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Pastorale CEI per le migrazioni: la Fondazione Migrantes (S.Ridolfi)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/07


Ricorre quest’anno il 20° anniversario della costituzione della Fondazione Migrantes (16.10.1987). è normale pertanto tentarne un bilancio, almeno a grandi linee, e spingersi a previsioni, le più attendibili.

Inizialmente, si sa, per diverse motivazioni storiche ed ecclesiali, l’assistenza pastorale agli emigrati italiani - perché soltanto di questi e di marittimi allora si trattava - era competenza e cura della S. Sede.

Solo nel 1965 venne costituito un organismo ecclesiale italiano, l’Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana (UCEI, 1965), cui affidare l’operatività della pastorale di emigrazione in continuo rapporto con la S. Congregazione Concistoriale che dava la legittimazione ecclesiale alla cura pastorale dei migranti (rescritto).

Infatti con la nascita della CEI (1964) la Chiesa italiana aveva assunto sotto propria responsabilità le migrazioni, sia con una Commissione Episcopale per l’Emigrazione Italiana (1965) sia con il citato UCEI, che si è poi evoluto nella attuale Fondazione Migrantes, istituita nel 1987 come organismo della Conferenza Episcopale Italiana “per assicurare l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella stessa comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza rispettosa dei diritti della persona umana” (art. 1 dello Statuto).

Al drammatico, confuso ed ampio fenomeno della emigrazione italiana (quasi 26 milioni di persone, cfr. “Un secolo di emigrazione italiana”, Roma, CSER 1978) si è ben presto aggiunto tra le competenze - siamo nell’immeditato dopoguerra - quello delle migrazioni interne, precipuamente dal sud al nord Italia (almeno 25 milioni).

Si scopriva nel frattempo il carattere di mobilità nelle attività ludiche (circensi) e ancor più nella mobilità strutturale o connaturale (nomadi) accanto a quella dei marittimi, settore quest’ultimo già inizialmente seguito assieme agli emigrati, fino alla esplosione della immigrazione straniera in Italia (dagli anni ‘80 in poi).

Un intreccio e cambiamenti che hanno obbligato la Chiesa italiana a diversi adeguamenti ecclesiali, assistenziali e strutturali: inizialmente era stata formata una “giunta” composta da rappresentanti di tutti gli enti od organismi ecclesiali e laicali interessati al fenomeno della emigrazione italiana (“Giunta Cattolica Italiana per l’Emigrazione”, 1951); è stato poi istituito un Ufficio Centrale per l’Emigrazione e quasi contestualmente anche una Commissione Episcopale (1965), divenuta successivamente Commissione Ecclesiale e, infine, dal 2000, ritornata Commissione Episcopale, espressione dell’Assemblea dei Vescovi italiani; infine la “Migrantes” come organismo operativo della CEI per le migrazioni.

Per cui competenze e attenzione non erano più di fatto limitate all’emigrazione italiana e alle migrazioni interne o ai marittimi, ma si rivolgeranno all’intero fenomeno della mobilità umana - emigrati, immigrati, fieranti e circensi, rom e sinti, marittimi e aeroportuali - cui preporre un Direttore, coordinati da un Direttore Generale: è la Fondazione Migrantes.

Una flessibilità che Paolo VI aveva formulato nella indicazione: alla mobilità della gente deve corrispondere l’adeguamento delle strutture.

Non va dimenticato, come già accennato, che nell’assistenza religiosa alla mobilità umana si è verificato un intreccio, in definitiva positivo, tra Chiesa universale (Santa Sede) e la Chiesa che vive in Italia (CEI).

La prima normativa generale, infatti, sul fenomeno migratorio viene con la Lettera Apostolica di Pio XII “Exsul Familia” (1952), la quale ha avuto un autorevole aggiornamento nel Motu Proprio di Paolo VI “Pastoralis Migratorum cura” (1969), cui seguono le diverse attuazioni del competente organismo pontificio (Pontificia Commissione prima e Pontificio Consiglio poi per la Pastorale dei Migranti e Itineranti), documenti normativi che hanno conosciuto importanti sviluppi di valutazione e di ottica sul fenomeno migratorio e conseguentemente di interventi nel campo della mobilità umana: dalla “provvidenzialità” alla “pastoralità”, dal centralismo al localismo, dalla settorialità alla globalità, dalla “cura” del fenomeno all’intervento sulle “cause”.

E la Chiesa italiana, presente inizialmente nel fenomeno con “delega” a uffici o commissioni, lo ha poi assunto come compito proprio, istituzionale, includendolo nella propria strategia pastorale. Ferma restando, ecclesialmente, la competenza primaria delle Chiese locali dove i migranti soggiornano, donde i necessari rapporti bi e/o plurilaterali. Gli effetti di questa impostazione stentano forse a vedersi. Se sono lenti, siano almeno continui. D’altra parte ogni cambiamento è frutto anche dell’opinione pubblica intra ed extraecclesiale del momento storico in cui nasce e su cui a sua volta esercita una propria influenza.

Il processo stesso di “globalizzazione pastorale”, ossia dell’attivazione di sinergie pastorali - religiosi/e e laici, organismi e raggruppamenti - dona nuovi accenti e porta a nuovi sbocchi la multiforme attività socio-pastorale della Chiesa italiana.

Grande benemerenza con la loro incisiva azione e spesso capillare presenza hanno le congregazioni religiose, particolarmente quelle che hanno (o hanno avuto) come finalità istituzionale l’assistenza ai migranti, come gli Scalabriniani, le Cabriniane, i Pallottini e Istituti di vita consacrata, come i “Servi della Chiesa”. Esse hanno contribuito a scelte più pertinenti ed efficaci ed assicurato continuità nell’assistenza.

In questo mondo odierno, nervoso per la ricerca di nuovi equilibri e sempre più “villaggio globale”, interconnesso ed interdipendente, la mobilità umana è ancor più evidentemente uno snodo di relazioni e fattore di mutamento ed è in esso che la pastorale deve innervare la linfa del Vangelo perché si rinnovi nella giustizia e nella fraternità.

Sono alcune osservazioni generali che verranno specificate e approfondite - e, come possibile, aggiornate - nei numeri di questa annata 2007 quando illustreremo gli organismi che hanno accompagnato l’azione pastorale della Chiesa italiana.