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S. Messa nel Trigesimo della morte di Don Luigi
Spunti dall'omelia di S.E. Mons. Giuseppe Betori, Segretario Generale CEI

Fondazione Migrantes - Servizio Migranti 1/06


Venerdì della II settimana del t.o. - anno II

1 Sam 24,3-21; Sal 56; Mc 3,13-19

 

 

C’è un monte nella vita di ciascuno in cui noi diventiamo davvero noi stessi, secondo il disegno di Dio:

- è il monte Sinai, su cui Israele diventa popolo di Dio

- è il monte di Sion su cui si edifica il regno di Davide come germe di una dinastia da cui nascerà il Signore di tutti i popoli

- è, quello del Vangelo di oggi, il monte della chiamata dei dodici per diventare gli apostoli del Regno di Dio

- è il monte della preghiera da cui Gesù stesso trae alimento per la sua missione

- è il monte della Trasfigurazione in cui Gesù si rivela nella sua identità divina

- è il monte Calvario, su cui Gesù rivela e realizza la pienezza del suo amore per noi.

Mi piace pensare che il nostro amico don Luigi Petris, dai suoi monti della Carnia ha percorso tutte queste vette, fino a quella suprema della sofferenza.

Ora la realtà della morte ci aiuta a scorgere in filigrana il tessuto di una vita con il Signore e indica un cammino anche per noi.

Sul monte di Galilea Gesù sceglie i suoi dodici, per formare un popolo gradito a Dio, la sua Chiesa.

Un richiamo particolarmente significativo in questo tempo della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, chiamati a riflettere come l’unico battesimo ci fa fratelli e ci rende responsabili verso il Padre.

Quella prima comunità nasce da una scelta che chiede una comunione di vita con Gesù, da cui scaturisce una missione di annuncio, che avviene nella potenza di opere che vincono il male: c’è qui il segreto di ogni autentica vocazione e di ogni autentico ministero ecclesiale, come è stato quello di don Luigi: solo dall’intimità di vita con Cristo possiamo trarre orientamento e forza per dire la verità della fede nella carità del servizio ai fratelli; una gerarchia precisa che non ammette divaricazioni tra i suoi elementi.

Da ultimo una parola che traiamo dalla prima lettura e che possiamo leggere in relazione al servizio compiuto da don Luigi per dare dignità umana e cristiana a tanti uomini nel disagio per la lontananza dalla patria, emigrati e immigrati, o ogni caso per vari motivi in situazione di mobilità.

Il rispetto dovuto a Saul in quanto consacrato da Dio impedisce a Davide di alzare la mano su colui che lo sta perseguitando; ma oggi questa consacrazione non deve essere riconosciuta solo ai re, ai potenti, ma ad ogni uomo, immagine del suo Creatore.

E questa la vera opera di giustizia, che permette a Saul di riconoscere in Davide colui che è “più giusto”; è questo il gesto con cui Gesù viene incontro a ogni uomo e lo salva e quindi anche il gesto con cui noi riconosciamo ad ogni uomo piena dignità e difendiamo la sua vita, diventando strumenti di quella salvezza che Dio dona a chiunque si affida a lui, come abbiamo pregato nel Salmo.

Di questo affidamento ancora don Luigi ci ha dato testimonianza nella sua lunga e dolorosa malattia. Da essa egli è risorto nelle braccia del suo Signore, a cui oggi noi lo affidiamo con la nostra preghiera.