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Rom e Sinti


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/07


 

Purtroppo, in generale, la situazione sul nostro territorio, rispetto all´anno precedente, non è migliorata, anzi per molti versi è costantemente peggiorata.

L´arrivo di nuovi gruppi, soprattutto dalla Romania, che vanno ad insediarsi ai margini delle grandi città e non solo, sono motivo di dibattiti televisivi, articoli di giornali, inchieste e iniziative politico-amministrative. I contrari alla presenza dei nomadi (e comunque a qualsiasi diversità), non solo sono puntualissimi e agguerriti, ma, facendo leva su paure ancestrali, seminano dubbi e diffidenze non di rado odii che prendono piede anche nelle nostre comunità ecclesiali. I dati che vengono propagati quando non sono falsi, sono enormemente gonfiati ad arte e senza seri contradditori capaci di smentirne le menzogne. I provvedimenti legislativi che si tenta di promulgare e le soluzioni prese, sono spesso dettate dall´urgenza e denotano una impreparazione ad affrontare con il dovuto rispetto della dignità di tutti, soprattutto i più indifesi. A volte, questi provvedimenti, sono l´anticamera del razzismo.

Si deve dare ragione ai Sinti quando affermano che "se i Gagi fanno qualcosa per noi state certi che stanno facendo qualcosa per loro".

Vi sono delle eccezioni, vedi la Lettera pastorale del Vescovo di Vicenza ("Figli dello stesso Padre", 1 novembre 2006), ma sono voci troppo isolate e flebili se si confrontano alla forza d´urto contraria che è di una potenza inaudita e quotidiana. Questa situazione è tanto più preoccupante in quanto ha una grossa influenza anche sulle persone credenti, incidendo direttamente, e qualche volta annullando, lo spirito evangelico che dovrebbe animare le nostre comunità.

La gioventù è la parte più influenzabile ed è quella capace di gesti estremi e brutali.

E necessario che il Magistero prenda atto e posizione "senza se e senza ma" altrimenti si corre il rischio della complicità.

I problemi di relazione fra zingari e non zingari continuano ad esistere e si aggravano anche riguardo ai Rom e ai Sinti di cittadinanza italiana.

Il territorio italiano è sempre più interessato dalla presenza di Rom stranieri, negli ultimi anni molti sono rumeni, che uniscono alla difficoltà dell’integrazione in quanto zingari, le problematiche legali comuni agli altri immigrati. I problemi di relazione fra zingari e non zingari continuano ad esistere anche riguardo ai Rom e ai Sinti di cittadinanza italiana.

I vari atteggiamenti di emarginazione e di esclusione, messe in atto dalle istituzioni e dalla popolazione, purtroppo sono comuni anche ai membri delle varie comunità cristiane. Ad esempio, si aprono discussioni sull’opportunità dell’elemosina, si elaborano progetti pre- confezionati e globali che non tengono alcun conto delle esigenze e differenze culturali di questa categoria.

L’attenzione degli operatori pastorali dell’Unpres, che operano dall’interno dei gruppi familiari, diventa allora spesso un “prendersi cura” che coincide con quella di altre persone di chiesa, per esempio la Caritas od operatori sociali appartenenti ad altri ambiti.

Collaborare con il territorio per quel che riguarda l’annuncio è diventato difficile. Poche le parrocchie e le comunità che chiedono di capire. Ed anche quando si è interpellati poche persone partecipano col desiderio di scoprire motivazioni di fede.

Dobbiamo purtroppo constatare che la maggioranza delle presenze che operano in questo ambito sono a titolo personale e mai a nome di una Chiesa. L’impreparazione a questa missione è una costante e dà l’impressione negativa anche a questa minoranza che ci si muove più per sentimenti e gloria personale o del movimento al quale si appartiene più che cercare di essere Chiesa.

Non si ferma comunque il nostro “mettersi in gioco” personalmente in un percorso di evangelizzazione con i Rom e i Sinti. Ci facciamo premura anche di mettere la nostra esperienza a disposizione della chiesa locale nelle sua varie espressioni: parrocchia, gruppi di catechesi o di preghiera, ecc. Per questo motivo si ritiene importante promuovere fra gli operatori incontri di formazione per rielaborare le proprie esperienze e poterle riproporre con serenità e in un piano che ci trovi uniti e univoci.

