» Chiesa Cattolica Italiana » Documenti »  Documentazione
Il servizio della Migrantes agli immigrati nel primo quinquennio del 2000 (B. Mioli)


Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 2/06


IL SERVIZIO DELLA MIGRANTES AGLI IMMIGRATI NEL PRIMO QUINQUENNIO DEL 2000

 

di Bruno Mioli

 

Il numero di Servizio Migranti che abbiamo tra le mani riserva molto spazio al prossimo Convegno Nazionale Ecclesiale di Verona e al fascicolo che la Migrantes ha trasmesso al Comitato preparatorio quale suo contributo perché il grande mondo della mobilità umana, che si estende ai cinque settori in cui si articola la Migrantes, abbia il dovuto rilievo nella grande assise che ci attende nella città scaligera il prossimo ottobre. Questa breve nota dà uno sguardo indietro agli ultimi cinque anni di impegno della Migrantes limitatamente al settore dell’immigrazione. Precisiamo che la Migrantes non è l’unica realtà pastorale che esprima tutto il servizio della Chiesa italiana in favore di questi fratelli venuti da lontano; ci sono infatti tante altre forze di ispirazione cristiana costantemente e coraggiosamente attive, anche a livello nazionale, su questo fronte. La Migrantes è una di queste forze, l’unica però che nella Chiesa italiana abbia verso i migranti il compito specifico della cura strettamente pastorale intesa come evangelizzazione, sempre inteso che questa comporta l’operosità concreta, che è testimonianza della carità e promozione umana, fino al punto di “stimolare - come dice il suo Statuto - l’elaborazione di leggi di tutela dei migranti”.

Senza voler stendere un rapporto sull’attività della Migrantes in questo determinato settore nel corso del quinquennio passato, ci limitiamo a segnalare alcune problematiche che si è cercato di affrontare nel passato quinquennio e sulle quali ci si attende che il Convegno di Verona dia ulteriori  stimoli per procedere verso nuovi traguardi.

Un vasto fronte di impegno

Anzitutto è da mettere in rilievo che nel quinquennio il numero degli immigrati presenti tra noi è più che raddoppiato, giungendo alla soglia del tre milioni, senza contare gli irregolari e clandestini; si sono moltiplicati i ricongiungimenti familiari, avanza a ritmo galoppante la seconda generazione; buona parte, forse la maggioranza degli immigrati regolari. sta uscendo o è già uscita dalla fase di emergenza per alloggio, lavoro, salute, anzi molti di loro si sono messi in proprio, diventando titolari di piccole aziende ed essi stessi datori di lavoro. D’altra parte continuano i flussi d’ingresso irregolari, così che la sacca di clandestinità va ricomponendosi a ritmo accelerato. Si ha l’impressione che la spinta emigratoria abbia una impetuosità solo parzialmente controllabile e contenibile. E’ comprensibile che tutto questo comporti una buona dose di allarme tra la gente comune, meno comprensibile e per nulla giustificabile è che elementi di ispirazione ideologica o politica di frangia estremista abbiano buon gioco nel far crescere l’allarme fino a farlo degenerare in forme di intolleranza e di rifiuto.

Sono soltanto alcuni tratti della realtà migratoria di oggi, così complessa e confusa. La Migrantes non può risolvere i problemi connessi con questa situazione, d’altra parte non può nemmeno ignorarli e disinteressarsene; essa ritiene irrinunciabile impegnarsi, assieme ad altre forze sociali particolarmente di ispirazione cristiana,  per ridimensionare i motivi di paura, per smascherare le strumentalizzazioni, per diffondere le buone prassi, per mettere in rilievo i vari aspetti che fanno delle migrazioni una risorsa, ancora allo stato grezzo, se si vuole, quindi da purificare e da valorizzare per il bene di tutti. Allo scopo la Migrantes si serve della sua stampa, dello stretto contatto con i direttori diocesani, della promozione di convegni e incontri vari in materia, sempre con l’attenzione a richiamare i valori fondamentali del Vangelo che parlano di accoglienza e solidarietà. Essa condivide con la Caritas la convinzione che alla base di tutto va posta una obiettiva conoscenza del fenomeno, continuamente aggiornata. Per questo i due organismi sono impegnati alla annuale pubblicazione del “Dossier Statistico Immigrazione” che nel 2005 è giunto alla quindicesima edizione.

Sul piano strettamente pastorale

Cresce la massa degli immigrati, cresce di pari misura la presenza dei cristiani nonché dei cattolici che, secondo il nostro computo, si aggirano già sul milione. Di qui il forte impegno perché non manchi a questi fratelli nella fede il sostegno religioso e pertanto la Migrantes, mentre fa appello alla primaria responsabilità dei parroci verso questi nuovi “fedeli”, insiste perché questi abbiano a disposizione luoghi di fede e di culto dove aggregarsi e continuare ad esprimere la loro vita cristiana secondo la lingua, la cultura, la tradizione che è loro propria, senza dover subire laceranti sradicamenti dall’humus in cui questa loro vita cristiana è nata e si è sviluppata. Di questi centri pastorali etnici se ne contano ora più di settecento; nel quinquennio sono più che raddoppiati su piano nazionale.

