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Sussidio liturgico Giornata Mondiale delle Migrazioni


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 5/07


“GIOVANI MIGRANTI:

RISORSA E PROVOCAZIONE”

 

13 gennaio 2008 - Battesimo di Gesù

 

 

La giornata di quest’anno coincide con la festa del Battesimo di Gesù al Giordano, che ci richiama la profondità del mistero della incarnazione, l’adesione al progetto di Dio, la gratuità dell’Amore di Dio che si compiace del suo Figlio. Siamo all’inizio della attività del Signore eppure la sua disponibilità, il suo sì al Padre, rende tutto già presente compresa la passione e la morte: è “risorsa e provocazione” dell’umanità.

I nostri giovani “migranti” per l’entusiasmo tipico del mondo giovanile evidenziato dalla particolare situazione di vita, le responsabilità che si assumono precocemente, rappresentano davvero una “risorsa e provocazione” che dobbiamo essere in grado di cogliere e valorizzare.

 

 

INTRODUZIONE ALLE LETTURE

 

Prima Lettura  (Is 42,1-4.6-7)

Presenta il Messia come il “Servo di Jhavé”, scelto da Dio per essere un re pacifico e mite, un re che serve.

Dio gli dona il suo Spirito e gli affida la missione di portare la giustizia a tutti i popoli e stabilire con tutti gli uomini l’alleanza nuova.

 

Seconda Lettura  (At 10,34-38)

Pietro è illuminato dalla chiamata del Centurione Cornelio che gli permette di superare i limiti posti dalla legislazione e tradizione giudaica ed aprirsi alla universalità della chiamata alla salvezza.

 

Vangelo  (Mt 3,13-17)

Il battesimo di Giovanni era un lavacro di conversione, per  Gesù è l’inizio della predicazione e della sua attività, per l’umanità è l’inizio di una creazione nuova in cui i Cieli sono aperti e lo Spirito di Dio aleggia (Gn 1,29) come colomba.

 

 

SPUNTI PER L’OMELIA

 

«In verità sto rendendomi conto

che Dio non fa preferenze di persone,

ma chi lo teme e pratica la giustizia,

a qualunque popolo appartenga,

è a lui accetto» (At 10,34).

Questa Parola di Atti è chiave per comprendere il senso della Giornata delle Migrazioni: “Dio non fa differenza di persone”. Siamo noi con la nostra cultura, il nostro modo di pensare che abbiamo inventato le differenze a tal punto da voler concettualizzare e dare corpo ad qualcosa di inesistente ed indefinibile e che abbiamo chiamato “razza”, termine orribile con tutti i suoi derivati (compreso quello che sembrerebbe positivo di antirazzismo), che vorrebbe definire e classificare l’uomo per le sue origini.

La Scrittura parla solo di persone, di popoli, di stranieri, di amici e nemici, ma sempre nella direzione della unità che ha in vista il grande banchetto di popoli che occuperà la vetta del monte Sion (cfr. Is 25,6).

Una discriminante però c’è, che ritroviamo sia nell’Antico che nel nuovo testamento: “praticare la giustizia”. A Giovanni incredulo e titubante Gesù dice: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia” (Mt 3,15). Questa è la giustizia: “compiere in tutto la volontà del Padre”. Per Gesù significa rendersi solidale con l’umanità peccatrice, è ricevere il battesimo dei peccatori insieme con loro, è  l’inizio di una nuova Giustizia, quella dell’Amore; è il cammino della incarnazione per cui Cristo si è fatto nostro fratello anche nella condizione di peccatore, pur essendo giusto, fino alla sofferenza e alla morte. La Croce sarà il punto di arrivo del suo “immergersi”, per amore, nell’esperienza umana.

Come Gesù si mescola con i perduti e si “mette in coda” aspettando il proprio turno per ricevere il battesimo di Giovanni, così i suoi discepoli, chiamati a caricarsi della stessa croce d’amore, devono essere capaci di mettersi in coda, di immergersi in questa umanità così com’è, senza discriminazioni, senza differenze, senza omologazioni, nella accoglienza e nel rispetto, nella coscienza e nella responsabilità di essere tutti amati da Dio, di essere stati caricati tutti insieme sulle spalle del Signore insieme al legno della croce.

Il “mondo”, e noi stessi, non diciamo la stessa cosa: siamo stati educati a meritarci di essere amati, a compiere gesti, a mettere in moto strategie che ci rendano meritevoli dell’affetto altrui in famiglia, come a scuola, in ogni aspetto della vita di relazione. Ma anche ad amare coloro che in qualche modo ci hanno dimostrato di meritare il nostro affetto e la nostra attenzione; e così, purtroppo siamo condizionati anche nel nostro rapporto con Dio.

