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Saluto di S.E. Mons. Angelo Bagnasco all’inizio del mandato di Presidente della Conferenza Episcopale Italiana


In data odierna, 7 marzo 2007, il Sommo Pontefice Benedetto XVI mi ha nominato Presidente della Conferenza Episcopale Italiana rimanendo Arcivescovo di Genova. Quando il Papa chiama, si risponde.
Esprimo a Lui, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Universale, i sentimenti più profondi dellamia gratitudine per l’atto di grande fiducia nell’affidarmi personalmente un compito così alto e impegnativo a servizio dei Confratelli nell’Episcopato. Alla chiamata del Santo Padre ho prontamente aderito rassicurato dalle sue autorevoli indicazioni, confidando nella grazia del Signore e certo della benevola collaborazione
di tutti.
La CEI è una struttura di comunione e di servizio per la fraternità episcopale, per il discernimento delle sfide contemporanee, nonché dei grandi orientamenti pastorali che vengono declinati dai Pastori nelle concrete realtà diocesane. Com’è noto, infatti, ogni atto della Conferenza Episcopale ha una meditata indole pastorale ed ha sempre a cuore il bene di tutti.
La stessa organizzazione della Segreteria Generale, articolata in molteplici settori e competenze, è funzionale a sostenere la missione propria della Chiesa secondo il mandato del Signore Gesù: annunciare la gioia della fede e della vita cristiana perché, attraverso la testimonianza delle opere e della parola, sia luce della storia e lievito di cultura.
Nella missione della CEI il Magistero del Santo Padre, alla cui venerata persona la Chiesa in Italia è legata in modo specialissimo essendo Egli il Vescovo di Roma, è luce chiara e sicura.
All’Eminentissimo Cardinale Camillo Ruini, che per sedici anni ha guidato la Conferenza Episcopale, rivolgo il pensiero riconoscente mio personale e di tutto l’Episcopato italiano. Egli ha svolto il suo impegnativo compito di Presidente con fede esemplare e pastorale afflato, in assoluta e puntuale fedeltà al Magistero dei Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ma anche ha saputo prevedere e interpretare i grandi movimenti culturali della storia recente.

Ai Confratelli nell’Episcopato rivolgo il mio saluto e la mia rinnovata amicizia, certo della preghiera vicendevole e della stima reciproca che già ci lega. A loro chiedo comprensione e collaborazione per camminare insieme guardando a Cristo, Pastore grande delle anime, al Santo Padre, alla Chiesa che è in Italia, alla storia. La Chiesa, come è noto, è radicata nella storia e nell’ethos del nostro popolo grazie alla presenza diffusa delle Parrocchie e delle Aggregazioni laicali, alla condivisione dei problemi della gente, all’attenzione concreta ai suoi bisogni spirituali e materiali. Nessuna situazione difficile la vede lontana o indifferente: essa è alleata dell’uomo. Come ricorda il Concilio, “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (Gaudium et spes 1). Ai nostri Sacerdoti, ai Diaconi e a tutte le persone consacrate va la stima grata di tutti i Vescovi e mia personale.

Al Segretario Generale, S.E.R. Mons. Giuseppe Betori, rinnovo la mia amicizia e rivolgo il mio riconoscente pensiero per la dedizione e la competenza con cui svolge il suo prezioso servizio; come puremi faccio fraternamente vicino ai Sottosegretari, ai Direttori degli Uffici e a tutti i Collaboratori. Mentre riconosco le loro competenze, confido sulla loro generosa e indispensabile collaborazione.

Alla mia amatissima Diocesi di Genova e ai miei Sacerdoti, chiedo che mi stiano ancor più vicini con l’affetto, la bontà e la forza della preghiera, perché il loro Pastore possa adempiere il nuovo servizio con umiltà di cuore e con la luce dello Spirito. Desidero con tutti i Vescovi annunciare al mondo contemporaneo la speranza cristiana, come è emerso nel Convegno Ecclesiale di Verona. Sono certo che Genova sentirà questa scelta come atto di stima e di apprezzamento da parte del Santo Padre, ma anche come motivo di una più intensa responsabilità ecclesiale e civile.
Affido il mio nuovo compito alla Madonna della Guardia, veneratissima a Genova e in Liguria. Sia Lei a guardare con occhi materni il mio servizio, a guidare e a sostenere i miei passi e il cammino delle Chiese che sono in Italia.

Genova, 7 marzo 2007
 
+ ANGELO BAGNASCO
Arcivescovo di Genova