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Il Convegno di Verona e il fenomeno delle migrazioni: alcune annotazioni (G.Tassello)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 6/06


Introduzione

I due volumi, il XVI Rapporto “Immigrazione 2006. Dossier statistico” curato dalla Caritas/Migrantes e il “Rapporto Italiani nel mondo 2006” curato dalla Fondazione Migrantes hanno messo in luce come le migrazioni, in entrata e in uscita dall’Italia, costituiscano un fattore strutturale per nulla marginale alla storia civile e religiosa dell’Italia.

In passato il fenomeno dell’emigrazione, un esodo di oltre 27 milioni di cittadini, il fenomeno sociale più vistoso dall’Unità d’Italia ad oggi, era stato ampiamente rimosso dalla coscienza nazionale. Oggi, anche a motivo di una presenza sempre più visibile di immigrati sul territorio nazionale sarebbe impensabile non cogliere il passaggio epocale dell’Italia che da paese di emigrazione è divenuto nel giro di pochi anni uno dei principali paesi importatori di manodopera straniera in Europa.

Era naturale pertanto aspettarsi sia durante la fase preparatoria che durante lo svolgimento del IV Convegno Ecclesiale Nazionale (Verona, 16-20 ottobre 2006), che mirava a proiettare sul futuro l’impegno della Chiesa italiana rimettendo al centro la persona umana e il suo bisogno vitale e insopprimibile, appunto la speranza, che il tema migratorio suscitasse reazioni e sollecitasse risposte puntuali.

Esaminando la documentazione, cercando di interpretare gli omissis ed analizzando le citazioni riguardanti il fenomeno migratorio si ha la sensazione che, in taluni casi, non si sia ancora riusciti a superare un’ottica di lettura del fenomeno in chiave assistenzialistica, che sollecita soltanto l’attuazione di un collaudato know-how caritativo. Pur utilizzando ampiamente l’icona del cristiano come straniero e pellegrino, non sempre si riesce a cogliere l’esemplarità teologica del migrante, la cosiddetta missio migrantis, la cui presenza ricorda a tutti i cristiani questa verità fondamentale e li sollecita a vivere in pienezza il loro pellegrinaggio sulla terra. Le migrazioni raramente sono considerate un locus theologicus, un kairós, e rimangono spesso un fenomeno marginale nella nuova ecclesiologia di comunione esigita dai grandi mutamenti in atto nella società e nella Chiesa italiana. Questa esemplarità della condizione migratoria - un dato acquisito in campo sociologico (lo scrittore libanese Amin Maalouf, ad es., nel suo libro “L’identità” sostiene che il migrante ha acquisito “valore esemplare”) - non è ancora recepita pienamente nei suoi risvolti teologici e spirituali.

Come ha scritto Luisa Deponti: “Se in passato nel linguaggio dei cattolici italiani ha prevalso soprattutto l’idea che i migranti fossero un’emergenza o una categoria da assistere, rimane da vedere se negli sviluppi futuri del Convegno di Verona prenderanno forza questi nuovi accenti” (L. Deponti, Siamo tutti migranti, “Contatto”, 5, novembre-dicembre 2006, p. 9).

 

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