Gli operatori pastorali del Nord Italia che fanno capo all’Unpres, come di tradizione, si sono incontrati a Budrie (BO) per un week-end nei mesi dispari. E divenuta occasione di confronto, di scambio di informazioni, di convivialità (lo spirito di famiglia è fondamentale per noi) e di preghiera insieme. Si tratta di un gruppo con una storia comune, ma anche molto eterogeneo, nel quale le differenze segnano la fatica di un cammino ma producono anche grandi ricchezze.

Gli operatori pastorali del Centro invece si sono incontrati quattro volte per un giorno (tre a Roma e una in Abruzzo): si è trattato di momenti di riflessione durante i quali sono anche state illustrate delle esperienze. Il gruppo è in fase di ricostruzione dopo che sono venute meno due comunità presenti nei campi (una famiglia e la fraternità delle Suore Francescane). Ci sono comunque segnali incoraggianti di ripresa.

Al Sud la situazione è particolare: è presente un gruppo “storico” a Cosenza, tutto costituito da laici, che con grande difficoltà prosegue il cammino di evangelizzazione in un rapporto di amicizia intrapreso molti anni fa sotto la guida di un sacerdote. Il sacerdote è stato spostato dai Superiori ed ora essi si sentono soli contro difficoltà impari. Nelle altre città si sta muovendo un “ricominciare di nuovo” di alcuni volontari per essere venute meno figure carismatiche importanti: alcune decedute, altre spostate dalle Superiore, e altre ancora scoraggiate si sono rivolte ad altri ambiti.

Necessita in questa regione un’iniziativa dell’Ufficio per avviare e seguire nuovamente il coordinamento necessario.

Si ritiene inoltre importante continuare la sensibilizzazione dei monasteri di clausura, perché a questo popolo non venga mai a mancare la preghiera della Chiesa orante.

Per affrontare problemi locali, per approntare una collaborazione efficace, in alcune regioni (Toscana, Piemonte, Emilia Romagna, Lucania) è prassi incontrarsi in piccoli gruppi e la frequenza può essere anche mensile. Torna molto utile creare uno spirito di famiglia e tramite questo rapportarsi anche con i Sinti e i Rom.

Ausburg (Germania) - Incontro del CCIT (Comité Catholique International Tsigane). L’incontro annuale si è svolto a metà marzo. Il tema è stato “L’accoglienza delle diversità nelle comunità cristiane: arricchimento o impoverimento?”. L’argomento si è dipanato fra l’apporto di due relazioni e di tre testimonianze. Sempre numerose le nazionalità (venti) e i partecipanti (un centinaio). Il gruppo italiano è stato di 9 partecipanti.

Il Direttore Nazionale, che è anche Presidente del CCIT, con la direzione dello stesso ha visitato l’Ungheria in preparazione all’incontro 2007.

Bonn - Incontro dei Direttori nazionali d’Europa con i Segretari della Conferenza Episcopale Europea allargata ai 25. Il Direttore nazionale ha risposto positivamente ad una convocazione di tutti i Direttori nazionali dell’Europa da parte del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, per due giornate di studio e approfondimento del documento pontificio: “Orientamenti per una pastorale per gli Zingari”.

Le esclusioni e le espulsioni hanno indirizzato gli operatori a scegliere come titolo del Convegno biennale la frase di San Paolo: “Gesù patì fuori dalle mura”, programmando sia una riflessione teologica che antropologica.

Detto Convegno si è svolto a Marola (Reggio Emilia). Ha ottenuto una buona partecipazione (un centinaio di operatori); il clima è stato ottimo e fruttuoso.

Le riflessioni sui rapimenti di bambini attribuiti agli zingari e i rapimenti di bambini zingari da parte di istituzioni non zingare è stata l’occasione per chiedere all’Università di Verona una ricerca finanziata dalla Migrantes sia per verificare se e quanto fossero fondate le prime accuse, sia per controllare se non sia vero il contrario, cioè se e quanti bambini zingari vengano tolti alle loro famiglie con superficialità o con fondati motivi.

La ricerca sta per concludersi e ricorrendo quest’anno il decennio dalla beatificazione del Martire Ceferino (1997-2007), potrebbe essere l’occasione, durante qualche manifestazione, di presentare pubblicamente i risultati della ricerca.

Purtroppo quest’anno è stato segnato anche da due lutti gravi: la dott.ssa Giuseppina Scaramuzzetti della comunità di Verona (Pinuccia) e Sergio Gianpaoli di Lucca. I lutti sono particolarmente gravi essendo operatori del gruppo iniziale e legati all’Unpres con profonda amicizia e devozione.