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Strutture partecipative italiane per gli emigrati (S.Ridolfi-D.Locatelli)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 4/07


La Chiesa italiana nelle sue strutture pastorali per l’assistenza agli emigrati italiani - l’UCEI (Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana) fino al 1988 e poi la Fondazione Migrantes - ha sempre seguito con convinzione e disponibilità il processo partecipativo delle singole comunità italiane e della totalità della emigrazione alla vita religiosa, sociale e politica nel paese di accoglienza e con l’Italia.

Un posto di rilievo al riguardo per quanto concerne il settore socio-politico è occupato dalle strutture che si sono sviluppate in Italia e che dal 1980 hanno la loro massima espressione nel Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE).

I precedenti: Comitato Consultivo degli Italiani all’estero (CCIE)

La pressione dalla base - associazioni, movimenti e partiti - per una responsabile e il più possibile diretta partecipazione degli emigrati alla vita italiana, tramite il Ministero Affari Esteri, è sempre stata forte.

Una prima risposta organica è venuta con la “Istituzione e funzionamento del Comitato Consultivo degli Italiani all’Estero” (CCIE) istituito con Decreto del Presidente della Repubblica, n. 18 del 5 gennaio 1967 ancorato presso il Ministero Affari Esteri, il cui Ministro lo nominava e presiedeva personalmente o attraverso un sottosegretario. La finalità del CCIE, che restava in carica per cinque anni ed era composto da 40 membri (di cui 30 all’estero), era quella di affiancare il Ministero degli Affari Esteri “ai fini della migliore conoscenza dei problemi che interessano la collettività italiane all’estero” e per la “predisposizione dell’azione per tutelarle ed assisterle” (art. 28).

La prima riunione ha avuto luogo il 12 ottobre 1967, data significativa anche perché l’allora Ministro degli Esteri on. A. Fanfani faceva notare che si trattava di una parziale realizzazione di una idea nata nel 1965 a Buenos Aires (Argentina) durante la visita del Presidente della Repubblica Saragat.

In cinque anni di attività, 1967-1971, il CCIE ha tenuto cinque riunioni plenarie. “Rappresentanza” del CCIE, scolarizzazione, voto degli italiani all’estero, sono state le principali e unitarie tematiche trattate. Nella nuova formazione del 1972, questa con durata di tre anni, aumentano i delegati dall’estero, n. 39, che vengono ancora nominati dal Ministero Affari Esteri ma non direttamente, bensì su proposta delle Associazioni. In questa tornata è presente anche l’UCEI nella persona del vice-direttore mons. Silvano Ridolfi. Cominciano a lavorare anche le commissioni continentali, quattro.

Il salto di qualità avviene con “la caratterizzazione politica” del CCIE che allo scopo ha pianificato e gestito la 1.a Conferenza Nazionale dell’Emigrazione (CNE) nel 1975, ciò che ha comportato il suo prolungamento in essere inizialmente di un anno per la preparazione e successivamente di un ulteriore anno per le attuazioni, arrivando così al 1976.

La “terza vita” del CCIE è stata indicata da quanto emerso nella 1.a CNE e affidato al “Comitato per le attuazioni della CNE” che esigeva un ulteriore passo in avanti verso una diretta “rappresentanza” degli emigrati, per un dialogo non limitato al Ministero Affari Esteri, bensì anche verso il Parlamento e un aumento dello “spessore politico” di questa rappresentanza con una nuova e più adeguata struttura. E le Associazioni nazionali, UCEI compreso, proposero un “Consiglio Italiano dell’Emigrazione” - CIE).

Il CCIE continua stentatamente la sua attività con un parziale più ampio respiro, con maggiore senso di partecipazione e nella tensione verso effettivi poteri, particolarmente favorendo la “2.a Conferenza Nazionale dell’Emigrazione” (1987).

Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (C.G.I.E.), istituito con Legge 6 novembre 1989 n. 368 (modificata dalla Legge 18 giugno 1998, n. 198) e disciplinato dal regolamento attuativo di cui al D.P.R. 14 settembre 1998, n. 329, è il consulente del Governo e del Parlamento sui grandi temi di interesse per gli italiani all’estero. Esso deriva la propria legittimità rappresentativa dall’elezione diretta da parte dei componenti dei Comites nel mondo e rappresenta un importante passo nel processo di sviluppo della “partecipazione” attiva alla vita politica del paese da parte delle collettività italiane nel mondo e allo stesso tempo costituisce l’organismo essenziale per il loro collegamento permanente con l’Italia e le sue istituzioni. I suoi organi istituzionali sono il Comitato di Presidenza (composto oltre che dal Ministro, dal Segretario Generale, da quattro Vice Segretari Generali e da undici rappresentanti delle varie aree), le sette Commissioni Tematiche, le tre Commissioni Continentali, i Gruppi di Lavoro e l’Assemblea Plenaria. Presidente è il Ministro degli Esteri. Il CGIE si compone di 94 Consiglieri, di cui 65 eletti direttamente all’estero e 29 di nomina governativa scelti tra sindacati e patronati, partiti politici, transfrontalieri, organi della stampa nazionale e organizzazioni nazionali per l’emigrazione. Il CGIE ha durata quinquennale. La Fondazione Migrantes e lo CSER (Centro Studi Emigrazione e Ricerche) dei missionari Scalabriniani fanno parte dei 29 membri di nomina governativa.

Nel primo CGIE i missionari Scalabriniani vennero rappresentati da padre Graziano Tassello, Direttore dello CSER (Centro Studi Emigrazione, Roma) e da allora ne fa ancora parte, ricoprendo la carica di Presidente della VII Commissione lingua e cultura italiana.

