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Servo di Dio Giuseppe Dino Torreggiani (PG. Saviola)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/06


SERVO DI DIO GIUSEPPE DINO TORREGGIANI

 

di Piergiorgio Saviola

 

Il Servo di Dio Giuseppe Dino Torreggiani (Don Dino) nasce a Masone, parrocchia in diocesi di Reggio Emilia, l’8 settembre 1905, da famiglia profondamente cristiana. L’ambiente è caritatevole, aperto all’accoglienza premurosa verso i viandanti e i poveri secondo l’esempio del padre Giacomo, di professione birocciaio. L’11 giugno 1914, all’età di otto anni, un fatto di sangue orienta la sua vocazione in modo profetico: un suo cugino, in un alterco, uccide il parroco di S. Bartolomeo di cui era mezzadro. Tornando dal funerale, la madre, piangendo, gli dice: “Tu prenderai il suo posto: sarai sacerdote!”.

Ricordando questo fatto, Don Dino sempre affermava: “Non ebbi mai alcun dubbio sulla mia vocazione sacerdotale”.

Il 24 marzo 1928, in Cattedrale, viene ordinato sacerdote da Mons. Eduardo Brettoni ed il giorno seguente celebra la sua prima Messa all’altare della Beata Vergine della Ghiara, seguendo la consuetudine dei giovani sacerdoti della Diocesi. In quell’occasione, mette un foglietto sotto la patena: in esso chiedevo alla cara Madonna la grazia di praticare i voti religiosi restando sacerdote diocesano e la grazia di darmi alle categorie più abbandonate.

Primo incarico: è nominato Vice Rettore del Can. Luigi Garimberti nel Seminario Diocesano ad Albinea. Il 21 ottobre seguente, viene riaperto a Reggio l’oratorio di S. Rocco, per i bambini ed i giovani più poveri; lo dirige Don Giuseppe Farioli, che ben presto indicherà a succedergli lo stesso Don Dino, sicuro di un grandissimo impulso. Infatti la sua opera si estenderà anche all’assistenza spirituale dei soldati della caserma cittadina, spesso analfabeti e lontani dai sacramenti e alla redenzione delle ragazze delle “case chiuse”, affidate poi a Madre Rosa Gozzoli, che aveva fondato a Cremona il Rifugio del Sacro Cuore, tuttora attivo nell’accoglienza delle ragazze nella stessa situazione.

Dal 1932, per sua iniziativa, viene trasferito in S. Rocco il Ginnasio del Seminario di Albinea, culla di formazione per ben cinquantaquattro sacerdoti diocesani. Dal 1930 al 1936 è assistente diocesano della G.I.A.C. (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) ponendo le basi di molteplici attività, viste tutte come segni di Dio, mai senza l’approvazione e benedizione del Vescovo.

Il Vescovo, nel 1936, chiede a Don Dino di trasferirsi nella parrocchia di S. Teresa in città, priva, per giunta, di benefizio parrocchiale. L’abbandono dell’Oratorio di S. Rocco è, per lui, una grandissima ma feconda prova spirituale, perché produrrà due caratteristiche fondanti dell’Istituto dei Servi della Chiesa: nihil sine Episcopo (S. Ignazio di Antiochia) e la scelta di servire nelle situazioni più povere.

Nella stessa parrocchia di S. Teresa d’Avila, dove don Dino si era prontamente trasferito secondo i desideri del suo Vescovo, nasce l’Unione Catechisti, un nuovo gruppetto di giovani tra i quali usciranno alcuni intenzionati a consacrarsi a Dio con voto.

L’8 dicembre 1940, Don Dino emette i voti insieme al catechista Alberto Altana; il 10 dicembre, a soli diciannove anni e in punto di morte, si unirà a loro Gino Colombo, anch’egli proveniente dalla Unione Catechisti.