Allora ci fermiamo qui? Decisamente no, perché rimane ancora molto da fare. Rimane da fare, ad esempio, per ridestare di continuo la sensibilità e disponibilità dei cappellani etnici e dei parroci per una reciproca intesa che armonizzi le esigenze di una comunità etnica che richiede il suo spazio di autonomia e le esigenze della parrocchia che intende creare comunione e convergenza di tutte le realtà ecclesiali esistenti sul suo territorio. Molto rimane da fare anche nella valorizzazione delle possibili forze pastorali per potenziare l’assistenza specifica dei migranti. Non si può ripetere senza una certa inquietudine che in Italia gli stranieri con permesso di soggiorno per motivi religiosi sono oltre cinquantamila, metà sacerdoti, metà religiose. Certamente sono occupati nelle più diverse mansioni a tempo pieno, non però a tal punto, almeno per buona parte di loro, da non poter riservare un ritaglio di tempo, nei giorni festivi e prefestivi, per fare qualcosa in favore dei loro connazionali. Molti già lo fanno e perché tanti altri non potrebbero farlo? Ci si riferisce in particolare alle tante centinaia di presbiteri stranieri inseriti regolarmente in diocesi che hanno forte presenza di stranieri.

Forse non si è fatto abbastanza per diffondere e far accogliere questa “bella notizia” dell’incontro col fratello immigrato, anche sul piano pastorale. Documenti della Sede e della Chiesa italiana, anche relativamente recenti, non mancano in proposito. Per renderli più a portata di mano la Migrantes nel quinquennio passato ha cercato di tradurli in formule più dettagliate e pratiche. Risale alla fine dell’anno 2000 la “Guida pratica per l’immigrazione ad uso degli operatori socio-pastorali” dal titolo: “Nella Chiesa nessuno è straniero”.  Dopo un’ampia introduzione vi si sviluppa una serie di dodici schede relative alle principali tematiche sull’immigrazione. Negli anni successivi questa guida è stata resa ancora più accessibile e fatta su misura, se così ci si può esprimere, delle varie categorie di operatori, con quattro sussidi rivolti rispettivamente ai vescovi delegati nelle regioni per l’immigrazione, ai parroci e collaboratori, ai coordinatori nazionali della pastorale etnica, ai direttori diocesani Migrantes, con l’aggiunta di un quinto sussidio sui criteri per costituire in diocesi un centro pastorale per immigrati: ognuno di questi sussidi ha avuto l’approvazione della Commissione Episcopale per le Migrazioni, qualcuno anche dalla Segreteria Generale della CEI.

Rientrano nell’interesse della Migrantes anche gli immigrati cristiani non cattolici, in particolare gli ortodossi dell’Est europeo, in continua vertiginosa crescita. Sappiamo del nobile gesto di tante diocesi di dare in uso agli ortodossi  qualche nostra Chiesa (i romeni ortodossi contano in Italia una quarantina di “parrocchie”). Non sono mancate occasioni di contatto anche alla Migrantes, anche con l’invito a partecipare a qualche nostro convegno di comune interesse. Per anni la Migrantes ha partecipato a un gruppo ecumenico  inteso a mettere a fuoco la condizione effettiva dei migranti in Italia e la necessari tutela dei loro diritti; analogo gruppo si è costituito di recente per stendere un “messaggio” sulle migrazioni in vista della III Assemblea Ecumenica Europea di Sibiu del 2007. Altre iniziative sono state appena abbozzate, ma meritano di essere rilanciate, come la celebrazione in comune della Settimana di preghiere per l’unità delle Chiese, nelle parrocchie od anche all’interno delle nostre famiglie dove a migliaia sono presenti le colf ortodosse.

Più intensa è stata l’azione per cogliere nella presenza di tanti immigrati non cristiani l’opportunità dell’evangelizzazione anche sotto forma di primo annuncio. Questa azione concordata con altri uffici della CEI ha portato alla celebrazione del grande Convegno di Castelgandolgo del febbraio 2003: “Tutte le genti verranno a te - La missio ad gentes nelle nostre terre”. A incoraggiare questo impegno è anche il sorprendente fenomeno del progressivo accostamento di tanti non cristiani alle nostre comunità e strutture, accostamento che ha il suo apice nelle centinaia di battesimi di adulti, ma si esprime pure nel servizio da loro richiesto ai nostri centri di ascolto e di accoglienza, nell’avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, nella frequenza dei nostri oratori e gruppi giovanili. Gli “Orientamenti pastorali per il primo decennio del 2000” dei Vescovi italiani avevano messo in rilievo questa grande opportunità capace di risvegliare la dimensione missionaria delle nostre Chiese locali; un richiamo forte viene pure dallo stesso titolo dell’ultima Nota pastorale della CEI: “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”. La Migrantes ha in più occasioni evidenziato che è soprattutto l’impegno verso i migranti a dare più luminosità a questo volto. A sostegno del cammino di catecumenato di stranieri, soprattutto africani, sono state redatte una quarantina di schede dal titolo “Insieme per la vita”, che hanno avuto notevole diffusione.

