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Decessi


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 3/06


Decessi

 

– Nato a Cortale il 27 luglio 1909, mons. Davide Noacco fu ordinato sacerdote il 23 luglio 1933. Esercitò i suoi primi anni di ministero sacerdotale come cooperatore prima ad Artegna, per un anno, e poi a San Lorenzo in Buia per tre anni. Inviato ad Alesso come Delegato arcivescovile nel 1937, dopo due anni divenne Vicario di Alesso, dove rimase fino all’anno 1948. Dal 1948 al 1975, svolse il suo ministero sacerdotale come cappellano di nave. è morto il 22 dicembre 2004.

 

– Si è spento presso l’ospedale di Montefiascone, lo scorso 29 gennaio, don Andrea Castellucci, nato nel 1931 ordinato sacerdote il 29 giugno 1956, ha vissuto per oltre venti anni in Svizzera come cappellano degli emigrati italiani.

 

– L’addio a Giovanni Paolo II. Nella mobilitazione generale di dolore, di rimpianto, di ammirazione, di affetto hanno preso il loro posto anche i migranti, le varie categorie di migranti. I reporter televisivi in Piazza S. Pietro sembrano aver privilegiato per le loro rapide interviste gli stranieri, molti dei quali non erano turisti o pellegrini, ma immigrati di Roma. Toccanti le loro risposte: “Sta morendo il nostro Papa, è morto il nostro Papa. Lo piango come piangerei mio papà”. Chi scrive ha voluto mescolarsi con questa folla anonima  ed ha raccolto le medesime parole, ripetitive e sincere all’infinito, vero sfogo del cuore. “Sono anch’io un extracomunitario come voi, anzi il doppio di voi: vengo dalla Polonia che è fuori della Comunità e sto nello Stato Vaticano anch’esso fuori della Comunità Europea”: una battuta naturalmente, quella del Papa “che viene da lontano”, ma fatta apposta per mettere a suo agio e rincuorare chi, solo perché viene da un Paese “extra” e per di più povero, spesso è preso da un senso di inferiorità. Occorrerà un certo tempo per raccogliere quella valanga di documentazione in base alla quale si potrà dire: i migranti avevano proprio ragione del sentire Giovanni Paolo II tutto dalla loro parte, e sentirselo vicino anche ora dal cielo.

Ai gesti cui fanno commento le tante sue parole, un fiume di parole, fra le quali meritano di essere ricordati i messaggi che puntualmente di anno in anno ha rivolto al mondo intero in occasione della Giornata del Migrante e del Rifugiato. La Migrantes ha avuto l’idea, ci permettiamo di dire la felice idea, qualche settimana fa di affrettare la terza edizione di questi messaggi, di cui il ventesimo è quello di qualche mese fa per la Giornata mondiale del 2005. Nella presentazione di questa raccolta, che fra qualche giorno sarà nelle nostre mani fresca di tipografia, si diceva: “Noi ci auguriamo che il ventesimo messaggio non chiuda la serie di questi preziosi interventi. Comunque è viva in noi la convinzione che in questi due decenni il S. Padre ci ha offerto un compendio di inestimabile valore di dottrina e di azione apostolica su quella che egli continua a chiamare una delle sfide, una delle priorità pastorali per tutta la Chiesa”.

 

– Oltre che per la famiglia comboniana, l’improvvisa scomparsa, il 15 luglio 2005 del missionario padre Paolo Serra, segna un lutto per la diocesi di Roma e per l’intera Migrantes, dato che il suo spirito e la sua azione missionaria presso l’ACSE (Azione Comboniana Servizio Emigranti) erano cariche d’un dinamismo che andava ben oltre i confini di una diocesi. Ne può essere testimone solo chi gli è stato vicino ed è stato contagiato dalla sua ricchezza interiore pari alla discrezione e semplicità che rendevano ancora più amabile la figura di questo autentico apostolo. Apostolo che si sentiva tale non soltanto al di là del Sahara, ma pure tra i suoi africani immigrati nella Capitale. Quando pochi mesi fa gli si è dato l’addio, perché l’Uganda per lui era più di una patria di adozione, in risposta alle tante parole di simpatia e di ammirazione rispose mostrando la sua meraviglia per tanta enfasi posta sulla sua partenza. Per lui nulla di più naturale per un missionario che l’andare, il partire; oggi si direbbe che fa parte del suo DNA, con parola più propria fa parte del suo carisma e poi nella “missio ad migrantes” che ha segnato il suo decennio a Roma non si è sentito meno missionario che nella “missio ad gentes” alla quale sta per tornare. Questa equivalenza, detta più con la vita che con le parole, per chi lavora tra gli immigrati è molto incoraggiante.