“Questi è il Figlio mio prediletto (bene-amato),

nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3,17)

è la voce che viene dal Cielo.

Questa espressione ci rivela un “trucco” … Dio si compiace del Figlio suo bene-amato, non per quello che ha fatto (si è solo messo in fila), ma per quello che è e che si è manifestato, per la sua disponibilità. L’accettazione della condizione umana, il suo sì al Padre espresso nel Battesimo lo apre ad una storia che è ancora tutta da vivere. Il “compiacimento” di Dio è tutto nella prospettiva, Dio si compiace nel Figlio per l’Amore che può riversare in lui ed attraverso di lui su tutta l’umanità.

Dio non si compiace di noi se siamo più buoni o più bravi, se abbiamo accumulato opere buone o riempito la nostra vita di devozioni,  ma dell’amore che può riversare in noi, gratuitamente, e che crescerà, nonostante le difficoltà che dovremo superare, la fatica che ci frena, le fragilità ed il peccato che fanno camminare a ritroso.

In questa ottica allora diventa facile comprendere il senso del Tema di questa Giornata “Giovani, provocazione e risorsa”:  Chi più dei giovani evidenziano il senso della disponibilità, della apertura e della prospettiva della vita?

Non si tratta di mettere in evidenza uno stadio della vita, ma di prendere coscienza che i giovani hanno bisogno di essere “bene-amati”, proprio perché vivono una delle stagioni più ricche della vita, con i loro entusiasmi, la loro generosità, il loro sguardo al futuro limpido privo di tornaconti. I giovani hanno bisogno di essere amati “bene” perché l’essere bene-amati li rende autonomi, adulti, veri, consapevoli.

La consapevolezza di sé è essenziale per vivere e si traduce in tante altre consapevolezze: di Dio e del suo amore prima di tutto, degli uomini con cui percorriamo lo stesso tratto di storia, del tempo che scorre, di questo piccolo pianeta che calpestiamo e che dobbiamo condividere con un inimmaginabile numero di altre persone.

La consapevolezza della ricchezza della mia persona, dell’unicità della mia vita; la consapevolezza che nel confronto della ricchezza altrui e dell’unicità delle vita dell’altro apre gli orizzonti del mio profondo in cui Dio ha piantato il seme della mia esistenza e che “dorma o vegli, di notte o di giorno, germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa” (Mc 4,27).

PER LA PREGHIERA DEI FEDELI

 

O Dio, al fiume Giordano tu hai rivelato la presenza del tuo Figlio “bene-amato”, mescolato ai peccatori e ai poveri. Ancora oggi tu ci fai visita nei tanti che percorrono le nostre strade, la loro presenza ci parla di Te e ci offre un chiarore discreto sulla nostra vita. Per questo ti preghiamo dicendo: Guida i nostri passi sulle tue vie.

-  Ti affidiamo i nostri giovani perché vivano con entusiasmo il loro Battesimo, partecipino attivamente alla vita della Chiesa, con la loro freschezza e generosità diano coraggio alle comunità ecclesiali. Noi ti preghiamo:

-  Ti supplichiamo per i paesi da cui proviene tanta immigrazione e che si impoveriscono di energie giovani: venga loro offerta una opportunità seria e concreta di sviluppo con il sostegno dei Paesi più fortunati. Noi ti preghiamo:

-  Ti preghiamo per le imprese: si impegnino a favore dell’occupazione giovanile, siano in grado di sviluppare le loro capacità, incrementare la loro formazione, offrire loro una prospettiva. Noi ti preghiamo:

-  Ti ricordiamo le famiglie in cui i giovani si assumono presto compiti e responsabilità: siano in grado di accompagnarli, senza essere di peso o di ostacolo, con tutta l’attenzione, la discrezione e l’affetto necessari. Noi ti preghiamo:

-  Ti invochiamo per il mondo in mobilità, perché nessuno si senta in casa di altri, ospite e di passaggio, ad ognuno sia riconosciuta la condizione di figlio bene-amato del Padre. Noi ti preghiamo:

 

Signore Dio, nel Battesimo del tuo Figlio bene-amato hai confermato la sua missione di salvezza e misericordia. Oggi ci chiedi di vivere lo stesso mistero di condivisione: riempici del tuo amore e continua a compiacerti di questa nostra umanità di cui si è fatto carico il tuo Figlio Gesù Cristo e nostro Signore.

Amen