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I cinque ambiti pastorali: lavoro e festa (PG. Saviola)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/06


I CINQUE AMBITI PASTORALI

 

Lavoro e festa

 

di Piergiorgio Saviola

 

Lavoro e festa

Il mondo del lavoro e la prospettiva della festa, nel mondo contemporaneo, stanno cambiando radicalmente. Il lavoro si fa più precario, la disoccupazione non riesce a diminuire, le nuove forme di occupazione svantaggiano i giovani e le persone di una certa età.  Anche il tempo ha assunto significati nuovi (così pure lo spazio), oggi è tutto velocizzato, meccanizzato, digitalizzato, così è mutato il senso dato al tempo libero e al tempo del riposo, anche il significato della domenica e della Festa è andato in gran parte perduto.

Il lavoro nella mobilità

Nei settori della mobilità il lavoro (ed il rapporto con esso) assume caratteristiche particolari: è infatti la ricerca del lavoro che mette in moto il fenomeno migratorio ed è causa di sradicamento, del tutto specifico è il lavoro nel settore dello spettacolo viaggiante e del circo, come lo è nel mondo dei marittimi, altre considerazioni sono da farsi per quanto riguarda i Sinti ed i Rom.

Sono proprio le caratteristiche particolari del lavoro nei settori della mobilità che determinano una problematicità nel significato della Domenica e della Festa.

Facendo riferimento alla traccia per Verona occorre promuovere una riflessione più adeguata ai settori di riferimento sul tema del lavoro.

Si sottolineano alcune tematiche:

Riconoscimento delle risorse umane

- L’attuale fenomeno dell’emigrazione italiana è motivato dal riconoscimento della professionalità (fuga dei cervelli), opportunità di accrescimento della propria attività (ricerca scientifica), opportunità di carriera,  la valutazione economica…

- Sempre in questo ambito sarebbe da tener conto della professionalità non riconosciuta degli immigrati (badanti laureati in medicina, ingegneri che fanno i giardinieri, ecc.).

- Si è verificato un totale deprezzamento delle attività tradizionali dei Sinti e Rom, come i lavori di artigianato dei calderai o l’allevamento dei cavalli ed il conseguente ricorso ad altre forme per il proprio sostentamento.

- La formazione culturale, tecnica ed artistica degli operatori dello spettacolo viaggiante e dei circhi dovrebbe essere oggetto di attenzione, come la formazione degli immigrati e non solo per la conoscenza della lingua.

- Particolare attenzione potrebbe essere data ad una formazione cristiana che raggiunga gli imprenditori che si trovano a confrontarsi con una sempre maggiore realtà multietnica tra i dipendenti.

Situazioni problematiche

- Sul piano della immigrazione è da valutare il problema del “lavoro nero”, il lavoro sottopagato e diverse forme di sfruttamento. Aggravante di questa situazione è la “testimonianza” che il mondo “occidentale-cristiano” offre agli immigrati provenienti da nazioni non cristiane.

- A questo proposito sarebbe da analizzare anche la situazione degli operai impiegati nei vari servizi nello spettacolo viaggiante e nei circhi.

- Particolare attenzione è da rivolgere alla situazione di welfare dei marittimi e l’adozione da parte italiana delle risoluzioni ISO…

- La periferizzazione delle piazze per lo spettacolo viaggiante, la soppressione di piazze, la burocratizzazione eccessiva, una regolamentazione diversificata e frazionata, la concorrenza tra ditte, sono le problematiche quotidiane degli operatori del circo e luna park.

Difesa dei valori

- Nell’ambito del mondo artistico gli operatori del circo e del luna park si sentono un po’ “figli di un Dio minore”… sono capaci di tramandarsi tecniche ed arte, di produrre con fantasia e genialità, ma non sono capaci di “fare cultura” mantenendo una memoria storica: sono gli appassionati e gli amici che raccolgono memorie, documenti, cimeli, per ricostruire una cultura vissuta.

- La vita sul mare è una vera e propria “cultura” che abbraccia la tecnica come il linguaggio, la capacità di vita in un ambiente totalmente artificiale come una nave e in una relazione incredibile con la natura, il mare, il vento...

- Vi sono valori religiosi e culturali proprio di ogni popolo, il fenomeno migratorio ci obbliga ad una reciproca conoscenza, dialogo, interesse, scambio, arricchimento.

