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Vito Antonio Lupo (Storia delle MCI in Germania) (G. Homeyer)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/06


VITO ANTONIO LUPO

die italienischen katholischen gemeinden in deutschland

(Storia delle MCI in Germania)

 

di Gerda Homeyer

 

Premessa

E un dovere ed un piacere pubblicare la recensione della recente pubblicazione in tedesco del missionario di Limburg, in Germania, p. Vito Antonio Lupo: “Die italienischen katholischen gemeinden in Deutschland - LIT Verlag Münster 2005 (2)” fatta da un’attenta studiosa tedesca. In oltre 500 pagine di testo in 10 capitoli e con ben 7 appendici di documentazione, l’Autore analizza la storia delle singole Missioni Cattoliche Italiane specialmente dall’ultimo dopoguerra in poi.

Ed un utile excursus infatti sulla pastorale di emigrazione in genere - ricordandone tra l’altro le figure “profetiche” di S. Vincenzo Pallotti, don Bosco, S. Francesca Saverio Cabrini, il beato G.B. Scalabrini, mons. G. Bonomelli, oltre a mons. Werthmann, fondatore della Caritas tedesca - e sulla antica presenza italiana in Germania, dai commercianti agli operai, e soprattutto un capitolo dedicato all’assistenza religioso-sociale agli operai italiani negli anni difficili della seconda guerra mondiale, preparano adeguatamente a comprendere lo sviluppo della pastorale di emigrazione in Germania.

Si nota la diligenza con cui l’Autore si è accostato alle fonti (archivio della Delegazione, delle Missioni, pubblicazioni precedenti, sedi ufficiali, ecc.) per cui l’opera diviene un riferimento obbligato a chi vorrà approfondire questa istituzione ecclesiale in Germania, la Missione Cattolica Italiana, che ha accompagnato il lavoro, l’insediamento e l’inserimento di migliaia di italiani nella Chiesa e nella società locali. Si avverte comunque anche qualche svista e/o sfasatura, facili a chi non ha vissuto soprattutto gli inizi di questa attività pastorale ed ha trovato fonti scarse o lacunose. Evidentemente l’Autore mirava al pubblico tedesco. Ma una versione ridotta dell’opera in italiano non sarebbe inopportuna.  (S.R.)

 

Questo lavoro è uscito nella collana Fremde Nähe - Beiträge zur interkulturellen Diskussion, edita da Reimer Gronemeyer (Gießen), Roland Schopf (Fulda) e Brigitte Wießmeier (Berlino), volume n. 22 presso la casa editrice LIT di Münster (hyperlink: http://www.lit-verlag.de -  http://www.lit-verlag.de).

La collana si occupa di argomenti interculturali e dà l’opportunità a studiosi tedeschi ed altri europei di trattare l’argomento emigrazione-immigrazione.

Vito Antonio Lupo descrive il lavoro e la vita pastorale delle Missioni Cattoliche Italiane (MCI) degli ultimi 50 anni in Germania. Vive da più di 30 anni come missionario a Limburg e circondario (dal 1972) e dal 1991 assiste i cattolici italiani anche nel circondario di Wetzlar. Prima del 1972 lavorava come collaboratore della MCI di Neuss sul Reno. La Missione di Limburg, sede episcopale, già nel 1972 comprendeva 5.000 cattolici italiani residenti a Limburg e nelle città confinanti. Fin dall’inizio sono nati in collaborazione con la Caritas tedesca dei Centri, dove singole persone e famiglie possono trascorrere il tempo libero. Don Lupo, sostenuto dal Delegato per la pastorale degli stranieri nella Diocesi di Limburg, Pfarrer H. Leuninger, pubblica il bollettino pastorale “Il Ponte”, che viene distribuito anche nelle Missioni di Wetzlar e di Gießen, unite pastoralmente a quella di Limburg.