Nei confronti delle Pubbliche Istituzioni

Nel passato quinquennio, in linea con quanto fatto precedentemente, la Migrantes si è mobilitata su quanto riguardava le nuove  normative sull’immigrazione, solitamente assieme ad altri organismi come la Caritas e le Acli. In breve: in fase di elaborazione della legge Bossi-Fini si è steso un ampio memorandum presentato prima alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, quindi al Ministro dell’Interno, su richiesta del medesimo: un documento decisamente critico sul disegno di legge ma pure propositivo. Ha incoraggiato a proseguire su questa linea il pronunciamento del Presidente della CEI nel 2001, ripetuto con parole più esplicite l’anno seguente nella prolusione ai lavori del CEP di marzo: “Il Governo ha licenziato un disegno di legge orientato in senso piuttosto restrittivo e già ora fortemente discusso… Alquanto problematiche appaiono le norme sull’immigrazione contenute nel disegno di legge…”. Si è convinti che questi interventi non hanno sortito alcun effetto vistoso, sono risultati comunque utili per mettere in chiaro quale sia stata la vigilanza e la presa di posizione della Chiesa in materia. Perciò, a legge approvata, si è tornati a elaborare un dossier di oltre quaranta pagine con osservazioni e proposte  sulla bozza di regolamento attuativo della medesima come pure sul progetto di regolarizzazione del soggiorno e del lavoro; e qui qualcosa, anzi molto sembra si sia ottenuto. Si è poi tornati a dire la propria opinione anche sullo schema di Documento Programmatico Triennale sull’immigrazione. Forse però l’intervento più puntuale e di una certa efficacia è quello del novembre 2004; in occasione di un prolungato incontro di Migrantes, Caritas e Acli col Ministro dell’Interno è stato presentato un pacchetto di proposte di particolare urgenza e attualità, che sembra non essere caduto nel vuoto. Ultimamente, in vista dell’emanazione del decreto flussi per il 2006 al Viminale sono state convocate le parti sociali, fra cui la Migrantes che ha trasmesso ai funzionari del Ministero alcuni suggerimenti che hanno riscosso un certo apprezzamento.

Per orientare nella complessa giungla normativa gli operatori cui si rivolgono gli immigrati, la Migrantes nell’anno 2000 aveva provveduto alla stampa e diffusione di trenta “Schede pratiche sulle nuove norme sull’immigrazione extracomunitaria”, redatte da esperti. Le tante novità introdotte in questi cinque anni avrebbero suggerito la riedizione delle schede, ben presto esaurite. Tuttavia, preso atto che a proposito di normative continuiamo a trovarci su sabbie mobili, si è preferito commissionare all’Asgi (Associazione Giuristi pro immigrati) l’apertura di un sito dove le schede vengono di continuo aggiornate.

La Migrantes, pur tenendo una chiara e talora forte posizione su aspetti delle politiche migratorie che sembrano apertamente urtare contro diritti fondamentali della persona umana, si tiene estranea a manifestazioni pubbliche ostili alla legge in corso e a valutazioni radicalmente negative, consapevole di essere voce della Chiesa italiana e di non poter pertanto schierarsi su posizioni, del tutto rispettabili, che rispecchiano sensibilità, valutazioni e posizioni che singoli cristiani o gruppi assumono su responsabilità propria e magari in contrapposizione con altre aree di pensiero e di militanza attiva sempre in area cristiana. Per fare qualche esempio, la Migrantes non si ritiene competente a richiedere il superamento del sistema delle quote d’ingresso o a reclamare per principio la chiusura dei centri di permanenza temporanea, anche se ne denuncia all’occorrenza, la incivile gestione; per la stessa ragione non fa sua la proposta della sanatoria o regolarizzazione periodica, benché veda la necessità di trovare soluzioni diverse dalle attuali grazie alle quali il penoso fenomeno dell’irregolarità diventi marginale e non via quasi normale di sistemazione in Italia.

 Non si tratta in tali casi, da parte di un organismo ecclesiale come la Migrantes, di timidità, di mancanza di coraggio, di paura di esporsi, di evasione dai problemi concreti, ma di rispetto di quello spazio di libera scelta e di aperto confronto tra posizioni opinabili, che è doveroso lasciare ai cittadini e a chi gode nella Chiesa della libertà dei figli di Dio.

Un’ultima nota: la Migrantes, anche in vista del Convegno di Verona, rinnova le sue pressanti sollecitazioni perché la “Lettera alle comunità cristiane su migrazione e pastorale d’insieme” del Consiglio Episcopale Permanente venga presa nelle diocesi in più seria considerazione e si giunga a costituire una commissione o segretariato che metta in rete tra di loro tutte le forze vive che nelle singole Chiese locali si dedicano, nelle forme più diverse, al servizio dei fratelli migranti.