 

– Il 23 luglio 2005 è tornato alla casa del Padre all’età di 82 anni, mons. Giuseppe Sbrocchi. Ordinato sacerdote il 1° agosto 1948, a Troia (FG), nel 1959 raggiunse Toronto come Vice Parroco della Parrocchia di St. Clare e fu il fondatore della parrocchia di S. Nicola di Bari a Toronto. Nel 1976 fu nominato Parroco a St. Wilfrid, New York. Nel settembre 1992 fu elevato agli “onori di prelato” da parte di Giovanni Paolo II. Pastore zelante e sempre vicino alla nostra gente, fu un pioniere della scuola cattolica cui indirizzò la stragrande maggioranza dei ragazzi di origine italiana. Nel 1997 mons. Sbrocchi si ritirò in pensione e rimase a Villa Colombo a Toronto.

 

– Lo scorso 28 luglio l’Arcivescovo di Adelaide S. E. Mons. Philip Wilson ha presieduto il funerale per don Aldo De Luca. Una dura malattia lo aveva profondamente debilitato portandolo alla morte avvenuta ad Adelaide il 24 luglio. Nato nel Trevisano a Colle Umberto il 4 ottobre 1930 vive una giovinezza impegnata e appassionata per i giovani del paese San Fior di Sotto, dove risiede con i suoi genitori.  A 27 anni entra in Seminario nella congregazione dei Salesiani. Viene ordinato a Columbus negli Stati Uniti il 24 marzo 1973 all’età di 43 anni. Svolge gran parte del suo ministero sacerdotale nell’assistere spiritualmente le comunità italiane in Australia, particolarmente a Melbourne, Sydney ed Adelaide.

 

– Domenica 21 agosto è morto, nell’ospedale di Venezia, p. Raimondo Ambrosi. Nato nel 1933, fu anche missionario per gli italiani in Grecia dal 1996 al 2000, dove operò con sapienza e fervore. Molte persone hanno espresso la loro partecipazione al lutto che ha colpito i francescani di Atene, segno della buona traccia che lasciò padre Raimondo.

 

– Ha colpito di profondo dolore la Migrantes, oltre che i familiari e la vasta cerchia di amici ed ammiratori, la morte improvvisa di Domenico Cascianelli, Commendatore della Commenda “Sancti Silvestri Papae”; un lutto per la Famiglia Migrantes in cui era il “veterano”, avendovi svolto un servizio fedele e da tutti apprezzato per quarant’anni.

Quando infatti nel 1965 nasceva l’organismo della Conferenza Episcopale Italiana denominato UCEI (Ufficio Centrale per l’Emigrazione Italiana) e trasformatosi nel 1987 in Fondazione Migrantes, il Commendatore Domenico era già al suo posto di lavoro nel quale si è distinto per la sua dedizione fedele e appassionata fino alla vigilia della sua dolorosa scomparsa, avvenuta alle prime ore di sabato 10 settembre. In quanti l’hanno conosciuto di lui rimane il sincero rimpianto e l’affettuoso ricordo come di un uomo tutto dedito alla sua famiglia, alla sua parrocchia, al suo lavoro nella Migrantes. Rimane soprattutto l’immagine della sua amabile socievolezza, della sua vivacità sorridente e sempre ottimistica, della sua disponibilità al servizio per tutti e per ogni incombenza. Un amico schietto che non sarà possibile dimenticare.