L’argomento principale della pubblicazione citata è preceduto da un excursus storico sull’emigrazione italiana a partire dal seicento. Infatti già nel seicento/settecento i primi italiani provenienti dalla Lombardia, dalle Valli Alpine e dal Veneto attraversarono a piedi le Alpi per giungere in Austria, in Svizzera e in Germania e lì svolgevano lavori come commercianti ambulanti, spazzacamini, scalpellini, piastrellisti, carpentieri, musicisti, cantanti, attori di teatro, architetti, pittori, stuccatori e ristoratori. Un esempio esemplare rappresenta la famiglia Farina che per prima ha introdotto l’acqua di Colonia (Kölnisch Wasser) sul mercato nel 1685. Il cognome Farina tuttora appare sul prodotto.

I più fortunati trovarono lavoro presso sovrani chiamati per abbellire e dipingere chiese, cappelle e castelli. Gli italiani non erano solo apprezzati per le loro abilità di manifatturieri, ma anche per la loro cultura.

Vito Lupo dice che ci furono pochi sacerdoti italiani durante la II Guerra Mondiale ad assistere i loro connazionali. Il difficile lavoro pastorale durante la II Guerra Mondiale viene trattato da lui facendo nomi di sacerdoti italiani e tedeschi.

Si arriva poi agli inizi degli anni ‘50 quando si parla di circa 23.000/28.000 italiani rimasti in Germania e l’unico sacerdote che si è voluto fermare in Germania dopo la fine della II Guerra Mondiale fu don Luigi Fraccari (diocesi di Verona), che ha aiutato molti a ritornare in patria e curato degna sepoltura ai caduti in guerra. Nel 1950 arrivarono lì anche le prime quattro suore da Verona.

Ma il primo sacerdote inviato ufficialmente dalla Congregazione Concistoriale per assistere gli italiani in Germania, dando inizio alla nuova assistenza pastorale organizzata e ufficiale, fu don Aldo Casadei (diocesi di Cesena), che pose la sua sede a Francoforte. A lui poi seguirono numerosi altri sacerdoti nelle città più grandi come Monaco, Stoccarda, Colonia ed Amburgo e successivamente Saarbrücken.

Vito Antonio Lupo descrive con precisione il lavoro dei 444 sacerdoti che si sono succeduti, maggiormente italiani, nelle singole diocesi fino ai nostri giorni. Egli conosce tutti gli attuali missionari personalmente e quindi ha potuto descrivere dettagliatamente il loro lavoro, le loro problematiche, la situazione particolare delle Missioni nelle rispettive diocesi e la cooperazione con il clero locale.

Negli anni ‘50-’70 i missionari italiani oltre all’assistenza religiosa e spirituale si sono dovuti impegnare nel sociale, accompagnando gli italiani per risolvere i loro problemi più impellenti, come quelli dell’abitazione, del posto di lavoro, della scuola materna, della scuola, delle relazioni con gli enti pubblici, della sanità, della giustizia ecc. Negli anni successivi il sacerdote italiano contribuisce in modo decisivo all’integrazione dei connazionali nella società tedesca. Quindi comincia a tenere la messa nelle due lingue, ad organizzare incontri e feste insieme con i cittadini tedeschi, il doposcuola, ecc. Là dove è stato possibile il sacerdote ha svolto queste attività in collaborazione con le suore, la Caritas e le ACLI. Il numero delle suore attive in Germania è stato di qualche centinaio.

Dal libro di Lupo risulta che nelle città con un maggiore numero di italiani le Missioni hanno non solo il Consiglio Parrocchiale italiano, ma inviano anche loro delegati nei Consigli parrocchiali tedeschi. In alcune Diocesi esiste anche un Consiglio Diocesano degli stranieri. Un cammino di integrazione lodevole.

A livello superiore interagiscono le due Conferenze Episcopali - italiana e tedesca - tramite i rispettivi Uffici operativi, per l’Italia la “Fondazione Migrantes”.

Come appendici Don Lupo offre informazioni e dati su quattro argomenti: Le Conferenze nazionali sull’emigrazione in Italia dal 1985 fino al 2000, Giornate nazionali sull’emigrazione dal 1965 fino al 2004 (MCI) in Italia, Convegni nazionali dei missionari italiani in Germania e Scandinavia dal 1952 fino al 2004 e Missionari a servizio delle MCI in Germania e Scandinavia (elenco dei missionari con dati anagrafici e periodi del servizio pastorale negli ultimi 50 anni).