Nel frattempo, prima e durante la guerra, Don Dino comincia a pensare e a lavorare alla formazione di un gruppetto di ragazzi in cui ravvisa una certa chiamata: sono i Piccoli Amici di Gesù Adolescente, sistemati provvisoriamente prima a Pieve Modolena e poi a Novellara. Dopo la Liberazione, col nome di Collegio S. Giuseppe, questi ragazzi si trasferiscono definitivamente a Guastalla. Il Vescovo locale, Mons. Giacomo Zaffrani, li accoglie paternamente come esterni nel suo Seminario per essere poi incardinati nella diocesi di Reggio Emilia. Il Collegio, dopo aver preparato al servizio della Chiesa diciannove sacerdoti, esaurita la sua funzione educativa, verrà chiuso nel 1975.

Dopo il 25 aprile 1945 Don Dino, d’accordo col Vescovo Mons. Brettoni, rinuncia alla parrocchia ed ottiene una prima sede per l’Istituto nascente presso l’ex ospedale S. Maria Nuova, in un’ ala semi distrutta dalle bombe. L’Istituto prende il nome di Servi della Chiesa ed il Collegio dei Piccoli Servi della Chiesa viene affidato al patrocinio di S. Giuseppe.

Il 19 marzo 1948, il nuovo Vescovo di Reggio Emilia, Mons. Beniamino Socche, con l’approvazione della Santa Sede, potrà riconoscere i Servi della Chiesa come Istituto Secolare di diritto diocesano.

Al momento dell’approvazione l’Istituto è formato da tre soli membri professi, quaranta seminaristi a Guastalla, e da quattro novizi. Si aggregheranno poi i futuri addetti al culto (sagrestani ed impiegati parrocchiali) e i servi a domicilio inseriti nel loro contesto sociale ed ecclesiale. Con essi Don Dino sembrava già chiaramente intuire la riscoperta del diaconato, sanzionato poi autorevolmente dal Concilio Ecumenico Vaticano II come servizio permanente delle comunità locali.

Nel marzo 1931 Don Dino riceve un segno determinante per la sua missione sacerdotale. Mentre è all’oratorio San Rocco di Reggio, è avvertito che, in una carovana vicina, un’anziana zingara sta per morire. Subito accorso, accolto con viva cordialità da tutta la famiglia, le amministra i sacramenti. Ripassato nei dintorni qualche giorno dopo, non vede più la carovana, ma un piccolo circo in allestimento. L’anziana madre del proprietario, si avvicina e gli dice: “Venga Padre, siamo Cristiani anche noi”.

Da allora, Don Dino si dedica all’evangelizzazione del popolo nomade, dapprima aiutato solo dalle Donne di Azione Cattolica e in seguito da vari sacerdoti e laici. Sorge così l’Opera per l’Assistenza Spirituale dei Nomadi in Italia (O.A.S.N.I.) a tenore del decreto per la pastorale dei nomadi promulgato il 9 luglio 1958 da Pio XII, che nomina direttamente Don Dino Torreggiani primo Direttore Nazionale.

Nel 1946, Don Dino viene nominato Cappellano delle carceri di S. Tommaso a Reggio Emilia, ufficio conservato fino al 1970. Da allora il suo posto è assunto da un altro sacerdote dell’Istituto, che continua tuttora.

Come Direttore Nazionale dei nomadi, Don Dino inaugura una prima casa di accoglienza per gli anziani dello Spettacolo Viaggiante e Circhi Equestri (1952) a Scandicci (Firenze); poco più tardi, nel 1954, ospita a Villa Maria di Treviso i ragazzi studenti della stessa categoria e finalmente a Badia Polesine (Rovigo), nel 1955, apre per i fanciulli Sinti la Casa Divina Provvidenza.

Le molteplici attività di Don Dino Torreggiani vengono riconosciute dallo Stato Italiano che gli assegna varie onorificenze e dalla Santa Sede, che lo nomina Cameriere Segreto Soprannumerario di Sua Santità (1953) e, successivamente, Prelato d’Onore (1981).

Don Dino ha sempre avuto nel suo cuore l’ansia dell’ evangelizzazione, in particolare il vivo desiderio di inviare i suoi figli in America Latina. Nel dicembre 1962, il Vescovo di Palencia (Spagna) José Souto gli offre una casa a Paredes de Nava. Il 12 gennaio successivo, Don Dino stesso dà inizio all’attività: nasce così l’oratorio interparrocchiale, vera novità pastorale nella Chiesa spagnola.