Un’opera concreta

- Vanno riproposte iniziative d’accoglienza, da parte delle comunità ecclesiali nei confronti della mobilità:

- in modo particolare occorre facilitare il sorgere di centri “Stella Maris” nei porti italiani dove questa manca, anche con una attenta formazione di operatori laici e religiosi;

- sostenere le comunità etniche, favorire l’opera dei sacerdoti stranieri anche con una loro formazione specifica;

- stimolare le comunità diocesane e/o parrocchiali verso iniziative di “comunione” nei confronti dei cristiani di altre provenienze e di amicizia con gli stranieri di altre religioni;

- formare équipes nelle diocesi che visitino le famiglie dei circhi e lunapark nei periodi di sosta.

- Pare necessario che i sacerdoti siano formati ad una “attenzione” ai problemi umani e sociali e siano stimolati, nella predicazione, a parlare di giustizia terrena oltre che di tematiche relative alla spiritualità cristiana.

- è necessario che non siano soffocate voci profetiche che tengano desta l’attenzione delle comunità ecclesiali; è opportuno far emergere, sul territorio diocesano, tutte le realtà che si occupano di questi ambiti con spirito di collaborazione.

Festa

A proposito della Festa in relazione al lavoro ed al tempo libero occorre tenere presente alcune considerazioni preliminari:

Il tempo libero

- Festa e lavoro sono due modi diversi di vivere il tempo, è opportuno riflettere sul rapporto tra tempi di lavoro e tempi della festa, tra produzione ed evasione, i due poli estremi, tra i quali si divide il tempo della vita.

- Nelle previsioni di vita una persona di 80 anni un settimo del suo tempo è lavorativo contro tre settimi di tempo libero, più le ore di sonno e cure personali. Nonostante questa previsione c’è una grande cura educativa per il lavoro e praticamente nessun interesse per la formazione all’ “ozio”.

- Ozio nel senso positivo del latino otium (=stare bene, benessere); la sua negazione “negozio” (=non stare bene) indica l’attività lavorativa. Ozio nel senso di tempo libero “per” e non tempo libero “da”.

- L’Ozio, il ben-essere non può e non deve coincidere con il ben-avere; non può sottostare alle regole del mercato, non è una merce da acquistare o da scambiare con altra merce.

- L’Ozio è il tempo di Dio perché il settimo giorno egli si riposò ma quel settimo giorno dura ancora carico di creatività, di amore per l’uomo. La festa ci ricongiunge al tempo primordiale, alla autorità fondante di Dio.

Il senso della festa

- Festivo è il tempo del non lavoro, il tempo improduttivo, ma che il sistema economico recupera attraverso l’organizzazione del “tempo libero”.

- Festivo è il tempo quindi da dedicare al consumo, il tempo per le compere, il tempo per acquistare forme di divertimento ed evasione. Un tempo illusoriamente libero, in realtà altamente condizionato e organizzato.

- Se il consumo è la forma alternativa al lavoro, il consumo allora è la sostanza stessa della festa.

- La nuova organizzazione economica e sociale incentrata sul consumismo esalta la dimensione e lo spazio del piacere, quindi del gioco e della festa, come supreme occasioni di consumo.

- Il cambiamento radicale della società che da rurale è passata, attraverso la fase di industrializzazione, fino all’attuale “terziarizzazione” ha modificato profondamente il significato delle feste fino a far pensare ad un tramonto irreversibile della festa in senso etnologico.

Rivalutare la festa

- La festa scandisce - o scandiva - il tempo sociale e il calendario; nella festa pubblica e collettiva la comunità si riconosce come tale. Senza la festa, senza le relazioni si perde il valore del tempo.

- Nella cultura preindustriale il piano festivo non era distinto dal momento produttivo, non era necessariamente separato dal lavoro. Il periodo della vendemmia, della mietitura, della raccolta delle olive, erano tutti legati ad altrettanti momenti di festa. Il lavoro si caratterizzava come ‘festivo’ sia  per l’opera collettiva di raccolta dei frutti di un’annata, sia perché è una sorta di spartizione di parte del raccolto con la comunità.

- Il lavoro non è, e non deve essere centrale nella nostra esistenza; è necessario che al centro torni una vita “umana”, liberante che si esprima nei rapporti familiari e amicali, nella convivialità, nel gioco, creatività, arte, nella crescita dello spirito.

- Viviamo in una società individualistica in cui la televisione ci ammutolisce in famiglia, il computer ci isola, i centralini non hanno più voce umana, la fretta ci ossessiona: oggi c’è più che mai bisogno di festa che ci aiuti a riscoprire e vivere la Parokìa, la vicinanza, il rapporto umano.