 

– Dopo una lunga malattia si è spento il 24 ottobre scorso a Porporano (Parma), presso la Casa di riposo per sacerdoti “Villa Sant’Ilario”, don Carlo Sorenti, per anni missionario degli italiani residenti a Enfield, in Inghilterra. Nato a Londra il 7 agosto 1923 da genitori di origine italiana emigrati in Inghilterra, fu ordinato sacerdote nel 1946. Solo otto anni dopo, nel 1952, riesce ad ottenere  il permesso del suo Vescovo di partire per l’Inghilterra. Per 12 anni esercita la sua missione a Birminghan. Nel 1964 torna in Italia per ricoprire la carica di Parroco a Sacca per quattro anni, prima di ritornare in Inghilterra come cappellano degli emigranti dapprima a Chesunt, per otto anni, e infine – dal 1976 al 2001 – nella Missione Cattolica Italiana di Enfield, a nord di Londra.

 

– Grande il cordoglio della Missione Cattolica e di tutta la comunità italiana di Colonia per la morte improvvisa e prematura del prof. Urbano Guescini. Anche la Migrantes e il suo Ufficio nazionale per la pastorale degli italiani nel mondo si unisce a quanti lo piangono ed esprimono sentimenti di solidarietà ai familiari unendo la propria partecipazione al Servizio nazionale della pastorale giovanile che ha sperimentato momenti di grande collaborazione con il Preside dell’Istituto “Italo Svevo”.

 

– Nato nel 1931 a Piazzola di Rabbi, padre Romedio Zappini fu ordinato sacerdote nel convento dei Cappuccini di Trento nel 1957 e dopo soli tre anni, nel 1960, fu inviato per la cura pastorale della comunità italiana in Olanda in particolare nella zona nord: Haarlem, Alkmar, Beverwijk. Ha speso la maggior parte delle sua vita per le comunità italiane in emigrazione in Olanda. Si è spento il 15 ottobre 2005 nel suo Convento dei Cappuccini di Rovereto; la sua salma riposa nel cimitero di Rovereto nella tomba dei frati Cappuccini.

 

– A ottant’anni e mezzo ha terminato il suo calvario don Giuseppe Carlet, nativo di Cordignano. Ordinato sacerdote nel 1949 dal Vescovo Giuseppe Zaffonato, ha svolto il suo primo ministero come Vicario cooperatore a Cimetta, San Giorgio di Livenza, Farra di Soligo, Lutrano, Trichiana e all’Istituto Moro di Oderzo come Direttore. Ma ciò che ha caratterizzato la sua persona e il suo ministero è stata la decisione, presa nel 1970, di mettersi a servizio degli emigrati italiani in Germania, nella diocesi di Rottenburg–Stuttgart. Svolse questo servizio per quasi 20 anni.

 

– “Offro le mie sofferenze per la famiglia, per la Migrantes, per tutti i nostri fratelli della mobilità umana”: queste le ultime parole che mons. Piergiorgio Saviola – nominato dalla CEI Direttore Generale “aggiunto” durante gli ultimi mesi di malattia e di forzata assenza dalla Migrantes di mons. Luigi Petris – ha raccolto dalla sua bocca al capezzale del dolore. Le brevi parole dicono chiaro che la testimonianza delle virtù umane e cristiane offerte durante tutta la sua vita si è prolungata fino al momento della sua morte. Tutti l’hanno conosciuto come uomo di forte tempra, carattere deciso e talora perfino irruente, ma di profonda onestà e di corretto rapporto umano, per cui anche quando prendeva posizioni motivate ma ferme, rimaneva sempre disponibile all’ascolto, con pieno rispetto dell’interlocutore e sempre disposto a rivedere la sua posizione. Non era l’uomo delle seconde intenzioni; insomma piena trasparenza che spingesse a scrutare al di là delle parole quali fossero i suoi reconditi pensieri e sentimenti. É una dolorosa perdita per la Chiesa italiana e in particolare per la Fondazione Migrantes, organismo della Conferenza Episcopale Italiana, la morte di mons. Luigi Petris, avvenuta dopo lunga malattia e sofferenza la notte tra il 20 e 21 dicembre ad Ampezzo, in provincia di Udine. “Ne danno il triste annuncio, assieme ai familiari, amici e conoscenti, – si legge nel necrologio distribuito alla stampa – il Presidente della Fondazione Migrantes, S.E. Mons. Lino B. Belotti, i Vescovi Membri della Commissione Episcopale per le Migrazioni, i Direttori e Collaboratori della Fondazione Migrantes, i missionari e operatori pastorali nel vasto campo della mobilità umana”.