Col tempo, fra i giovani che frequentano l’oratorio, alcuni dimostrano una inclinazione alla chiamata. Per la loro formazione, il 25 marzo 1966, apre il collegio Mater Dei a Tordesillas, diocesi di Valladolid.

Durante il Concilio Vaticano II, Mons. Dino Torreggiani e Don Alberto Altana, vice-superiore dell’Istituto, incontrano a Roma Mons. Adriano Hipolito, Vescovo di Nova Iguaçu (Brasile) che, conosciuto il carisma dell’Istituto, chiede accoratamente l’invio di un sacerdote e qualche laico per la sua diocesi. Don Dino promette che lo avrebbe accontentato entro cinque anni.

Nel 1966, mentre si prepara l’équipe missionaria formata da preti, suore e laici, che partirà per il Madagascar, il Vescovo novello di Reggio Emilia, Mons. Gilberto Baroni, convoca Mons. Torreggiani e Don Altana e chiede loro di rinunciare ai progetti sul Brasile e di fare parte di questo gruppo. Il Fondatore non ha esitazioni: sceglie un sacerdote e un laico che partono con gli altri il 23 novembre 1967. Questa decisione è stata benedetta dal Signore col fiorire, sino al presente, di numerose vocazioni di laici, di donne, di seminaristi e giovani sacerdoti Malgasci.

Il sogno di Don Dino sul Brasile si è avverato solo nel 1991 quando il Card. Poletti, Vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma, invia a Guarulhos (S. Paolo) Don Pietro Cecchelani, reggiano e Servo della Chiesa, che per ventisette anni era stato parroco a S. Gregorio Magno alla Magliana, altra periferia urbana estremamente cara a Don Dino.

Infine, in occasione del centenario della nascita del Fondatore, l’11 febbraio 2005, si apre una nuova presenza dell’Istituto ad Antofagasta (Cile), con l’invio del laico spagnolo Antonio Romeo Morlans che per trentadue anni ha lavorato tra i lebbrosi del Madagascar con l’équipe missionaria di Reggio Emilia.

Nel 1972, l’Assemblea dell’Istituto elegge Responsabile Generale Don Alberto Altana. Lo stesso Don Dino aveva chiesto l’avvicendamento per sperimentare in anticipo il dopo Don Dino. Questi viene eletto consigliere a vita.

L’amore di Don Dino verso la Chiesa intera e l’Istituto non conosce sosta: continua ad intercedere per il rinnovamento della Chiesa e vuole rilanciare i suoi figli verso nuovi orizzonti, in particolare la Spagna. La fondazione spagnola è sicuramente la pupilla dei suoi occhi, il sognato trampolino per l’America Latina e il Brasile in particolare.

La sua salute si è molto aggravata: da tempo soffre di diabete e ha problemi di cuore. Il 30 agosto 1983, nonostante le forti opposizioni, Don Dino parte per la Spagna. Ci sono i “segni di Dio”: la benedizione del Vescovo, il consenso del medico e il denaro più che sufficiente che la Provvidenza gli ha elargito. Vado in Spagna: se necessario, a morire!

Ed è là, tra le montagne dell’Alta Castiglia, in un piccolo paese di minatori, che lo coglie la sua ultima, grave crisi cardiaca: Castrejòn de la Peña che è a centoventi chilometri dall’ospedale più vicino... Cessa la vita terrena a Palencia il 27 settembre: la Chiesa ricorda San Vincenzo de Paoli, il padre dei poveri. Il 4 ottobre, festa di San Francesco d’ Assisi, il santo della povertà, si celebrano i funerali in duomo a Reggio Emilia. I poveri, i Sinti, gli scarcerati gli fanno corona orgogliosi di portare le sue spoglie, grati di offrire a Dio il padre che li ha sempre amati.

I familiari e i Servi della Chiesa lo hanno sepolto nel camposanto di Villa Masone (Reggio Emilia), suo paese natale.