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Guardare la bellezza del Volto di Dio (D.A. Scotti)
Omelia al Santuario del Volto Santo in Manoppello

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/07


Sono onorato di incontrarmi con voi in questo luogo carico di storia e di memorie sulle orme di tanti fedeli. E caro esprimere a tutti voi sentimenti di gratitudine e di incoraggiamento per l’impegno che profondete per la pastorale dei migranti.

Saluto con affetto S.E. Mons. Lino Belotti e gli altri responsabili degli uffici. Ci affidiamo a San Giovanni per scoprire la bellezza del volto che abbiamo contemplato. Giovanni vive un’esperienza indimenticabile. Tutto nasce dal desiderio di cercare Dio: la vocazione e l’incontro con Qualcuno e il ricordo vivo di un’ora che ha cambiato la vita e che sempre la cambia attraverso gli avvenimenti, coinvolgendo in un amore totale. Sapete bene che il 1° settembre dell’anno scorso il Papa è venuto pellegrino in questo luogo. Mentre poc’anzi sostavo in preghiera pensavo ai primi due apostoli che sollecitati da Giovanni Battista seguirono Gesù presso il fiume Giordano. L’evangelista narra che Gesù si voltò e, domandò loro: “che cercate?” Essi risposero: “Rabbì dove abiti?” Ed egli: “Venite e vedete”. Quel giorno stesso i due lo seguirono, fecero una esperienza indimenticabile che li portò a dire: “Abbiamo trovato il Messia”. Colui che poche ore prima consideravano un semplice rabbì, aveva acquistato una identità ben precisa: quella del Cristo atteso da secoli, ma in realtà quei discepoli non potevano immaginare che questo mistero di Gesù di Nazaret potesse essere così profondo quanto il suo volto potesse rivelarsi insondabile, imperscrutabile. Giovanni è scelto per essere testimone privilegiato della Resurrezione. Corre al sepolcro insieme a Pietro, vede la tomba vuota, le bende per terra, mentre il sudario che era posto sul capo di Gesù non era per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Il discepolo amato sarà il testimone oculare, colui che ha visto e può perciò contemplare e anche contagiare l’amore che apre gli occhi alla fede e far conoscere il Signore. Il volto del primo incontro era impresso nel suo animo come il volto dolente. Il profeta Isaia descrive così la sofferenza: «Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia» (Is 53,2-3).

La Chiesa continua a restare in contemplazione di questo volto insanguinato nel quale è nascosta la vita di Dio e offerta la salvezza al mondo. Ma la sua contemplazione non può fermarsi nell’immagine di quel crocifisso, Egli è il Risorto. Giovanni il discepolo amato è il primo a riconoscere l’identità del misterioso personaggio che sta sulla riva del lago. La sua parola è una confessione di fede: “è il Signore”. Egli ha scoperto la sua vera identità. Egli è stato il testimone della passione, in particolare del colpo di lancia al costato di Cristo. Diventa il testimone del Risorto. La sua parola è il vertice del suo cammino di discepolato. In quel personaggio che li aspetta sulla riva egli ravvisa ormai un volto noto. Una storia conosciuta e amata. Riconoscendo che quel volto è del Signore, egli dice il suo coinvolgimento, il suo legame con Lui. Infatti non dice semplicemente che è Gesù, ma che è il Signore cioè uno a cui la sua vita appartiene totalmente. Guardare la bellezza del volto di Gesù dimenticando i nostri problemi quotidiani. Da questo sguardo contemplativo verrà tutto il resto, la radice di tutto è uscire da sé e contemplare la bellezza di Gesù. Se il nostro sguardo sarà basso, incentrato sui beni, difficilmente potremo rispondere alle urgenze della vita. Si tratta di sollevare lo sguardo dimenticando noi stessi e di fissare gli occhi sulla bellezza del volto di Gesù. Guardando solo a noi può venire talvolta la tentazione di scoraggiamento nelle situazioni che viviamo. Non possiamo lasciarci condizionare dal momento difficile e perciò è assolutamente necessario guardare a Gesù, affidarsi a Lui con gioia e umiltà. E dopo aver guardato il Volto Santo, ritorniamo con il cuore nuovo e pieno di amore ai nostri impegni pastorali. Lasciamoci attrarre dalla bellezza del suo volto così da vedere con occhi diversi le realtà che ci sono intorno. Allora il nostro impegno sarà sorgente di speranza per i fratelli che incontriamo.

E concludo con un brano della preghiera che il Papa ha mandato come ricordo, dopo un anno dalla citata sua visita: “Vogliamo attingere dai tuoi occhi, che ci guardano con tenerezza e compassione, la forza di amore e di pace che ci indica la strada della vita. Il coraggio di seguirti senza timore e compromessi per diventare testimoni del tuo Vangelo con gesti concreti di accoglienza, di amore e di perdono”.

 

S.E. Mons. Domenico Angelo Scotti

Vescovo di Trivento

Trivento (CB)