcopale Calabra)