- La struttura della festa si esprime in alcune componenti: il valore della socialità, l’atmosfera della partecipazione, la dimensione del rito, il simbolismo dell’antiquotidiano, il significato del rinnovamento.

Il tempo libero, la festa, la Domenica nella mobilità

Sempre in riferimento al tema della Festa, tenendo conto delle considerazioni premesse, proviamo a fare qualche considerazione ulteriore più appropriata per i settori della mobilità:

Il tempo libero

- Nel mondo della immigrazione il tempo libero dal lavoro è prevalentemente destinato al rapporto con i propri connazionali, al contatto telefonico con la famiglia nei paesi di origine.

- Chi è impegnato nel lavoro domestico e come badante, ed usufruisce dell’alloggio, utilizzare il tempo libero significa anche lasciare il luogo di alloggio/lavoro alla ricerca di luoghi “altri”, molto spesso giardini pubblici.

- Il calendario delle feste nel paese ospitante non corrisponde sempre al ritmo festivo del proprio paese d’origine.

- Tra i marittimi non si può parlare di “tempo libero”, piuttosto di turni di riposo in cui non è possibile alcuna evasione costretti nello stesso ambiente e con le stesse persone. Anche il tempo di sosta nei porti finisce per frustrare le aspettative.

- A bordo il ritmo settimanale del tempo, scandito dalla Domenica e dalla festa, perde il suo significato.

- Per i marittimi occorre aver presente il periodo di “sbarco” tra un “imbarco” e l’altro… che richiede un tempo per un riadattamento alla vita fuoribordo, con i suoi ritmi, relazioni, ecc. e di riappropriazione della vita “normale” e familiare.

- Diversa è la situazione degli addetti allo spettacolo viaggiante e del circo che vivono tempi stretti negli spostamenti, spianto e impianto delle attrezzature, e “tempi inversi” nei periodi di sosta perché il lavoro è rivolto innanzitutto al tempo libero degli altri.

Il senso della festa

- E abbastanza complesso parlare di festa in relazione a chi della festa ne ha fatto una professione, si pensi ai circensi, i lunaparchisti, i marittimi impegnati nelle navi da crociera. La festa è vista dall’altro lato, ma è difficile immaginare che sia possibile trascinare gli altri in un clima di festa senza esserne coinvolti personalmente.

- Il senso della “festa per sé” diventa un allontanarsi dalla festa per gli altri, è ricerca di altri ritmi e di altri rapporti.

- Per gli immigrati la festa diventa soprattutto “nostalgia di casa”, il desiderio di non essere dove ci si trova, un bisogno di suoni, sapori, odori, simboli della propria terra.

Rivalutare la festa

- Le componenti essenziali che definiscono la struttura della festa sono almeno quattro: la socialità, la partecipazione, la ritualità e inversione simbolica dell’ordine. Ritroviamo questi elementi sia nello spettacolo circense che nelle fiere e luna park.; si pensi alla partecipazione attiva del pubblico che non è solo spettatore, l’interattività delle azioni e delle rappresentazioni dà all’insieme il carattere di ritualità.

La Domenica

- La Domenica come un semplice giorno di vacanza e di riposo è troppo poco per un cristiano: essa è vivificata dalla “celebrazione” del nome di Dio, è il giorno in cui si espande la “benedizione” per “ricollocare” la nostra vita al cospetto di Dio e “ricentrarla” in Lui. Dedicare la domenica solo a se stessi significa impoverirla.

- è necessario riflettere su come oggi si vive la Domenica, come recuperare e far rivivere il valore della festa per il cristiano, in una società che cambia e che si fa sempre più multietnica;

- Molte volte le Messe in parrocchia si celebrano alla leggera e non sempre manifestano un ambiente comunitario/festivo senza una atmosfera di comunicazione e gioia. Ma il primo elemento necessario per una celebrazione è “l’assemblea liturgica” che viene quasi soffocata dalla ritualità eccessiva, e mutilata di alcune sue realtà (pensiamo ai bambini che disturbano il raccoglimento, il numero delle celebrazioni che frazionano l’assemblea…).

- Spesso alla Liturgia Eucaristica manca un “prima” e un “dopo”: un “prima” che aiuti la formazione dell’Assemblea liturgica, che incrini il privatismo dei singoli ed apra alla Comunione (comunità) fraterna; un “dopo” che abbia la capacità di prolungare la celebrazione e dilatare la comunione nella carità, nella condivisione, nella progettazione del futuro, nella missione.