Direttamente su designazione elettiva dei Comites del Belgio venne eletto don Gianangelo Gualdi, missionario italiano di Genk.

A rappresentare la Migrantes fu nominato l’allora mons. Luigi Petris che restò membro del CGIE fino al 1998.

Egli si impegnò soprattutto per la difesa del diritto di voto agli italiani all’estero: “…anche se la maggior parte dei parlamentari non prende sul serio la questione dell’esercizio del diritto di voto per gli italiani all’estero - disse e scrisse - ci si augura che le affermazioni del Sottosegretario agli Affari Esteri, On. Piero Fassino, riguardo al raggiungimento di tale obiettivo al più presto, non siano un fuoco fatuo... La legge sul voto all’estero è il riconoscimento dovuto di un diritto civile fondamentale che a sua volta darà maggior peso ed evidenza a tutti gli altri problemi dei connazionali all’estero: finché il voto non sarà garantito attraverso l’approvazione di nuove leggi organiche, rimarranno irrisolte tutte le altre problematiche. Il voto servirà a rinsaldare i legami con il Paese anche da parte di quei connazionali meno attenti alle vicende dell’Italia”.

Essere membro del Consiglio generale richiede la partecipazione alle due Assemblee generali, contribuire al dibattito e trasmettere tematiche e riflessioni espresse dal Consiglio verso le proprie associazioni rappresentate, partecipare alla commissioni tematiche che si impiantavano a seconda delle necessità e secondo la volontà dell’assemblea.

Al rinnovo del CGIE nel 1998 in rappresentanza della Migrantes fu designato con nomina governativa don Elia Ferro, direttore nazionale per l’emigrazione italiana.

Don Ferro svolse un grande lavoro di contatto e di relazione con tutto i membri del Consiglio contribuendo alla riflessione sui temi scottanti dell’attuale situazione dei migranti, sulla loro valorizzazione e partecipazione, in particolare sul voto. Come Direttore per gli italiani nel mondo nella Migrantes aveva cura di rendervi visibile e di rappresentare le attese del tessuto associativo di ispirazione cristiana animato e seguito dalla chiesa italiana in ogni parte del mondo. Come Segretario della Consulta Nazionale dell’Emigrazione poteva convogliare nel CGIE il servizio di prossimità e di conoscenza delle associazioni che innervano la presenza  italiana nel mondo. Infine come membro della FUSIE (Federazione Unitaria della Stampa Italiana all’Estero) aveva cura di sottolineare l’importanza dell’informazione in uscita dall’Italia ma anche quella di ritorno nella madrepatria come di quella “circolare” tra comunità italiane dislocate nel mondo in vista del voto all’estero. E così assicurava il suo plurimo contributo di esperienza e di idee alle azioni più importanti dove si affrontavano i problemi propri dell’emigrazione: lingua e cultura, sicurezza e previdenza, rappresentanze e partecipazione, rapporti tra regioni e stato, e soprattutto informazione e comunicazione.

Il suo impegno, discreto ed assiduo, si intensificò con la nomina a Segretario della 1a Commissione  del CGIE “informazione e comunicazione”. Si adoperò inoltre per valorizzare la presenza della chiesa e di Migrantes nei tre grandi eventi che caratterizzarono il quinquennio: il grande Giubileo del 2000, la Giornata mondiale della Gioventù di Toronto del 2002 e soprattutto la Prima Conferenza mondiale degli Italiani nel mondo del 2000, senza dimenticare l’apporto alla Conferenza Stato/ Regioni/CGIE e il contributo per la preparazione, sempre in cantiere, del Convegno dei Giovani.

In occasione della Prima Conferenza degli Italiani nel mondo (2000) così riassunse l’intervento e contributo della Chiesa italiana nel settore dell’emigrazione italiana:

“...la presenza della Chiesa in emigrazione è un dato storico, si confonde con il paesaggio delle collettività italiane. Questo nostro lungo cammino con e tra i connazionali, l’impegno e l’attenzione rispettosa ai loro bisogni reali ci spingono a ricordarci e a ricordare a tutti che la politica è un atto di servizio alle persone e alle collettività migranti…

Ci sentiamo anzitutto in dovere di porre l’accento ed incoraggiare lo spirito di collaborazione a tutti i livelli nella ricerca del bene della collettività italiana. Istituzioni, partiti, associazioni, operatori economici, gruppi culturali e di formazione, aggregazioni religiose sono chiamati a superare la privatizzazione o la semplice spartizione di potere, che a volte può fare capolino. Occorre evitare false contrapposizioni o, meglio, ignoranze reciproche: tra Comites ed associazioni, tra associazioni nazionali e locali, tra CGIE e Istituzioni, tra Stato e Regioni, tra business community e collettività, tra cittadini ed oriundi; (perché) prioritario a tutte le richieste e a tutte le strategie è il soggetto delle migrazioni, la persona migrante, la famiglia e le collettività italiane residenti all’estero. E a loro servizio, è per il loro bene che avanziamo e porteremo avanti proposte e rivendicazioni...

La conservazione della lingua e del modo italiano di vivere è stata voluta e sostenuta con caparbietà, e prima di tutti, fin dall’inizio dalla cosiddetta gente comune. Le Missioni vi hanno contribuito non poco. E un fatto storico esemplare...”.

Nel 2004, la rappresentanza di Migrantes in seno al CGIE passa in occasione del rinnovo dei membri, a don Domenico Locatelli. Mantiene la tradizione e si rende disponibile alla 1.a Commissione “informazione e comunicazione” per la quale gli viene chiesto il servizio di Segretario.