 

Profilo biografico

Mons. Petris era nato nel 1939. Entrato in giovane età in Seminario arcivescovile di Udine, vi compì gli studi classici, quindi i corsi di filosofia e di teologia che lo portarono al sacerdozio, ricevuto a 25 anni nel 1963. Dopo appena tre anni di ministero parrocchiale svolto nella sua diocesi parte o meglio è inviato dal suo Vescovo fra gli italiani che a grandi ondate in quegli anni emigravano verso la Germania. Come prima destinazione gli viene assegnata la direzione della Missione Cattolica Italiana di Saarbrücken e, come Direttore, si dedica in primo luogo a tutti i servizi pastorali che un buon parroco in Italia svolge verso i suoi fedeli. Un carico notevole si aggiunge per i servizi socio–assistenziali, dato che l’emergenza emigrazione provoca una quantità di bisogni e di richieste cui il giovane missionario cerca di rispondere anche a titolo di supplenza, date le inadempienze o i ritardi in questo campo delle Istituzioni pubbliche, consolati compresi. Esempio tipico di questo prezioso servizio sociale è la rete di doposcuola, di cui in quindici anni hanno usufruito 1300 ragazzi italiani della Saar.

Per quindici anni appunto don Luigi ha lavorato in quella Missione, fino a quando nel 1981 la Conferenza Episcopale Tedesca, su indicazione di quella Italiana, l’ha nominato Delegato Nazionale di tutti i 130 sacerdoti italiani che allora erano impegnati in 90 Missioni Cattoliche al servizio degli oltre 500.000 emigrati italiani. La Delegazione, che ha sede in Fran coforte, non è una diocesi né il delegato un vescovo, ma l’area di azione affidata a don Luigi aveva le dimensioni, la popolazione e il cumulo di impegni d’una diocesi di non modeste dimensioni. A Francoforte assume la presidenza anche del locale EPI (Ente Pro Italis) che è anche editrice del “Corriere d’Italia” che a tutt’oggi è il settimanale dei nostri connazionali in Germania. Rimane in questo incarico per dieci anni, stimato e benvoluto da parte italiana e tedesca.

Un ulteriore passo avanti nel servizio alla Chiesa italiana e alle migrazioni dovrà fare nel 1991 quando è chiamato a Roma quale Direttore Nazionale per la pastorale degli emigrati italiani nella Fondazione Migrantes: il suo raggio di azione si allarga oltre la Germania, oltre l’Europa, in ogni continente dove è ancora viva la presenza Italiana, calcolata oltre i quattro milioni. Il suo dinamismo apostolico ha qui libero sfogo e in cinque anni di servizio visita, stimola, sostiene centinaia di missionari italiani impegnati nei più svariati campi di azione.

Lo attende però nel 1996 un ultimo passo, perché la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana lo designa a succedere a Mons. Lino B. Belotti, eletto a Vescovo ausiliare di Bergamo. Don Luigi ha ora davanti a sé o, piuttosto, si trova tuffato dentro a tutte le forme di mobilità umana seguite dalla Migrantes: Rom e Sinti, Circensi e Fieranti, Gente del mare e Gente dell’aria, Emigrati italiani ed Immigrati in Italia.

Non si tratta di un titolo formale né di una onorificenza, ma di una grossa responsabilità, che egli affronta con decisione e lo porta senza sosta fuori Roma in tutte le direzioni; non c’è un convegno o celebrazione di un qualcuno di questi settori che non lo veda partecipe. E non c’è settore della vita ecclesiale od anche civile che riguardi in qualche modo le migrazioni che non diventi per lui un impegno perché la Migrantes si faccia presente. Si può ritenere emblematica la sua assidua attenzione, si direbbe la passione, perché il bimestrale “Servizio Migranti” esca con puntualità e ricchezza di contenuti, così da rendersi voce autorevole della Migrantes anche di fronte al grande pubblico. Svolge con dedizione e competenza singolari questo suo compito, così che allo scadere del quinquennio non ha fatto meraviglia a nessuno che sia stato riconfermato nell’incarico.