- Per favorire maggiormente una partecipazione di tutti (immigrati, persone di passaggio) occorre che impariamo a dare vitalità e attualità a gesti, segni e simboli della tradizione, come la croce, la Bibbia e i segni sacramentali, valorizzando al tempo stesso simboli delle altre culture.

- Se è vero che “senza la Domenica non possiamo vivere” e che senza la domenica perdiamo il senso del ritmo del tempo come tempo di Dio e della salvezza, coloro che della festa hanno fatto una professione per gli altri si trovano fortemente handicappati. E la Domenica non è “surrogabile”.

Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo

1. Come Gesù Risorto rigenera la vita nella speranza?

2. Come la fede in Gesù Cristo, Crocifisso e Risorto, ci rende testimoni di speranza?

3. Come essere uomini e donne che testimoniano nella storia la speranza?

4. Come la speranza aiuta a comprendere e vivere le situazioni che maggiormente interpellano l’esistenza contemporanea?

Le comunità cristiane delle diocesi e delle parrocchie

- Devono “diventare la Chiesa-comunione che mette il Risorto al suo centro e lo annuncia ai fratelli” (traccia): solo una comunità che sa vivere la comunione tra i suoi membri sarà capace di accogliere l’altro, straniero o pellegrino.

- “La libertà dell’uomo, che oscilla tra desiderio illimitato e capacità limitate, si trova non solo guarita dal suo delirio di onnipotenza, ma diventa una libertà liberata per la comunione” (traccia).

- “La missionarietà della Chiesa non ha lo scopo di dire “altro” o di andare “oltre” Gesù Cristo, ma di condurre gli uomini a lui. Il modo è uno solo: una relazione “spirituale”, capace di trasformare la vita personale e sociale”.

- “Dopo il crollo delle ideologie “forti” e dopo la fine del conflitto bipolare, l’asse si è velocemente spostato verso un confronto con i fedeli di altre religioni che dal bacino del Mediterraneo sono giunti nel nostro Paese, facendo dell’Italia un ponte gettato tra Nord e Sud-Est. Ciò comporta un nuovo esercizio della speranza e una rinnovata vigilanza del nostro modo di essere cristiani in Italia e in Occidente. La cultura dell’accoglienza, del rispetto reciproco e del dialogo tra le civiltà e le religioni va sviluppata senza cedere all’indifferentismo circa i valori e senza trascurare la fisionomia culturale del nostro Paese e dell’Europa tutta” (traccia).

- Gli immigrati, portatori di nuovi impulsi, sollecitazioni e sfide, spingono le comunità cristiane a rinnovarsi ed essere sempre meno autoreferenziali, più aperte verso nuovi stimoli; le comunità ecclesiali sono chiamate a smantellare i pregiudizi e le diffidenze che le attanagliano e le chiudono per liberare un pensiero nuovo, positivo capace di portare al confronto ed alla crescita, anche sul piano della fede.

Le comunità cristiane nel mondo della mobilità

- “Tra i percorsi della preghiera e della contemplazione e quelli della bellezza, dell’arte, della musica e delle diverse forme della comunicazione la relazione è stretta e positiva” (traccia).

- “Se nel lavoro l’uomo esprime la sua capacità di produzione e di organizzazione sociale, nella festa egli afferma che la prassi lavorativa non ha solo a che fare con il bisogno ma anche con il senso del mondo e della storia” (traccia).

- “Il vostro mestiere, non facile e certamente speciale, può costituire un’occasione privilegiata per annunciare valori autenticamente umani nelle piazze del mondo. In un tempo in cui sembra contare solo la frenesia del produrre e dell’arricchirsi, portare gioia e festa è testimonianza reale di quei valori non materiali che sono necessari per vivere la fraternità e la gratuità” (Giovanni Paolo II).

- “La felicità e le gioie della vita, la festa non sono delle mete da conquistare o da comperare, ma un viaggio tra cose semplici, forse ingenue, che hanno la capacità di fare emergere quello che siamo, un percorso tra  le emozioni e il brivido del non conosciuto, tra  le note effervescenti della fantasia che è porta della libertà perché ci svincola dalla dimensione del tempo e dello spazio”; così potremo definire la vocazione degli operatori del Circo e dei Luna Park.

- La Bibbia ci ricorda la provvisorietà ed i limiti della nostra permanenza nella storia degli uomini come abitanti in terra straniera... siamo tutti in cammino verso la Patria futura. Gli immigrati ci rendono presente questa realtà che avevamo dimenticato o eccessivamente spiritualizzato, la loro presenza è dunque un segno forte della Provvidenza che ci chiede conversione e cambiamento.